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Nel mare di mezzo. Legami mediterranei: conferenza euro-mediterranea per la pace, Cagliari 5-7 dicembre
Si è tenuta ieri mattina la conferenza stampa di presentazione di “Nel mare di mezzo – legami mediterranei” – Conferenza Euro-mediterranea per la pace, promossa da Arci Sardegna in collaborazione con Arci nazionale su fondi dell’assessorato ai Beni Culturali della Regione Sardegna. Dalla pagina facebook “Ilaria Pottas Assessora”, riportiamo le parole di dell’assessora ai Beni Culturali: «Un fine settimana di scambi, discussioni e riflessioni sul grande tema della pace. Si parlerà di Palestina e servitù militari, di come sia possibile costruire un’economia di pace, di migrazioni, esodi e abbandoni, di autoritarismo e di lotte per la democrazia, di giovani e conflitti, nazionalismi e transizioni. Al centro ci sarà il Mediterraneo. La parola pace ha davvero tanti significati. Oggi più che mai, con il mondo che sembra una pentola a pressione pronta a esplodere, ha ripreso una grande centralità nel dibattito nazionale e mondiale, e una importanza sostanziale perché forse l’abbiamo data troppo per scontata. Lavoriamo, soprattutto attraverso la scuola, l’educazione e la cultura a diffondere e radicare la filosofia e il pensiero della pace, della non violenza, della bellezza della convivenza nella diversità. Dobbiamo farlo soprattutto con le giovani generazioni che sono il futuro dell’umanità». Dal sito dell’Arci*, il programma completo della tre giorni che si svolgerà a Cagliari, ex-Manifattura Tabacchi, 5-7 dicembre. Con attivisti e attiviste sociali delle due sponde del Mediterraneo, accademici, esperti e rappresentanti delle istituzioni. Mentre il nostro mare è in tempesta, rinsaldiamo legami di collaborazione e impegno comune. Per fermare guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo, diseguaglianza, razzismo. VENERDÌ 5 DICEMBRE Ore 15:30 Apertura della Conferenza e saluti istituzionali Alessandra Todde – Presidentessa Regione Autonoma Sardegna Massimo Zedda – Sindaco di Cagliari Piero Comandini – Presidente Consiglio Regionale Sardegna Walter Massa – Presidente nazionale Arci Ore 17:00 Panel Palestina Coordina: Silvia Stilli – direttrice ARCS – Culture Solidali Intervengono: Husam Hamdouna – direttore di REC Remedial Education Center di Gaza, Palestina Francesco Strazzari – Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa Luisa Morgantini – portavoce Assopace Palestina Tina Marinari – coordinatrice campagne Amnesty International Italia Ore 21:30 Proiezione del film “The Brink of Dreams” di Ayman El Amir e Nada Riyadh Egitto – Francia – Danimarca – Qatar – Arabia Saudita 2024, 102’ Incontro con il regista Ayman El Amir. Modera Francesco Giai Via Dove: Notorious Cinemas Cagliari – Piazza Unione Sarda, Via Santa Gilla, 18 The Brink of Dreams racconta la vicenda di un villaggio del sud dell’Egitto, dove un gruppo di giovani ragazze si ribella formando una compagnia di teatro di strada. Sognando di diventare attrici, ballerine e cantanti, sfidano le loro famiglie copte e i residenti locali con le loro audaci esibizioni. Vincitore dell’ Œil d’Or – Miglior Documentario alla Semaine de la Critique di Cannes e del Golden Eye Award. Promossa da Fondazione Umanitaria Sardegna in collaborazione con Ucca con fondi L.R. 8 maggio 2025, n.12, art.3, comma 11 -------------------------------------------------------------------------------- SABATO 6 DICEMBRE Ore 9:30 lectio magistralis “Il Mediterraneo che ci interroga” Iain Chambers – Antropologo, sociologo, esperto di studi culturali, scrittore Ore 10:30 Panel sul Nuovo Patto per il Mediterraneo Coordina: Luca Gervasoni – Direttore di NOVACT Barcellona, organizzatore Unsilence Forum Intervengono: Kamel Jendoubi – Presidente onorario di Euromed Rights, Tunisia Marie-Christine Vergiat – Responsabile integrazione di genere di Euromed Rights, Francia Ore 11:30 panel su riarmo e militarizzazione Coordina: Raffaella Bolini – Stop Rearm Europe Intervengono: Giulio Marcon – portavoce Sbilanciamoci Francesco Vignarca – coordinatore Rete Italiana Pace e Disarmo Ore 12:30 panel su autoritarismo e lotte per