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Appello urgente ai Rettori italiani: richiesta di Dimissioni da Med-Or
PUBBLICHIAMO LA LETTERA CHE COME OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ ABBIAMO INVIATO AGLI/ALLE OTTO RETTORI/RETTRICI DELLE UNIVERSITÀ PUBBLICHE CHE SIEDONO ANCORA NEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA FONDAZIONE MED-OR, LEGATA A LEONARDO SPA, AZIENDA PRODUTTRICE DI ARMI ESPORTATE E VENDUTE ANCHE A ISRAELE. Con la presente desideriamo portare un contributo di riflessione rispetto alla Sua partecipazione al Comitato Scientifico della Fondazione Med-Or, in modo da consentirLe di valutare in modo più approfondito l’opportunità di tale scelta, sia individualmente che come rappresentante del Suo Ateneo. Questo appello viene inviato in questi giorni anche agli altri Rettori delle Università statali presenti ad oggi nel Comitato di Med-Or (siete rimasti in otto dagli iniziali tredici) e, sull’onda delle imponenti proteste del 22 settembre e del 3 e 4 ottobre che hanno attraversato l’Italia, rinnoviamo l’appello alle dimissioni dalla Fondazione controllata da Leonardo, incriminata per complicità nel genocidio a Gaza. Riteniamo sia indispensabile prendere le distanze, come singolo e come rappresentante del Suo Ateneo, da una realtà come Med-Or, che porta avanti attività di lobbying in Medio Oriente rispetto ad una serie di interessi legati direttamente all’economia del genocidio. Nella primavera del 2024, sull’ondata delle proteste studentesche e delle oltre 5 mila firme raccolte nella ns. petizione (vedere link in fondo), avevamo scritto a tutti i Rettori ed a tutte le Rettrici per chiedere di rassegnare le dimissioni e soltanto alcuni hanno proceduto da allora. Adesso, considerato come nel frattempo sia mutato il contesto dei conflitti in corso producendo una percezione più diffusa di gravità delle situazioni che evidenziavamo un anno fa, abbiamo deciso di ribadire la necessità di tale gesto e Le reiteriamo quindi la richiesta di dimettersi dal Comitato Scientifico di Med-Or per lanciare un segnale di dissociazione del mondo accademico dalle strategie e dalle logiche belliche che il Gruppo Leonardo SpA  porta avanti anche attraverso le sue Fondazioni, cercando di coprire le sue mani sporche di sangue indossando l’abito prestigioso e rispettabile del mondo accademico. Non si presti anche Lei al gioco di accreditare i mercanti di morte del settore bellico! Si dimetta da Med-Or e condivida nella CRUI con gli altri colleghi Rettori questa eventuale scelta. Fiduciosi nella comprensione della situazione che Le rappresentiamo, restiamo in attesa di un Suo gesto o di una Sua gradita risposta. Di seguito troverà alcuni link utili. Ci auguriamo che i nostri spunti siano occasione di una riflessione sulle dimissioni da Med.Or, che riteniamo sempre più urgenti. Il Progetto MedOr rinsalda il legame tra Italia e Israele. Dalle armi al gas. Leonardo e la militarizzazione della ricerca accademica | il manifesto. Fuori le università dalla Fondazione Med-or/Leonardo, produttrice di armi e di morte. Change.org. La Fondazione | Med-Or Fondazione Med-Or: riunito il Consiglio di Amministrazione. Responsabilità di Leonardo SpA davanti a Corte Penale Internazionale. Ringraziandola in anticipo per la cortese attenzione, Le porgiamo i nostri distinti saluti Roberta Leoni, Presidente Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Appello rivolto a insegnanti e personale scolastico. Raccolta firme su Change.org
PUBBLICHIAMO L’APPELLO DI DOCENTI PER GAZA AFFINCHÉ SI POSSA FIRMARE UNA PETIZIONE PER CHIEDERE IL CESSATE IL FUOCO A GAZA. COME OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ SENTIAMO L’URGENZA STORICA DI CONDIVIDERE QUESTA RICHIESTA E INVITIAMO A FIRMARE SU WWW.CHANGE.ORG. Se lavori nella scuola, firma questa petizione per fermare la pulizia etnica in Palestina e pretendere soluzioni concrete contro l’occupazione, il massacro e lo scolasticidio. Siamo un gruppo di docenti della scuola italiana, di ogni ordine e grado, provenienti dalle più svariate parti del paese. Abbiamo scritto un appello alla fine del novembre del 2023 per chiedere un immediato cessate il fuoco a Gaza, il rispetto del diritto internazionale e azioni concrete da parte del governo a sostegno dei bambini e delle bambine palestinesi. L’appello era stato firmato da 4128 insegnanti. Ad oggi, dopo 600 giorni dall’inizio dell’aggressione israeliana nella Striscia di Gaza e 60 mila morti, di cui 18 mila bambini, il nostro governo non ha ancora compiuto alcuna azione concreta per fermare il genocidio in corso. In questi giorni la narrazione intorno al genocidio sta cambiando: dalla politica ai media, alcune parole finora proibite sono entrate nel vocabolario, gli appelli si moltiplicano, alcune autorità in Occidente stanno valutando soluzioni concrete per porre fine al massacro in corso. Eppure, il nostro governo continua a voler chiudere gli occhi di fronte allo scandalo a cui stiamo assistendo in diretta streaming da 20 mesi. In qualità di insegnanti