Stretta di Praga sull’opposizione: votata la messa al bando dei comunisti
Fino a 10 anni di carcere per i comunisti in Repubblica Ceca. In vista delle
elezioni politiche di ottobre, il parlamento si prepara a mettere fuori legge le
attività del Partito Comunista di Boemia e Moravia, un partito in crescita e che
è diventato il motore dell’opposizione “antisistema”.
Offensiva antidemocratica in Europa. Proprio come l’Ucraina, anche la Repubblica
Ceca prova a mettere fuori legge il Partito Comunista di Boemia e Moravia (KSM)
con l’approvazione, il 30 maggio, di un emendamento che vieta ogni forma di
sostegno e promozione del movimento comunista, nell’ambito della modifica del
codice penale che prevede, tra le altre cose, la legalizzazione della cannabis.
Il divieto trova la sua forza nella risoluzione europea del 2019
sull’equiparazione tra comunismo e nazismo.
Fondato nel 1990, il KSM conta circa 18.000 iscritti, è rappresentato a
Bruxelles da un europarlamentare e centinaia di rappresentanti nelle istituzioni
locali e regionali. Il partito non è nuovo a misure repressive, nel 2006 la sua
giovanile, il KSM, era stata messa fuori legge. Questa volta, però, il
provvedimento arriva in una fase storica caratterizzata da autoritarismo e
crescente repressione, come conseguenza delle politiche guerrafondaie e di
riarmo dell’UE. Abbiamo intervistato Milan Kraja, vicepresidente del KSM nonché
del Consiglio Mondiale per la Pace.
1) Nell’ambito di una legge che punisce i crimini di odio, la Camera ha
approvato un emendamento che vieta ogni forma di sostegno e promozione al
movimento comunista. Se avrà l’approvazione definitiva, quali saranno le
conseguenze per il vostro partito?
Qualche giorno fa, la Camera dei Deputati ha approvato una modifica
assolutamente scandalosa del Codice Penale. È stato introdotto il reato di
sostegno e propaganda del movimento comunista, per il quale una persona può
essere condannata fino a 10 anni di carcere.
Se il Senato non la respingerà e il presidente la firmerà, questa legge entrerà
in vigore.
La legge è scritta in modo molto vago e nemmeno coloro che l’hanno proposta e
approvata sono stati in grado di spiegare chiaramente cosa essa vieterà nello
specifico. È comunque evidente che sarà utilizzata contro gli oppositori più
combattivi dell’attuale potere governativo – i comunisti – nel tentativo di
metterli a tacere. Si tratta di un attacco straordinario agli ultimi diritti e
libertà politiche che ancora esistono nel nostro Paese.
2) Il divieto è ufficialmente motivato dalla legge contro l’odio e fondato sulla
risoluzione UE del settembre 2019 che equiparava il comunismo al nazismo. Quali
sono però le vere ragioni di questo provvedimento?
Oggi assistiamo a una nuova ondata di campagna anticomunista in diversi Paesi
d’Europa. È del tutto evidente che questa campagna è promossa, sostenuta e
accelerata dalle strutture dell’Unione Europea, come dimostrano anche le
menzionate risoluzioni anticomuniste menzognere del Parlamento europeo.
Nel contesto ceco, questo nuovo attacco anticomunista è chiaramente collegato al
modo in cui i comunisti si confrontano con l’attuale governo anti-popolare,
antisociale e guerrafondaio.
Inoltre, dopo la sconfitta alle ultime elezioni parlamentari, i comunisti sono
riusciti lo scorso anno a ottenere successi ripetuti con la formazione
antigovernativa da loro promossa, “STA?ILO!” (Basta!), alle elezioni per il
Parlamento europeo e per i parlamenti regionali, triplicando il numero dei
propri rappresentanti.
Ora ci prepariamo a replicare questi successi anche alle elezioni parlamentari
che si terranno all’inizio di ottobre. Riteniamo che questa sia una delle
ragioni per cui il potere attuale ha deciso di attaccarci in modo così
sfacciato.
3) Cosa accadrà se il divieto riceverà l’approvazione definitiva?
Come già detto, vi è incertezza e dibattito sugli effetti concreti
dell’emendamento al Codice Penale, anche tra i suoi promotori. Secondo diversi
esperti, non è chiaro cosa esattamente sarà criminalizzato dalla nuova legge.
Secondo varie interpretazioni, potrebbe trattarsi ad esempio del divieto di
simboli comunisti come falce e martello, della criminalizzazione di eventi
pubblici del movimento comunista, o addirittura della messa in discussione della
legalità del Partito Comunista di Boemia e Moravia.
Nonostante la pressione politica continua, questo partito è ancora uno dei più
grandi nel nostro Paese, con rappresentanza nelle assemblee locali, nei
parlamenti regionali e nel Parlamento europeo, e oggi costituisce una delle
forze principali dell’opposizione antigovernativa.
4) Qual è la posizione in politica interna ed estera del vostro partito?
