“Educare in Genere?” – A Roma si parla di parità di genere, stereotipi e futuro dell’educazione
Un dialogo partecipato e necessario ha preso vita nella sede dell’associazione
Energia per i diritti umani, all’interno della Biblioteca della Nonviolenza
durante l’incontro dello scorso 27 Maggio “Educare in Genere?”, un appuntamento
dedicato alla parità di genere e alla rappresentazione nei media. Non una
semplice tavola rotonda, ma un vero e proprio spazio di riflessione collettiva,
tra parole, letture e storie di cambiamento.
A prendere la parola, attivistə e rappresentanti di realtà del quartiere San
Lorenzo e del territorio romano, quali Chiara Franceschini (Casa delle Donne
Lucha y Siesta), Anahi Mariotti (GenerAct), Andrea Acocella (Bar.lina), e
Roberto Benatti (Cerchio maschile contro la violenza di genere).
Alessia Grisi (Servizio Civile Universale) e Francesca De Vito (Energia per i
diritti umani) hanno dato impulso a questa iniziativa per favorire connessioni e
sviluppo di pensiero critico, a partire dalla lettura di tre testi simbolo della
Biblioteca della Nonviolenza: Educazione sessista di Irene Biemmi, Principesse
di Giusi Marchetta, e Pink is the new Black di Emanuela Abbatecola e Luisa
Stagi.
È proprio da quest’ultimo libro che arriva lo spunto iniziale per aprire
l’incontro: “Donne e uomini non si nasce ma si diventa, attraverso un processo
di socializzazione accuratamente e sapientemente differenziato per i generi,
secondo un modello rigidamente binario…”
Su queste parole si innesta la prima domanda, lanciata da Alessia:
“Come cercate di scardinare questi modelli nei contesti educativi in cui
operate? E quali ostacoli incontrate?”
Si susseguono condivisioni di esperienze personali e collettive. Chiara
Franceschini evidenzia la necessità di un’educazione sessuoaffettiva accessibile
fin dalle prime fasi scolastiche. Anahi Mariotti sottolinea il valore della
presenza di insegnanti non binariə e trans affinchè la loro visibilità
contribuisca a normalizzare una pluralità di esperienze corporee ed identitarie.
Andrea Acocella racconta di come, ancora oggi, troppo spesso l’educazione alla
pluralità di genere sia lasciata alla buona volontà dellə singolə insegnante.
Una responsabilità enorme, ma non sufficiente. Roberto chiude questo primo
scambio richiamando l’importanza di un continuo lavoro di crescita personale e
di una revisione critico-trasformativa del proprio agire.
Poi, il confronto è proseguito con una domanda ispirata al libro Principesse:
“Quali personaggi, nella vostra infanzia, vi hanno ispirato?”
La domanda accende la sala. Si apre una conversazione intensa sul ruolo dei
media nell’infanzia. Cartoni animati, eroi, eroine, libri e film diventano
oggetto di un’analisi appassionata: strumenti che possono liberare oppure
rinchiudere dentro stereotipi invisibili ma potenti.
Infine, lo sguardo si sposta al futuro: “Che tipo di educazione vorreste tra
dieci anni nelle scuole italiane?”
Le voci convergono su una visione comune: una scuola più inclusiva, in dialogo
con il mondo reale, capace di valorizzare ogni identità e incoraggiare la
libertà di essere. Una scuola che non tema il cambiamento, ma lo accolga come
parte integrante del processo educativo. Perché solo così può diventare uno
spazio di libertà e crescita autentica.
“Educare in Genere?” è stato un esempio tangibile di come la lettura, la cultura
e il dialogo possano tradursi in strumenti concreti per il cambiamento sociale.
Attraverso voci diverse ma che vanno nella stessa direzione, si è ribadita la
centralità di progetti educativi capaci di superare stereotipi di genere e
contrastare ogni forma di violenza, promuovendo una cultura del rispetto,
dell’ascolto e della pluralità. Le testimonianze raccolte – tra esperienze
dirette e pratiche educative – hanno messo in luce quanto sia urgente e
necessario agire nei diversi contesti: dalla scuola alla famiglia, dai media
alle organizzazioni del territorio. L’educazione alla parità e alla pluralità di
genere è una pratica quotidiana che si costruisce insieme, con competenze,
responsabilità e coraggio.
Questo evento rilancia l’urgenza di moltiplicare iniziative simili e integrarle
stabilmente in un’educazione davvero inclusiva, in grado di formare cittadinə
consapevoli e liberə da stereotipi.
Redazione Roma