la democrazia Coordina: Gianluca Mengozzi – presidente Arcs Intervengono: Munia Ben Jemia- Presidente di Euromed Rights, Tunisia Carlo Testini – Forum Sociale dell’Abitare Ore 15.00 panel su migrazioni, esodi, abbandoni Coordina: Giorgia Jana Pintus – Ufficio immigrazione Arci Intervengono: Matteo Bracciali – Vicepresidente Federazione Acli Internazionali Gianfranco Bottazzi – Università di Cagliari e Istituto Gramsci della Sardegna Filippo Miraglia – Responsabile immigrazione Arci Ore 16:00 panel su conflitti, nazionalismi, transizioni Intervengono: Maya Alrahabi – Direttrice esecutiva di Musawa, centro di studi femministi, Siria Gulistan Issa – Operatrice umanitaria nelle aree colpite dal conflitto in Nord Est Siria Feray Salman – Coordinatrice Human Rights Joint Platform, Turchia Ore 17:00 panel su enti locali e Università: le buone pratiche Coordina: Nicola Manca – Esperto di cooperazione internazionale Intervengono: Nicola Melis – Università di Cagliari Giuseppe Mascia – Sindaco di Sassari Massimo Zedda – Sindaco di Cagliari Marcello Scalisi – Direttore UNIMED Ore 18:00 panel su economia di pace Coordina: Franco Uda – Presidente Arci Nord Sardegna Intervengono: Mons. Giuseppe Baturi – Arcivescovo Cagliari Carlo Cefaloni – Movimento Focolari Fausto Durante – Segretario Regionale CGIL Ore 21:00 incontro autogestito dei/delle partecipanti giovani Ore 21:30 Proiezione del film “War is over” di Stefano Obino Germania 2021, 73’ Incontro con il regista Stefano Obino. Modera Alice Sagrati (Ucca) Notorious Cinemas Cagliari – Piazza Unione Sarda, Via Santa Gilla, 18 Kurdistan Iracheno. 2018. Cosa succede nelle zone di guerra dopo che le luci si spengono? Dove vanno i loro bambini? L’ultima guerra contro l’Isis ha lasciato 1,6 milioni di persone in difficoltà. La metà di loro ha meno di 18 anni. Gli elementi disordinati di una sindrome da stress post-traumatico richiedono di allontanarsi dalle tragedie della guerra. È un’euforia frenetica, esplosiva e totalmente inaspettata, la lotta per trovare finalmente una vita normale fatta di cose semplici. War is Over è una testimonianza della resilienza dello spirito umano e delle sue speranze durature. Presentato ad Alice nella Città 2021, in concorso nella sezione Panorama Italia. Promossa da Fondazione Umanitaria Sardegna in collaborazione con Ucca con fondi L.R. 8 maggio 2025, n.12, art.3, comma 11 -------------------------------------------------------------------------------- DOMENICA 7 DICEMBRE Ore 10:00 panel su giovane generazione attivista Coordinano: Andrea Contu – Presidente Arci Sud Sardegna e Virginia Sarotto – Attivista e cooperante Arcs in Libano Intervengono: Mohammed Katbeh – Associazione Peace Makers, Siria Mila Jovanovic – Studentessa, attivista politica, Serbia Cristina Chessa – Studentessa, “Dichiarazione dei giovani per la pace nel Mediterraneo” Chiara Mallus – Associazione Arci Memoratu Alessandro Campus – Associazione Arci Rizes Ore 11:30 proposte e impegni per il futuro Aldo Dessì – Presidente Arci Sardegna Ilaria Portas – Assessora pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport Regione Sardegna Ore 12:00 sessione conclusiva della Conferenza Piero Comandini – Presidente Consiglio Regionale Sardegna Walter Massa – Presidente nazionale Arci Alessandra Todde – Presidentessa Regione Autonoma Sardegna La partecipazione è aperta. Per iscriversi: https://forms.gle/aPWHd8EKWqEFCPCN8 -------------------------------------------------------------------------------- Organizzato da Arci con il sostegno della Regione Autònoma de Sardigna / Regione autonoma della Sardegna  – Assessoradu de s’istrutzione pùblica, benes culturales, informatzione, ispetàculu e isport / Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport (con fondi L. R. 8.5.2025 n. 12 art. 14 c2). * > Nel mare di mezzo. Legami mediterranei Redazione Sardigna
22 ottobre 2025: il disarmo nucleare in Italia, insieme agli hibakusha giapponesi
