La bufala del “genocidio bianco” usata contro il Sudafrica anti-apartheid
Le radici storiche della “teoria del genocidio bianco”
La storia del fatidico “genocidio bianco” è equiparabile alla teoria assurda
diffusa dei movimenti dell’alt-right legati a Steve Bannon sul “Piano Kalergi” e
la “sostituzione etnica”. Si tratta di teorie artificiali create ad hoc ad uso e
consumo della popolazione ultraconservatrice occidentale bianca per seminare
l’idea che si voglia rendere “la razza bianca” una minoranza.
Partendo dal fatto che basta guardare un mappamondo per vedere che da sempre gli
esseri umani di pelle chiara sono una minoranza, queste teorie del “genocidio
bianco” non nascono in questi anni ma hanno origine lontana, diffondendosi in
seno a gruppi legati al neonazismo, all’estrema destra, al nazionalismo e al
suprematismo bianco. Secondo queste teorie l’immigrazione, l’integrazione, oltre
a fattori come la denatalità nonché la tutela di diritti come la legalizzazione
dell’aborto e la contraccezione verrebbero deliberatamente promossi in quei
Paesi dove prevale la cosiddetta “razza bianca” con l’intenzione di causarne
l’estinzione.
https://www.ingentaconnect.com/contentone/lwish/sou/2017/00000066/00000066/art00006
(Kevin C. Thompson, WATCHING THE STORMFRONT: White Nationalists and the Building
of Community in Cyberspace, in Social Analysis: The International Journal of
Social and Cultural Practice, vol. 45, n. 1, aprile 2001, pp. 32-52)
Preoccupazioni della stessa natura si trovavano già espresse in alcune parti
del Mein Kampf di Adolf Hitler (1925), poi riprese nel documento citato
del 1934, nel quale il futuro dittatore della Germania nazista spiegava quelli
che, a suoi dire, erano i pericoli che correva parte dell’Europa con la
progressiva “negrizzazione della razza bianca”.
(Adolf Hitler, Mein Kampf , Monaco di Baviera, ed. Franz Eher e Successori,
1925, pag. 642, traduzione italiana presente in: Giorgio Galli, Il «Mein Kampf»
di Adolf Hitler. Le radici della barbarie nazista, Kaos Edizioni, 2002)
La questione apparve per la prima volta, sporadicamente, nelle pubblicazioni
neo-naziste White Power e WAR (Michael Novick, White Lies, White Power: The
Fight Against White Supremacy and Reactionary Violence, Common Courage Press,
1995, p. 155) negli anni ’70 ed ’80, in tesi che si focalizzavano
soprattutto contraccezione e sull’aborto, oltreché sull’immigrazione.
In Italia, negli anni Novanta, fu attivista dell’estrema destra italiana Franco
Freda a contribuire maggiormente a questa assurda idea, con il suo testo I lupi
azzurri. Documenti del Fronte Nazionale, diffondendo l’idea che “l’immigrazione
di elementi non indoeuropei” fosse un attacco per “distruggere la razza bianca”.
Nel 1995 il neonazista David Lane – membro fondatore
dell’organizzazione terroristica suprematista bianca The Order ed autore degli
slogan suprematisti delle “quattordici parole” e degli “ottantotto precetti”
– nel suo manifesto White Genocide del 1995 (scritto mentre era incarcerato a
vita) approfondisce questa teoria, affermando che le politiche dei governi di
molti Paesi occidentali avevano l’intento di distruggere la “cultura europea
bianca” rendendo i bianchi una “specie estinta”.
Uno dei capisaldi di questa teoria è la negazione di valore alla lotta al
razzismo. Nel 2005 il neonazista Alain Finkielkraut (A. Finkielkraut, Nous
autres, modernes: Quatre leçons, Ellipse, Paris 2005; trad. it. Noi, i moderni,
Lindau, Torino, 2006) dichiarò che «l’antirazzismo è per il XXI secolo quello
che è stato il comunismo nel XX secolo»; mentre il nazionalista bianco Robert
Whitaker coniò l’espressione “anti-razzista è una parola in codice per
anti-bianchi” e il termine “anti-White” (anti bianco) per descrivere coloro che
ritiene siano responsabili del genocidio dei bianchi.
