Dl sicurezza, Emergency: criminalizza il dissenso e la povertà
Limitazioni al diritto di protesta, criminalizzazione del dissenso,
penalizzazione delle persone già vulnerabili. Sono questi gli effetti immediati
del Decreto Sicurezza approvato in via definitiva dal Senato.
Con questo decreto si prevede la detenzione fino a due anni per chi manifestando
dovesse bloccare una strada, una ferrovia o produrre danneggiamenti, e diventa
un’aggravante la resistenza a un pubblico ufficiale commessa per impedire la
realizzazione di infrastrutture destinate ‘all’erogazione di energia, di servizi
di trasporto, di telecomunicazioni o di servizi pubblici’. “La libertà di
espressione, di manifestare e anche di dissentire e protestare pacificamente
sono diritti garantiti dalla Costituzione che misurano anche lo stato di salute
della nostra democrazia. Limitarli in questo modo significa compromettere le
prerogative fondamentali dei cittadini e delle cittadine italiane” dice
EMERGENCY.
Questo provvedimento assimila gli atti di resistenza, anche passiva, nei Centri
di permanenza per i rimpatri (Cpr), nei centri di accoglienza e negli
hotspot alle rivolte e li punisce con anni di carcere. “I Cpr sono strutture
patogene, non in grado di garantire un trattenimento rispettoso della dignità
umana – commenta EMERGENCY -, come testimonia anche l’ultimo report del Comitato
europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o
degradanti del Consiglio d’Europa. Ciononostante il governo sceglie di spendere
altri fondi pubblici per costruirne di nuovi, anziché concentrare le risorse
disponibili nel miglioramento delle strutture di accoglienza esistenti,
nell’inclusione e nella creazione di vie legali di accesso per le persone in
movimento.”
Tra i tanti nuovi reati, aggravanti e inasprimenti di detenzione introdotti dal
decreto, c’è anche l’estensione dell’applicabilità di alcune pene già previste
dal codice della navigazione ai comandanti delle navi che non rispettino
l’intimazione di fermo o compiano atti di resistenza contro navi della Guardia
di Finanza, o che non obbediscano agli ordini di una nave militare. Una misura
per cui i comandanti rischiano fino a 10 anni di carcere e che monitoreremo con
attenzione, sperando non porti a un ulteriore accanimento contro le Ong.
Solo grazie ai rilievi del Quirinale il governo ha dovuto rivedere una grave
misura contro le persone in movimento: essere in possesso del permesso di
soggiorno come requisito per l’acquisto di una Sim telefonica. Una norma che
avrebbe isolato ulteriormente e silenziato persone che sono già vulnerabili e in
difficoltà.
“Questo decreto sopprime drasticamente lo spazio per critiche, libere
manifestazioni di pensiero, dissenso e criminalizza una sana e necessaria
partecipazione alla vita democratica. Le persone vulnerabili vengono
ulteriormente marginalizzate invece di essere incluse”, conclude EMERGENCY.
Emergency