A Roma e a Casale Monferrato si svolgono due iniziative a cui intervengono, rispettivamente, un superstite alla devastazione provocata a Hiroshima e Nagasaki dalle bombe atomiche che nel 1945 hanno raso al suolo le città e la traduttrice in italiano delle testimonianze dei sopravvissuti alla catastrofe e alle radiazioni. L’evento intitolato Città e società civile unite per il disarmo nucleare che si svolge alle 17:30 nella sede della Fondazione Lelio e Lisli Basso (Roma – via della Dogana Vecchia, 5) ed è anche trasmesso in streaming (vedi sotto) è incluso nel programma della mobilitazione ITALIA, RIPENSACI promossa da Senzatomica insieme alla Fondazione Be The Hope e dalla Rete Italiana Pace e Disarmo per sollecitare l’adesione dell’Italia al Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW) e rilanciare un dibattito pubblico e istituzionale sul tema del disarmo. Nelle giornate di mercoledì e giovedì 22-23 ottobre a Roma sono ospitati * Masashi Ieshima, un hibakusha – cioè un sopravvissuto alla devastazione di Hiroshima – in rappresentanza della confederazione Nihon Hidankyō, che aggrega le associazioni giapponesi delle vittime delle bombe atomiche e termonucleari che nel 1945 a Hiroshima e Nagasaki uccisero circa 120 MILA persone e ne ferirono, fecero ammalare e traumatizzarono oltre 650 MILA e che sono state fatte esplodere in alcune isole nell’Oceano Pacifico per misurare la potenza distruttiva degli ordigni; * Florian Eblenkamp, advocacy afficer dell’ICAN / International Campaign to Abolish Nuclear Weapons. Dopo l’incontro con loro all’evento pubblico di mercoledì 22, i referenti delle due organizzazioni – entrambe insignite del Premio Nobel per la Pace, quella giapponese nel 2024 e quella internazionale nel 2017 – giovedì 23 ottobre nella mattinata saranno accolti alla Camera dei Deputati, dove parteciperaano all’Audizione del Comitato permanente sui Diritti Umani nel Mondo e poi interverranno a delle riunioni con alcuni gruppi parlamentari, e nel pomeriggio si recheranno all’Università “La Sapienza”, dove interverranno alla conferenza Dalla memoria all’impegno per il disarmo – Ottant’anni dopo Hiroshima coordinata dal Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche dell’ateneo romano. A Casale Monferrato, dove nel 2024 è stato piantato un bagolaro – Celtis sinensis della ‘famiglia botanica’ di circa 160 esemplari di oltre 30 specie vegetali denominati hibaku-jumoku, una parola composta dal sostantivo jumoku che significa ‘albero’ e l’aggettivo hibaku che, come il vocabolo che indica le vittime delle bombe atomiche e nucleari, significa ‘bombardato’, nel pomeriggio di mercoledì 22 ottobre alla conferenza sul tema Armi nucleari e sicurezza umana interviene la traduttrice in italiano delle testimonianze degli hibakusha, Marta Durin, che nel 2023 è stata selezionata per il programma Youth Leader Fund for a World without Nuclear Weapons coordinato dall’Ufficio Disarmo delle Nazioni Unite e, oltre che alla Unione scienziati per il Disarmo e ai gruppi Youth for TPNW e Youth Network di Stop Killer Robots Campaign, è associata sezione italiana della WILPF / Women’s International League for Peace and Freedom, al cui interno ricopre anche il ruolo di global convenor per la rete giovanile (Young WILPF Network) e coordina il gruppo di lavoro internazionale su disarmo e smilitarizzazione. «Nel contesto internazionale in cui ci troviamo a vivere oggi le armi nucleari ricoprono un ruolo centrale: per alcuni stati sono una garanzia di sicurezza, per altri una terribile arma di distruzione di massa da mettere al bando – spiega Marta Durin, che a Casale Monferrato presenta la propria relazione in una giornata molto particolare, mentre in Europa e in Italia è in svolgimento l’esercitazione NATO Steadfast Noon, e pochi giorni prima dell’inizio della Disarmament Week (24-30 ottobre) coordinata dalle Nazioni Unite – Diventa quindi fondamentale parlarne e capire come i singoli cittadini possano intervenire per garantire un futuro senza armi nucleari, in cui la sicurezza sia umana e collettiva» [Una questione “esplosiva”]. L’incontro con lei a Casale Monferrato è promosso dal CSVAA / Centro Servizi per il Volontariato Asti Alessandria ed è la seconda del ciclo di sei conferenze proposte nel programma PACIF-I-CARE – COSTRUIRE PERCORSI DI SOLUZIONE DEI CONFLITTI che propone una serie di attività esperienziali e didattico-formative