Presidio a Faenza davanti alla Curti, partner di Leonardo spaLo scorso 6 agosto si è svolto a Castel Bolognese (RA) un presidio molto
partecipato davanti ai cancelli della CURTI Costruzioni Meccaniche,
un’importante azienda romagnola che rientra fra i fornitori di LEONARDO SpA, con
la quale ha un accordo in scadenza in attesa di rinnovo.
L’azienda, famosa nella meccanica di precisione e citata anche nell’inchiesta
sull’Emilia Romagna a cui il nostro Osservatorio aveva collaborato con il
Coordinamento No NATO regionale, rientra in parte con la sua attività nel
settore delle armi e dei sistemi d’arma ed intrattiene da diversi anni una
partnership con LEONARDO, soprattutto in relazione alla componentistica per
elicotteri militari, ma anche a lavorazioni su obici semoventi, cioè veicoli
corazzati progettati per fornire supporto di fuoco a lungo raggio, equipaggiati
con cannoni di artiglieria di grosso calibro. Per intenderci, sono come quelli
che Leonardo fornisce ad Israele per le guerre in Medio Oriente.
Obiettivo del presidio, organizzato da Faenza per la Palestina con Stop Rearm
Europe, era quello di invitare la Curti ad uscire dalla lista dei partner di
Leonardo al fine di ostacolare la fornitura di armi per le guerre in corso, ma
l’intento del presidio era anche quello di avvicinare e sensibilizzare i
lavoratori della Curti, a partire dai delegati sindacali, alcuni dei quali si
sono avvicinati senza però intervenire.
Dall’altra parte, la dirigenza dell’azienda ha mostrato netti segni di chiusura,
rifiutando l’interazione con gli organizzatori del presidio, impedendo tramite
le forze dell’ordine di esporre i tanti striscioni e cartelli di protesta lungo
la recinzione dello stabilimento e anticipando l’orario di chiusura di 1 ora per
impedire che i lavoratori potessero incrociare i manifestanti.
Fra le decine di realtà intervenute da varie parti dell’Emilia Romagna era
presente anche l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle
università, che ha aderito con la partecipazione di Giuseppe Curcio, che nel suo
intervento ha evidenziato come da Curti Costruzioni Meccaniche fosse stato
siglato nel 2019 un accordo quinquennale con l’Università di Bologna per lo
svolgimento di tirocini in azienda per gli studenti e con altre attività di
collaborazione nella didattica e nella ricerca.
Tale accordo avrebbe dovuto essere rinnovato nel 2024 come in genere succede, ma
a seguito delle proteste svolte dagli studenti di Cambiare Rotta e dai Giovani
Palestinesi durante l’acampada e, grazie alla convergenza con i docenti della
petizione per Gaza e con il personale tecnico amministrativo (con l’azione
congiunta dell’Osservatorio e di forze sindacali come USB), l’Ateneo di Bologna
ha deciso di non rinnovarlo, così come ha fatto per tanti altri accordi con la
filiera bellica.
Pertanto, se è possibile raggiungere questo risultato in Università, confidiamo
che anche la Curti possa a sua volta liberarsi dalle catene delle relazioni con
Leonardo e ritornare a fare ciò che faceva prima per il progresso della società
attraverso le competenze professionali di primo piano che può mettere in campo
nella meccanica di precisione, piuttosto che seguire le sirene della NATO, che
anche in Emilia Romagna sta portando avanti pesanti operazioni di conversione
verso l’industria bellica con la sua domanda di produzione sempre più
incalzante.
Sul fronte dei lavoratori invece l’invito è ad una maggiore consapevolezza dei
processi produttivi nei quali vengono impegnati e a considerare le opzioni
possibili, fra le quali quella dell’obiezione di coscienza per affermare un
diritto del lavoro della pace.
La scelta della data del 6 agosto era dettata dalla coincidenza con
l’80°anniversario della bomba atomica su Hiroshima: anche in quel caso il pilota
che sganciò la bomba non aveva la minima idea della potenza dell’ordigno e dei
suoi effetti devastanti.
Pertanto, la consapevolezza è una delle leve per scelte più in linea con i
propri valori e con il mondo.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università