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CONFERENZA STAMPA ALLA CAMERA DEI DEPUTATI PRESENTAZIONE DOSSIER LEONARDO S.P.A.
9 DICEMBRE 2025 – CONFERENZA STAMPA ALLA CAMERA DEI DEPUTATI PER LA PRESENTAZIONE DEL DOSSIER SU LEONARDO S.P.A.: PIOVONO EURO SULL’INDUSTRIA “NECESSARIA” DI CROSETTO E LEONARDO S.P.A.   Martedì 9 dicembre, su invito della deputata Stefania Ascari (M5S, Presidente dell'Intergruppo per la Pace tra la Palestina e Israele), BDS ITALIA presenterà un dossier sulle complicità di Leonardo S.p.A. nei crimini di guerra commessi in Palestina. Interverranno: Stefania Ascari (Deputata M5S), Arnaldo Lomuti (Commissione Difesa), Anthony Aguilar (ex contractor Gaza Humanitaria Foundation), Stefania Maurizi (giornalista d’inchiesta), Michela Arricale (avvocata), Rossana De Simone (attivista Peacelink), Raffaele Spiga (attivista BDS Italia). Diretta streaming sulla Web TV della Camera dei Deputati. Negli ultimi decenni l’Italia è diventata uno dei partner europei più fedeli a Israele. Con Leonardo in prima fila, la nostra industria è parte integrante del circuito che alimenta i crimini contro l’umanità e legittima il colonialismo. Il dossier denuncia tali complicità, evidenziando come le scelte politiche e industriali italiane non siano neutrali ma contribuiscano concretamente a rafforzare il regime israeliano di apartheid e occupazione. Leonardo S.p.A. intrattiene da oltre un decennio una cooperazione strutturale con il settore militare israeliano. Nel 2012 Israele ha acquistato 30 aerei M-346, oggi impiegabili con oltre dieci tipologie di armamenti, mentre l’Italia ha acquisito 1 satellite Optsat-3000 e 2 velivoli radar G550 CAEW nell’ambito dello stesso accordo. La presenza industriale diretta di Leonardo in Israele comprende tre sedi della controllata DRS RADA Technologies e una partecipazione del 12% nella società Radsee Technology. Il dossier rileva inoltre che Israele può rivendere a terzi i M-346 ricevuti, come avvenuto con la Grecia tramite Elbit Systems. Leonardo ricopre un ruolo significativo anche nel programma internazionale F-35, di cui l’Italia ospita la linea di assemblaggio e produzioni critiche. Tali elementi delineano un quadro di integrazione industriale e tecnologica che contribuisce alla disponibilità operativa dei sistemi in uso nelle forze armate israeliane. Il movimento globale BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni), che rappresenta la più grande coalizione della società civile palestinese richiama l’Italia ai propri obblighi derivanti dalle sentenze della Corte internazionale di giustizia, tra cui l’imposizione di un embargo militare totale a Israele compreso il commercio bilaterale, il trasferimento e il transito di materiale militare e a duplice uso, i partenariati, la formazione congiunta, la ricerca accademica e altre forme di cooperazione militare. Questo tipo di sanzioni è tra gli obiettivi a cui il movimento BDS si pone di arrivare attraverso campagne d’informazione, pressione pubblica  e denuncia delle complicità.  DOSSIER DA SCARICARE: Piovono euro sull'industria “necessaria” di Crosetto e Leonardo SpA Le relazioni con Israele.   DETTAGLI Conferenza Stampa di presentazione dossier Piovono euro sull’industria ‘necessaria’ di Crosetto e Leonardo S.p.A. Martedì 9 dicembre 2025 – ore 13:00 Sala stampa Camera dei Deputati  Via della Missione 4, Roma Interverranno: * Stefania Ascari - Parlamentare della Camera dei deputati e Presidente Intergruppo per la Pace tra la Palestina e Israele (M5S) * Arnaldo Lomuti – Parlamentare della Camera dei deputati e Segretario Commissione Difesa (M5S) * Anthony Aguilar – ex-contractor (UG Solutions) che ha rivelato ruolo della Gaza Humanitarian Foundation (in collegamento alle 13:30) * Stefania Maurizi – Giornalista d'inchiesta, collabora con "Il Fatto Quotidiano", dopo aver lavorato per Repubblica