Un appello a Russia e Ucraina per il rilascio dei prigionieri di coscienzaL’Ufficio Europeo per l’Obiezione di Coscienza (EBCO) ha pubblicato un rapporto
annuale che chiede il rilascio di tutti i prigionieri di coscienza in Ucraina,
compresi quelli detenuti nei territori occupati dalla Russia e coloro che hanno
subito abusi a causa della pesante mobilitazione militare ai fini della guerra
difensiva ucraina contro l’aggressione russa. Il rapporto elenca 15 nomi di
obiettori di coscienza che devono essere immediatamente rilasciati dall’Ucraina,
compresi quelli imprigionati dopo essere stati condannati e detenuti in custodia
cautelare ai sensi degli articoli 336 (elusione della leva) e 402
(disobbedienza) del Codice penale ucraino, e quelli detenuti nelle unità
militari; si sottolinea che il numero completo di obiettori detenuti sembra
essere significativamente più alto e ammonta almeno a qualche centinaio. Il
rapporto menziona anche che i Testimoni di Geova riferiscono di 7 prigionieri di
coscienza detenuti dall’Ucraina e che tra i 183 Testimoni di Geova detenuti
dalla Russia per le loro convinzioni, compresa l’obiezione di coscienza, 14 sono
detenuti in Crimea.
I difensori dei diritti umani chiedono anche di proteggere il diritto
all’obiezione di coscienza al servizio militare in tempo di guerra e di
permettere agli obiettori di servire la società in modo pacifico. L’obiezione di
coscienza al servizio militare è un diritto umano fondamentale che deve essere
protetto, ricorda l’EBCO. È inerente al diritto umano alla libertà di pensiero,
coscienza e religione, sancito dall’articolo 18 del Patto Internazionale sui
diritti civili e politici (ICCPR), dall’articolo 10 della Carta dei Diritti
Fondamentali dell’Unione Europea e da altri trattati sui diritti umani.
Il Rapporto annuale 2024 dell’EBCO sull’obiezione di coscienza al servizio
militare in Europa viene pubblicato in un momento di crescente militarizzazione
globale, si legge nel comunicato stampa. Dalla ripresa del servizio di leva in
Europa agli impatti devastanti delle guerre in corso, la protezione e il
sostegno agli obiettori di coscienza sono più urgenti che mai. Il rapporto di
quest’anno documenta le persistenti violazioni dei diritti degli obiettori di
coscienza – in particolare in Russia, Ucraina, Bielorussia, Turchia, Cipro e
Grecia – e le minacce all’esercizio del diritto all’obiezione di coscienza nel
quadro del Consiglio d’Europa.
L’EBCO è solidale con tutti i prigionieri di coscienza e con chi si oppone in
modo nonviolento alla guerra e alla militarizzazione in tutto il mondo, e rimane
attivamente impegnato nella campagna internazionale #ObjectWarCampaign, a
sostegno degli obiettori di coscienza russi, bielorussi e ucraini e a favore
della loro protezione e del loro asilo nei Paesi dell’UE.
L’EBCO chiede alla Federazione Russa di rispettare il diritto all’obiezione di
coscienza, di porre fine alla coscrizione e alla propaganda militare, di
smilitarizzare l’istruzione nei territori ucraini occupati e di perseguire la
completa smilitarizzazione.
L’EBCO esorta inoltre l’Ucraina a sostenere questo diritto in tempo di guerra e
a cessare la persecuzione degli obiettori e dei loro sostenitori, tra cui il
membro del Consiglio dell’EBCO Yurii Sheliazhenko.
L’EBCO accoglie con favore la chiara dichiarazione della Commissione di Venezia
nel suo parere amicus curiae, relativo al caso di Dmytro Zelinsky, secondo cui
nessun obiettore può essere costretto a portare le armi. FREE CIVILIANS ha
pubblicato il parere e i quaccheri lo hanno tradotto in ucraino per la Corte
Costituzionale dell’Ucraina
Obiettori repressi dalla Russia nei territori occupati dell’Ucraina
Secondo il rapporto dell’EBCO, War Resisters’ International, in collaborazione
con Connection e.V. e il Movimento Pacifista Ucraino ha informato le Nazioni
Unite che, in violazione dell’articolo 51 della IV Convenzione di Ginevra, la
Russia impone la schedatura e la coscrizione militare obbligatoria,
l’indottrinamento militare dei bambini nelle scuole, la propaganda e la
pressione ad arruolarsi nei territori occupati illegalmente dall’Ucraina,
mediante detenzioni arbitrarie, torture ed esecuzioni.
