CPR: TRA VIOLENZA, ABUSI E CRIMINALIZZAZIONE DELLE PROTESTE. DA GRADISCA D’ISONZO L’ENNESIMO VIDEO REPRESSIVO CONTRO UN MIGRANTE RECLUSO
I Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) in Italia continuano a essere
teatri di violenza, sofferenza, abbandono e degrado. Le strutture, destinate
alla detenzione di migranti in attesa di rimpatrio, sono ormai da tempo oggetto
di segnalazioni che denunciano l’assenza di condizioni igieniche adeguate, la
scarsa qualità del cibo e la mancanza di assistenza sanitaria.
Il centro di Gradisca d’Isonzo (Gorizia) è stato protagonista in particolare di
numerose rivolte negli ultimi tempi. La risposta è stata una repressione dura e
sistematica come testimonia un video filtrato dall’interno e diffuso dalle Rete
Mai più Lager – No ai CPR che mostra un uomo in biancheria intima che corre tra
le celle, inseguito da agenti in tenuta antisommossa: una volta raggiunto, viene
circondato e portato di peso in una stanza separata. Quando torna davanti al
cellular che sta riprendendo, il migrante è a terra, con il volto insanguinato.
Questi episodi non sono isolati e si verificano in molte altre strutture del
Paese, come il CPR di Palazzo San Gervasio e quello di Macomer in Sardegna, dove
le difficoltà per i detenuti sono simili.
Le proteste all’interno dei CPR, solitamente nate per denunciare le loro
condizioni di vita, sono ora criminalizzate dal Decreto Sicurezza, che ha
introdotto il reato di “rivolta” in questi contesti. La legge ha amplificato la
paura di chi si trova già in una situazione di vulnerabilità, impedendo molte
volte la possibilità di manifestare disappunto.
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto l’intervento di Nicola Cocco, medico della
Rete Mai più Lager – No ai CPR e della SIMM – Società Italiana di Medicina delle
Migrazioni. Ascolta o scarica.