e l'Espresso. Ha lavorato a tutti i documenti segreti di WikiLeaks * Michela Arricale - Avvocata, attivista e giurista impegnata nei settori del diritto e delle relazioni internazionali, dei diritti umani e della giustizia globale. * Rossana De Simone – Autrice del dossier, attivista antimilitarista. Ha promosso la nascita nel 1991 dell'agenzia per la riconversione dell'industria bellica in Lombardia. Fa parte della redazione di "PeaceLink" * Raffaele Spiga – Attivista per i diritti umani in BDS Italia (Boicottaggio, Disinvestimenti, Sanzioni). Campagna Embargo Militare contro Israele Diretta streaming sulla Web TV della Camera dei Deputati alle ore 13. La registrazione della conferenza stampa sarà disponibile sul sito nei quindici giorni successivi. Saranno distribuite copie stampate del dossier ai presenti. Si invitano giornalisti e giornaliste che volessero partecipare in presenza ad inoltrare  richiesta con proprio nome e cognome a bdscomunicazione@gmail.com
Lasciamo a terra i caccia F-35 usati nel genocidio compiuto da Israele
COSA SONO E COSA FANNO I CACCIA F35 I caccia F-35 sono fondamentali per Israele per portare avanti il genocidio contro i 2,3 milioni di palestinesi a Gaza. I numerosi paesi coinvolti nella costruzione e nell'acquisto dei caccia F-35 prodotti dagli Stati Uniti sono complici del genocidio, dell'apartheid e dell'occupazione illegale da parte di Israele. Il Comitato Nazionale Palestinese BDS (BNC), la più grande coalizione della società civile palestinese che guida il movimento globale BDS, invita i movimenti di base e le persone di coscienza di tutto il mondo a intensificare la pressione, comprese azioni pacifiche di disturbo, contro gli Stati, le aziende e le istituzioni complici del programma F-35, partecipando alla SETTIMANA DI AZIONE CONTRO GLI F-35 DAL 13 AL 18 OTTOBRE. Nel giugno 2024, un rapporto delle Nazioni Unite ha identificato l’uso di F-35, prodotti da Lockheed Martin come casi “emblematici” di attacchi indiscriminati e sproporzionati su Gaza che “hanno causato un elevato numero di vittime civili e la distruzione diffusa di beni civili”. Il 2 settembre 2024, l'ONG danese Danwatch ha rivelato che le forze israeliane hanno utilizzato un F-35 nel mese di luglio per sganciare tre bombe da 900 chilogrammi in un attacco contro una cosiddetta “zona sicura” ad Al-Mawasi, Khan Younis, uccidendo 90 palestinesi. Gli F-35 sono stati utilizzati da Israele anche per commettere gravi violazioni dei diritti umani in massa in Cisgiordania per diversi anni e, più recentemente, per attaccare altri Stati come il Qatar e lo Yemen. Gli Stati partner del programma F-35 non hanno rispettato il diritto internazionale fornendo e acquistando da Israele e dalla sua industria militare. Interrompiamo la catena globale di complicità che rende possibili questi crimini israeliani. IL RUOLO DELL’ITALIA Leonardo S.p.A., principale azienda italiana nel settore della difesa e dell’aerospazio di proprietà statale al 30,2%, svolge un ruolo chiave nel programma dei caccia F-35. Presso la base militare di Cameri (Novara) si trova la FACO (Final Assembly and Check Out), l’unico stabilimento di assemblaggio e collaudo degli F-35 presente in Europa, realizzato in collaborazione con la statunitense Lockheed Martin. Qui vengono prodotti e assemblati gli F-35 destinati all’Aeronautica e alla Marina Militare italiane, oltre a quelli commissionati dai Paesi Bassi. La FACO di Cameri ospita anche il centro europeo di manutenzione, riparazione e aggiornamento (MRO&U) dei velivoli, consolidando il ruolo dell’Italia come secondo partner internazionale del programma dopo il Regno Unito. Leonardo è inoltre responsabile della produzione delle ali dell’F-35, con un impegno stimato di circa 800 esemplari tra il 2014 e il 2028. L’azienda cura anche la formazione dei piloti militari attraverso l’International Flight