finalizzate a diffondere la cultura della pace. All’attuazione dell’iniziativa, pianificata e organizzata dai coordinatori della MEZZORA DI SILENZIO PER LA PACE E LA GIUSTIZIA SOCIALE, la manifestazione settimanale che nella cittadina piemontese si svolge ogni venerdì pomeriggio dal gennaio 2024, ora continuativamente da quasi due anni, collaborano l’associazione E-FORUM / Educational Forum, la RETE SCUOLE INSIEME e il collettivo DONNE INSIEME di Casale Monferrato e l’associazione SLOW FOOD MONFERRATO CASALESE E MONCALVO, cooperano le associazioni e aggregazioni locali che sostengono e promuovono l’iniziativa – sezione ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA, associazione  IL PANIERE, circolo LEGAMBIENTE VERDEBLU, associazione MAMME IN CERCHIO, comunità MOVIMENTO ADULTI SCOUT CATTOLICI ITALIANI, gruppo di pratica meditativa dharma zen PICCOLE RADICI DI PACE, network RETE DELLE ALTERNATIVE e associazione di solidarietà internazionale RETE RADIÉ RESCH – e contribuiscono alcune cooperative e imprese locali – il caffè-bistrot COCO, la sartoria del laboratorio APS LE MADAMIM e il laboratorio artigianale di pasticceria PORTINARO & C. di Casale Monferrato e il salumificio MIGLIETTA di Serralunga di Crea.   Maddalena Brunasti
Stop Rearm Europe: Al via “Comuni per la Pace e contro il riarmo”
“Al via l’iniziativa ‘Comuni per la Pace e contro il riarmo”, la nuova fase della mobilitazione sui territori della campagna europea ‘Stop rearm europe’ volta ad attivare e coinvolgere, attraverso la presentazione di ordini del giorno e delibere d’iniziativa popolare, cittadini ed enti locali contro l’aumento delle spese militari previsto dal Piano di riarmo europeo e dalla decisione presa di in sede Nato di destinare il 5% del Pil degli Stati Ue alla Difesa e all’industria degli armamenti”. Lo annunciano i promotori italiani della Campagna europea “Stop Rearm Europe” (https://stoprearm.org/), Arci, Ferma il Riarmo (Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Fondazione Perugia Assisi, Greenpeace Italia), Attac e Transform Italia, che lo scorso 21 giugno a Roma ha visto oltre 100mila persone in piazza con la manifestazione nazionale ‘No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo’. “L’attuazione del Piano di riarmo Ue e l’aumento al 5% del Pil per le spese militari indicato dalla Nato incideranno sulle risorse destinate ai Comuni con ulteriori tagli ai servizi pubblici e alla spesa sociale, fino a comprometterne la funzione pubblica e sociale. – spiegano – Proponiamo quindi che in ogni Comuna venga votata una delibera che schieri l’Ente Locale per la Pace e contro ogni politica di riarmo. Ogni investimento negli armamenti rende, in termini occupazionali, solo 3.000 posti per ogni miliardo, mentre, a parità di investimento, renderebbe 8.000 posti nel settore ambientale, 12.000 nel settore sanitario e 14.000 nel settore dell’istruzione. Ad oggi sono già 15 miliardi complessivi le risorse sottratte ai Comuni a causa del Patto di Stabilità, attraverso il blocco delle assunzioni di personale e l’azzeramento delle possibilità d’investimento, e la Legge di Bilancio 2025 ha già previsto un ulteriore taglio di complessivi 1,3 miliardi per il periodo 2025-2029. In vista della prossima legge di bilancio, l’autunno che verrà sarà il più ‘bollente’ degli ultimi decenni in termini di lotta e mobilitazione in Italia e in Europa”. https://stoprearmitalia.it/wp-content/uploads/2025/07/cs-Comuni-contro-riarmo.pdf   Roma, 10 luglio 2025   Leggi il testo dell’odg su https://stoprearmitalia.it/ https://stoprearmitalia.it/wp-content/uploads/2025/07/ODG_per_Consiglio_Comunale.pdf   Rete Italiana Pace e Disarmo
Mobilitazioni e manifestazioni internazionali per ribadire con forza “Stop Rearm Europe”