Il rapporto fornisce un link a un database di 875 Testimoni di
Geova perseguitati dalla Russia per le loro convinzioni, compresa l’obiezione di
coscienza. Secondo questo database, tra il numero totale dei 183 prigionieri di
coscienza, 14 sono detenuti in Crimea, uno (Vitaliy Burik) agli arresti
domiciliari e altri imprigionati: Aleksandr Dubovenko, Sergey Filatov, Yuriy
Gerashchenko, Artem Gerasimov, Viktor Kudinov, Aleksandr Litvinyuk, Vladimir
Maladyka, Sergey Parfenovich, Vladimir Sakada, Igor Shmidt, Viktor Stashevskiy,
Sergey Zhigalov e Yevgeniy Zhukov.
Violazioni sistematiche dei diritti umani in Ucraina
Il rapporto dell’EBCO solleva diverse importanti preoccupazioni riguardanti
l’Ucraina e fornisce raccomandazioni mirate sui problemi esistenti.
Sottolinea che ci sono prigionieri di coscienza come Mykhailo Adamovych,
Vladyslav Bezsonov, Taras Bratchenko, Tymur Chyzhov, Serhii Ivanushchenko,
Andrii Khomenko, Andrii Kliuka, Vitalii Kryushenko, Serhii Nechayuk, Ihor
Nosenko, Oleksandr Radashko, Serhy Semchuk, Andrii Skliar, Oleksandr Solonets,
Vasyl Volosheniuk ed è urgente il loro immediato rilascio, così come il rilascio
di tutti gli obiettori di coscienza imprigionati in istituti di pena o detenuti
in strutture militari, condannati o detenuti in custodia cautelare; è inoltre
preoccupante che alcuni obiettori di coscienza siano incriminati per vari reati,
quando in realtà queste persecuzioni sono perpetrate unicamente a causa della
loro religione o credo.
Tra le principali preoccupazioni, l’imposizione alla società dell’ideologia che
sia un dovere di tutti combattere una guerra difensiva nell’esercito o sostenere
l’esercito, sopprimendo e non tollerando in tal modo il dissenso pacifista, che
mina il pluralismo religioso, e convinzioni e il controllo democratico civile.
L’EBCO raccomanda di prendere in seria considerazione le proposte degli
obiettori di coscienza di contribuire, attraverso azioni nonviolente e un lavoro
pacifico, alla resilienza della società civile democratica che soffre a causa
degli attacchi dell’esercito russo.
L’EBCO è preoccupato per la revoca, durante l’attuale stato bellico, di ogni
riconoscimento, e per la precedente mancanza di pieno riconoscimento, del
diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare, prima, durante o dopo
il servizio militare, indipendentemente dalle convinzioni su cui si basa
l’obiezione, o dall’appartenenza a chiese o altre organizzazioni. Si suggerisce
di intensificare gli sforzi per introdurre una legislazione sul servizio
alternativo non militare in tempo di guerra nel Parlamento e nel gruppo di
lavoro interdipartimentale incaricato di redigere gli emendamenti. Le esenzioni
selettive dal servizio di leva introdotte di recente per alcuni membri del
clero, nel tentativo di tranquillizzare le Chiese, non solo si basano sulla loro
classificazione come “lavoratori essenziali” senza riconoscimento dell’obiezione
di coscienza, ma mirano apparentemente a creare divisione tra le Chiese, per
incentivare il clero ad astenersi dal sostenere la piena protezione del diritto
dei fedeli regolari all’obiezione di coscienza.
La punizione degli obiettori di coscienza continua attraverso la persecuzione,
la discriminazione, la detenzione o addirittura la tortura e i trattamenti
inumani, nonché le campagne mediatiche ostili, riferisce l’EBCO. Secondo un
dictum della Corte Suprema, l’obiezione di coscienza è trattata come un’elusione
della leva punibile per legge. Anche quando l’obiettore può essere considerato
un lavoratore essenziale, come nel caso di Valentyn Adamchuk, un Pentecostale
che lavora nella metropolitana di Kiev e ha partecipato al ripristino dei
trasporti dopo gli attacchi dei droni e dei missili russi, i reclutatori
dell’esercito, invece di appoggiare la richiesta di concessione di un periodo
come riservista, hanno insistito per la sua mobilitazione, sapendo che è un
obiettore di coscienza, e poi con palese mancanza di rispetto per i diritti
umani hanno falsamente denunciato alla polizia “l’elusione della leva”, che ha
portato a una rapida condanna a 3 anni di carcere. L’Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i Diritti Umani ha documentato il reclutamento forzato di
cinque obiettori di coscienza (nel rapporto, si vedano i paragrafi 90 e 91),
tutti detenuti dai militari, minacciati con violenza e inviati in prima linea;
tutti hanno riferito di aver subito maltrattamenti e torture, quattro di loro
sono stati picchiati, soffocati e trascinati per terra. FREE CIVILIANS ha
riferito in precedenza che i pacifisti ucraini avevano denunciato torture
durante la mobilitazione, citando casi analizzati e pubblicati da Forum 18 e da
altre fonti.
