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COMUNICATO CESP X GIORNATA NAZIONALE
La X Giornata Nazionale del Mondo che non c’è: nell’inferno c’è ancora speranza. Con il seminario del 3 luglio scorso, si è conclusa la X Giornata Nazionale del Mondo che non c’è, con la quale il CESP e la Rete delle scuole ristrette, nel decimo anniversario dell’istituzione della “Giornata nazionale del Mondo che non c’è”e della partecipazione al Festival dei Due Mondi di Spoleto, hanno dato il via alle iniziative che si svolgeranno per un intero anno e saranno tese a diffondere ulteriormente quei laboratori formativi e interattivi, messi in campo dal CESP e dalla Rete, in collaborazione con vari esperti, finalizzati a rendere le attività  trattamentali di recupero e risocializzazione, attive e concrete misure di accompagnamento dei detenuti verso (e oltre) il fine pena, nel rispetto della dignità delle persone detenute. Le due giornate formative (il CESP è Ente di formazione e aggiornamento, riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione) sono iniziate il 2 luglio, quando le porte del carcere, come riporta anche Pietro Cuccaro su «umbriatv.com», si sono aperte per accogliere i numerosi partecipanti allo spettacolo della Compagnia #SIneNOmine“Senza Titolo. Manifesto del carcere Futurista”, per la regia di Giorgio Flamini, con i detenuti attori, cantanti, danzatori, drammaturghi, scenografi, costumisti, svoltosi all’interno della Casa di reclusione di Maiano-Spoleto. Nello spettacolo (al quale hanno partecipato oltre 700 persone entrate nei due giorni di programmazione dall’esterno) ai tratti dello storico movimento ripreso nel titolo, se ne sono sovrapposti altri. Mentre tre celle si aprivano e si chiudevano, simbolicamente e incessantemente, nel flusso continuo di detenuti attori che ne uscivano e vi entravano, altri sedevano su enormi sedie nere, a rappresentare tribunali, forche e troni disciplinari. Così, agli echi propri di un Manifesto futurista, ispirato dall’assedio di Adrianopoli durante la guerra bulgaro-turca, se ne sono uniti altri, quelli di un nuovo Manifesto del carcere futurista, ispirato, invece, dall’assedio del Carcere durante la guerra quotidiana della popolazione detenuta per la sopravvivenza. Un manifesto fatto di cultura, nuove prospettive, utopie che proprio a partire dal luogo simbolo dell’imperante distopia,come sottolineato nel coinvolgente monologo finale, ha voluto delineare la strada verso un auspicabile futuro, sottolineando come il teatro sia “un patto tra chi è dentro e chi è fuori” e sia capace di trasformare la persona che abbraccia un tale percorso riabilitativo, grazie alla bellezza che“resiste anche dove tutto sembra spento”. Come non cogliere l’appello:“Contaminate la giustizia con l’arte perché laddove nasce una scena può finire una condanna”? Il 3 luglio il programma è continuato con il seminario Cultura & Carcere “Dell’Inferno e delle Utopie nel mondo della liquidità”, coordinato da Anna Grazia Stammati, Presidente CESP: una giornata densa di riflessioni, approfondimenti e confronti sulla forma e sullo spazio che occupa oggi il carcere nella società e su quale è, o potrebbe essere, il suo futuro. Un incontro intenso e partecipato, svoltosi nella sede della Biblioteca comunale “Giosuè Carducci” di Spoleto. Partendo dalle analisi del sociologo Zygmunt Bauman, si sono posti a confronto due Modelli di Sorveglianza:quella di Bentham, così come ce l’ha consegnata Foucault, con il Panopticon, simbolo della modernità “solida” e del carcere come fabbrica di lavoro disciplinato, e quella americana, del carcere di sicurezza del Pelican Bay, così come l’analizza Bauman, quale modello post-panopticon, simbolo della Sorveglianza “liquida”e del carcere del nulla, futuro verso il quale rischiamo di proiettarci. Tutti i relatori presenti, dalla Direttrice della Casa di reclusione (Bernardina Di Mario),alla Rappresentante del Consiglio Nazionale Forense (Francesca Palma), dal Provveditore del PRAP Toscana-Umbria (Gloria Manzelli, presente su delega diretta del Capo Dipartimento, Stefano De Michele), al rappresentante della Regione (Tommaso Bori), dai Magistrati (Fabio Gianfilippi che ha portato il saluto della collega Magistrato Grazia Manganaro), alla Conferenza Nazionale dei Delegati dei Rettori per i Poli Penitenziari Universitari (Vincenza Pellegrino, Università di Pavia) e alla rappresentante AIB Umbria (Donatella Jank), dal Garante Nazionale delle persone private della libertà personale (avvocato Mario Serio del Collegio del Garante) agli avvocati (Francesco Damiano Pujia del Foro di Roma), hanno fornito un quadro preoccupante della situazione penitenziaria. Nonostante ciò,hanno richiamato l’importanza di continuare a dare forma e orientamento a uno sviluppo “culturale” in carcere e a procedere nella realizzazione di un’utopia necessaria.Il Presidente Emerito della Corte Costituzionale e già Ministro della Giustizia, Giovanni Maria Flick, si è soffermato in particolare sulle preoccupanti condizioni del sistema, il carcere, ha sottolineato (e poi ribadito nell’intervista  realizzata da Cuccaro per «umbriatv.com»), avrebbe potuto e dovuto migliorare in questi anni, mentre si è ulteriormente deteriorato e, cosa ancor più grave, al sovraffollamento si unisce il disinteresse per questa inumana situazione, disinteresse che in alcuni casi appare addirittura enfatizzato.  Così, invece di studiare rimedi e possibilità che agiscano sul fenomeno come tale, riducendo l’eccesso di ingressi in carcere e aumentando le uscite-che sono, invece, sempre più limitate, mentre in carcere dovrebbero entrare solo coloro che sono pericolosi per l’eccesso di aggressività-, prevale l’inerzia e la situazione si aggrava di anno in anno. Non si deve parlare di pena, ma di pene, ha aggiunto il Presidente, e occorre capire e far capire che ciò che si punisce è il reato commesso, non la persona. L’intera mattinata è stata attraversata dalla presenza attiva e dagli intensi interventi di ex detenuti, ora liberi, che continuano a interfacciarsi e colloquiare con il CESP e la Rete, dei quali si sentono parte: negli interventi hanno raccontato in prima persona, qual è la vera situazione nelle carceri, ma anche qual è la situazione che attende i detenuti quando rientrano sui propri territori di appartenenza, generalmente territori difficili, in cui degrado e disoccupazione non permettono un reale reinserimento, a meno di non essere stati adeguatamente supportati nel periodo di detenzione nell’acquisizione di competenze spendibili all’esterno e, una volta fuori, accompagnati nel reinserimento almeno nella prima fase di rientro. Accanto agli interventi degli “ex ospiti” delle carceri italiane, è stata letta un’articolata, intensa e forte lettera di due detenuti, indirizzata agli amici del Festival Dei Due Mondi di Spoleto “La cultura rendi sicuri, il carcere senza cultura è solo punizione”,nella quale è stata richiamata la necessità dell’applicazione del diritto all’accesso al patrimonio culturale della società, perché “In un Paese dove il dibattito sulla sicurezza si gioca spesso tra manganelli e telecamere, parlare di cultura in carcere, può sembrare un’eresia, eppure è tra le mura più dure dello Stato che la cultura dimostra tutta la sua forza rivoluzionaria, quella di trasformare, di restituire, di prevenire. La vera sicurezza penitenziaria, nasce dall’educazione, non dall’isolamento”. I lavori della mattina si sono conclusi con la donazione da parte della Regione Umbria, rappresentata dalla D.ssa Olimpia Bartolucci,Responsabile degli Archivi e Biblioteche, di quattro kit bibliografici – uno per ciascuno degli istituti penitenziari umbri -, del progetto «Nati per Leggere» (in atto dal 1999). I meravigliosi albi donati possono sostenere la genitorialità e far sì che il momento dell’incontro con i propri figli o nipoti sia facilitato e arricchito dalla lettura condivisa, che influisce positivamente sul loro sviluppo intellettivo, linguistico, emotivo e relazionale, con