«In un mondo a pezzi, l’Europa reale dichiara di volersi preparare alla guerra e di voler preparare alla guerra la cittadinanza e le nuove generazioni. Nel frattempo l’Ue e il governo italiano continuano a partecipare e armare la guerra in Ucraina e sono complici di Israele, che si prepara all’invasione finale di Gaza e a portare a compimento il piano di eliminazione del popolo palestinese. Ma la maggioranza della popolazione italiana è contro la guerra, e ha diritto ad essere rappresentata». Recita così l’appello alla mobilitazione per la manifestazione nazionale contro la guerra, in programma a Roma il 21 giugno. Un appuntamento per dire no al riarmo, al genocidio e all’autoritarismo promosso da oltre 300 reti, organizzazioni sociali, sindacali e politiche che hanno sottoscritto l’appello della Campagna europea “Stop Rearm Europe”. Una campagna a cui hanno aderito circa mille sigle in 18 paesi diversi e che vede come promotori italiani Arci, Ferma il Riarmo (Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Fondazione Perugia Assisi, Greenpeace Italia), Attac e Transform Italia. Controvertice NATO E finalmente il 21 giugno l’Europa pacifista scende in piazza per dire no al riarmo e alla complicità con Israele. Un’alternativa al riarmo, ai missili europei, al silenzio complice della NATO su Gaza. Il prossimo 21 giugno in tutta Europa migliaia di cittadine e cittadini europei scenderanno in piazza per un controvertice pacifista diffuso. Sarà la risposta nonviolenta e determinata al prossimo vertice NATO, che si terrà a L’Aia dal 24 al 26 giugno 2025, con al centro un’agenda sempre più incentrata sul rafforzamento bellico dell’Alleanza Atlantica che già ora dispone di un potenziale bellico enormemente superiore alla Russia dal punto di vista delle armi convenzionali. Nel cuore delle discussioni dei leader NATO ci saranno drammatici obiettivi * Il rilancio del programma di riarmo europeo (nonostante l’Europa abbia una superiorità militare sulla Russia pari a 3 volte). * L’approvazione dei piani per l’installazione di nuovi euromissili in Germania e altrove dal 2026. L’approvazione dei piani per l’installazione di nuovi euromissili in Germania e altrove dal 2026 Lo sviluppo del nuovo missile europeo ELSA (European Long-range Strike Asset), con una gittata tale da raggiungere profondamente il territorio russo. E, con un silenzio assordante, il prosieguo della collaborazione militare con Israele, nonostante le sempre più gravi denunce di crimini di guerra a Gaza. Contro tutto ciò, il movimento pacifista ha il compito di lanciare un messaggio chiaro e articolato. No al riarmo europeo. L’Europa ha bisogno di investimenti nella giustizia sociale, nella riconversione ecologica, nell’istruzione e nella salute, non in arsenali militari. Il cosiddetto “pilastro europeo della NATO” non può diventare la corsia preferenziale per le industrie belliche. No dunque ai nuovi euromissili Tornano gli spettri della Guerra Fredda. Le nuove testate tattiche statunitensi saranno ospitate in Germania e in altri Paesi europei dal 2026, rendendo il nostro continente il primo bersaglio in un eventuale conflitto nucleare. Rifiutiamo questa strategia suicida. No al missile ELSA. Un’arma capace di colpire Mosca in 8 minuti non può che innescare una corsa agli armamenti ancora più pericolosa. È un progetto destabilizzante, contrario a ogni logica di disarmo e sicurezza condivisa. Stop alla complicità con Israele. Le esercitazioni militari congiunte NATO-Israele sono uno scandalo. Chiediamo alla NATO una presa di posizione netta e pubblica contro i crimini di guerra commessi a Gaza, in linea con il diritto internazionale e con i rapporti ONU. Un autunno di mobilitazione: appuntamento ad ottobre contro l’esercitazione nucleare Steadfast Noon Durante l’autunno, il movimento pacifista non potrà ignorare la necessità di una nuova mobilitazione in vista di Steadfast Noon, l’annuale esercitazione nucleare della NATO che si svolgerà in ottobre. Data e luogo non sono per ora stati comunicati. In quella esercitazione che durerà più giorni, verranno simulate operazioni di attacco con ordigni nucleari. In quella esercitazione verranno verificate le procedure della guerra nucleare. Di come funzioni la guerra nucleare i parlamentari europei e nazionali non sanno praticamente nulla. Le procedure sono decise senza alcun coinvolgimento democratico dei Parlamenti e dei cittadini europei. Le procedure decisionali rimangono opache e centralizzate, lasciando ogni potere di scelta all’apparato militare statunitense. Il lancio delle armi nucleari non richiede il