Le pratiche di coscrizione forzata e di registrazione obbligatoria all’esercito
(“busificazione”) continuano, portando a casi di percosse e decessi nei centri
di reclutamento militare. A coloro che non hanno la matricola militare viene
impedito l’accesso al lavoro, all’istruzione (istituti di istruzione superiore)
e ai servizi pubblici (come i servizi consolari all’estero). Questo include
anche accuse di negligenza nei confronti dei militari incaricati dei piani di
reclutamento, che mettono sotto pressione i reclutatori e incentivano il ricorso
a metodi aggressivi. Tra le indagini relative agli abusi terminate nel 2024 con
l’incriminazione di alcuni reclutatori militari, vi sono stati pestaggi crudeli
a Vinnytsia, detenzioni arbitrarie a Sambir (regione di Leopoli), torture a
Ternopil ed estorsione di tangenti ai posti di blocco sotto la minaccia di
detenzione arbitraria e mobilitazione nella regione di Odessa. Ulteriori
indagini sono state avviate in seguito ad alcuni decessi avvenuti nei centri di
reclutamento. I reclutatori dell’esercito continuano a impedire ai coscritti di
richiedere assistenza legale e, secondo quanto riferito, esercitano pressioni
sui membri dell’ordine degli avvocati in casi delicati.
Nel settembre 2024, il Comitato delle Nazioni Unite sulle Sparizioni Forzate ha
criticato la detenzione arbitraria da parte dell’Ucraina di militari di leva,
compresi gli obiettori di coscienza, alcuni dei quali sono stati tenuti in
isolamento, e ha sollecitato un’indagine completa su tutte le accuse, un’azione
penale nei confronti dei responsabili e il risarcimento delle vittime.
Le denunce di incostituzionalità della legislazione che consente di punire
l’obiezione di coscienza, di discriminare gli obiettori e di negare il servizio
alternativo in tempo di guerra, presentate dagli ex prigionieri di coscienza
Dmytro Zelinsky (rilasciato nel maggio 2025) e Vitalii Alekseienko (rilasciato
nel maggio 2023), sono in stallo presso la Corte Costituzionale dell’Ucraina,
che attualmente non è in grado di decidere nel merito a causa dei ritardi nella
nomina di nuovi giudici. FREE CIVILIANS ha pubblicato un articolo sul ricorso
presentato da Alexeienko.
I rifugiati ucraini in età di leva stanno oggetto di tentativi volti a
costringerli a ritornare in Ucraina o a essere espulsi attraverso il diniego dei
servizi consolari per la mancanza di una registrazione militare aggiornata,
l’assenza dell’applicazione militare Reserve+ sui loro smartphone o la mancanza
di un codice corretto al suo interno, nessuna eccezione per gli obiettori di
coscienza. Molti di questi uomini vivono in Europa da decenni e hanno perso
completamente i legami con l’Ucraina, compreso il fatto di non avere conti
bancari in banche ucraine – eppure l’identificazione bancaria (BankID) è un
elemento chiave per l’autorizzazione nell’applicazione Reserve+. Il rifiuto di
rilasciare o rinnovare i passaporti internazionali ucraini, necessari per la
proroga dei permessi di soggiorno, causa l’impossibilità di rinnovarli, la
perdita dello status giuridico e il rischio di deportazione. Le restrizioni sui
servizi consolari costituiscono una forma di coercizione, in quanto gli uomini
sono costretti a tornare in Ucraina e ad affrontare il rischio di arruolamento
forzato, oppure a rimanere all’estero senza documenti personali validi, il che
limita fortemente la loro libertà di movimento, il diritto a una residenza e
l’accesso alla protezione legale. Ciò potrebbe richiedere agli Stati europei di
riconoscere come validi i passaporti ucraini scaduti, poiché, come sostenuto
nella petizione degli ucraini al Parlamento Europeo n. 1453/2024, queste
restrizioni sul rilascio dei passaporti sono una violazione dei diritti umani.
Riferendo di circa 15 prigionieri di coscienza e di altri casi di violazione dei
diritti umani ben documentati, la maggior parte dei quali già noti a livello
internazionale, l’EBCO avverte che potrebbero essere molto più numerosi i casi
di procedimenti giudiziari, detenzioni preliminari, condanne, imprigionamenti,
detenzioni arbitrarie e trattamenti crudeli nei confronti degli obiettori di
coscienza, come suggeriscono le statistiche dei procedimenti giudiziari e dei
tribunali, nonché gli elenchi noti dei nomi di persone che pregano per centinaia
di obiettori di coscienza perseguitati nelle chiese ucraine. Il rapporto
sottolinea la resistenza popolare spontanea su larga scala alla leva militare in
Ucraina, con oltre 6 milioni di uomini idonei che non si sono sottoposti alla
registrazione obbligatoria ai fini dell’arruolamento, nonostante le minacce di
severe punizioni. Purtroppo, questa riluttanza a combattere la guerra raramente
coincide con la consapevolezza del diritto umano all’obiezione di coscienza e
con la disponibilità all’azione nonviolenta necessaria per fermare l’aggressione
russa e garantire la resistenza della popolazione civile e la democrazia in
Ucraina, che potrebbe essere un modo legittimo di servire pacificamente il Paese
invece di contribuire allo sforzo bellico.