effetti significativi per tutta la vita adulta. Nel pomeriggio si sono svolte due tavole rotonde:una, coordinata da Luisa Marquardt (cattedra di Bibliografia e Biblioteconomia dell’Università Roma Tre) sulla costituzione di una rete tra le biblioteche nelle carceri umbre (il progetto è già in essere in vari istituti penitenziari del Piemonte, della Toscana e del Lazio), alla presenza della Responsabile degli Archivi e Biblioteche della Regione Umbria, dell’AIB – Osservatorio Lavoro (Patrizia Lùperi), della CNUPP (Teresa Consoli,Università di Catania), dei funzionari giuridico-pedagogici (Paolo Maddonni-CR Orvieto, Mattia Genovesi-CC Perugia, Sabrina Galanti- CR di Maiano-Spoleto), delle rappresentanti delle Biblioteche dei singoli territori su cui insistono i quattro istituti penitenziari (Donatella Jank, in sostituzione di Carla Cesarini-Perugia, Roberto Sasso-Orvieto, Gaia Rossetti-Spoleto,Franca Nesta-Terni), di ex detenuti che lavorano come operatori di biblioteca; l’altra,coordinata da Giovanni Mercurio (ICS-ETS) su Misure Alternative, art.21 e semilibertà, quali misure deflattive, ma non solo, alla presenza dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterno di Perugia (Gianvittorio Pula), del Garante regionale del Piemonte(Bruno Mellano), di docenti universitari (Francesco Gambino – Università di Macerata), di detenuti in art 21 ed ex detenuti che hanno avuto accesso alle Misure alternative. Dai tavoli è emersa la volontà di intervenire negli istituti penitenziari, sia attraverso le progettualità che il CESP- Rete delle scuole ristrette hanno messo in campo in questi anni, sia attraverso l’unione strategica con le associazioni di volontariato, in particolare nella costruzione di reti regionali per le biblioteche in carcere, come supporto concreto per far acquisire ai ristretti quelle capacità che permettano loro di essere assunti nelle biblioteche degli istituti penitenziari e, una volta fuori, di trovare lavoro qualificato, come operatori della cultura, nelle biblioteche (pubbliche o private) o nei musei e nei luoghi d’arte, ma anche di sapersi orientare, grazie all’acquisizione di competenze trasversali, nel mondo del lavoro, e di conoscere le opportunità che possono essere utilizzate al fine di un reale reinserimento in quella società con la quale, una volta entrati in carcere, hanno reciso ogni rapporto e nella quale rientrano dopo anni di detenzione. Al termine della giornata i partecipanti si sono lasciati con una serie di appuntamenti per il prossimo autunno, per approfondire quanto già definito nel seminario, esportando il Modello definito in Umbria per la realizzazione di una rete regionale per le biblioteche in carcere, anche in altre regioni (Piemonte e Campania le due principali regioni scelte per i prossimi interventi), ma anche per continuare la riflessione che si è aperta su come rendere operativa la norma già esistente sulle Misure Alternative, perché, come scritto in un articolo, nel n. 1/2025 di «Fuori classe. CarcerInrete. Rivista di varia umanità», se l’obiettivo è riabilitare persone che hanno violato le regole, appare paradossale che regole affermate nel gradimento disposto [normativo] a questo fine, siano violate. Anna Grazia Stammati (Presidente CESP)
Il CESP-Rete delle scuole ristrette al Festival dei Due Mondi di Spoleto (2-3 luglio)
Nel decimo anniversario della partecipazione del CESP- Rete delle scuole ristrette al Festival dei Due Mondi di Spoleto, il 2 e 3 luglio si svolgerà, presso la Casa di Reclusione di Maiano-Spoleto e presso Palazzo Mauri-Biblioteca Comunale “Giosuè Carducci” della città, la X Giornata Nazionale del Mondo che non c’è. Lo storico appuntamento (inserito nel prestigioso Programma del Festival dei Due Mondi- Progetti Speciali) si aprirà, il 2 luglio, con la partecipazione dei/delle docenti della Rete allo spettacolo “Senza Titolo. Manifesto del carcere Futurista”, per la regia di Giorgio Flamini, con i detenuti attori, cantanti, danzatori, drammaturghi, scenografi, costumisti