principio di unanimità su cui teoricamente si dovrebbe fondare la NATO. Resta poco chiaro se è come verrebbero consultati Mattarella e la Meloni in caso di uso delle bombe di Ghedi (per gli F35 di Amendola) e di Aviano (per gli F-16 USA). Ciò significa che anche Paesi non dotati di armi nucleari – ma membri della NATO – verrebbero trascinati in un conflitto nucleare globale, senza alcuna possibilità di dissentire, nel caso in cui il bottone venisse premuto. Un’Europa per la pace, non per la guerra Quello del 21 giugno non sarà solo un giorno di protesta: sarà un momento di proposta. Le reti pacifiste europee hanno il compito di lavorare a una piattaforma comune per costruire una sicurezza condivisa basata sulla negoziazione e non sul riarmo. Sarà importante dotare i movimenti pacifisti europei di strumenti comuni fra cui un calendario online per condividere le iniziative di mobilitazione. In un tempo segnato da nuove guerre e vecchie logiche di potenza, tocca ai movimenti civili indicare una via d’uscita. E lo stanno facendo nei diversi paesi. Voci di dissenso contro il riarmo europeo: un fronte eterogeneo La proposta di un significativo riarmo a livello europeo sta suscitando un acceso dibattito e un’ampia gamma di opposizioni. Tra le voci più autorevoli che si levano contro questa tendenza spicca la Santa Sede. Papa Francesco ha più volte espresso la sua preoccupazione per l’escalation della spesa militare, esortando a investire invece in iniziative di pace, sviluppo umano integrale e lotta alla povertà. La diplomazia vaticana tradizionalmente promuove il disarmo e la risoluzione pacifica dei conflitti, vedendo nel riarmo un pericoloso incentivo alla guerra e una sottrazione di risorse preziose per il benessere dell’umanità. Il giorno stesso della sua elezione e poi in almeno tre significativi interventi, il nuovo Pontefice, Leone XIV, ha fatto sue le parole del messaggio di Pasqua, vero testamento spirituale di Bergoglio, con la richiesta di un disarmo generalizzato. Questo stesso appello risuona ora in molte comunità cattoliche e tra leader religiosi di diverse fedi, che condividono una visione di pace e fratellanza universale. Oltre alle considerazioni etiche e spirituali, le opposizioni al riarmo europeo si fondano su diverse motivazioni. Movimenti pacifisti e antimilitaristi da tempo denunciano le spese militari come uno spreco di risorse che potrebbero essere destinate a sanità, istruzione, transizione ecologica e welfare. Essi sostengono che un aumento degli armamenti non garantisce maggiore sicurezza, ma anzi alimenta un clima di sospetto e tensione internazionale, incrementando il rischio di conflitti. Anche settori politici di sinistra e forze progressiste esprimono forti riserve. Essi criticano la priorità data alla difesa rispetto ad altre politiche sociali ed economiche, temendo che il riarmo possa portare a un’austerità ancora maggiore e a un depotenziamento dei servizi pubblici. Alcuni mettono in discussione l’efficacia di una corsa agli armamenti come risposta alle sfide geopolitiche attuali, privilegiando invece la via della diplomazia, della cooperazione internazionale e della risoluzione nonviolenta dei conflitti. Non mancano poi le voci più pragmatiche e legate a considerazioni economiche. Alcuni analisti sottolineano i costi proibitivi di un riarmo su vasta scala, mettendo in guardia sui potenziali impatti negativi sui bilanci nazionali e sulla stabilità economica dell’Unione Europea. Si evidenzia anche il rischio di una duplicazione degli sforzi e di una mancanza di coordinamento tra i diversi paesi membri, con conseguente inefficienza della spesa. Infine, una parte dell’opinione pubblica, pur riconoscendo la complessità dello scenario internazionale, manifesta scetticismo verso un aumento massiccio degli armamenti. Sondaggi recenti in diversi paesi europei mostrano una significativa percentuale di cittadini contrari a questa politica, preoccupati per le sue implicazioni sociali ed economiche. In conclusione, l’opposizione al riarmo europeo è un fenomeno molto ampio e radicato, destinato a rimanere vivo e acceso, influenzando le scelte politiche dei prossimi anni.   Laura Tussi