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Insediamento del nuovo Prefetto Petronzi: l’auspicio di un miglioramento nella gestione del sistema di accoglienza, segnata da anni di gravi inefficienze e da una carenza di dialogo
Nel salutare l’arrivo del nuovo Prefetto Giuseppe Petronzi, ICS auspica vivamente che il suo insediamento segni un passo avanti nella gestione del sistema pubblico di accoglienza dei richiedenti asilo di competenza della Prefettura di Trieste, con particolare riferimento alle misure di prima accoglienza. È purtroppo necessario ricordare che, da diversi anni, la gestione istituzionale di tale sistema presenta gravi criticità; le disfunzioni sono state così marcate – negli anni tra il 2022 e il 2024 – da portare Trieste all’attenzione costante dei media nazionali ed europei come uno dei casi più problematici in Europa. La situazione attuale sul territorio, sebbene leggermente migliorata nell’ultimo anno, resta ancora fortemente critica, come evidenziato durante la conferenza stampa dello scorso 20 giugno 2025, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato. In particolare, auspichiamo che – nell’interesse della collettività – si possa finalmente ritornare a un dialogo più efficace tra la Prefettura e le associazioni e gli enti di tutela che, come ICS, operano da decenni con competenza e spirito d’innovazione. È anche grazie a questo lavoro che sono stati sviluppati modelli di intervento di eccellenza, come quello dell’accoglienza diffusa, riconosciuti anche a livello internazionale come esempio di buona gestione. Redazione Friuli Venezia Giulia
Al via la campagna di crowdfunding di ICS: “La casa è il punto di partenza”
Un progetto per garantire un tetto e un futuro a chi, pur lavorando, non riesce a trovare casa Si chiama “La casa è il punto di partenza” la nuova campagna di crowdfunding lanciata oggi da ICS – Consorzio Italiano di Solidarietà, associazione impegnata da oltre trent’anni nell’accoglienza di persone richiedenti asilo e rifugiate. Il progetto, online sulla piattaforma Produzioni dal Basso, punta a raccogliere i fondi necessari per allestire e gestire un appartamento a Trieste con 8 posti letto, finalizzato esclusivamente ad accogliere altrettanti rifugiati/e il tempo necessario a individuare un alloggio più stabile e regolare. «Sempre più spesso ci troviamo davanti a un paradosso: persone con un contratto, con un reddito stabile, escluse dal mercato immobiliare solo a causa del paese di provenienza», spiega lo staff di ICS. «La casa è il punto di partenza perché senza un luogo dove vivere è impossibile immaginare un futuro, anche se hai già fatto tutto quello che ti è stato chiesto: hai imparato la lingua, trovato un impiego, costruito relazioni». La raccolta fondi contribuirà a coprire i costi di gestione dello spazio e a rafforzare le attività di mediazione abitativa portate avanti da ICS sul territorio. Chi partecipa alla campagna può scegliere tra diversi premi solidali, occasioni di incontro tra cittadinanza e la comunità di accolte e accolti. Link alla campagna: https://www.produzionidalbasso.com/project/la-casa-e-il-punto-di-partenza/ Video su Youtube: https://youtu.be/dI9vLLUp3_M Redazione Friuli Venezia Giulia
Giornata Mondiale del Rifugiato: a Trieste un sistema disfunzionale tra invisibilità, vulnerabilità e attese infinite
In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, diverse organizzazioni attive sul territorio triestino – ICS, Diaconia Valdese, IRC, Linea d’Ombra e No Name Kitchen – hanno condiviso dati e testimonianze allarmanti sullo stato dell’accoglienza e della protezione dei richiedenti asilo nella città di Trieste. Il quadro tracciato è quello di un sistema in profonda crisi, segnato da gravi disfunzioni organizzative, da una preoccupante invisibilità delle persone migranti e da attese inaccettabili per l’accesso alla procedura di asilo. Come ha sottolineato il presidente di ICS Gianfranco Schiavone, «il punto sulla situazione è drammatico. Il rapporto dell’UNHCR “Global Trends”, appena pubblicato, mostra un ulteriore aumento dei migranti forzati nel mondo, anche a causa della crescita dei conflitti. Temiamo che la situazione possa riverberarsi sul nostro territorio nel futuro prossimo». Nonostante le narrazioni istituzionali che parlano di un calo drastico degli arrivi lungo la rotta balcanica, le realtà sul campo raccontano una storia diversa. Secondo i dati raccolti nel 2024 da Diaconia Valdese e IRC, il numero di persone incontrate a Trieste è diminuito solo del 16,4% rispetto al 2023 – un dato che, più che testimoniare una riduzione reale degli arrivi, evidenzia una crescente invisibilità. Come osserva infatti Marta Pacor, referente a Trieste per l’area servizi inclusione di Diaconia Valdese, «le persone continuano a transitare, ma con modalità sempre più rischiose e meno tracciabili, frutto dell’irrigidimento dei controlli di frontiera e della militarizzazione della rotta balcanica». Sher Khan Khocai ha presentato poi i dati a nome di IRC (si vedano le slide allegate): dal primo gennaio al 31 maggio 2025 sono già quasi 3.000 le persone incontrate sul territorio. Un terzo di queste rientra in categorie di particolare vulnerabilità: minori stranieri non accompagnati, famiglie con bambini e donne sole. Le principali nazionalità di provenienza in termini assoluti sono Afghanistan, Bangladesh e Nepal. Significativo il dato sui nuclei familiari: se nel 2024 solo il 4% esprimeva l’intenzione di restare a Trieste, nel 2025 tale percentuale è salita al 20%. «Crescono dunque i bisogni di accoglienza stabile, in particolare per famiglie, donne e minori», sottolinea Pacor. Nei dati raccolti da Diaconia Valdese e IRC non sono conteggiate le persone incontrate durante l’attività di monitoraggio notturna, compiuta nei pressi della stazione dalla ong No Name Kitchen. «Ci sono persone che arrivano di notte e ripartono la mattina presto, e quindi non sono incluse nei numeri presentati», osserva la volontaria e attivista di NNK Anna Palchetti, che aggiunge: «diamo quotidianamente supporto emotivo alle persone che incontriamo, le quali pagano sulla loro pelle l’abbandono istituzionale». Nonostante una maggiore continuità e regolarità nei trasferimenti prefettizi (da gennaio ad aprile bisettimanali, a maggio settimanali), la situazione resta infatti critica. «Il centro di prima accoglienza dell’ex Ostello Scout di Campo Sacro resta sotto-utilizzato, a causa della mancanza di adeguamenti infrastrutturali promessi da oltre un anno», denuncia l’operatrice legale di ICS Maddalena Avon. Rispetto alle destinazioni dei trasferimenti c’è inoltre un problema informativo: «le persone a volte vengono messe su un pullman senza che venga detto loro dove verranno trasferite». Per quanto riguarda il luogo di destinazione dei trasferimenti, per quasi il 70% dei casi si tratta di centri in Sardegna: «spesso parliamo di strutture inadeguate, isolate e prive di servizi basilari, con gravi rischi per le persone con fragilità psico-fisiche», osserva Avon. Uno dei dati più gravi resi noti nella conferenza stampa riguarda i tempi di accesso alla procedura d’asilo. Nel solo mese di maggio 2025, la media di attesa per manifestare la volontà di richiedere protezione internazionale ha superato i 20 giorni, con punte oltre i 30. Un periodo in cui le persone rimangono completamente escluse da ogni servizio, costrette a vivere in strada. «Se non le notiamo come in passato è perché le persone in attesa di formalizzare la propria domanda di asilo sono distribuite in Porto Vecchio, e non più concentrate nell’ex Silos – osserva Schiavone –, ma la situazione resta grave». La norma prevede un massimo di 10 giorni in casi eccezionali; a Trieste, in assenza di “arrivi consistenti”, i giorni dovrebbero essere 3, ma questi tempi sono largamente disattesi. Cambiano inoltre le modalità con cui le persone in movimento attraversano i confini: «siamo al cospetto del così detto “Taxi game”», spiega la ricercatrice per MigrEurope Arianna Locatelli. «Gran parte degli stati interni vengono attraversati a bordo di autovetture private, mentre i confini sono varcati a piedi – osserva Locatelli –. Le persone in movimento sono così maggiormente esposte alle reti di quelli che vengono chiamati “trafficanti”, mentre le persone lungo la rotta balcanica diventano ancor più invisibili». Si tratta di una «naturale risposta alla militarizzazione dei confini europei e al processo di esternalizzazione delle frontiere», conclude la ricercatrice. «È intollerabile che una città come Trieste continui a voltarsi dall’altra parte», ha dichiarato Lorena Fornasir di Linea d’Ombra. «Da gennaio a oggi abbiamo dato assistenza ad almeno 2200 persone, di cui almeno 250 minori non accompagnati. Ma dietro ai numeri ci sono persone, ferite, traumi, vite abbandonate». La solidarietà collettiva nei confronti dell’associazione è grande: «ogni mese spendiamo fino a 60mila euro per curare le persone e offrire loro pasti e vestiti. Si tratta di cifre grandi che parlano di una comunità solidale enorme, che proviene da tutta Italia». Il tutto per sopperire alle mancanze delle istituzioni, che fanno finta di non vedere le persone abbandonate (anche minorenni) in strada. «Il vero trauma – conclude Fornasir – ce lo portiamo noi addosso, poiché non vogliamo vedere tutto questo». Redazione Friuli Venezia Giulia
ResQsu2ruote arriva a Trieste per narrare le storie dei migranti
ResQ, in collaborazione con ICS, comunica che sabato 7 giugno il tour dei Volontari dell’Associazione concluderanno i loro 537 chilometri di percorso nel capoluogo regionale. Partita sabato 31 maggio da Ancona, l’iniziativa “PEDALA CON RESQ – 537 KM PER NARRARE LE ROTTE DEI MIGRANTI” giunge alla meta: Trieste, luogo simbolo delle rotte migratorie e delle politiche che negano diritti e dignità alle persone migranti. L’arrivo è previsto verso le 16,30. Il gruppo dei volontari ciclisti, una volta arrivato, farà visita al Centro diurno di via Udine 19 e si sposterà in seguito in Piazza della Libertà (di fronte alla stazione ferroviaria) per un momento di incontro e condivisione alle ore 18,30. ResQ sarà presente all’incontro insieme a ICS. *** RESQ è una ONG che fa parte della “flotta civile” e assieme ad altre associazioni opera sia nel Mediterraneo centrale per operazioni di salvataggio di migranti in condizione di pericolo, sia a Trieste, con attività di accoglienza, in collaborazione con ICS e le altre organizzazioni triestine. Nel momento in cui molti di noi si preparano, durante le vacanze estive, a lunghi spostamenti per divertimento, per cultura, per sport non possiamo dimenticare che per molti la mobilità è imposta dalla necessità di fuggire dai pericoli o di ricercare un futuro dignitoso. I volontari di ResQ vogliono con la loro iniziativa collegare «con le nostre biciclette luoghi significativi di queste storie di “viaggiatori involontari”: Ancona “porto sicuro” assegnato talvolta dal Governo alle navi di salvataggio imponendo inutilmente la lunga risalita dell’Adriatico; e Trieste, storico punto di collegamento tra culture diverse e oggi punto di approdo o passaggio per i migranti che percorrono la rotta balcanica». «Lo facciamo in bicicletta», dicono ancora i protagonisti di ResQsu2ruote, «facendoci carico, se pure in piccolissima parte, della stessa fatica che grava su quanti si spostano alla ricerca di protezione, ma anche con la stessa allegria che leggiamo sui volti di quanti ce l’hanno fatta e vedono aprirsi la possibilità di un futuro migliore. A ogni tappa del percorso sono state realizzate iniziative e momenti di incontro con altre associazioni e con la cittadinanza per parlare di migrazioni, di soccorso, di diritti negati. Ma soprattutto del fatto che “ogni vita conta”, lo slogan che ha caratterizzato ogni iniziativa dell’Associazione umanitaria. L’iniziativa serve anche a raccogliere fondi a sostegno di RESQ. Per questo lanciamo l’appello SOSTIENI I NOSTRI CHILOMETRI! ANDANDO SUL SITO WWW.RESQ.IT PUOI ENTRARE NELLA NOSTRA “SQUADRA” E SOSTENERE CON UN EURO AL KM, PER LA DISTANZA CHE VORRAI, LA NOSTRA ATTIVITA’ DI SOCCORSO Redazione Friuli Venezia Giulia