della Compagnia #SIneNOmine, presso la Casa di reclusione di Maiano-Spoleto. Senza titolo abbraccia la complessità del contesto carcerario, e la messa in scena si immerge in più dimensioni: la realtà e il sogno, la costrizione e la libertà, la pena e la trasformazione, il pregiudizio e l’inclusione, sviluppando tre sequenze di dialoghi sul testo di Rinnegato, (detenuto da 32 anni). R. ci trasporta in un ring linguistico, in un tribunale mentale, in uno spazio dove la realtà si dissolve, i ruoli sono mutevoli, rappresentati da oggetti che incarnano sia armi che difese, e i personaggi si trovano in un eterno scambio di ruoli e prospettive. Il 3 luglio, presso la Biblioteca Comunale “Giosuè Carducci”, nel Palazzo Mauri di Spoleto, si svolgerà il seminario Cultura & Carcere “Dell’Inferno e Delle Utopie nel mondo della liquidità”, che si pone in continuità con lo spettacolo della Compagnia #SIneNOmine. La giornata sarà divisa in due parti: nella prima, dopo i saluti istituzionali, si partirà da una riflessione del sociologo Zygmunt Bauman ripresa dal libro Modus vivendi “In un momento in cui le forme sociali non riescono più a conservare a lungo la loro forma, si scompongono e si sciolgono più in fretta del tempo necessario a fargliene assumere una”, quale forma e spazio occupa oggi il carcere nella società e quale è il suo futuro? Al seminario parteciperanno istituzioni di livello nazionale e regionale/territoriale e, tra i relatori, si segnala il Presidente Emerito della Corte Costituzionale, già Ministro della Giustizia, Giovanni Maria Flick. Nella seconda parte saranno istituiti due Tavoli “operativi”: uno riguarderà il progetto Biblioteche innovative in carcere e la costruzione di una Rete in Umbria per attivarlo. Il progetto di biblioteche innovative in ambito penitenziario – collegate in rete con le biblioteche del territorio, delle Scuole e delle Università, strutturate per diventare poli culturali, oltre che per sviluppare nuove professionalità  è nato nella Casa Circondariale di Rebibbia a Roma, dalla collaborazione tra Luisa Marquardt (Università Roma Tre) e Anna Grazia Stammati (docente a Rebibbia, Presidente CESP). Condiviso dai/dalle docenti della Rete delle scuole ristrette, si basa su quanto previsto dall’Ordinamento Penitenziario e dal DPR 230 del 2000 e costituisce uno degli obiettivi del Programma nazionale 2022-2024 (“Innovazione sociale dei servizi di reinserimento delle persone in esecuzione penale: cultura, sviluppo e coesione sociale”) di Cassa delle Ammende, con cui si intende percorrere nuove strade di collaborazione interistituzionale e rafforzare i servizi per il reinserimento sociale delle persone in esecuzione penale. L’altro Tavolo di discussione Misure alternative, art. 21 e semilibertà, esaminerà gli strumenti previsti dall’ordinamento penitenziario per favorire il reinserimento sociale dei detenuti e degli internati e per alleggerire la pressione esistente negli istituti, derivante  dal sovraffollamento. Il carcere, infatti, non è l’unica forma di esecuzione di una pena e non dovrebbe essere neanche la principale. I dati riportati da Antigone sulla funzione deflattiva delle Misure alternative rispetto alla popolazione detenuta e la riduzione della recidiva, ci indicano, però, che queste tendono a procedere spesso lungo binari paralleli (quasi sempre in salita), ovvero i numeri della popolazione detenuta aumentano, in relazione all’applicazione delle Misure. L’unica eccezione registrata si è avuta tra il 2010 e il 2015, in seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza per il sovraffollamento delle carceri nel 2010, e della sentenza Torreggiani, del 2013, che ha dichiarato illegale il sistema penitenziario italiano: poi, dal 2015 si è tornati all’aumento delle presenze in carcere. Ciononostante, il dato relativo alle revoche delle Misure alternative, soprattutto se consideriamo le revoche per la commissione di nuovi reati (pari allo 0,71%), permette di sostenere con forza l’idea della funzione di riduzione della recidiva in caso di condanna scontata in misura alternativa anziché in carcere.  