Nei casi riportati dall’EBCO, gli obiettori hanno dimostrato la loro sincerità
chiedendo un servizio alternativo non militare e appartenendo a chiese i cui
insegnamenti proibiscono l’uso delle armi; il numero di membri di tali chiese e
organizzazioni religiose, secondo il gruppo di lavoro interdipartimentale
incaricato di redigere la legge sul servizio alternativo in tempo di guerra,
potrebbe ammontare a 500.000.
Il rapporto dell’EBCO e le sue raccomandazioni generali
Ogni anno, l’EBCO pubblica il Rapporto annuale sull’obiezione di coscienza al
servizio militare in Europa, avvalendosi dei contributi di governi nazionali,
istituzioni per i diritti umani, ONG e reti di solidarietà. Il rapporto viene
presentato al Parlamento Europeo, all’Assemblea Parlamentare e al Commissario
per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa e alle autorità statali competenti,
ogni volta accompagnato da una serie di raccomandazioni mirate. Le sue
raccomandazioni generali, applicabili a tutti gli Stati europei, sono indicate
nel rapporto:
1. se già non è stato fatto, abolire il servizio militare obbligatorio e nel
frattempo astenersi dal perseguire o perseguire in altro modo gli obiettori
di coscienza, coloro che li sostengono o che sostengono l’obiezione di
coscienza, senza che sia richiesta alcuna ulteriore azione da parte di tali
persone; oppure -secondo – fornire un servizio alternativo non punitivo e
non discriminatorio di natura puramente civile, che non deve essere
asservito al sistema militare, ma progettato e gestito con la partecipazione
degli obiettori di coscienza;
2. riconoscere per legge il diritto all’obiezione di coscienza al servizio
militare, compreso il diritto all’obiezione di coscienza a tutte le forme di
arruolamento, istruzione e addestramento obbligatori ai fini della
coscrizione in tempo di pace e in tempo di guerra, e garantire che sia
possibile per tutti gli obiettori di coscienza evitare l’arruolamento nelle
forze armate e che tutti i membri in servizio delle forze armate o i
riservisti possano ottenere il rilascio senza sanzioni nel caso in cui
sviluppino obiezioni di coscienza, e che i diritti civili, economici e
politici degli obiettori di coscienza siano pienamente tutelati;
3. riconoscere l’obiezione di coscienza come parte vitale del pluralismo e
della libertà di religione e di credo nella società democratica, garantire
la consapevolezza della legittimità dell’obiezione di coscienza tra i
funzionari e nell’opinione pubblica, e garantire la non discriminazione
degli obiettori di coscienza, che non dovrebbero essere sottoposti a
campagne di incitamento all’odio ed essere considerati colpevoli del reato
di elusione del servizio di leva, o di qualsiasi altro reato, e costretti a
provare la loro innocenza;
4. cessare immediatamente qualsiasi reclutamento nelle forze armate di persone
di età inferiore ai 18 anni e interrompere qualsiasi addestramento di tipo
militare di tali persone;
5. accogliere le domande di asilo di tutte le persone che cercano di sottrarsi
al servizio militare in qualsiasi Paese in cui non esistono disposizioni
adeguate per gli obiettori di coscienza, e in particolare quando rischiano
di essere costretti a partecipare a conflitti armati;
6. diminuire le spese militari e aumentare le spese a favore della società, e
mettere a disposizione dei cittadini con obiezioni di coscienza strumenti
per specificare che nessuna parte delle tasse das loro pagate è destinata
alle spese militari;
7. introdurre l’educazione alla pace in tutti i settori del sistema educativo e
impedire qualsiasi forma di militarizzazione dei programmi di studi;
8. adottare misure adeguate per gli obiettori di coscienza e impedire azioni
violente nei loro preparativi istituzionali e legali per qualsiasi tipo di
emergenza e risposta alle minacce percepite per la pace, ricordando che
legittimi scrupoli di coscienza potrebbero impedire a un numero
significativo di civili di sottomettersi al sistema militare, e che in
nessun caso un obiettore di coscienza può essere obbligato a portare o usare
armi, anche per la legittima difesa del Paese.
Fonte: civilni.media
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Redazione Italia