IRAN-ISRAELE: ALTRA NOTTE DI ATTACCHI INCROCIATI. L’ANALISI DELLA GIORNALISTA LEILA BELHADJ MOHAMED SU SITUAZIONE INTERNAZIONALE E SCENARI INTERNI AI DUE STATI
Proseguono da sei giorni gli attacchi incrociati tra Israele e Iran, iniziati
nelle prime ore di venerdì 13 giugno 2025 con l’aggressione e i bombardamenti
israeliani. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto Leila Belhadj Mohamed, giornalista
esperta di Nord Africa e Asia occidentale, sottolinea che “Non c’è un unico
motivo per cui Israele ha deciso di attaccare in questo momento l’Iran”. Belhadj
Mohamed evidenzia un aspetto interno allo stato di Israele spesso sottovalutato,
cioè il “processo per corruzione a Benjamin Netanyahu”, che viene posticipato
ogni volta che il gabinetto di guerra israeliano decide un’azione militare.
Questo, spiega la giornalista, suggerisce l’ennesimo tentativo di Netanyahu di
“evitare la sua fine politica continuando a portare avanti conflitti armati”.
Questo offre una prospettiva sulle motivazioni interne israeliane che va oltre
le dichiarazioni ufficiali.
Nella notte appena trascorsa, i jet israeliani hanno bombardato diverse aree
della Repubblica islamica. Le autorità iraniane hanno confermato
l’intensificarsi delle operazioni militari israeliane, che hanno colpito anche
il reattore nucleare di Arak. In sei giorni di attacchi sono già centinaia le
vittime in Iran, almeno 650, in larga parte civili. L’Idf, infatti, non prende
di mira solo obiettivi militari come racconta, ma di tutto, come in Palestina e
come già in Libano. Da parte sua, l’Iran ha risposto con lanci di missili che
hanno bucato un’altra volta le difese israeliane in diverse zone del centro e
del sud. Colpito l’ospedale Soroka a Beer Sheva, le città di Gush Dan, Holon e
Ramat Gan, nonché diversi edifici a Tel Aviv. Ci sarebbero 129 feriti di cui
alcuni molto gravi.
Da Teheran, il governo ribadisce che queste azioni sono solo una forma di
“autodifesa”, contestando il ruolo di aggressore attribuito loro dalle autorità
israeliane. Sempre le autorità iraniane, secondo il The Guardian, avrebbero
arrestato 18 uomini, definiti “agenti stranieri”, impegnati nella costruzione di
droni per gli attacchi israeliani dall’interno del Paese. Nei giorni scorsi il
Mossad aveva diffuso in un video immagini di propri agenti, dentro l’Iran,
mentre assemblavano missili e droni.
Sul lato diplomatico i ministri degli Esteri di Germania, Francia, Gran Bretagna
e l’Alta rappresentante Ue Kallas incontreranno domani a Ginevra il ministro
degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, con il quale dovranno discutere di
programma nucleare. L’incontro, secondo fonti diplomatiche tedesche, sarebbe
stato concordato con gli Usa, che però non parteciperanno. Secondo i media
statunitensi, Trump starebbe ancora valutando l’idea di attaccare e distruggere
il sito nucleare di Fordow con una serie di attacchi, ma ricordano che – senza
un attacco diretto da parte dell’Iran – non si tratterebbe di un’operazione
speciale, bensì di una vera e propria guerra. Dunque, sottolineano dal Nyt, “il
congresso deve prima autorizzare l’uso della forza militare”.
“Trump sta un po’ ritrattando perché – ricordiamolo – per la legge statunitense
un attacco a un governo o un paese straniero deve passare dal Congresso e si sta
già parlando di una mozione bipartisan che vieti l’entrata in guerra degli Stati
Uniti contro l’Iran”, commenta Leila Belhadj Mohamed ai nostri microfoni.
“Quindi questo è un altro passaggio da tenere a mente. Noi sappiamo che Trump
pensa di poter decidere tutto da solo con i suoi consiglieri, ma comunque esiste
ancora uno stato di diritto, per ora”, aggiunge Belhadj Mohamed.
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, l’analisi e il commento di Leila Belhadj
Mohamed, giornalista che si occupa di Nord Africa e Asia occidentale. Ascolta o
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