L’uso del termine «genocidio» viene assurdamente strumentalizzato in
un’accezione che va ben al di là della definizione strettamente legale ,
parificando eventi storici a veri e propri attentati contro la vita umana, siano
essi l’omicidio (ad esempio presentando il meticciato come attentato
all’integrità genetica di una “razza”) o il suicidio (una società che si
autocondanna all’estinzione). Per avallare una lettura distorta ed ampliata di
taluni eventi contemporanei, se ne offre così una chiave interpretativa
distopica: essi non sarebbero frutto di forze storiche determinate da flussi
epocali, ma della pianificazione voluta e consapevole da parte di una élite in
malafede, che tradirebbe la sua vocazione di ceto dirigente di una nazione.
E’ su queste basi che assieme alle teorie cospirazioniste della «sostituzione
etnica» e di «Eurabia», in seguito alla crisi europea dei migranti negli anni
2010 la teoria sul “genocidio della razza bianca” si è diffusa dai movimenti
estremisti di destra, raggiungendo purtroppo anche settori del senso comune
moderato.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/01/15/attilio-fontana-lega-razza-bianca-e-rischio-dobbiamo-ribellarci-dopo-berlusconi-destra-e-gara-di-xenofobia/4093643/
La teoria si è diffusa molto in questi anni negli USA, rispetto alla nicchia di
estrema destra dove era confinata, grazie ai nuovi mass media specie in seguito
all’elezione di Donald Trump.
La bufala del “genocidio bianco in Sudafrica”
In seguito alla vittoria di Nelson Mandela e alla fine dell’apartheid razzista e
colonialista bianca in Sudafrica, figure di estrema destra come il cantante
Steve Hofmeyr e il partito extraparlamentare boero Afrikaner Weerstandsbeweging
(AWB) sostengono l’esistenza di un «genocidio bianco» in Sudafrica.
Il terrorista norvegese di estrema destra Anders Breivik – autore della strage
nazista di Utøya in cui morirono 77 militanti socialisti – nel suo manifesto dal
titolo 2083: una dichiarazione di indipendenza europea dedicò un’intera sezione
a un presunto «genocidio» contro gli afrikaner, i boeri di origine olandese,
menzionando ripetutamente presunti episodi di persecuzione dei bianchi in quel
Paese. Anche Mike Cernovich, commentatore statunitense di estrema destra,
sostenne la veridicità di tale genocidio in Sudafrica.
In cosa consiste questa “menzogna di guerra”? Diffondere notizie false su un
presunto genocidio che il governo socialista, panafricanista e anti-apartheid di
sinistra guidato da Matamela Cyril Ramaphosa starebbe attuando contro i “boeri
bianchi” (per inciso, i discendente dei coloni occidentali – spesso guidati
anche da ideali nazisti e fascisti – che perseguitarono, discriminarono,
criminalizzarono e ghettizzarono i neri sudafricani fino al 1994).
Si tratta di una vergognosa bufala, una “menzogna di guerra”, una fake news
istituzionale che si diffuse nel 2018 dopo la trasmissione del
documentario Farmlands dell’attivista canadese Lauren Southern realizzato per
Rebel Media, in cui si documentavano assalti alle fattorie in Sudafrica. Per lo
stesso canale la giornalista britannica Katie Hopkins aveva girato un analogo
documentario dal titolo Plaasmoorde: The Killing Fields.
A cavalcare la vicenda, distorcendola e strumentalizzandola, furono gli Stati
Uniti dell’alt-right razzista, xenofoba, suprematista bianca ed imperialista di
Donald Trump, facendo girare informazioni su social media e su canali di
gatekeeping con il fine di intercettare gli utenti della controinformazione e
spacciare come “contro-notizia” una vergognosa menzogna al fine di prendere di
mira il Sudafrica.
