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Mediterraneo rotta letale: due bambini morti e una persona dispersa
Lunedì abbiamo individuato un’imbarcazione in difficoltà e allertato le autorità. Ieri il natante si è capovolto durante un’operazione di soccorso da parte di un mercantile. Lunedì il nostro aereo Seabird ha individuato un’imbarcazione in difficoltà con oltre 90 persone a bordo che era in mare da tre giorni. Due persone erano in acqua. Abbiamo immediatamente chiesto aiuto. Frontex è arrivata sei ore dopo, ha visto il natante e se n’è andata. Ieri mattina, le persone erano ancora abbandonate al loro destino. Le navi di soccorso europee avrebbero potuto raggiungerle in circa tre ore, ma hanno scelto di non intervenire. Quando la nave mercantile Port Fukuka, che si trovava nelle vicinanze, ha cercato di soccorrerle, l’imbarcazione si è capovolta. Tutte le persone a bordo sono finite in mare. Una volta soccorse, due bambini erano deceduti e una persona risultava dispersa. Oggi i naufraghi sono ancora sul mercantile e le autorità italiane stanno facendo di tutto per impedire loro di raggiungere l’Italia. C’è il pericolo imminente che la cosiddetta Guardia Costiera libica li rapisca e li porti in Libia, verso tortura e morte. È inaccettabile. La nostra nave veloce Aurora avrebbe potuto intervenire in soccorso di queste persone. Si trova a sole quattro ore e mezza di distanza, ma è bloccata dalle autorità italiane nel porto di Lampedusa con motivazioni prive di fondamento. Questo “spettacolo” vergognoso non si è ancora concluso, ma le autorità italiane ed europee non sono intervenute. È un sistema che sta facendo ciò per cui è stato progettato: lasciare che le persone anneghino ai confini dell’Europa. Silenziosamente, sistematicamente. Sea Watch
175.000 vite salvate – Un decennio di ricerca e soccorso civile nel Mediterraneo centrale
In occasione del decimo anniversario delle operazioni civili di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, quattro importanti ONG tedesche – SOS Humanity, United4Rescue, Sea-Watch e Sea-Eye – hanno fatto il punto su un decennio di operazioni di salvataggio e hanno chiesto la fine dell’ostruzionismo politico alle missioni di soccorso. Dal 2015 navi di soccorso non governative forniscono assistenza umanitaria di emergenza nel Mediterraneo centrale. Ad aprile 2025, la “flotta civile”, composta da 15 navi di soccorso, 7 velieri e 4 aerei da ricognizione, ha partecipato al soccorso di 175.595 persone, nonostante i crescenti ostacoli politici e burocratici. I governi europei e l’UE danno priorità alla deterrenza e al controllo delle frontiere rispetto alla protezione e al rispetto del diritto internazionale. Ad esempio, il “decreto Piantedosi”, introdotto in Italia nel gennaio 2023, ha portato alla detenzione amministrativa di navi di soccorso in 28 occasioni, con conseguente blocco delle operazioni per 680 giorni. “Da dieci anni, noi come società civile ci rifiutiamo di accettare che i rifugiati che attraversano il Mediterraneo centrale vengano lasciati morire per sigillare i confini dell’Europa”, ha dichiarato Mirka Schäfer, portavoce politica di SOS Humanity. “L’UE e i suoi Stati membri non hanno adempiuto al loro dovere di garantire un programma di ricerca e soccorso coordinato a livello statale su questa rotta migratoria letale. Dal 2015 come organizzazioni non governative cerchiamo di colmare il vuoto nei soccorsi. Tuttavia, le condizioni del nostro lavoro stanno diventando sempre più difficili e l’ostruzione nei confronti della nostra flotta di soccorso da parte delle misure governative si sta intensificando”. Delle 21 ONG attualmente impegnate in attività di salvataggio nel Mediterraneo centrale, 10 provengono dalla Germania. Qui il sostegno pubblico alle operazioni di ricerca e soccorso non governative rimane forte. Decine di migliaia di persone continuano a donare, a fare volontariato e a dimostrare la loro solidarietà. United4Rescue, un’alleanza tedesca di quasi 1.000 organizzazioni, è un esempio dell’ampio sostegno della società civile. Altrettanto vitali sono le iniziative di base come Refugees in Libya, che difende i diritti dei rifugiati e denuncia gli abusi, e Alarm Phone, che da oltre un decennio fornisce una linea telefonica di emergenza per le persone in pericolo in mare. Questi gruppi riflettono una semplice verità: la società civile interviene quando gli Stati falliscono, anche se non può sostituirsi a soluzioni strutturali e politiche. Proposta di un piano di soccorso e richieste ai governi In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato il prossimo 20 giugno, le organizzazioni hanno presentato Mare Solidale, una proposta concreta per un programma europeo di salvataggio, come tabella di marcia per un approccio basato sui diritti umani. Il piano delinea i principi giuridici, i meccanismi per un coordinamento delle operazioni di ricerca e soccorso guidate dall’UE e un quadro finanziario realistico. Il loro messaggio è inequivocabile: l’UE potrebbe porre fine alle continue morti in mare se esistesse la volontà politica. SOS Humanity, United4Rescue, Sea-Watch e Sea-Eye chiedono al governo tedesco, all’UE e ai suoi Stati membri di riconoscere fermamente la ricerca e il soccorso alle frontiere mediterranee dell’Europa come un obbligo sia giuridico che umanitario. Chiedono un programma di soccorso europeo interamente finanziato e guidato dallo Stato e la fine della cooperazione con regimi autoritari come la Tunisia e la Libia in materia di controllo delle frontiere. Data la violenza sistematica, l’assenza di protezione in materia di asilo e la repressione politica in atto, la Tunisia non deve essere classificata come Paese di origine sicuro o Paese terzo sicuro. A questo link troverete:  * Fatti e cifre di 10 anni di ricerca e soccorso – Le quattro organizzazioni hanno raccolto i fatti più importanti di dieci anni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale * Il progetto completo di Mare Solidale, la proposta delle ONG per un programma europeo di ricerca e soccorso guidato dagli Stati. * Il rapporto “Borders of (In)humanity”, un’analisi delle conseguenze della politica di esternalizzazione dell’UE basata su 64 testimonianze di sopravvissuti, pubblicato da SOS Humanity in occasione del suo decimo anniversario.     Redazione Italia
