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“Don’t Buy Into Occupation”. Ancora complicità italiane nel genocidio dei palestinesi
C’è un fiume di denaro che continua a scorrere dall’Europa verso le aziende che sostengono l’occupazione israeliana e la guerra a Gaza, nonostante le varie condanne internazionali e la millantata adesione dei governi occidentali al rispetto dei diritti dei palestinesi. È quanto emerge dal quinto rapporto annuale “Don’t Buy into […] L'articolo “Don’t Buy Into Occupation”. Ancora complicità italiane nel genocidio dei palestinesi su Contropiano.
C’è una opposizione vera nel paese. No alla criminalizzazione delle mobilitazioni
E’ evidente quanto sfacciato il tentativo degli apparati del governo, dei mass media “a servizio” e delle stesse forze di opposizione, di oscurare due grandi giornate di mobilitazione popolare nelle piazze delle città italiane con lo sciopero del 28 novembre e a Roma con la grande manifestazione del giorno dopo, […] L'articolo C’è una opposizione vera nel paese. No alla criminalizzazione delle mobilitazioni su Contropiano.
I furbetti della manipolazione e dell’indignazione
In soli tre giorni abbiamo assistito ad un combinato disposto di disinformazione, manipolazione e stigmatizzazione teso a coprire e rimuovere eventi politicamente scomodi per la narrazione dominante. Il primo è avvenuto venerdì quando l’attenzione politica e mediatica si è concentrata quasi esclusivamente nell’incursione alla sede del quotidiano La Stampa allo […] L'articolo I furbetti della manipolazione e dell’indignazione su Contropiano.
Manifestazione del 29 novembre a Roma: la speranza in un mondo migliore
Hanno scritto in molti sulla manifestazione di ieri, 29 novembre, Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese. Che emozione dall’inizio alla fine, da Porta San Paolo a Piazza San Giovanni e vedere quest’ultima stracolma come una volta, dando a tutti la speranza in un mondo migliore possibile. Grazie a USB, a Guido Lutrario, a Pierpaolo Leonardi e ai sindacati di base per avere unito le lotte: quella dei lavoratori e quella della Palestina e di tutti i popoli oppressi, perché se è vero che nella nostra Costituzione sta scritto che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, è pur vero che il lavoro onesto e ben retribuito sembra essere una chimera oggi! Al grido di “Blocchiamo tutto” e “Palestina libera” il corteo di circa 100.000 persone di età diverse ha percorso le strade di Roma incuriosendo molti turisti che hanno scattato foto e fatto domande. Questo è positivo, così come è stata positiva la presenza degli ospiti nazionali e internazionali, quali Francesca Albanese , Thiago Avila, Greta Thumberg, José Nivoi e il collegamento telefonico con Roger Waters, grazie a Federico Greco. I loro interventi sono stati applauditi a lungo e tutti insieme abbiamo cantato ” BELLA CIAO”, altro che i saltelli buffi visti nei giorni scorsi da parte del governo Meloni. Anche una rappresentanza di rabbini antisionisti provenienti da New York ha partecipato alla manifestazione ed è e intervenuta dal palco, spiegando bene che l’antisionismo non significa antisemitismo e che loro sono per una convivenza pacifica fra israeliani, musulmani e cristiani in Palestina, terra che ha dato vita alle tre religioni monoteiste. Foto di Francesca Perri Foto di Marco Cinque Tutti gli oratori hanno sottolineato che la  lotta per  la Palestina è la lotta di tutti ed è la molla che ci ha portato a reagire ai soprusi dei prepotenti criminali che non pensano alla tutela delle persone, ma solo a riempire le loro tasche. Alla fine ho avuto l’occasione di parlare anch’io come Sanitari per Gaza, spiegando perché quello in Palestina è un genocidio, spiegando che i nostri 1.700 colleghi palestinesi uccisi devono essere menzionati come eroi, perché l’unica colpa è stata quella di non volere abbandonare il loro ospedale e i loro pazienti. Foto di Francesca Perri Francesca Anna Perri
Francesca Albanese nel mirino. Una polemica costruita ad arte contro chi difende i diritti umani
Francesca Albanese, Relatrice Speciale ONU per i diritti umani nei Territori Palestinesi occupati, è tornata nel mirino del dibattito politico italiano. Ancora una volta, non per ciò che ha detto davvero, ma per ciò che le si vuole far dire. Durante un incontro pubblico a Roma, Albanese ha condannato senza […] L'articolo Francesca Albanese nel mirino. Una polemica costruita ad arte contro chi difende i diritti umani su Contropiano.
