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Manifestazione del 29 novembre a Roma: la speranza in un mondo migliore
Hanno scritto in molti sulla manifestazione di ieri, 29 novembre, Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese. Che emozione dall’inizio alla fine, da Porta San Paolo a Piazza San Giovanni e vedere quest’ultima stracolma come una volta, dando a tutti la speranza in un mondo migliore possibile. Grazie a USB, a Guido Lutrario, a Pierpaolo Leonardi e ai sindacati di base per avere unito le lotte: quella dei lavoratori e quella della Palestina e di tutti i popoli oppressi, perché se è vero che nella nostra Costituzione sta scritto che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, è pur vero che il lavoro onesto e ben retribuito sembra essere una chimera oggi! Al grido di “Blocchiamo tutto” e “Palestina libera” il corteo di circa 100.000 persone di età diverse ha percorso le strade di Roma incuriosendo molti turisti che hanno scattato foto e fatto domande. Questo è positivo, così come è stata positiva la presenza degli ospiti nazionali e internazionali, quali Francesca Albanese , Thiago Avila, Greta Thumberg, José Nivoi e il collegamento telefonico con Roger Waters, grazie a Federico Greco. I loro interventi sono stati applauditi a lungo e tutti insieme abbiamo cantato ” BELLA CIAO”, altro che i saltelli buffi visti nei giorni scorsi da parte del governo Meloni. Anche una rappresentanza di rabbini antisionisti provenienti da New York ha partecipato alla manifestazione ed è e intervenuta dal palco, spiegando bene che l’antisionismo non significa antisemitismo e che loro sono per una convivenza pacifica fra israeliani, musulmani e cristiani in Palestina, terra che ha dato vita alle tre religioni monoteiste. Foto di Francesca Perri Foto di Marco Cinque Tutti gli oratori hanno sottolineato che la  lotta per  la Palestina è la lotta di tutti ed è la molla che ci ha portato a reagire ai soprusi dei prepotenti criminali che non pensano alla tutela delle persone, ma solo a riempire le loro tasche. Alla fine ho avuto l’occasione di parlare anch’io come Sanitari per Gaza, spiegando perché quello in Palestina è un genocidio, spiegando che i nostri 1.700 colleghi palestinesi uccisi devono essere menzionati come eroi, perché l’unica colpa è stata quella di non volere abbandonare il loro ospedale e i loro pazienti. Foto di Francesca Perri Francesca Anna Perri
A Roma manifestazione contro la finanziaria di guerra, il riarmo e il genocidio a Gaza
Un mare di persone ha attraversato per l’ennesima volta le strade di Roma partendo da Porta San Paolo, per concludersi in Piazza San Giovanni. Sul carro di testa sono saliti Greta Thunberg, l’attivista brasiliano Thiago Avila, entrambi membri della Global Sumud Flotilla e presenti alla manifestazione di ieri a Genova e Maya Issa, rappresentante degli studenti palestinesi in Italia. Si sono poi uniti tutti al cordone di apertura del corteo, insieme a Francesca Albanese, a numerosi attivisti della Global Sumud e della Freedom Flotilla, ai pompieri dell’Usb e ai portuali di Genova, accompagnati dalla canzone composta da Roger Waters per salutare e appoggiare lo sciopero generale indetto ieri da USB. In testa anche le bandiere del Venezuela, quotidianamente minacciato di invasione da parte degli Stati Uniti. L’imponente corteo non ha tradito le attese, con la partecipazione di tante famiglie con bambini e tantissimi giovani e giovanissimi italiani da generazioni e di altri originari di innumerevoli Paesi, a dimostrazione che anche a Roma è il mondo intero a opporsi al genocidio e ai governi occidentali complici, ma anche alla finanziaria fatta di riarmo, di tagli allo stato sociale e di politiche guerrafondaie purtroppo diffuse in tutta l’Europa. Politiche che stanno apertamente sabotando ogni possibile accordo di pace in Ucraina e ci stanno irresponsabilmente trascinando in una spaventosa guerra mondiale. Accolta da calorosi applausi e grida che scandivano il suo nome e l’hanno accompagnata per tutto il tempo, alla fine del corteo Francesca Albanese ha pronunciato un discorso appassionato ed emozionante: “Non ho più voce non per questa giornata o per quella di ieri, ma perché sono due anni che cerco di svegliare il mondo dicendo che i palestinesi sono vittima di un genocidio” ha scandito, per poi dirsi felice di essere là e ringraziare i portuali del CALP, Genova, Roma e l’Italia. “Facciamoci sentire, fate sentire la vostra voce contro la finanziaria” ha proseguito, denunciando gli investimenti nelle armi e non nella salute o nell’istruzione. Ha poi ringraziato ed esortato i poliziotti e le poliziotte presenti a non mettersi muro contro muro rispetto al popolo in marcia che si sta battendo anche per i loro diritti. “Oggi, giornata di solidarietà con il popolo palestinese istituita dall’ONU nel 1977, sono qui anche perché non voglio più sentir dire che si è spezzato il senso di unità e urgenza che ha spinto la gente a riempire le piazze” ha continuato. “Se le istituzioni facessero quello che dovrebbero fare non ci sarebbe bisogno di riempire le piazze. Dovrebbero tagliare le relazioni economiche, militari, strategiche e anche di ricerca con uno Stato che commette il crimine dell’apartheid e del genocidio e continua a uccidere. Il genocidio non si è fermato. A Gaza si muore nella mancanza di dignità, di acqua, di cibo. E noi