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LEVANTE: APPROFONDIMENTO SULLA SITUAZIONE POLITICA IN BANGLADESH A UN ANNO DALLA RIVOLTA DEL LUGLIO 2024. INTERVISTA A ROMANE CAUQUI
Levante: la puntata di luglio 2025 dell’approfondimento mensile di Radio Onda d’Urto sull’Asia orientale, in onda all’interno di “C’è Crisi”, trasmissione dedicata agli scenari internazionali in onda ogni giovedì dalle ore 20 alle ore 21. In collegamento Dario Di Conzo, collaboratore di Radio Onda d’Urto, co-curatore di “Levante”, assegnista di ricerca alla Scuola Normale Superiore e docente a contratto all’Università Orientale di Napoli, e Romane Cauqui, dottoranda in Scienze politiche e sociali alla Scuola Normale Superiore, dove si occupa di condizioni di lavoro nel settore dell’abbigliamento nelle catene di produzione globali in Bangladesh e in Turchia. Romane Cauqui si è collegata con noi direttamente da Dacca. Con Romane Cauqui abbiamo parlato della storia recente e dell’attualità del Bangladesh, dove la ricercatrice si trova in questo momento proprio per condurre il proprio studio. In un primo momento le abbiamo chiesto una panoramica sulla realtà di questo paese del quale si sente parlare poco sui media alle nostre latitudini. L’estate scorsa, nel luglio 2024, il Paese è stato attraversato da un’ondata di proteste e mobilitazioni di massa contro il governo. Le manifestazioni, guidate dagli studenti, sono scoppiate in un primo momento per protestare prima contro un sistema di quote nei concorsi pubblici. Una repressione violenta da parte delle autorità ha però contribuito a trasformare la mobilitazione in un movimento nazionale contro l’autoritarismo. Il 5 agosto 2024, la prima ministra Sheikh Hasina, al potere da oltre 15 anni, ha lasciato il Paese. Questi eventi hanno aperto un nuovo capitolo nella vita politica del Bangladesh, che a distanza di un anno si sta ancora definendo. Da un anno, al potere c’è un governo provvisorio guidato da Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace e figura di spicco dell’opposizione ad Hasina. Il governo di transizione è incaricato di portare a termine alcune riforme strutturali e di creare delle commissioni tematiche (sul lavoro, sulle questioni di genere, sulla riforma strutturale). Il lavoro dell’esecutivo risulta però molto lento e sta ricevendo critiche da tutte le forze politiche. In generale, si registra una forte frammentazione politica e, mentre si preparano le celebrazioni del primo anniversario della rivolta dell’estate 2024, tensioni e violenze tra gruppi e fazioni politiche diverse sono in aumento. La puntata di luglio 2025 di “Levante” su Radio Onda d’Urto con Dario Di Conzo e Romane Cauqui, dedicata alla situazione politica in Bangladesh. Ascolta o scarica.
La rivolta dei piloti israeliani
Solo qualche giorno fa Daniel Yahalom e il capitano Ron Feiner sono stati condannati rispettivamente a cinque e venti giorni di prigione per essersi rifiutati di tornare in servizio. Yahalom aveva trascorso 230 giorni al fronte, Feiner 270. Sono soldati israeliani. Il fenomeno dei militari Idf (Israel Defense Force) che si rifiutano di partecipare al genocidio in corso, sta crescendo in maniera esponenziale. Ad aprile c’era stata una lettera sottoscritta da militari e riservisti ma in questi giorni ne è stata inviata un’altra a Netanyahu e all’attuale capo di stato maggiore, Eyal Zamir. A firmarla vi sono 1.352 ufficiali e comandanti dell’aeronautica. “A questo punto, il conflitto non è di alcuna utilità per la sicurezza di Israele”, si legge nel testo, sostenuto da due ex capi di Stato maggiore, undici generali di divisione, 45 generali di brigata e 133 colonnelli, come confermato da Guy Poran, 69 anni di cui venti da volontario nell’aeronautica, uno dei promotori dell’iniziativa. È un segnale importante perché la condanna, il rifiuto e la protesta provengono da persone che sono state addestrate a combattere e a uccidere. Questo significa che si è proprio superato ogni limite. Pubblicato su Mosaico di pace. Fonte della notizia: Lucia Capuzzi, in Avvenire del 4 giugno 2025. Comune-info
Rivolta al Liceo “Siotto” di Cagliari contro il neofascismo di Blocco studentesco
La mattina del 23 maggio ha portato una sorpresa molto sgradevole agli studenti e alle studentesse del Liceo di Cagliari “Siotto“: all’ingresso della scuola verso le otto hanno incrociato un gruppo di Blocco studentesco che sosteneva presso la recinzione metallica della scuola uno striscione con la scritta delirante e insultante “Antifascismo è mafia. Dal ‘43 servi del potere”. In mezzo ai fumogeni il gruppo di Blocco Studentesco urlava al megafono frasi di contenuto fascista (clicca qui per la notizia). Da un filmato pubblicato su una testata giornalistica si nota che gli esponenti di Blocco studentesco indossavano magliette con la scritta ”Sa vida pro sa patria” intorno a un teschio con divisa militare. A parte il deprecabile gusto militarista e necrofilo, si capisce che la patria a cui si riferiscono è quella fascista, visto che dopo la caduta del fascismo nel 1943, sarebbero arrivati i “servi del potere”. Evidentemente trascurando quanto servilismo ha richiesto il fascismo ai cittadini, negando ogni libertà d’espressione e reprimendo ogni dissenso. Ci risulta che la manifestazione fosse stata autorizzata, ma l’azione di sabato 23 maggio ha suscitato non solo momenti di nervosismo ma, a quanto denuncia qualche studente, anche preoccupazione per l’incolumità di chi frequenta la scuola. La mossa di aspettare gli studenti e le studentesse fuori dalle scuole appare una strategia nazionale sistematica di Blocco studentesco e il Siotto pare preso di mira dal gruppo neofascista, il che comporterebbe un’attenzione particolare da parte della dirigenza scolastica. È preoccupante l’arroganza di gruppi neofascisti che non demordono dall’intenzione di trovare consenso nelle scuole, dove per ora, e speriamo per sempre, rimangono abbastanza isolati. Questo ci dice anche quanto resti importante una scuola libera e democratica, come luogo di una solida conoscenza storica e di una coscienza civile e sociale, e antifascista che permetta alla popolazione studentesca di prendere le distanze e manifestare nettamente la propria opposizione agli attacchi alla democrazia.  Ed è ciò che centinaia di studenti e studentesse del Liceo “Siotto”, insieme ai/alle loro insegnanti, hanno fatto, resistendo alla provocazione fascista, cantando Bella Ciao e scandendo slogan antifascisti, prima di entrare in classe. E la scuola come istituzione deve fare la sua parte per fronteggiare le incursioni dei gruppi neofascisti all’ingresso degli istituti scolastici, non sottovalutando questi fenomeni e segnalando alle autorità competenti queste azioni provocatorie, anche chiedendo un ordine restrittivo verso i gruppi di marca dichiaratamente fascista. Quale sarà la prossima scuola a ricevere una visita di Blocco studentesco? E la questura non manderà nessuno a verificare che le cose vadano senza scontri? Cobas Scuola Cagliari Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Cagliari