A Roma manifestazione contro la finanziaria di guerra, il riarmo e il genocidio a Gaza
Un mare di persone ha attraversato per l’ennesima volta le strade di Roma partendo da Porta San Paolo, per concludersi in Piazza San Giovanni. Sul carro di testa sono saliti Greta Thunberg, l’attivista brasiliano Thiago Avila, entrambi membri della Global Sumud Flotilla e presenti alla manifestazione di ieri a Genova e Maya Issa, rappresentante degli studenti palestinesi in Italia. Si sono poi uniti tutti al cordone di apertura del corteo, insieme a Francesca Albanese, a numerosi attivisti della Global Sumud e della Freedom Flotilla, ai pompieri dell’Usb e ai portuali di Genova, accompagnati dalla canzone composta da Roger Waters per salutare e appoggiare lo sciopero generale indetto ieri da USB. In testa anche le bandiere del Venezuela, quotidianamente minacciato di invasione da parte degli Stati Uniti. L’imponente corteo non ha tradito le attese, con la partecipazione di tante famiglie con bambini e tantissimi giovani e giovanissimi italiani da generazioni e di altri originari di innumerevoli Paesi, a dimostrazione che anche a Roma è il mondo intero a opporsi al genocidio e ai governi occidentali complici, ma anche alla finanziaria fatta di riarmo, di tagli allo stato sociale e di politiche guerrafondaie purtroppo diffuse in tutta l’Europa. Politiche che stanno apertamente sabotando ogni possibile accordo di pace in Ucraina e ci stanno irresponsabilmente trascinando in una spaventosa guerra mondiale. Accolta da calorosi applausi e grida che scandivano il suo nome e l’hanno accompagnata per tutto il tempo, alla fine del corteo Francesca Albanese ha pronunciato un discorso appassionato ed emozionante: “Non ho più voce non per questa giornata o per quella di ieri, ma perché sono due anni che cerco di svegliare il mondo dicendo che i palestinesi sono vittima di un genocidio” ha scandito, per poi dirsi felice di essere là e ringraziare i portuali del CALP, Genova, Roma e l’Italia. “Facciamoci sentire, fate sentire la vostra voce contro la finanziaria” ha proseguito, denunciando gli investimenti nelle armi e non nella salute o nell’istruzione. Ha poi ringraziato ed esortato i poliziotti e le poliziotte presenti a non mettersi muro contro muro rispetto al popolo in marcia che si sta battendo anche per i loro diritti. “Oggi, giornata di solidarietà con il popolo palestinese istituita dall’ONU nel 1977, sono qui anche perché non voglio più sentir dire che si è spezzato il senso di unità e urgenza che ha spinto la gente a riempire le piazze” ha continuato. “Se le istituzioni facessero quello che dovrebbero fare non ci sarebbe bisogno di riempire le piazze. Dovrebbero tagliare le relazioni economiche, militari, strategiche e anche di ricerca con uno Stato che commette il crimine dell’apartheid e del genocidio e continua a uccidere. Il genocidio non si è fermato. A Gaza si muore nella mancanza di dignità, di acqua, di cibo. E noi come europei abbiamo una responsabilità verso la Palestina. Non ci possiamo fermare, fino a liberare la terra tra il fiume e il mare perché tutti siano liberi e con gli stessi diritti. La liberazione della Palestina sarà anche la liberazione degli israeliani. Io condanno la violenza in tutte le sue forme, condanno gli attacchi alla sede della Stampa; la violenza anche all’interno di un sistema violento finisce per rafforzarlo. Invece bisogna praticare la sumud, la resilienza, l’etica dell’empatia, sentire l’altro e il suo dolore come se fosse il nostro. Io vedo la fine di questo incubo se porteremo dalla nostra parte anche chi non sta qui, agendo con gentilezza e amorevolezza” ha concluso tra gli applausi, portando una luce di speranza opposta alla logica brutale della violenza e dell’oppressione rappresentata da Israele e dai governi occidentali, Italia in testa.   Mauro Carlo Zanella
Sciopero generale a Genova: siamo ancora vivi, siamo ancora vive!
