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Una splendida giornata a La Spezia
Almeno 2000 persone hanno manifestato a La Spezia per far cessare il genocidio a Gaza, per denunciare le complicità occidentali ed italiane in primis. Una città per buona parte occupata da una grande base militare, con relativo porto e navi da guerra, presenza dell’ormai maledettamente famosa Leonardo, si è colorata. Un variegato collage di tante sigle, bandiere, striscioni provenienti da mezza Liguria e da mezza Toscana, in questa terra a metà strada tra queste due regioni dove la Resistenza è nota, dove quasi in ogni comune c’è un’associazione, un nucleo di donne e uomini che non si piegano ai nuovi tempi. All’inizio la piazza è così assolata che ci si chiede se si riuscirà a resistere, ma è il selciato che emette un grande calore e nel giro di mezz’ora quel selciato non lo si vede più. La piazza si riempie e tutto inizia con una enorme cerchio dentro il quale quattro giovanissimi fanno una performance di teatro-danza che commuove. E’ un buon inizio per dire: qui ci sarà tutto, ci sarà posto per tutti e tutte. Sarà la vita contro la morte. Saranno gioia e rabbia che faranno vivere la città nelle loro strade strette e nei suoi viali più larghi. Nelle piazzette lungo il percorso ci saranno gli interventi. E’ una manifestazione che hanno preparato in oltre due mesi di riunioni, sintesi, riunioni, ampiamenti, con l’obiettivo di coinvolgere tutti. Basta un colpo d’occhio: le bandiere sono tante, palestinesi, rosse, arcobaleno, ma tante anche degli anarchici della Fai, arrivati anche da Milano. Quando si parla di guerra, militarizzazione, disarmo, diserzione, loro ci sono, compatti. Quasi tre ore sfilando per la città che assiste dalle finestre, dai bordi del corteo: tutti capiscono e il costante riferimento negli slogan ai bambini che vengono uccisi colpisce chiunque. Tanti gli interventi che si snocciolano in questa via crucis che inneggia alla vita, alla giustizia, alla lotta, alla libertà. Ne conteremo almeno una quindicina, ma su tutti sottolineo l’intervento a tre voci, di tre giovani ragazze, che si scagliano con grande determinazione e rabbia contro un mondo al maschile che macina violenza, distruzione, dolore in Palestina, come altrove. Ricordano come siano le donne a resistere ovunque, dai luoghi più esemplari (Palestina, Kurdistan, Afghanistan, Siria…) al resto del mondo, fino a noi. Sembra di essere coscienti che nel pozzo dovremo ancora scendere, che se anche finisse tutto domani, grazie a chi si è svegliato comunque troppo tardi, qualcosa si è rotto. Non basterà affatto “girare pagina”: i danni fatti sono già stati indescrivibili, ci porteremo a lungo le conseguenze. Quello che hanno fatto e che maledettamente continuano a fare, nell’indifferenza dei governi e nel balbettare di istituzioni internazionali che hanno oramai perso la faccia, renderà possibili altre mostruosità. Insistiamo con tutta la nostra forza ed energia per far si che questo massacro finisca domani, ben sapendo che il giorno dopo dovremo anche noi tornare sulle macerie e cercare di capire come sia stato possibile tutto ciò e fissarci bene i nomi dei responsabili. Arrivano fino a Spezia gli echi del corteo romano. Le lotte si uniscono, si intersecano. Contiamoci, teniamoci stretti, prepariamoci, la strada è in salita, va trovato il passo. Andrea De Lotto