Alle due giornate parteciperanno ex detenuti, oggi liberi, che in questi anni hanno seguito i percorsi del CESP- Rete delle scuole ristrette e, una volta usciti, da uomini liberi si sono reinseriti (o lo stanno facendo) e seguono i docenti della Rete, testimoni diretti che “il trattamento penitenziario non può prescindere dallo sviluppo culturale e che il reinserimento sociale delle persone in esecuzione penale è procedimento complesso che richiede una risposta multidimensionale e non è possibile senza un cambiamento culturale intra ed extra murale ( da “Lettera al CESP e alla Rete al Salone Internazionale del Libro di Torino”- Sonia Specchia- Direttore dell’Ufficio II del DAP, già Segretario Generale della Cassa delle Ammende ). Anna Grazia Stammati   Presidente CESP
REPORT SALONE DEL LIBRO 2025
Pienamente riuscita la partecipazione del CESP- Rete delle scuole ristrette al Salone Internazionale del Libro di Torino, con Adotta uno scrittore (in carcere) e il seminario  Cultura & Carcere. Biblioteche innovative: un modello che si diffonde. Prime esperienze a confronto Anche quest’anno, il CESP-Rete delle scuole ristrette, ha partecipato al Salone del Libro di Torino con tre appuntamenti, due nella mattinata del 19 maggio, interni al progetto Adotta uno scrittore, che da 23 anni fa incontrare studenti e studentesse delle scuole primarie e secondarie, delle strutture detentive, delle università e degli ospedali, con le migliori autrici e i migliori autori contemporanei, il terzo nel pomeriggio dello stessa giornata con un seminario sull’esperienza delle Biblioteche innovative in carcere. I primi due appuntamenti hanno visto gli scrittori presentare le esperienze avute in più istituti penitenziari (la Casa di reclusione di Saluzzo, la Casa di reclusione di Alessandria, la Casa circondariale di Ivrea, la Casa circondariale di Torino, l’Istituto Penale Minorile Ferrante Aporti, la Casa Circondariale di Grosseto, la Casa circondariale di Secondigliano -sezione femminile, l’Istituto Penale Minorile di Potenza, la Casa Circondariale di Castrovillari (ma la Rete ha anche realizzato, nell’anno, un proprio Adotta, coinvolgendo la Casa di reclusione e la Casa Circondariale di Rebibbia, la Casa circondariale di Genova-Marassi, la Casa Circondariale di Pavia, la Casa di reclusione Ucciardone, la Casa circondariale di Montorio- Verona,  la Casa circondariale di Venezia-Casa di pena femminile Giudecca). Il CESP, nel suo intervento, ha sottolineato la necessità dell’ampliamento delle attività di istruzione e dei percorsi culturali in tutti gli istituti penitenziari e dell’importanza del progetto Adotta  uno scrittore (in carcere), proprio a partire dall’episodio della rivolta avvenuta qualche mese fa nell’Istituto minorile Ferrante Aporti, rimarcando la forte valenza simbolica del rogo appiccato dai giovani adulti utilizzando i libri della biblioteca. Tale necessità, si è fatto presente nell’intervento, è testimoniata dagli stessi dati del Ministero della Giustizia relativi ai titoli di studio dell’intera popolazione detenuta che tratteggiano un quadro di fortissima e generalizzata povertà educativa tra i detenuti (con il 4% di analfabeti o privi di titoli di studio, il 15% con la sola licenza di scuola primaria, il 57%, circa, con la sola licenza media, il 17% con il diploma di scuola superiore  e solo il 2% di laureati). Per poter rendere più significativo e strutturato l’intervento del progetto, il CESP e la Rete hanno sottolineato l’importanza di legare l’incontro degli scrittori in carcere allo spazio delle biblioteche degli istituti penitenziari, facendo svolgere lì gli incontri, per diffondere un modello relazionale che, come dimostra il progetto Biblioteche innovative in carcere, attiva processi trasformativi e sta ottenendo risultati positivi negli istituti penitenziari in cui si è riuscito a realizzarlo. Proprio da questo punto ha preso l’avvio