C’era un vento che portava via stamattina, in piazza Verdi, davanti alla stazione Brignole di Genova e a dire il vero non c’era nemmeno la folla che ci si aspettava, o in cui si sperava. Poi, piano piano, la situazione è cambiata: non quella meteorologica, ma quella umana. Gli studenti e le studentesse hanno cominciato a popolare la piazza. Il numero dei partecipanti è diventato più che ragguardevole e non perché è venerdì, come afferma chi non ha altri argomenti. Greta Thunberg, Francesca Albanese, Yanis Varoufakis: non si può certo dire che gli oratori della manifestazione di oggi siano “i soliti.” Foto di https://www.facebook.com/diem25.org Richi Rudino, il portuale che dà il via alla manifestazione, non ha fatto sconti a nessuno: gli aiuti raccolti per Gaza sono ancora fermi ai valichi controllati da Israele. I palestinesi sopravvissuti vivono in tende allagate e non era vero che seguendo i canali “istituzionali “ gli aiuti sarebbero stati consegnati in 48 ore. Non consegna aiuti umanitari chi ha deciso a tavolino di sterminare un intero popolo: perché dovrebbe? E non consegnano aiuti umanitari nemmeno i loro complici. E allora, c’è una sola cosa da fare: blocchiamo tutto, per bloccare la prepotenza del governo israeliano. Si parte, ancora una volta con i portuali in testa al corteo. Foto di Clara Habte Anche ventiquattro anni fa Genova era sulle prime pagine dei giornali. La città che aveva visto la resa dei nazisti ai partigiani e la ribellione di popolo contro il governo fascista Tambroni era stata scelta nel 2001 da Massimo D’Alema come teatro per la parata degli otto grandi, i padroni del mondo, venuti qui a ribadire che comandavano loro. Non perché avessero ricevuto un mandato politico dai popoli, o perché possedessero una qualsiasi legittimazione morale;  semplicemente perché erano i maggiori azionisti della Banca Mondiale. Genova 2001: Carlo Giuliani assassinato, cariche della polizia, torture. La posta in gioco era troppo grande: da una parte i padroni del mondo, dall’altra chi diceva no. Troppo ingenue erano state le persone che avevano pensato che si trattasse solo di una “manifestazione un po’ più importante”: le conseguenze di quei giorni e di quella prepotenza sono ben presenti ancora oggi. Dal 2000, in Italia come nel mondo, la povertà è cresciuta e la forbice tra i più ricchi e i più poveri si è allargata; si è intensificata la guerra contro i migranti; le guerre ed il riarmo sono sempre più considerate cose “normali; Il lavoro è sempre più precario e malpagato e ad esso si subordina qualunque scelta di vita. La solidarietà tra lavoratori è sempre più condizionata. A questo pensavo stamattina quando mi sono avviata in corteo dietro i portuali, che hanno fatto la differenza cinque anni fa bloccando le navi armiere della Bahri. “Sgréuzzi” (grezzi), dicono orgogliosamente di se stessi, ma indispensabili. E pensavo alle differenze e alle analogie con il corteo di stamattina e quelli di ventiquattro anni fa. Via Venti Settembre è ancora in salita (provate a percorrerla in corteo per crederci); gli studenti e le studentesse sono allegramente “misti”, di tutti i colori e di tutte le culture, come quelli che avevano animato il corteo dei migranti del 19 luglio 2001. Questi di oggi, però, allora non erano ancora nati. La repressione di piazza Alimonda e della Diaz, i governi fascisti, il Jobs Act, le riforme peggiorative della scuola e lo svuotamento della rappresentanza attraverso leggi elettorali sempre meno rappresentative non sono riusciti a condizionarli, a impaurirli, a scoraggiarli. Meloni, vai a casa, cantano con i loro ritmi, ma forse i ritmi sono uguali ai nostri…. “Quando è troppo, è troppo” hanno detto i portuali che hanno bloccato le navi armiere.  Camminando in mezzo ai miei compagni e compagne, finalmente non tutti miei coetanei e coetanee, mi è tornato alla mente un altro ricordo genovese: le lotte contro la Mostra Navale Bellica degli anni ’80. Costruire armi “dà lavoro” si dice da sempre e si diceva anche allora. Da oltre 25 anni manifesto, con pochi compagni e compagne ogni mercoledì sui gradini del Palazzo Ducale, il palazzo del G8, contro tutte le guerre.  “Costruire armi dà lavoro”, ci hanno ripetuto circa cinquemila volte le persone a cui consegnavamo i volantini. E’ da allora che cerchiamo di rispondere che anche l’arte, la salute, la cultura danno lavoro e che la differenza tra costruire armi e fare altro è negli enormi profitti che l’industria bellica dà ai suoi azionisti. Il fatturato della Leonardo spa è cresciuto enormemente da quando i teatri di guerra nel mondo si sono moltiplicati. E in proporzione si sono moltiplicati i compensi del suo amministratore delegato. Quando abbiamo cominciato a manifestare sui gradini del Palazzo Ducale Greta Thunberg non era ancora nata. Chissà se le farebbe piacere sapere che aveva dei compagni e compagne lontani, durante le sue manifestazioni solitarie per il clima davanti al Parlamento svedese e che prima o poi li avrebbe incontrati in piazza. E che anche loro avrebbero cercato di ricordare ai passanti che la guerra distrugge risorse, ambienti, vite e non risolve alcun problema, come sta dimostrando l’Ucraina. “E basta con ‘ste patrie!” recita uno striscione dei pacifisti e delle pacifiste dell’Ora in silenzio per la pace, ai quali, laici e cattolici, piace citare Don Milani: “Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.” (L’obbedienza non è più una virtù) Il corteo genovese di oggi è figlio anche della Global Sumud Flotilla.  Non c’era altro da fare, avranno certo pensato i partecipanti quando si sono imbarcati pieni di grandi speranze e, immagino, di grande paura. L’ingiustizia contro i palestinesi era troppo grande per accettarla in silenzio. E probabilmente molti e molte dei partecipanti, ideologicamente molto lontani dalla teoria e dalla pratica della nonviolenza, non avrebbero mai pensato che una volta nella vita avrebbero camminato, anzi, navigato, sulle orme di Gandhi… Gli incontri sono il bello dei cortei: anch’io ne ho fatti molti stamattina. E anch’io ho cercato tra la moltitudine dei miei compagni e compagne persone che so bene non avrei potuto incontrare, perché hanno lasciato questa vita: come Stefano Kovac, presidente di ARCI Genova, deceduto proprio oggi, o come Don Gallo, che non sarebbe mancato per niente al mondo. Ma c’era anche il più piccolino dei partecipanti, figlio di un mio ex alunno, poco più di un mese di vita… Hai un bel record, ragazzino! Tocca a te, ora! L’irriducibile Papillon del film di Franklin J. Schaffner, (“incorreggibile” l’avrebbero chiamato i giudici francesi) mentre fugge dall’Isola del Diavolo su una zattera ridicola, alza il pugno e grida: “Sono ancora vivo!” Grazie ai portuali, a Greta, a Francesca Albanese, alla Global Sumud Flotilla, agli obiettori e obiettrici di coscienza dell’esercito israeliano,  ai e alle manifestanti  anonimi  di Genova, di Seattle, di Torino, di Roma: siamo ancora vivi. Siamo ancora vive.   Redazione Italia
“Rebuild justice – Ricostruire la giustizia”, incontro all’Università Roma Tre
Sabato 29 novembre 2025, dalle ore 10:30 alle 13:00, l’Aula Magna di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre ospiterà l’iniziativa pubblica “Rebuild justice – Ricostruire la giustizia”, promossa dalla delegazione italiana del Global Movement to Gaza (GMTG) e dalla Global Sumud Flotilla (GSF). L’incontro si svolge in una data simbolica come la Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese e sarà dedicato a una riflessione rigorosa e plurale sul nesso tra giustizia, diritti umani e diritto internazionale, con particolare attenzione alla catastrofe umanitaria in Palestina e alle responsabilità della comunità internazionale. Inoltre, durante l’evento saranno annunciati i dettagli della prossima missione della Global Sumud Flotilla. “Parlare di Palestina oggi significa parlare del futuro della giustizia internazionale” afferma Maria Elena Delia, portavoce italiana del Global Movement to Gaza. “Il genocidio in corso mette alla prova la nostra capacità di difendere i diritti umani ovunque siano violati. Con questa iniziativa vogliamo costruire uno spazio di confronto che metta al centro il diritto, la dignità delle persone e la responsabilità di chi ha voce nello spazio pubblico, in un tempo in cui la retorica della sicurezza e della forza spesso oscura il linguaggio del diritto”. All’evento interverranno, tra gli altri, Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati e promotrice dell’evento, Greta Thunberg, attivista per il clima e la giustizia climatica, Thiago Ávila, attivista e membro dello Steering Committee GSF, l’artista Alex Braga, insieme ad altre e altri rappresentanti del mondo della cultura, della società civile, del cinema e della musica italiana. I panel saranno moderati dal giornalista e scrittore Giulio Cavalli, i filosofi Maura Gancitano e Andrea Colamedici (Tlon). In collegamento da remoto parteciperanno inoltre Ezzedine Shlah, fondatore del Gaza International Film Festival for Women e Ahmed Muin, attivista, musicista e maestro di musica a Gaza.   Global Movement to Gaza