Ad agosto 2018 il presidente degli Stati Uniti Donald Trump fu accusato di
appoggiare tale teoria quando su twitter chiese al segretario di Stato Mike
Pompeo di far chiarezza su «gli espropri e le confische dei terreni e le
uccisioni su larga scala dei contadini [bianchi]». A riportare tale tesi sono
anche la giornalista conservatrice statunitense Ann Coulter, il politico
britannico ultraconservatore Nigel Farage e il politico di destra olandese Geert
Wilders.
La notizia è stata rilanciata in questi anni dalla galassia mediatica di QAnon
in funzione anti-socialista ed in Italia è stata resa nota dall’ambiguo sito
ImolaOggi fin dal 2016.
Nel 2016 vi è il lancio di un articolo dal titolo fuorviante e distorto
Razzismo: la barbarie avanza in Sudafrica, gli eredi di Mandela bruciano la
storia “bianca”, nel quale si affermava che a Città del Capo gli studenti neri
di un movimento chiamato “Rhodes Must Fall” avessero bruciato “arte, libri,
letteratura, pittura e qualsiasi cosa ritenuta collegata al “diavolo bianco” .
Hanno inzuppato dipinti storici e scritti nella benzina e poi li hanno bruciati
insieme ad opere d’arte e libri risalenti ai secoli passati, dopo aver
vandalizzato l’Università. Hanno minacciato la vita dei bianchi nella zona. In
seguito ha continuato a dar fuoco ad autobus e uffici. Ritengono che “l’uomo
bianco” stia finalmente avendo quello che si merita.”
Notizia che, oltre a non avere fondamento ribaltava la situazione reale: il
Sudafrica, pur essendo un Paese che ha lottato contro l’apartheid bianca,
risente ancora oggi della divisione interna tra bianchi e neri, della
discriminazione razziale nei confronti dei neri e situazioni di sfruttamento.
Ma l’articolo insisteva: “I bianchi in Africa sono vittime di persecuzioni,
espulsioni, sanzioni e sono spesso uccisi o perseguitati a causa della presunta
“colpa” della colonizzazione. Eppure, dalla fine della colonizzazione, gli
africani sono tornati indietro al tribalismo, alle malattie e alla povertà
estrema. Nonostante i bianchi siano una piccola minoranza, sono incolpati di
tutti i problemi – anche quando non hanno alcuna influenza sulle decisioni.
Europa e America si rifiutano di dare lo status di rifugiato alla minoranza
bianca, così migliaia di agricoltori bianchi vengono uccisi o torturati ogni
anno per la loro razza. Sentimenti simili, come mostrato nel video, sono
espressi in altre parti dell’Africa.”
Farebbe ridere se non facesse piangere. Si tratta di notizie volte a stravolgere
la storia politica e culturale del Sudafrica date in pasto a chi non conosce
quella storia. Nel marzo 2016 viene pubblicato un altro articolo dal titolo Il
vero RAZZISMO: cartoline dal Sudafrica, la mattanza dei bianchi in cui
addirittura si parla de “l’inferno delle bidonville per i bianchi impoveriti
dalla shock economy e dalle leggi razziali “black only” del governo dell’ANC e
la quotidiana giungla urbana di una società ad altissimo tasso di violenza che
non risparmia alcuna etnia, fatta di diseguaglianza, discriminazione e
segregazione sotto altro nome, non ci rimane la sensazione di aver visitato la
“nazione arcobaleno” secondo la narrazione allucinatoria della propaganda del
politicamente corretto, ma un paese che è veramente un paradiso di crudeltà in
preda ad un’apocalisse sadica, come l’ha definito lo scrittore Dan Roodt. Un
anus mundi dove sta prevalendo una cultura della vendetta e del saccheggio e che
trae ispirazione per le sue orge di ultraviolenza da ancestrali riti di
stregoneria ed omicidio rituale.”