Training School di Galatina (Lecce), centro di addestramento avanzato riconosciuto a livello mondiale. Queste attività legano Leonardo e il governo italiano alla filiera internazionale degli armamenti impiegati utilizzati da Israele nei bombardamenti su Gaza e in altre operazioni militari contro la popolazione palestinese, e rappresentano un esempio concreto delle complicità (in)dirette dell’industria bellica italiana nel genocidio e nei crimini di guerra commessi con queste tecnologie. La produzione e il supporto logistico forniti da Leonardo contribuiscono inoltre al mantenimento di un sistema militare globale che alimenta violenze e violazioni del diritto internazionale. LE COMPLICITÀ GLOBALI Tredici stati producono componenti specifici per questi jet F-35: Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Canada, Norvegia, Paesi Bassi, Italia, Giappone, Danimarca, Belgio, Lussemburgo, Germania e Israele. Le principali aziende partner nella produzione sono: BAE Systems, Raytheon, Northrop Grumman, Collins Aerospace e molti altri fornitori minori. I componenti che producono vengono poi inviati agli stabilimenti Lockheed Martin e Pratt & Whitney negli Stati Uniti e nel Regno Unito, dove vengono assemblati e da lì gli F-35I, realizzati appositamente per Israele, vengono inviati allo stato genocida. Finora nessun fornitore ha ottemperato all'obbligo previsto dal diritto internazionale di garantire che i propri componenti non vengano utilizzati nel genocidio in corso. Questi componenti fanno parte dei jet F-35I che consentono a Israele di uccidere quotidianamente donne, uomini e bambini palestinesi e di distruggere le loro case, gli ospedali, le scuole e altre infrastrutture vitali. La conformità dell'utente finale è un obbligo per tutti i produttori di parti dell'F-35, come per tutti gli altri materiali militari utilizzati per commettere gravi violazioni dei diritti umani, in particolare crimini di atrocità. Inoltre, almeno 19 stati utilizzano attualmente i caccia F-35 e diversi stati hanno recentemente firmato accordi per acquistarli. Tra questi figurano Stati Uniti, Belgio, Repubblica Ceca, Finlandia, Grecia, Germania, Corea del Sud, Singapore, Polonia, Romania e Svizzera. Questi stati non possono garantire che i caccia che acquistano non contengano componenti fabbricati in Israele e quindi testati su civili palestinesi e altri civili arabi. Ogni stato che acquista un F-35 e ogni stato o azienda che produce parti e assembla un F-35 è fondamentale per mantenere la produzione di questi caccia. Ai sensi della Convenzione sul genocidio e del Trattato sul commercio delle armi (ATT), gli stati hanno l’obbligo di impedire il trasferimento diretto e indiretto di attrezzature e tecnologie militari, comprese parti, componenti e articoli a duplice uso, laddove sussista un rischio prevalente che tali attrezzature e tecnologie possano essere utilizzate per commettere o facilitare una grave violazione del diritto internazionale. L'anno scorso, adottando la sentenza della Corte internazionale di giustizia sull'illegalità dell'occupazione israeliana di Gaza e della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, gli stati hanno votato a stragrande maggioranza a favore della risoluzione A/ES-10/L.31 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite che chiede agli stati di “adottino misure volte a cessare [...] la fornitura o il trasferimento di armi, munizioni e attrezzature correlate a Israele, la potenza occupante, in tutti i casi in cui vi siano motivi ragionevoli per sospettare che possano essere utilizzate nel territorio palestinese occupato”. Dobbiamo fare in modo che gli stati, le aziende produttrici di armi e l'intera catena di fornitura dell'F-35 siano chiamati a rispondere del loro ruolo nel genocidio perpetrato da Israele a Gaza. È una questione di vita o di morte, per cui vi