Filosofi lungo l’Oglio, Enzo Bianchi: “Questo Occidente preso dall’individualismo si dimentica dell’altro ed è sedotto dalla guerra”
A dare inizio alla XX edizione del Festival Filosofi lungo l’Oglio, festival di
filosofia itinerante diretto dalla filosofa levinassiana Francesca Nodari, è
stato Enzo Bianchi, teologo ed esperto di mistica e spiritualità, esegeta di
vaglia della Bibbia e autore di numerosi saggi di teologia e spiritualità. Una
delle figure più autorevoli del monachesimo cristiano, Bianchi è universalmente
noto come il fondatore della Comunità Monastica di Bose, di cui è stato priore
fino al gennaio 2017. Nel 1983 ha fondato la casa editrice Oigajon ed ha
insegnato Teologia biblica alla Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute
San Raffaele. Dopo l’allontanamento dalla Comunità di Bose nel 2017, ha iniziato
la ricerca di una struttura e nel 2021 ha lasciato Bose per trasferirsi a
Torino, dando vita alla Casa della Madia, inaugurata il 9 settembre 2023: una
nuova fraternità monastica di cui oggi è membro.
Il 5 giugno 2025, Bianchi ha offerto al pubblico la prima riflessione sul tema
«Esistere» – scelto per l’edizione del festival di quest’anno – con una lectio
magistralis dal titolo «Vivere con gli altri, vivere per gli altri», tenutasi
alle 21 alla Pieve di Sant’Andrea a Iseo (BS).
Bianchi ha iniziato parlando dell’urgenza di proseguire cammini di umanizzazioni
in un mondo dove vige la mancanza di fiducia nell’altro, in cui ci si tiene
lontani dall’altro, in cui a volte siamo persino incapaci di abbracciarci, di
stare vicini con il corpo.
Ecco che si inserisce perfettamente il tema dell’ “Esistere” che non significa
soltanto “essere, vivere”, ma anche “vivere tra le cose”, “vivere nella realtà”,
“vivere tra gli altri”.
Come ricordava Bianchi: “Lucrezio diceva che gli Dei non esistono perché non
appartengono a questo mondo, non sono presenti tra di noi. Anche i fantasmi non
esistono, mentre noi esistiamo.
Arriviamo sulla Terra e diventiamo umani grazie ai rapporti con gli altri e
siamo chiamati a fare comunità di destino. Tutti destinati alla morte.”
A tal proposito Bianchi cita il mistico del XII secolo Alano da Lilla, monaco
cistercense: “Qual è il tragitto che sta davanti ad ogni uomo per compiere il
proprio tragitto sulla Terra? Deve cercare di essere come gli altri, con gli
altri, per gli altri”.
“Come”, “con” e “per” sono le fondamenta dei cammini di umanizzazione.
* Dobbiamo collocarci come gli altri. Non è solo il principio di eguaglianza
della triade della Rivoluzione Francese e dell’illuminismo (“libertà,
eguaglianza e fraternità”), ma è affermazione della dignità di tutti. Non
esiste persona più degna di altra perchè la dignità è assiomatica: la si ha
per definizione, non la si perde. ;L’eguaglianza non è appiattimento, ma è
mantenimento delle differenze con la consapevolezza che la dignità non ha
sconti. “L’altro è veramente uguale a me in dignità con stessi diritti e
doveri” – afferma Bianchi, sottolineando che nonostante ciò l’eguaglianza è
ormai contraddetta e in Italia si soffre di disuguaglianza economica e
sanitaria.
* Dobbiamo collocarci con gli altri. Dobbiamo avere invece il coraggio di fare
un passo verso l’altro perchè “l’uomo deve essere con gli altri”. Oggi gli
antropologi sono concordi nel sostenere che l’uomo è diventato uomo quando è
uscito dall’isolamento e si è ritrovato, insieme ad altri uomini, intorno ad
una pietra per condividere il cibo. La condivisione ha permesso all’uomo di
relazionarsi, che iniziare a parlare, di esprimersi in linguaggio e di
crescere con gli altri: in sostanza di diventare umano.