Il Partito Comunista di Boemia e Moravia si oppone al governo anti-popolare di
Petr Fiala e alla sua politica antisociale e guerrafondaia. Siamo contrari ai
tagli sociali, alle modifiche al codice del lavoro che distruggono i diritti dei
lavoratori, e all’aumento dell’età pensionabile. Lottiamo per un’istruzione e
una sanità pubblica gratuite, nonché per un vasto programma di edilizia
abitativa pubblica che risolva la crisi abitativa del nostro Paese.
In politica estera, chiediamo il ritiro della Repubblica Ceca dalla NATO,
un’alleanza militare aggressiva, e vogliamo che i cittadini possano decidere
tramite referendum se restare o uscire dall’Unione Europea.
Riguardo al conflitto in Ucraina, ci opponiamo fermamente alla politica
guerrafondaia del governo ceco, che con il suo sostegno militare, politico e
finanziario al regime di Kiev fa di tutto per prolungare la guerra. I comunisti,
al contrario, da tempo si battono per una soluzione pacifica del conflitto
attraverso negoziati diplomatici basati sul diritto internazionale e sulla Carta
delle Nazioni Unite.
5) Nella vostra dichiarazione accusate il governo di censura, cyberbullismo,
criminalizzazione dell’opposizione, persecuzione dei dissidenti e perfino
licenziamenti per motivi politici. Cosa sta succedendo in Repubblica Ceca?
Potete fornirci alcuni esempi?
Ultimamente siamo testimoni di un aumento della repressione e della persecuzione
politica nel nostro Paese. Un esempio è la recente condanna dell’insegnante di
scuola elementare Martina Bedná?ová, che è stata licenziata per le sue opinioni
sul conflitto ucraino – opinioni in contrasto con la linea del governo – e
condannata con pena sospesa a sette mesi di carcere e a un divieto pluriennale
di esercitare la professione docente.
Solo pochi giorni fa, un dirigente del partito comunista, Zden?k Milata, è stato
condannato con pena sospesa a sei mesi di carcere per aver indossato, durante
una manifestazione contro una provocazione neonazista del battaglione ucraino
Azov a Praga, una maglietta con simboli antifascisti, come la “Babushka Anna”.
6) Come dovrebbe essere interpretato il divieto di un partito d’opposizione in
un contesto di crescente escalation con la Russia? Non mi sembra un buon
segnale…
In Repubblica Ceca, l’anticomunismo domina da oltre 35 anni. Anche in passato ci
sono stati seri tentativi di vietare il partito comunista. Il governo è persino
riuscito a ottenere la messa al bando dell’Unione della Gioventù Comunista,
revocata solo dopo una lunga e difficile battaglia.
Anche in relazione agli sviluppi internazionali drammatici, stiamo assistendo a
una nuova intensificazione della pressione anticomunista. Ma questa pressione
non riguarda solo i comunisti: ha chiaramente un impatto su molti altri.
È per questo che è importante creare il fronte più ampio possibile tra coloro
che si oppongono a un attacco così scandaloso ai residui diritti e libertà
democratiche nel nostro Paese.
7) “Ucrainizzazione” dell’Europa: prima l’Ucraina, ora la Repubblica Ceca limita
le libertà politiche e di espressione, criminalizza e perseguita l’opposizione.
È questo il nuovo modello di “post-democrazia” che sarà esportato nel resto dei
Paesi UE?
Il processo che sta avvenendo ora in Repubblica Ceca non è affatto isolato e
troviamo facilmente parallelismi in altri Paesi europei. L’attuale Ucraina ne è
un esempio lampante. Gli attacchi aperti ai diritti democratici, il divieto dei
partiti di opposizione, la criminalizzazione degli avversari politici, il
ridimensionamento dei diritti dei lavoratori e dei sindacati, e la rimozione di
monumenti, statue e altri simboli comunisti o antifascisti nel contesto della
cosiddetta “decomunizzazione” sono cose che conosciamo bene proprio dall’Ucraina
– e che stanno diventando realtà in Repubblica Ceca e in altri Paesi del nostro
continente.
8) Cosa farà il partito comunista se la legge verrà approvata?
Come Partito Comunista, prendiamo molto sul serio questo ultimo attacco da parte
del potere governativo. Per questo ci stiamo preparando a un difficile confronto
legale. Allo stesso tempo, stiamo cercando di mobilitare l’opinione pubblica
contro questa offensiva antidemocratica, spiegando perché è importante difendere
insieme ai comunisti i residui diritti e libertà democratiche.
Come già detto, la questione ha una forte dimensione internazionale. Per questo
stiamo cercando di sensibilizzare anche l’estero riguardo agli sviluppi attuali
nel nostro Paese. Apprezziamo molto la solidarietà che abbiamo già ricevuto non
solo dai partiti comunisti e operai di tutto il mondo, ma anche da numerose
altre organizzazioni, movimenti e individui che non sono indifferenti a questa
situazione.
Il futuro non deve appartenere alle forze oscure che si aggrappano
disperatamente al potere, ma a coloro che rappresentano una chiara alternativa
socialista al sistema attuale basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo,
sull’oppressione e sulle guerre. Per questo siamo convinti che nessuna
repressione o persecuzione potrà mai mettere a tacere noi comunisti.
Clara Statello