chiediamo con urgenza di ostacolare questa complicità e di adoperarvi affinché vengano interrotti e non continuino come se nulla fosse i rapporti commerciali con uno stato canaglia che pratica l'apartheid e il genocidio in diretta streaming. CHIEDIAMO CHE VENGA ESERCITATA PRESSIONE SUGLI STATI AFFINCHÉ PONGANO FINE ALLA LORO COMPLICITÀ NEL RUOLO DI ISRAELE NEL PROGRAMMA F-35. Ciò significa: * Le aziende e gli stati che forniscono componenti per gli F-35 smettano di vendere queste parti alle aziende che assemblano o manutengono i jet fino a quando non potranno garantire che nessun componente finisca nei jet F-35 di Israele e che Israele sia completamente escluso dal progetto F-35. * Le aziende e gli stati che assemblano gli F-35 smettano di vendere questi jet a Israele. * Gli stati smettano di acquistare gli F-35 se non possono garantire che non includano componenti di fabbricazione israeliana. CHIEDIAMO AI MOVIMENTI DI BASE, AI SINDACATI E ALLE ALTRE ORGANIZZAZIONI DELLA SOCIETÀ CIVILE DI INTENSIFICARE LA PRESSIONE PACIFICA, ANCHE ATTRAVERSO AZIONI DI DISTURBO PACIFICHE E PROTESTE DI MASSA, RIVOLTE A MINISTERI, PARLAMENTI E AZIENDE MANIFATTURIERE COMPLICI. A TAL FINE, CHIEDIAMO DI ORGANIZZARE SCIOPERI E INTERRUZIONI DEL LAVORO, OVE POSSIBILE E RAGIONEVOLE, E DI LANCIARE E SOSTENERE CAMPAGNE INTERSEZIONALI, SPINGENDO LE UNIVERSITÀ, I SINDACATI, GLI OSPEDALI E I CONSIGLI COMUNALI A DISINVESTIRE DALLE AZIENDE CHE TRAGGONO PROFITTO DALLA GUERRA. Il movimento BDS, con i suoi decine di milioni di sostenitori in oltre 120 paesi in tutto il mondo, non si fermerà finché non porremo fine al genocidio perpetrato da Israele e finché i palestinesi ovunque non potranno esercitare il diritto all'autodeterminazione e godere di libertà, giustizia e uguaglianza. Per ulteriori informazioni o per partecipare, contattare bdsitalia@gmail.com e ilham@bdsmovement.net
DOSSIER: Piovono euro sull’industria ‘necessaria’ di Crosetto e Leonardo S.p.A
Negli ultimi decenni l’Italia si è distinta come uno dei partner europei più fedeli a Israele, avallandone politiche di aggressione e intensificando i legami industriali e militari. Mentre Israele è impegnato in un genocidio contro la popolazione palestinese, l’industria italiana, con Leonardo in prima fila, diventa così parte integrante del circuito che alimenta i crimini contro l’umanità e legittima la repressione. Questo dossier intende denunciare tali complicità, mostrando come le scelte politiche e industriali italiane non siano neutrali, ma contribuiscano concretamente a rafforzare un regime di apartheid e occupazione. Mentre il governo parla di sicurezza e di innovazione tecnologica, ciò che si consolida è un modello di guerra permanente, in cui l’Italia non è spettatrice, ma attore pienamente coinvolto. SCARICA DOSSIER   IL DOSSIER Rossana de Simone, insieme a BDS Italia, ci offre il dossier Piovono euro sull’industria ‘necessaria’ di Crosetto e Leonardo S.p.A. Le relazioni con Israele che indaga il legame crescente tra l’industria bellica europea e quella israeliana, con un focus specifico sul ruolo dell’Italia e di Leonardo. L’analisi mette in evidenza come, dietro la retorica della difesa e della sicurezza globale, si consolidi una rete di complicità politica, industriale e tecnologica che alimenta guerre e violazioni sistematiche del diritto internazionale. In particolare, Leonardo S.p.A. risulta partner di primo piano delle aziende militari israeliane, collaborando su droni armati, radar, cyber-sicurezza, sistemi missilistici e infrastrutture digitali di sorveglianza. Queste cooperazioni non si fermano al livello commerciale, ma si strutturano in joint venture e progetti condivisi che trasferiscono know-how e rafforzano la capacità militare di Israele, impegnato nella guerra permanente contro la popolazione palestinese. Il dossier evidenzia come governi italiani e vertici