Un ribaltamento totale della situazione dove i colonizzatori diventano le
vittime del popolo discriminato. Si parla addirittura di Ciò “quotidiano pogrom”
verso gli agricoltori in Sud Africa, “in larghissima maggioranza bianchi” e di
“assalti alle fattorie (…) documentati e verificati dal 2012 ad oggi”.
Poi miracolosamente le notizie su questo “genocidio” scompaiono dalla
circolazione e riappaiono dopo 2 anni in cui anche uno dei peggiori quotidiani
della destra italiana, Libero, ne parla come se fosse un fatto serio.
Bisognerà aspettare il 3 maggio 2018 quando ImolaOggi ripubblica un articolo dal
titolo Sudafrica, il vero razzismo: è genocidio di bianchi, in cui si afferma:
“Grazie all’indottrinamente di massa, l’opinione pubblica è convinta che il
razzismo sia una pratica “razzista” operata dai bianchi sulla pelle dei neri.
Convincimento infondato! Da anni in Sud Africa, complice il silenzio dei
politici occidentali, i coloni boeri sono oggetti di rapine, saccheggi e
assassini commessi da bande di neri.”
Il 7 agosto 2018, sempre ImolaOggi pubblica un articolo dal titolo Sudafrica:
bianchi in fuga dalle violenze dei neri. La Russia accoglie 15mila boeri in cui
si legge: “In fuga da violenze e odio razziale. Sono migliaia i boeri, gli
agricoltori sudafricani discendenti dai coloni inglesi, olandesi, tedeschi e
francesi, che stanno lasciando le proprie terre per sfuggire alle persecuzioni.
Ad accoglierli a braccia aperte non ci sono più i Paesi occidentali, ma la
Russia di Vladimir Putin. Per ora 30 famiglie sono già arrivate nella regione di
Stavropol. Sono solo una piccola porzione dei 15mila afrikaner che stanno
programmando di emigrare in Russia. Un vero e proprio esodo, scatenato dalla
decisione del neo presidente sudafricano Cyril Ramaphosa di espropriare i
terreni dei bianchi e restituirli alla popolazione nera. In effetti, le
percentuali, come nota Libero, mostrano una evidente sproporzione. I boeri, che
rappresentano solo il 9% degli abitanti controllano i due terzi dei terreni
agricoli della nazione. Ma lo scontro su quella che il governo non ha esitato a
definire “un’eredità dell’apartheid”, è passato ben presto dalle parole ai
fatti.”
Un articolo i cui contenuti ricordano tanto i titoloni dei media mainstream
occidentali quando la Rivoluzione Cubana guidata da Fidel Castro portò avanti la
Riforma Agraria e mise fuori legge la borghesia: in Occidente si piangeva per
l’esproprio che subirono i ricchi aristocratici proprietari di latifondi di
canna da zucchero che per anni avevano avuto il permesso di sfruttare
incondizionatamente la popolazione cubana.
Ritornando alla menzogna diffusa dall’alt-right, interessante è vedere come
negli articoli che diffondono questa assurdità si cerchi in tutti i modi di
prendere di mira il grande rivoluzionario Nelson Mandela che viene accusato di
essere la giustificazione di questo “genocidio” in quanto accusato – senza
alcuna prova e fonte – di cantare “Uccidi il boero” (Genocidio Bianco in
Sudafrica, di D. Duke, 2010) diffondendo un link di YouTube che non è nemmeno
attivo (https://youtu.be/DLxKcNVbrMQ).
Da qualche mese è stata rilanciata la fake news del “genocidio bianco in
Sudafrica” proprio per demonizzare il Paese africano nato dalla grande
rivoluzione umanista, socialista, anti-apartheid e fondata sull’ideale Ubuntu
del grandissimo rivoluzionario e combattente per i diritti umani Nelson Mandela.