il terzo appuntamento della giornata, con il seminario “Cultura & Carcere. Biblioteche innovative: un modello che si diffonde. Prime esperienze a confronto”, per il quale il Salone ha  messo a disposizione del CESP e della Rete, la  Sala Book Lab del Lingotto Fiere, dove, alla presenza di circa 100 partecipanti (la metà dei quali iscrittisi direttamente tramite il Salone), si sono alternati docenti, dirigenti, bibliotecari, esperti, funzionari giuridico pedagogici, impegnati nell’attuazione del progetto Biblioteche in carcere. In apertura del seminario, la presidente del CESP, Anna Grazia Stammati, ha richiamato l’attenzione sulla difficilissima situazione in cui versano le carceri, come dimostrano tragicamente i 100 suicidi del 2024 e i 30 suicidi dei primi mesi del 2025 (divenuti 31 proprio nella mattinata del 19 maggio, con il suicidio dell’ultimo detenuto proprio presso la Casa circondariale Lorusso-Cotugno di Torino) e ha letto il saluto della Dottoressa Sonia Specchia (Direttore dell’Ufficio II del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria per la programmazione finanziaria e il controllo di gestione, già Segretario Generale della Cassa delle Ammende) che, pur non avendo potuto presenziare, per impegni dovuti anche alla recentissima nomina del nuovo Capo Dipartimento, avvocato Stefano De Michele, ha voluto inviare un saluto ai partecipanti, nel quale ha sottolineato come “Il reinserimento sociale delle persone in esecuzione penale è procedimento complesso che richiede una risposta multidimensionale e non è possibile senza un cambiamento culturale intra ed extramurale. Così, partendo da un progetto illuminato ed innovativo posto in essere all’interno del carcere di Rebibbia, in partenariato con il CESP, la rete delle scuole ristrette e l’Università degli Studi Roma Tre, è stato posto un seme che ha prodotto diversi frutti, non solo all’interno della struttura ospitante, consentendo a numerosi detenuti di acquisire una professionalità, ma anche nel contesto detentivo nel suo complesso, con riverbero a livello nazionale attraverso l’emanazione di un Programma di interventi avente la cultura e la rete delle biblioteche penitenziarie e del territorio, al centro degli interventi trattamentali. Perché il trattamento penitenziario non può prescindere dallo sviluppo culturale.” Subito dopo ha preso la parola, per il primo intervento, Alfio Gresta, ex studente “ristretto” della CR di Maiano-Spoleto,  e attore della Compagnia#SIneNOmine, appena ridivenuto libero, il quale ha raccontato la sua storia e l’importanza della scuola in carcere , perché, entrato con la sola licenza media, è riuscito a prendere il diploma di scuola superiore e ad iscriversi all’Università e un percorso teatrale che gli ha permesso di riacquistare una nuova e più complessa identità. Si è poi data voce, nella sezione “Prime esperienze a confronto”, agli interventi dei docenti, funzionari giuridico -pedagogici e volontari che hanno confermato la rilevanza del percorso Biblioteche innovative in carcere, in quanto attivatore di stimoli e di propositi, spazio attraverso il quale si può accedere alle informazioni, si possono acquisire competenze informative, anche in direzione del superamento di quel divario di conoscenze per l’utilizzo di sistemi informativi e informatici, che sempre più generano, tra i detenuti che ne sono privi, esclusione sociale e ulteriore povertà educativa. Naturalmente sono state evidenziate anche le differenze tra gli istituti nei quali si è realizzato o si sta realizzando il progetto, soprattutto in relazione all’accesso alle piattaforme online delle Biblioteche dei territori in cui sono ubicati gli istituti penitenziari, il che permette, o meno la possibilità di avere cataloghi librari informatizzati e consultabili (interventi di Valentina Busso, Chiara Sacchelli, Eleonora D’Amico, Alessandra Gaviano, Giuseppina Boi, Marcella Gori, Erica Meucci). Nella seconda sezione, Il punto di vista degli esperti,  hanno preso la parola gli