industriali non solo avallino tali relazioni, ma le incoraggino, presentandole come parte integrante della strategia di “global security”. La definizione di industria della difesa come “necessaria”, promossa dal ministro Crosetto e dagli stessi vertici di Leonardo, diventa così lo strumento retorico con cui giustificare investimenti miliardari e accordi con attori implicati in crimini di guerra e pratiche di apartheid. Dietro il rilancio del riarmo europeo e italiano si nasconde quindi un paradosso: la promessa di sicurezza viene costruita grazie alla complicità con un sistema di occupazione e violenza, che non solo mette a rischio la pace in Medio Oriente, ma consolida un modello globale fondato sulla guerra preventiva e sulla militarizzazione della società.   SCARICA DOSSIER  
Fermiamo il materiale militare diretto in Israele in transito per il porto di Ravenna
Il porto italiano di Ravenna, una volta usato principalmente per la gestione di carichi di granaglie e generi alimentari, un po’ alla volta è diventato un centro del traffico illegale di armi ed esplosivi diretti in Israele durante il genocidio in corso dei palestinesi a Gaza, come rivelato da The Weapon Watch, un’iniziativa della società civile che monitora la produzione e la logistica delle armi. The Weapon Watch ha dichiarato: “I lavoratori portuali di Ravenna stanno assistendo al passaggio di container di munizioni destinati all'IDF”. Queste merci letali vengono caricate su navi container dirette ad Haifa e Ashdod, gestite principalmente dalla compagnia di navigazione israeliana ZIM. Una delle ultime denunce da parte di un lavoratore portuale anonimo risale al 30 giugno, quando diversi container etichettati come “esplosivi” di classe 1.4 (cioè munizioni) sono stati caricati a bordo della “ZIM New Zealand”, partita per Haifa, dove è arrivata regolarmente il 4 luglio. Martedì 8 luglio, durante una conferenza stampa a Roma (ospitata in una sala del Senato italiano), alcuni giornalisti della rivista finanziaria italiana Altreconomia hanno presentato gli importanti risultati di un’inchiesta, riguardanti anche il porto di Ravenna. La giornalista investigativa Linda Maggiori ha riferito in merito alle indagini giudiziarie sul traffico di componenti per cannoni da carro armato, destinati a Israele, che sono stati spacciati per manufatti civili e sono stati sequestrati il 4 febbraio 2025 nel porto di Ravenna, grazie alla segnalazione di un coraggioso lavoratore della compagnia di navigazione. “L'indagine iniziale su un carico di componenti militari destinati a Israele, camuffati da merci per uso civile, sta portando alla luce un vero e proprio vaso di Pandora: non solo attraverso il porto di Ravenna, il transito non autorizzato di armi verso Israele è molto più diffuso di quanto pensassimo”, ha affermato Linda Maggiori. Il destinatario di queste tredici tonnellate di pezzi forgiati era IMI Systems, un'importante azienda militare israeliana di proprietà di Elbit Systems. Questo traffico mirava ad aggirare il divieto imposto dalla legge italiana 185/90 sulle nuove autorizzazioni di armi a Israele, in vigore dal 7 ottobre 2023, come affermato dal primo ministro italiano Giorgia Meloni. Non potendo ottenere nuove licenze di esportazione, le aziende italiane hanno escogitato soluzioni per continuare a spedire illegalmente questi componenti. Valforge di Cortenova, azienda che produce prodotti destinati all’uso civile, ha agito da intermediario per la spedizione di componenti di cannoni fabbricati da altre due aziende italiane (Stamperia Mazzetti e Riganti), autorizzate alla produzione e all’esportazione di componenti militari e iscritte al Registro Nazionale delle Imprese (RNI) per gli armamenti fino al presunto blocco imposto dal governo a partire dall’ottobre 2023. Perché inviarli tramite un’azienda civile? Presumibilmente per evitare di