come europei abbiamo una responsabilità verso la Palestina. Non ci possiamo fermare, fino a liberare la terra tra il fiume e il mare perché tutti siano liberi e con gli stessi diritti. La liberazione della Palestina sarà anche la liberazione degli israeliani. Io condanno la violenza in tutte le sue forme, condanno gli attacchi alla sede della Stampa; la violenza anche all’interno di un sistema violento finisce per rafforzarlo. Invece bisogna praticare la sumud, la resilienza, l’etica dell’empatia, sentire l’altro e il suo dolore come se fosse il nostro. Io vedo la fine di questo incubo se porteremo dalla nostra parte anche chi non sta qui, agendo con gentilezza e amorevolezza” ha concluso tra gli applausi, portando una luce di speranza opposta alla logica brutale della violenza e dell’oppressione rappresentata da Israele e dai governi occidentali, Italia in testa.   Mauro Carlo Zanella
I 12 della Madleen banditi da Israele per i prossimi 100 anni – Thiago Ávila in sciopero della fame e dell’acqua
Un componente del comitato direttivo internazionale di Freedom Flotilla Coalition e il coordinatore della “flotta” brasiliana, Thiago Ávila è prigioniero dello stato israeliano, dove è detenuto in carcere con altri 7 dei 12 attivisti a bordo dell’imbarcazione diretta a Gaza che il 9 giugno scorso, mentre navigava in acque internazionali del Mediterraneo, è stata assaltata e sequestrata dalla marina militare israeliana. Accusando l’equipaggio e i passeggeri della Madleen di essere entrati illegalmente nella propria giurisdizione, l’autorità portuale di Ashod li ha arrestati ieri, 10 giugno, e subito trasferiti nel carcere di Ramleh, dove i 4 di loro che hanno acconsentito a venire espulsi sono stati rilasciati. Stamattina Freedom Flotilla Coalition ha diffuso la notizia che uno degli attivisti attualmente imprigionati ha cominciato a praticare lo sciopero della fame e dell’acqua. Inoltre, FFC ha reso noto che a tutti i 12 della Madleen, anche gli 8 detenuti in carcere, è stata ingiunta la stessa punizione: per i prossimi cent’anni sono tutti banditi dallo stato di Israele, di conseguenza anche diffidati dall’entrare nei territori palestinesi occupati dai coloni e dall’esercito israeliani. Precisando che secondo le norme israeliane in materia chi è accusato di aver fatto ingresso nello stato israeliano illegalmente può essere trattenuto per 72 ore dall’arresto e, se entro questo termine non accetta le condizioni per il rilascio, può venire forzatamente espulso, in attesa della sentenza del tribunale sulla procedura che verrà applicata nei confronti degli 8 prigionieri FFC ha dichiarato: «Palesemente il sequestro, la detenzione e l’espulsione delle persone che navigavano sulla Madleen sono violazioni del diritto internazionale, e persino delle leggi israeliane. Tutti dovevano essere rilasciati immediatamente e incondizionatamente». «I prigionieri ci hanno riferito che nel carcere di Ramleh le condizioni igienico-sanitarie sono pessime, i letti sono infestati da insetti e ai detenuti non è garantita la disponibilità di acqua potabile». «Dalle 16 ora locale del 10 giugno il prigioniero Thiago Ávila protesta astenendosi dal mangiare e dal bere». Impegnato a sostegno della causa palestinese da una 20ina d’anni, Thiago Ávila si è prodigato a soccorrere la popolazione di Gaza dall’ottobre 2023. Un produttore di materiali documentali e didattici su tematiche inerenti all’ecologia e alla convivenza pacifica tra i popoli, in Israele e nei territori palestinesi ha soggiornato spesso e a lungo, svolgendo attività sociali e assistenziali e partecipando a numerose iniziative, in particolare dibattiti che lo hanno coinvolto nel dialogo culturale e inter-religioso e anche nel confronto con i sionisti. Proprio mentre Thiago Ávila cominciava lo sciopero della fame e della sete, la Commissione d’inchiesta internazionale indipendente sui territori palestinesi occupati dell’ONU ha annunciato l’esito della propria indagine che presenterà al Consiglio per i Diritti Umani nella 59esima riunione plenaria, in svolgimento dal 18 al 25 giugno prossimi. Ribadendo che nelle operazioni militari condotte dal suo esercito assediando Gaza sono stati commessi crimini di guerra e crimini contro l’umanità, in base alla valutazione dei molteplici fatti esaminati e di cui riferisce nel proprio report, la Commissione giudica lo stato israeliano responsabile di aver “annientato il sistema educativo” e “distrutto più della metà dei siti religiosi e culturali”. Fonti: * ONU – Israeli attacks on educational, religious and cultural sites in the Occupied Palestinian Territory amount to war crimes and the crime against humanity of extermination, UN Commission says * PRESSENZA – Attivisti della Madleen arrestati in Israele: 4 rilasciati ed espulsi e 8 detenuti Per esprimere solidarietà a Thiago Ávila e alla “flotta” internazionale che lo assiste nella vertenza legale contro lo stato di Israele, tutti possono collegarsi al profilo Facebook dell’attivista brasiliano e firmare l’appello ALL EYES ON DECK: Demand An Independent Investigation into the Attacks on the ‘Conscience’ and an End to Israel’s Blockade of Gaza Freedom con cui la Flotilla Coalition si propone di raccogliere almeno, possibilmente più di 51˙200 firme e, siccome attualmente ne sono state raccolte circa 42 mila, raggiungerà l’obiettivo con altre 8 mila adesioni. Maddalena Brunasti