crediamo che il nostro lavoro non sia confinato alla mera trasmissione del sapere, ma che si estenda alla formazione critica delle nostre studentesse e dei nostri studenti, una formazione attraverso cui ciascuna persona sia in grado di osservare la realtà circostante, riconoscerne le dinamiche interne, assegnare loro il giusto nome e assumersi la responsabilità di prendere posizione e agire. Inutile porre a baluardo le competenze chiave europee se non si ha il coraggio e la coerenza di metterle in pratica come corpo educante. Pertanto, non possiamo tollerare che il nostro paese continui a essere complice del colonialismo, dell’apartheid, dell’occupazione militare e del genocidio in corso contro il popolo palestinese. Agli sgoccioli di quest’anno scolastico, il secondo dall’inizio del massacro, invitiamo quindi tutte le colleghe e i colleghi, il personale scolastico e le dirigenze a prendere posizione contro l’aggressione militare e l’occupazione e a schierarsi a favore della libertà e dell’autodeterminazione del popolo palestinese. Chiediamo a tutti gli insegnanti del paese di dedicare del tempo, nelle ultime ore che ci separano dalla fine delle lezioni, per rompere il muro del silenzio, la paura e il timore che impediscono di rendere il colonialismo israeliano e la liberazione della Palestina oggetto delle nostre lezioni. Chiamiamo la storia che vediamo scandalosamente svolgersi sotto i nostri occhi con il suo nome e mostriamo ai nostri studenti che quanto accadde tanto durante l’età delle conquiste coloniali, quanto durante la seconda guerra mondiale – e che la storia ha definito “genocidi” – sta accadendo di nuovo sotto i nostri occhi, con la stessa efferatezza e con le medesime finalità. Affermate la necessità di parlare di Palestina all’interno dei collegi e dei consigli, costruite alleanze e progetti nelle vostre scuole per insegnare agli studenti cosa è successo dalla Nakba ad oggi e perché è necessario denunciare i crimini compiuti sulla pelle dei palestinesi. Spiegate il valore simbolico che questo paese ha assunto per il mondo intero. Scriveteci, partecipate alle nostre assemblee: dobbiamo essere uniti, nutrire insieme la consapevolezza delle nostre responsabilità di docenti all’interno del periodo storico che stiamo vivendo, essere da esempio per i nostri ragazzi, mostrare che il loro corpo docente non accetta impassibile, ma si mobilita compatto contro l’impunità e lo smantellamento del diritto internazionale. Questa è deontologia professionale intrinseca. Chiediamo, quindi, a tutto il corpo docente, dirigenti e personale scolastico di unirsi e di firmare questo nostro appello rivolto a Ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara Ministro dell’interno Matteo Piantedosi Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani Ministro della difesa Guido Crosetto Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni per: * denunciare esplicitamente il genocidio in corso, la pulizia etnica, l’occupazione militare e il regime di apartheid e attuare misure concrete come embargo e sanzioni contro Israele; * fermare l’accordo di cooperazione militare tra Italia e Israele, il cui rinnovo è previsto l’8 giugno; * garantire l’ingresso e la dignitosa distribuzione degli aiuti umanitari in tutta la Striscia e supportare concretamente la salvaguardia e la ricostruzione del sistema scolastico sia a Gaza che in Cisgiordania; * condurre alla definitiva rottura dei legami accademici tra le università italiane e le università israeliane; coadiuvare la pubblicazione di bandi per borse di studio realmente accessibili alle studentesse e agli studenti palestinesi; aprire gemellaggi tra le scuole italiane e le scuole palestinesi a Gaza e in Cisgiordania; * intervenire sulle Indicazioni nazionali unicamente per aprire i programmi scolastici alla storia globale, a prospettive decoloniali, allo sguardo critico nei confronti della nostra storia e per dare voce alle fasce marginalizzate, per dare spazio all’educazione al consenso, all’affettività, alla partecipazione politica, alla cura della collettività e dell’ambiente, al fine di scongiurare la violenza e l’indifferenza che rendono possibili la deumanizzazione di un popolo e il suo genocidio; * salvaguardare la libertà di insegnamento per i docenti che legittimamente portano in classe il tema della Palestina, denunciano i crimini contro l’umanità e il ripetersi di processi storici quali colonialismo, genocidio e apartheid: non possiamo tollerare che il corpo docenti senta minacciata la propria libertà d’insegnamento da un discorso pubblico ostile alla liberazione palestinese, dalle censure e dagli interventi diretti contro altri colleghi che si sono esposti sul tema; * affermare, infine, in completa coerenza con i punti precedenti, una perentoria opposizione al riarmo europeo e alla militarizzazione della società e delle scuole: pretendiamo che il denaro pubblico sia investito nella salute, nell’istruzione, nella tutela ambientale, nel lavoro sicuro, nei diritti – e non nella guerra. Docenti per Gaza