Ha fatto scalpore agli inizi di aprile 2025 quando Donald Trump ha palesemente
minacciato di disertare il vertice dei leader del G20, in programma il prossimo
novembre in Sudafrica, rilanciando le accuse contro il governo sudafricano di
“esproprio delle terre” dei bianchi e di “genocidio”. “Come si può aspettare che
noi andiamo all’importante incontro del G20 in Sudafrica quando l’esproprio
della terra e il genocidio sono il principale argomento di conversazione? Stanno
prendendo le terre dei farmer bianchi e li stanno uccidendo insieme alle loro
famiglie.” – ha scritto nella notte su Truth Social il presidente – “E’ qui che
vogliamo andare per il G20? Non penso proprio!”, aggiunse il tycoon.
Già in passato Trump aveva parlato di “uccisioni in larga scala” di farmer
bianchi, riecheggiando le accuse di “genocidio dei bianchi” rivolte da Elon
Musk, il suo consigliere che è nato e cresciuto in Sudafrica. Accuse che
recentemente un tribunale sudafricano hanno riconosciuto come “non reali” e
“chiaramente immaginarie”. Non dimentichiamoci inoltre che Elon Musk era figli
di suprematisti bianchi che, proprio durante gli anni dell’apartheid in
Sudafrica hanno fatto fortuna essendo proprietari di miniere di smeraldi. Musk è
ostile ai governi progressisti e socialisti e non si deve dimenticare che
finanziò il golpe fascista di Jeanine Anez in Bolivia contro Evo Morales per i
ricchi altopiani traboccanti di litio.
Il 21 maggio 2025, ricevendo il Presidente sudafricano Cyril Ramaphosa alla Casa
Bianca, Trump ha dichiarato: “Molte cose brutte stanno accadendo in Sudafrica.
Abbiamo accolto delle persone che si sentivano perseguitate. Le loro terre
vengono espropriate, loro vengono uccisi e il governo non fa nulla”.
Un’affermazione vergognosa soprattutto con l’aggravante di essere accusatoria,
vessatoria e falsa.
L’ONG Africa Check definisce false tali affermazioni, asserendo che «i bianchi
hanno meno probabilità di essere uccisi rispetto a qualsiasi altro gruppo
razziale» e che «laddove i bianchi rappresentano circa il 9% della popolazione
sudafricana essi sono solo l’1,8% delle vittime di omicidi».
Non è un caso che il Sudafrica sia preso di mira proprio in questo periodo. Il
Sudafrica è membro dei Brics ed è sfuggito alla gabbia dell’anglosfera
atlantista. Il Sudafrica è tra i paesi che hanno riconosciuto lo Stato di
Palestina, anche se non tutti i Paesi nel mondo lo hanno ancora fatto. E’ un
Paese, il Sudafrica, che ha intentato la causa presso la Corte Internazionale di
Giustizia contro Israele, accusandolo di violare la “Convenzione sul genocidio”
in merito alla situazione a Gaza.
Il Sudafrica sostiene che Israele abbia compiuto atti di genocidio, in
violazione della Convenzione sul genocidio, con accuse chiare: uccisione di
massa di palestinesi, tra cui civili; inflizione di gravi danni fisici e
mentali; espulsione e il displacement forzato; attacco al sistema sanitario di
Gaza; misure per prevenire la nascita di bambini palestinesi. Il Sudafrica ha
specificato che Israele ha portato avanti una campagna di azioni che rientrano
nella definizione di genocidio, inclusi attacchi a zone designate sicure e uso
di bombe potenti.Questo non può che dare fastidio all’Amministrazione Trump,
chissà, forse con l’obiettivo di avviare l’ennesima “rivoluzione colorata” in
Sudafrica contro il governo di Ramaphosa con la solita strategia della “redutio
ad Hitlerum”.
Per quanto possa avere tutte le contraddizioni possibili ed immaginabili, il
governo di Ramaphosa non è artefice di nessun “genocidio bianco”, ma anzi è il
discendente di quel governo che pose fine all’apartheid razzista e colonialista
dei bianchi che per decenni hanno cercato – e ancora cercano – di fare da
padroni in un territorio che hanno depredato, sfruttando la popolazione
autoctona.
Lorenzo Poli