‘Basta complicità. Sanzioni subito’: il programma di GMTG per la Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese
Comunicato n° 251125 di Global Movement To Gaza | Delegazione Italiana In occasione della Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese, il 29 novembre, il Global Movement to Gaza annuncia mobilitazioni e manifestazioni pacifiche coordinate in almeno 13 città di tre continenti – Europa, Africa e Americhe: Berlino, Parigi, Barcellona, Madrid, Oslo, Vienna, Varsavia, Lussemburgo, Città del Capo, Washington DC, Città del Messico, San Paolo,… Milano e Roma. A Roma un duplice appuntamento: * alle ore 10:30 presso l’Aula Magna di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre, dove ci sarà un evento che vedrà la partecipazione, tra gli altri, della portavoce italiana GMTG e Global Sumud Flotilla Maria Elena Delia, e della relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati Francesca Albanese, oltre ad altre personalità della società civile e della cultura; * alle ore 13:00 al Parco Schuster il concentramento per poi confluire a Piazza di Porta San Paolo (Piramide) nella manifestazione nazionale di solidarietà con il popolo palestinese. Queste mobilitazioni mirano a denunciare e chiedere conto alle istituzioni dell’UE e i governi nazionali, i cui legami politici, militari ed economici con Israele contribuiscono a sostenere il genocidio in corso a Gaza, dove intere famiglie sono state cancellate e le infrastrutture vitali sistematicamente distrutte. L’uso della forza letale prosegue sotto la copertura di un’etichetta diplomatica: centinaia di persone sono state uccise e quasi un migliaio ferite in violazioni documentate del cessate il fuoco da parte di Israele da quando il cosiddetto “piano di pace” è formalmente entrato in vigore. Allo stesso tempo, le consegne di aiuti restano ben al di sotto del necessario: solo un sesto di quanto promesso entra a Gaza, lasciando ampie fasce della popolazione dipendenti da distribuzioni sporadiche e costrette a vivere in una carenza cronica di cibo, medicine, carburante e acqua potabile. In questo contesto, la prosecuzione delle esportazioni di armi, il mantenimento in vigore dell’Accordo di associazione UE–Israele e le fitte reti di commercio, ricerca e cooperazione in materia di sicurezza, tanto nel settore pubblico quanto in quello privato, forniscono un sostegno materiale a un regime costruito su razzismo sistematico, danni massicci ai civili e impunità strutturale. Il Global Movement to Gaza invita i cittadini a unirsi alle mobilitazioni del 29 novembre per consegnare un insieme conciso di richieste ai leader dell’UE e ai governi nazionali: * sospensione totale dell’Accordo di associazione UE–Israele; * immediato embargo sulle armi e sulla cooperazione militare con Israele; * sanzioni mirate contro i responsabili diretti e i complici di crimini di guerra, inclusi crimini contro l’umanità, genocidio e pulizia etnica in Palestina; * sospensione della cooperazione istituzionale con le istituzioni israeliane complici nei settori dell’accademia, dello sport e della cultura; * riaffermazione del primato del diritto internazionale e della sua applicazione universale, con le istituzioni dell’UE e gli Stati membri chiamati a rispettare i propri obblighi giuridici, allineando tutti gli accordi, i finanziamenti e le forme di cooperazione al diritto internazionale umanitario e ai diritti umani, invece di proteggere le violazioni e premiare l’impunità. Poiché i canali esistenti non sono riusciti a garantire un soccorso sufficiente e i governi hanno fallito nel rispettare il diritto internazionale, riaffermiamo che missioni come la Global Sumud Flotilla – e simili iniziative della società civile per rompere l’assedio e aprire corridoi umanitari permanenti – non sono opzionali o meramente simboliche, ma necessarie. Redazione Italia