destare sospetti sul carico in dogana. Quanto è stato scoperto è solo la punta dell’iceberg. L’indagine ha rivelato altre quattro spedizioni precedenti, che hanno aggirato i controlli di tre uffici doganali (Milano 1, Milano 2 e Bologna) nel 2024 e sono arrivate in Israele. In questo caso, il cliente era Ashot Ashkelon, un’altra grande azienda militare israeliana, che fornisce all’esercito israeliano componenti per i carri armati Merkava e i veicoli blindati Namer, entrambi attivamente utilizzati nel genocidio israeliano contro 2,3 milioni di palestinesi a Gaza. Questa operazione illegale si basava sulla supervisione della dogana, che controlla le merci solo a campione. La seconda inchiesta della giornalista Elisa Brunelli riguarda il traffico di componenti a duplice uso verso Israele, come il nitrato di ammonio e il trizio. Il primo, utilizzato come fertilizzante agricolo, è un noto precursore di esplosivi, particolarmente ricercato dall’esercito israeliano per distruggere le case di Gaza dal basso. L’Italia è diventata uno dei principali esportatori verso Israele dopo ottobre 2023. Nell’ultimo anno e mezzo, l’Italia ha anche aumentato le esportazioni di trizio, un isotopo radioattivo utilizzato in settori civili (medicina), ma anche nella produzione di armi nucleari, comeha rivelato Altreconomia. Israele è l’unico paese della regione a possedere armi nucleari, e oggi l’unico paese al mondo in cui un ministro del governo ha minacciato di usarle contro una popolazione civile. Autorevoli esperti legali e di diritti umani delle Nazioni Unite concordano: trasferire materiale militare, compresi i prodotti a duplice uso, a uno stato che impone un sistema di apartheid e occupazione illegale, commette plausibilmente un genocidio, come stabilito dalla Corte Internazionale di Giustizia, e conduce guerre di aggressione contro Stati sovrani nella regione, è illegale secondo il diritto internazionale. Gli stati e le aziende che consapevolmente consentono o effettuano tali trasferimenti, o gli stati che non agiscono quando sono coinvolte aziende sotto la loro giurisdizione, sono essi stessi complici. Il Comitato Nazionale Palestinese per il BDS e BDS Italia chiedono di fare pressione sulle autorità portuali italiane e su tutte le altre autorità portuali competenti affinché agiscano immediatamente e fermino il trasferimento di forniture militari illegali destinate ad essere utilizzate nella violenza genocida di Israele e indaghino e perseguano ZIM e l’azienda italiana Valforge per la loro complicità. Lo scorso giugno, BDS Italia ha lanciato una petizione per chiedere la fine del trasporto di armi attraverso porti e aeroporti italiani. La petizione ha già raggiunto oltre 10.000 firme. Chiediamo di esercitare pressioni sulle autorità italiane e sulle agenzie di verifica affinché controllino immediatamente tutti i container sospetti, rifiutino di rilasciare licenze e blocchino tutte le navi appartenenti alla flotta genocida, implicata nel trasferimento e nella consegna di rifornimenti militari all’Israele dell’apartheid, per commettere crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio contro i nativi palestinesi. Chiediamo di esercitare pressioni sul governo italiano affinché imponga un embargo militare totale. Come affermano gli esperti delle Nazioni Unite per i diritti umani, tutti gli stati hanno l’obbligo giuridico di conformarsi alla pronunciamento della Corte penale internazionale (CIG). Tra le altre azioni, gli esperti invitano gli Stati a “imporre un embargo militare totale a Israele, bloccando tutti gli accordi, le importazioni, le esportazioni e i trasferimenti di armi, compresi quelli di prodotti a duplice uso che potrebbero essere utilizzati contro la popolazione palestinese sotto occupazione”. Fonte: BNC 
Azione urgente necessaria prima della Conferenza sul Trattato sul commercio delle armi.