Oggi a Crotone terza udienza Processo di Cutro
Riceviamo a pubblichiamo dalla Rete 26 Febbraio Oggi Lunedì 9 giugno presso il Tribunale di Crotone ci sarà la terza udienza, dopo il 12 e il 26 maggio, del procedimento per la strage avvenuta all’alba del 26 febbraio 2023 a Steccato di Cutro che vede imputati 6 militari, 4 della guardia di finanza e 2 della guardia costiera con l’accusa di naufragio e omicidio colposo plurimo. Circa 130 sono state le richieste di costituzione di parte civile depositate, tra cui molte associazioni ed enti, oltre a superstiti e parenti degli scomparsi. Il 26 febbraio del 2023, a circa una cinquantina di metri dalla riva di Steccato di Cutro, persero la vita tantissime persone provenienti da Palestina, Siria, Turchia, Tunisia, Iran, Somalia ed un gran numero di persone provenienti dall’Afghanistan che viaggiavano sul caicco Summer Love. Finora 94 sono stati i morti accertati, tra cui 35 minori e almeno altri venti dispersi i cui corpi non sono stati ritrovati, anche se è difficile determinare con esattezza il numero dei dispersi. La presenza in mare del caicco che viaggiava, con molta difficoltà carico di persone, era stata già rilevata e dunque nota alle Autorità competenti, ma nessuno intervenne, neanche alle successive richieste di aiuto. I giorni a seguire furono un susseguirsi di parenti che arrivavano da Europa ma anche da Stati Uniti e altri paesi ma anche di informazioni non corrette e segnalazioni e richieste delle associazioni alle Autorità. E lacrime e dolore, corpi che vagavano alla ricerca di risposte e tracce. Nulla potrà mai descrivere quei giorni che si trascinavano, con disperazione, all’interno del Palamilone allestito per accogliere le bare e lungo la spiaggia di Steccato di Cutro dove per centinaia di metri erano esplosi frammenti di vita e di morte. Il 9 marzo 2023, oltre 40 associazioni della società civile italiana ed europea presentarono un esposto collettivo alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone per chiedere verità sul naufragio, per l’accertamento dei fatti, per aver colposamente qualificato una situazione di pericolo in mare come evento di immigrazione illegale senza aver considerato gli obblighi di tutela della vita umana in mare derivanti dal diritto internazionale e implementati nella legislazione nazionale. Da allora, familiari e superstiti e le associazioni che si costituirono nella Rete 26 Febbraio, tutte e tutti testimoni di una tra le più grandi stragi alle frontiere, chiediamo verità e giustizia. Verità e giustizia per i morti, per i dispersi, per i superstiti, per i familiari che non possono neanche venire a visitare i luoghi di sepoltura. Per tutte le stragi, anche sconosciute, per le politiche di frontiera, in mare, in terra, ai confini. A seguito dell’udienza del 26 maggio, 25 associazioni sono state escluse anche come richiesto dai difensori degli imputati nel procedimento. Sono state invece ammesse, le ONG e tutte e tutti i superstiti e i familiari delle persone scomparse. Nonostante l’esclusione dal processo della costituzione di parte anche delle associazioni che operano per i diritti delle e dei cittadini stranieri e per la verità e giustizia per tutti i morti durante la migrazione a causa delle politiche di frontiera, in mare e in terra, continueremo a seguire il processo, a pretendere che sia restituita verità anche attraverso l’accertamento delle responsabilità di coloro che hanno consentito che l’ennesima strage si compisse. Continueremo a chiedere giustizia e ad essere accanto a familiari e superstiti e ai loro avvocati, anche durante il processo. Pur consapevoli che il processo in corso non potrà restituire le tante vite perse e i sogni infranti, abbandonati e lasciati affogare a pochi metri dalla riva, né risarcire il dolore dei superstiti dispersi in terra o la violenza per l’assenza di risposte e la violazione del lutto, riteniamo importante l’ammissione al processo di superstiti e familiari, così come l’ammissione delle ONG. Noi come Rete, cammineremo con loro e accanto a loro, mai un passo avanti o dietro, perché la loro richiesta di verità e di giustizia l’abbiamo fatta nostra a partire dal 26 febbraio 2023. Saremo fuori dai tribunali anche per chi non c’è più o non può esserci, con le nostre voci perché l’oblio non sia una possibilità. E, riprendendo il Documento conclusivo del recente Convegno di Crotone per il secondo anniversario della strage di Cutro, continueremo a portare all’attenzione delle istituzioni, locali e nazionali, le questioni necessarie e urgenti, perché quello che è successo a Cutro e nelle altre stragi, possa non accadere più. La strage di Cutro, non la prima e purtroppo neanche l’ultima, costituisce l’ennesima ferita. Non abbiamo dimenticato, non dimenticheremo, non smetteremo di parlarne. Per chi ce l’ha fatta, per chi non ce l’ha fatta, per i familiari, per noi. Redazione Italia