XVII Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli: tutti i premiati
La XVII edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli si conclude
con un quadro ricco e articolato di opere premiate, provenienti da aree del
mondo attraversate da conflitti, oppressioni, resistenze civili e battaglie per
l’affermazione dei diritti fondamentali. Anche quest’anno il programma si è
distinto per la capacità di restituire attraverso il cinema testimonianze
dirette e sguardi profondi sulle violazioni sistemiche che segnano epoche e
territori diversi. Le giurie hanno riconosciuto il valore artistico, politico e
umano dei film che hanno saputo raccontare con linguaggio originale e
consapevole la complessità del presente.
La Menzione Platea Diffusa va a “’48 – Resisting the Big Settlement” del
collettivo greco 218Film Team, un documento che si impone per la forza
testimoniale e per un impianto narrativo costruito come un coro di voci
palestinesi. La giuria ha sottolineato la lucidità con cui il film descrive le
condizioni di occupazione, apartheid e violazione dei diritti umani in
Cisgiordania, mettendo in evidenza la continuità storica dell’oppressione dal
1948 a oggi. Nel film emerge una dignità condivisa, priva di vittimismi, e
un’indignazione che interroga con nettezza la responsabilità del mondo
occidentale, raccogliendo l’invito di Bessem Tamimi a unire le lotte per la
giustizia.
Il Premio Paciolla è assegnato a “Adas Falasteen”, di Hamdi Khalil Elhusseini e
Samar Taher Lulu, che racconta come allo scoppio della guerra una cucina
comunitaria palestinese trasformi la necessità quotidiana in un atto di
resistenza. Da mille a oltre trentamila pasti al giorno, il luogo chiamato
Takkaya si fa spazio di solidarietà, protezione e cura, riaffermando l’umanità
collettiva nonostante la devastazione. In un contesto in cui tutto viene
sottratto, il gesto del cucinare diventa politico, radicale e restituisce
dignità al popolo che si ricompatta per non piegarsi alla violenza del
conflitto. La storia della Takkaya è la storia di una resistenza che passa
attraverso l’aiuto reciproco e la tutela della vita.
La Menzione Arrigoni Mer Khamis è attribuita a “Shot the Voice of Freedom” di
Zainab Entezar, girato spesso di nascosto con un iPhone. Il film mette in scena
le vicende di due sorelle che sfidano le restrizioni imposte dai Talebani,
esponendo la regista a rischi personali altissimi pur di denunciare
l’oppressione che soffoca l’Afghanistan. La giuria ha riconosciuto nella sua
opera un atto necessario di testimonianza, capace di trasformare la precarietà
tecnica in una forza narrativa che restituisce dignità e coraggio a chi continua
a lottare per la propria libertà.
Il Premio FICC Human Rights Short va al turco “Eksi Bir” di Ömer Ferhat Özmen,
che condensa in pochi minuti la frattura interiore di un uomo convinto della
propria posizione dominante, improvvisamente attraversato dal dubbio. Tra
profumi di spezie e identità che si sfiorano, il film apre uno spiraglio di
ottimismo sulla possibilità di nuove convivenze.
Il Premio FICC Human Rights Doc è assegnato a “Oltre la Pelle” di Alessandra
Usai, che affronta l’orrore della violenza sul corpo delle donne restituendone
l’impatto emotivo senza cedere alla retorica. La giuria ha riconosciuto la forza
con cui il film afferma la sacralità dell’identità femminile e la determinazione
delle protagoniste nel riappropriarsi della propria storia.
Per la sezione Human Rights Youth, il Premio va a “Rise Up” di Caterina
Salvadori, che affronta il tema del pregiudizio razziale dal punto di vista di
chi lo subisce, evidenziando la paura interiorizzata di non essere pienamente
riconosciuti nella società. Il film invita a guardare attraverso gli occhi degli
altri, a riconoscere i propri condizionamenti e a sollevarsi per cambiare la
realtà, anche attraverso gesti minimi.
Nella sezione Human Rights Shorts, la Menzione Speciale della Giuria è
attribuita a “Hatch” di Alireza Kazemipour e Panta Mosleh, che racconta i
tentativi drammatici di superare il confine serbo e le tracce fisiche e
psicologiche lasciate sulle persone costrette a migrare. Il film ricorda che
oltre le procedure amministrative esistono individui privati dei diritti
essenziali.
Il vincitore della sezione è “Choice” di Marko Crnogorski, che affronta il tema
del diritto all’aborto con intensità visiva e rigore narrativo, superando il
contesto macedone per toccare una dimensione universale. La protagonista
attraversa ostacoli istituzionali che mostrano come un diritto che dovrebbe
essere acquisito sia ancora oggetto di contestazione.
Per la sezione Human Rights Doc, la Menzione Speciale della Giuria va a
“L’angelo di Buenos Aires” di Enrico Blatti, che restituisce alla memoria
collettiva la figura di Filippo Di Benedetto e le sue battaglie tra Italia e
Argentina, riannodando mezzo secolo di storia attraverso testimonianze che
illuminano un percorso di resistenza e solidarietà internazionale.
Il vincitore della sezione è “My Sextortion Diary” di Patricia Franquesa, che
racconta in prima persona la vicenda di una grave estorsione sessuale. Con uno
stile contemporaneo e un linguaggio diretto, il film smonta le fragilità
burocratiche che circondano un reato in crescita, trasformando un’esperienza
individuale in un dispositivo di denuncia lucida e necessaria.
In chiusura, il coordinatore del Festival Maurizio Del Bufalo ricorda: «Queste
storie e queste voci trovano un ulteriore spazio di riflessione nel nostro
evento speciale del 29 novembre con la prima nazionale di ‘Sniper Alley – To my
brother’, un film di Cristiana Grilli e Francesco Toscani, coprodotto
dall’Associazione Cinema e Diritti, che compie in questi giorni 20 anni. E’ la
storia vera di un bambino ucciso dai cecchini di Serajevo, a cui è dedicato il
museo fotografico ideato dal fratello sopravvissuto. Un appuntamento che
completerà idealmente il percorso di questa edizione mettendo al centro, ancora
una volta, la memoria delle recenti stragi, delle guerre dimenticate, della
condizione dei civili sotto attacco. E’ un manifesto contro la guerra, per
ricordare che non ci sono guerre giuste o umanitarie, ma solo stragi e violenze
giustificate dall’ansia di potere e di rubare terra e risorse a chi è più
debole». Nella serata del 29 novembre saranno presenti, oltre agli autori, il
fotografo Mario Boccia, Il protagonista Džemil Hodžić e i musicisti Max
Fuschetto e Pasquale Capobianco degli Osanna.
Da diciassette anni il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli è un
punto di riferimento per il cinema civile e per la promozione dei diritti umani
in Italia. Promosso dall’Associazione Cinema e Diritti, con il contributo di
Regione Campania, Film Commission Regione Campania, Comune di Napoli, Università
L’Orientale e il patrocinio della Confederazione Elvetica e dell’Ambasciata
svizzera in Italia, il Festival aderisce alla Human Rights Film Network
patrocinata da Amnesty International ed è sostenuto da Banca Etica, Un Ponte
Per, FICC, Expoitaly.
Redazione Italia