esperti, che hanno proposto ai presenti una collaborazione con l’Associazione Italiana Biblioteche, al fine di definire insieme gli ambiti di intervento per un prossimo convegno nazionale organizzato per ottobre dall’AIB in Sardegna, proprio sulle Biblioteche in carcere. Anche qui è stata sottolineata l’importanza della scuola in carcere che insieme alla cultura, è stato detto, ha una valenza “salvifica” nei confronti dei detenuti, nel senso laico del termine, perché offre loro una prospettiva di cambiamento e reinserimento e in tale direzione la Rete svolge un ruolo importante, permettendo ai docenti di condividere le proprie esperienze, sostenendone, così, il delicato e importante lavoro. Negli interventi è stato evidenziato anche come, a cinquant’anni dall’approvazione dell’Ordinamento Penitenziario, il dibattito sulla “rieducazione”dei detenuti sia ancora allo stesso punto, mentre l’unica soluzione proposta è semplicemente la costruzione di nuove carceri, puntando sulla presunta e aumentata pericolosità sociale, mentre occorrerebbe dare pari dignità ai detenuti, attraverso la cultura, offrendo loro un modello di intervento, come quello che emerge dal progetto Biblioteche in carcere che ha alla sua base, proprio il diritto di accesso e partecipazione dei detenuti alla vita culturale della comunità. E’ stato poi sottolineato come l’attività del CESP e della Rete si sia caratterizzata in questi anni per la tenacia e la perseveranza della sua azione, presentando un modello positivo di esecuzione penale, per ottenere il quale molto è stato fatto, ma molto resta da fare (interventi di Luisa Marquardt, Enzo Borio, Alessandra Tugnoli, Damiano Francesco Pujia, Bruno Mellano). Nella terza sezione Il punto di vista della Rete. Appunti dal Pianeta carcere, sono state evidenziate le difficoltà che si incontrano nel rendere stabili i percorsi di istruzione in carcere, sottoposti continuamente a tagli, per la mancanza di una seria programmazione sugli organici da parte degli organi istituzionali dei territori, in quanto, al di là di quanto si professa, non si comprende, disconoscendolo, il valore dell’istruzione in carcere .  I docenti hanno poi dato voce a quanto viene fatto sui singoli territori, all’importanza della Rete, anche come confronto sugli improvvisi trasferimenti dei detenuti che , letteralmente, spariscono da un giorno all’altro, senza tenere in alcun conto il percorso scolastico, mettendo a rischio esami e scrutini. Sono state riportate anche le difficoltà di operare nei contesti carcerari, perché, nonostante la costante presenza dei docenti e gli indubbi successi maturati dai percorsi scolastici, si stanno verificando chiusure (in particolare nei confronti dei detenuti dell’Alta Sicurezza) che rimandano indietro il sistema penitenziario di decenni, provocando malessere, disagio e rabbia nella popolazione detenuta. Ci si è soffermati, anche sul valore dell’intervento dei volontari e, in particolare, dei risultati che il gruppo ICS sta ottenendo attraverso il progetto degli sportelli Multi servizi, e sul superamento della “cultura del silenzio” in direzione di una solidarietà sociale e di partecipazione, anche nella difficoltà di mettere insieme detenuti tanto diversi tra loro e dal livello culturale  variegato, ma, proprio per questo, dell’importanza che rivestono progetti che amalgamano, integrano e fanno superare paure e resistenze  (interventi di Stefano Bonomi, Giorgio Flamini, Giovanni Mercurio, Maria Falcone, Francesca Spalla, Patrizia Lazzari). Al termine del seminario, i partecipanti hanno espresso soddisfazione per la giornata di confronto e si sono dati appuntamento a luglio al Festival dei Due Mondi di Spoleto, per continuare il confronto sui percorsi culturali messi in campo dalla Rete, fare il punto su quanto fatto nell’anno scolastico corrente e lanciare le linee di intervento per il prossimo anno scolastico. Anna Grazia Stammati (Presidente CESP) OPUSCOLO SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRODownload