Fuori le armi dai porti, aeroporti e ferrovie
BDS ITALIA LANCIA UNA PETIZIONE PER DISARMARE I PORTI: INTERROMPIAMO IL TRANSITO
DI ARMI DAI PORTI ITALIANI
FIRMA LA PETIZIONE
Diretta a UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) presso
il Maeci, al Ministero della Difesa e al Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti, la petizione chiede “l’immediata cessazione di ogni transito di armi
e componentistica militare nei porti italiani, e in primo luogo di quelle
destinate a Israele e ad altri paesi che opprimono e brutalizzano altri popoli
commettendo crimini contro l’umanità, il crimine di apartheid e di genocidio”.
IL PROBLEMA
Nel 2024 secondo il report ministeriale ai sensi della legge 185/90 l’Italia ha
esportato armi ad Israele per un valore 35 milioni di euro e importato armi e
tecnologia militare per 44 milioni di euro da Israele, finanziando così le sue
industrie di armi e il genocidio in corso nella striscia di Gaza.
L’esportazione di materiale d'armamento, componenti, attrezzature militari e
tecnologie è espressamente vietata qualora si riscontri la violazione dei
diritti umani e del diritto umanitario internazionale da parte del paese
destinatario. Tale divieto è stabilito dalla Legge 185/1990 “Nuove norme sul
controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di
armamento”, così come dall’articolo 11 della Costituzione italiana.
Nel 2024 l’UAMA non ha concesso nuove autorizzazioni per il commercio di armi
verso Israele, ma le operazioni già autorizzate negli anni precedenti
continuano. Le aziende più coinvolte sono quelle note: Leonardo, Lma, Rwm, SLS,
e tutti i fornitori.
L'Italia, quindi, continua a inviare armamenti e fornire supporto logistico -
anche attraverso triangolazioni - ad un governo responsabile del massacro in
atto nella Striscia di Gaza, della violazione del Diritto Internazionale
Umanitario e della Violazione della Quarta Convezione di Ginevra per Crimini
contro l’Umanità e Crimini di Guerra, nonché attualmente sotto accusa per
violazione della Convenzione sul Genocidio. Parte di questo export è "sommerso"
e avviene senza essere tracciato.
IL CASO DI RAVENNA
Nel mese di febbraio 2025 nel porto di Ravenna è stato sequestrato un carico di
14 tonnellate di componenti di armi “illegali” dall’azienda Valforge di Lecco
che non è neppure iscritta al registro nazionale di esportatori e importatori di
armi. Il carico, che doveva transitare verso lo stato di Israele, è stato
bloccato nell’area portuale poiché l’azienda produttrice non disponeva
dell’autorizzazione a esportare materiale bellico. Ma, prima di questo la stessa
azienda aveva già inviato altri due carichi, passando indenne le dogane
dell'aeroporto di Bologna e Milano. Il porto di Ravenna è peraltro uno di quelli
in cui verrà testata una nuova tecnologia di security marittima e sottomarina
all’interno del progetto europeo Undersec, finanziato dai fondi Horizon, per
«l’individuazione di potenziali oggetti pericolosi o illegali in ingresso al
porto». Nell'equipe internazionale che deve implementare questa tecnologia, ci
sono importanti istituzioni israeliane: Rafael Advanced Systems, l’università di
Tel Aviv e il ministero della Difesa di Israele. Il progetto risale all’ottobre
del 2023 e verrà implementato entro il 2026. Questo a testimoniare ancora una
volta il profondo legame tra Israele e Europa, come rivela anche l’inchiesta dei
due giornali internazionali quotidiani belgi L'Echo e De Tijd. L’Europa
continuerà a finanziare istituzioni militari israeliane o bloccherà il
progetto?
IL MEMORANDUM D'INTESA CON ISRAELE
A siglare ancor più il legame Italia-Israele, c’è un Memorandum che dura da 20
anni e implica collaborazione militare e condivisione di strategie anche coperte
da segreto militare. Si rinnova ogni 5 anni automaticamente, se uno dei due
stati non lo “rigetta” (denuncia in gergo tecnico). Venti anni macchiati da
stragi di civili e gravissime violazioni di diritti umani, scadranno l’otto
giugno. Tra pochi giorni. Undici giuristi hanno indirizzato al Governo una
diffida sostenuta da Bds. Il memorandum è la “madre” di tutti gli accordi di
cooperazione militare con Israele tuttora attivi, a partire dalle esercitazioni
congiunte nell’aeroporto di Amendola per testare i caccia F35, fino all’acquisto
di tecnologie israeliane per dotare aerei spia in dotazione all’aeronautica
italiana. I nostri governanti che sono senza vergogna hanno già detto che
sosterranno ancora questo memorandum. Il 21 giugno, in coincidenza con la
manifestazione a Roma contro il riarmo europeo, si terrà una giornata
internazionale contro lo spyware di Israele, che nel settore è leader mondiale.
La tecnologia di sorveglianza è ampiamente venduta in tutto il mondo ed è
utilizzata dall’esercito israeliano per trovare e selezionare obiettivi da
bombardare. Basta che l’IA esamini innumerevoli filmati di sorveglianza per
identificare l’obiettivo da colpire, non importa se in mezzo ad altre persone
che verranno pure uccise. Israele ha dato all’IA il controllo diretto di armi
letali: è la prima volta nella storia che i computer sono autorizzati ad
uccidere esseri umani. La sorveglianza è diventata un’arma letale, essenziale
per il genocidio di Gaza.
APPUNTAMENTI
In preparazione a queste importanti date, l'11 giugno Bds organizza un convegno
a Ravenna sulla logistica del traffico di armi (porti, aeroporti, ferrovie) con
Carlo Tombola di Weapon Watch, il gruppo autonomo portuali di Livorno. Altre
iniziative seguiranno a Roma.
Sono sempre più le aziende che si convertono dal civile al militare dietro la
spinta delle autorità governative e dell’UE, ma anche della crisi che sta
investendo l’economia. Eppure l’industria militare richiede meno lavoratori che
negli altri settori.