Dal 25 al 29 agosto 2025 si terrà a Ginevra, in Svizzera, la Conferenza sul Trattato sul commercio delle armi (2025 Arms Trade Treaty, ATT). Israele, firmatario dell'ATT, sta commettendo un genocidio contro  2,3 milioni di palestinesi a Gaza da oltre 22 mesi, utilizzando forniture militari acquistate da e trasferite da/attraverso gli Stati parti del trattato. Gli Stati che aderiscono al trattato e forniscono a Israele materiale militare, compresi articoli a duplice uso, stanno violando palesemente le norme dell'ATT che si sono impegnati a rispettare.  In quanto documento delle Nazioni Unite giuridicamente vincolante, l'ATT deve essere rispettato al di là della mera retorica e il comportamento degli Stati aderenti non deve essere preso alla leggera. Gli Stati aderenti non solo non hanno adottato misure per scoraggiare, porre fine e punire i crimini di Israele, ma sono stati anche complici nell'armarli, finanziarli e in altro modo renderli possibili.   Firma e invia la seguente lettera Per smartphone, clicca su questo link automatico. Se hai problemi con il link sopra indicato o stai utilizzando un laptop/desktop, copia e incolla questo modello.   Chiediamo ai nostri sostenitori di appoggiare la dichiarazione del movimento globale BDS che invita i rappresentanti degli Stati a rispettare i loro obblighi legali e morali, come esplicitamente specificato nel Trattato, che gli Stati membri hanno costantemente violato. Chiediamo che venga esercitata pressione sugli Stati affinché pongano fine alla loro complicità nel genocidio perpetrato da Israele, almeno attraverso le seguenti misure:  1. Applicare il meccanismo dell'ATT vietando efficacemente tutti i trasferimenti, compresi l'esportazione, l'importazione, il transito, il trasbordo e l'intermediazione, da e verso Israele di armi, munizioni o loro parti e componenti, nonché di prodotti a duplice uso.  2. Garantire che i sistemi di controllo nazionali siano efficaci e che le violazioni dell'ATT da parte degli Stati membri siano soggette a sanzioni adeguate e a misure di responsabilità; 3. Revocare qualsiasi privilegio diplomatico concesso a Israele in qualità di firmatario dell'ATT. Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS
Fuori le armi dai porti, aeroporti e ferrovie
BDS ITALIA LANCIA UNA PETIZIONE PER DISARMARE I PORTI: INTERROMPIAMO IL TRANSITO DI ARMI DAI PORTI ITALIANI   FIRMA LA PETIZIONE   Diretta a UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) presso il Maeci, al Ministero della Difesa e al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, la petizione chiede “l’immediata cessazione di ogni transito di armi e componentistica militare nei porti italiani, e in primo luogo di quelle destinate a Israele e ad altri paesi che opprimono e brutalizzano altri popoli commettendo crimini contro l’umanità, il crimine di apartheid e di genocidio”.   IL PROBLEMA Nel 2024 secondo il report ministeriale ai sensi della legge 185/90 l’Italia ha esportato armi ad Israele per un valore 35 milioni di euro e importato armi e tecnologia militare per 44 milioni di euro da Israele, finanziando così le sue industrie di armi e il genocidio in corso nella striscia di Gaza. L’esportazione di materiale d'armamento, componenti, attrezzature militari e tecnologie è espressamente vietata qualora si riscontri la violazione dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale da parte del paese destinatario. Tale divieto è stabilito dalla Legge 185/1990 “Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, così come dall’articolo 11 della Costituzione italiana. Nel 2024 l’UAMA non ha concesso nuove autorizzazioni per il commercio di armi verso Israele, ma le operazioni già autorizzate negli anni precedenti continuano. Le aziende più coinvolte sono quelle note: Leonardo, Lma, Rwm, SLS, e tutti i fornitori. L'Italia, quindi, continua a inviare armamenti e fornire supporto logistico - anche attraverso triangolazioni - ad un governo responsabile del massacro in atto nella Striscia di Gaza, della violazione del Diritto Internazionale Umanitario e della Violazione della Quarta Convezione di Ginevra per Crimini contro l’Umanità e Crimini di Guerra, nonché attualmente sotto accusa per violazione della Convenzione sul Genocidio. Parte di questo export è "sommerso" e avviene senza essere tracciato.   