* Dobbiamo collocarci per gli altri. Secondo Bianchi dobbiamo uscire da questo
individualismo pervasivo fatto di mancanza di fiducia, di polarizzazioni, di
diffidenza, di digitalizzazione senza limiti per riscoprire le relazioni di
prossimità, concepirci una stessa comunità di destino, mettere al centro il
corpo nelle relazioni umane reali e riscoprire il valore della fraternità.
Riscoprire l’alterità significa – secondo Bianchi – farlo senza ipocrisie e a
tal proposito cita suo padre che gli disse: “Se offrirai un piatto di
minestra ad un povero sulla porta, farò di tutto per maledirti con tutto me
stesso” – intendendo che l’aiuto ad un povero deve essere accompagnato
dall’ospitalità.
Secondo il grande biblista, sono proprio il collocarsi come, con e per gli altri
a rappresentare il cuore della fede cristiana, incarnato nella figura di Gesù
Cristo che ha voluto essere come noi, totalmente uomo, umanissimo fino a
crescere con noi, in mezzo noi (nel Vangelo si legge: “stava coi suoi”).
Gesù non ha voluto salvarci come un Dio Onnipotente, ma ha vissuto da “fedele in
Dio” – sottolinea Bianchi – “come noi e con noi”. Poi ha vissuto per noi,
portando vita dove non c’era, curando malati, dando da bere agli assetati, dando
da mangiare a chi non ne aveva, donando la vista a chi era cieco.
I teologi parlano di “pro-esistenza” di Gesù, ovvero “esistenza a favore degli
altri” perchè si è “abbassato” per essere come noi, con noi e per noi fino a
lavarci i piedi. Tutto questo per ribadire un grande messaggio, indicibile agli
occhi dei grande sapienti dell’epoca: “Amore di Dio non va mai meritato, perchè
si è sempre degni dell’amore di Dio”, ribadendo l’importanza dell’eguaglianza.
Bianchi ha inoltre dichiarato: “L’idea del meritare è pura perversione. La mia
generazione è cresciuta nella cultura del merito fin da piccoli, dicendoci che
dovevamo meritare l’amore dei genitori e che dovevamo meritare l’amore di Dio.
Assurdo. Se dobbiamo “meritare” l’amore, meglio non averne per nessuno”.
“Prima umani, poi cristiani” – ha dichiarato recentemente Papa Leone XIV e
Bianchi ha ribadito: “Inutile dirsi cristiani se non si è umani. Non saranno
solo i cristiani ad accedere ad un mondo migliore, ma tutti gli uomini di buona
volontà”.
Ha concluso Bianchi dicendo che oggi più che mai sono necessari i cammini di
umanizzazione in un momento di forte crisi per tutto l’Occidente (Europa e
America) che si dimostra essere “un mondo in decadenza”. Sono passati solo 25
anni da quando iniziano a parlare di crisi finanziaria del 2000, di crisi
economica del 2010, per poi annunciare l’arrivo della crisi culturale ed, in
seguito, della crisi morale-etica dell’Occidente. Oggi abbiamo due guerre alle
porte e non sappiamo come finirà.
Secondo Bianchi è tornata la “seduzione della guerra” e ci sono Paesi come
Francia, Gran Bretagna e Germania che vogliono la guerra. La “seduzione della
guerra” alle porte dell’Europa è sintomo di una crisi di ideali, mentre le voci
per la pace (sforzi di Papa Francesco) sono risultati e risultano impotenti.
Solo i cammini di umanizzazione possono aiutarci ad uscire da questa condizione
difficile, dove c’è più angoscia che speranza per l’umanità.
Riferimenti:
– Filosofo Byung Chul Hang, “Contro la società dell’angoscia”.
– Armando Matteo, “la Chiesa che manca”
Redazione Sebino Franciacorta