IL CASO DI RAVENNA Nel mese di febbraio 2025 nel porto di Ravenna è stato sequestrato un carico di 14 tonnellate di componenti di armi “illegali” dall’azienda Valforge di Lecco che non è neppure iscritta al registro nazionale di esportatori e importatori di armi. Il carico, che doveva transitare verso lo stato di Israele, è stato bloccato nell’area portuale poiché l’azienda produttrice non disponeva dell’autorizzazione a esportare materiale bellico. Ma, prima di questo la stessa azienda aveva già inviato altri due carichi, passando indenne le dogane dell'aeroporto di Bologna e Milano. Il porto di Ravenna è peraltro uno di quelli in cui verrà testata una nuova tecnologia di security marittima e sottomarina all’interno del progetto europeo Undersec, finanziato dai fondi Horizon, per «l’individuazione di potenziali oggetti pericolosi o illegali in ingresso al porto». Nell'equipe internazionale che deve implementare questa tecnologia, ci sono importanti istituzioni israeliane: Rafael Advanced Systems, l’università di Tel Aviv e il ministero della Difesa di Israele. Il progetto risale all’ottobre del 2023 e verrà implementato entro il 2026. Questo a testimoniare ancora una volta il profondo legame tra Israele e Europa, come rivela anche l’inchiesta dei due giornali internazionali quotidiani belgi L'Echo e De Tijd. L’Europa continuerà a finanziare istituzioni militari israeliane o bloccherà il progetto?    IL MEMORANDUM D'INTESA CON ISRAELE A siglare ancor più il legame Italia-Israele, c’è un Memorandum che dura da 20 anni e implica collaborazione militare e condivisione di strategie anche coperte da segreto militare. Si rinnova ogni 5 anni automaticamente, se uno dei due stati non lo “rigetta” (denuncia in gergo tecnico). Venti anni macchiati da stragi di civili e gravissime violazioni di diritti umani, scadranno l’otto giugno. Tra pochi giorni. Undici giuristi hanno indirizzato al Governo una diffida sostenuta da Bds. Il memorandum è la “madre” di tutti gli accordi di cooperazione militare con Israele tuttora attivi, a partire dalle esercitazioni congiunte nell’aeroporto di Amendola per testare i caccia F35, fino all’acquisto di tecnologie israeliane per dotare aerei spia in dotazione all’aeronautica italiana. I nostri governanti che sono senza vergogna hanno già detto che sosterranno ancora questo memorandum. Il 21 giugno, in coincidenza con la manifestazione a Roma contro il riarmo europeo, si terrà una giornata internazionale contro lo spyware di Israele, che nel settore è leader mondiale. La tecnologia di sorveglianza è ampiamente venduta in tutto il mondo ed è utilizzata dall’esercito israeliano per trovare e selezionare obiettivi da bombardare. Basta che l’IA esamini innumerevoli filmati di sorveglianza per identificare l’obiettivo da colpire, non importa se in mezzo ad altre persone che verranno pure uccise. Israele ha dato all’IA il controllo diretto di armi letali: è la prima volta nella storia che i computer sono autorizzati ad uccidere esseri umani. La sorveglianza è diventata un’arma letale, essenziale per il genocidio di Gaza.    APPUNTAMENTI In preparazione a queste importanti date, l'11 giugno Bds organizza un convegno a Ravenna sulla logistica del traffico di armi (porti, aeroporti, ferrovie) con Carlo Tombola di Weapon Watch, il gruppo autonomo portuali di Livorno. Altre iniziative seguiranno a Roma.  Sono sempre più le aziende che si convertono dal civile al militare dietro la spinta delle autorità governative e dell’UE, ma anche della crisi che sta investendo l’economia. Eppure l’industria militare richiede meno lavoratori che negli altri settori.