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Gli ultimi colpi di coda di USAID: nessun furto degli aiuti da parte di Hamas
L’agenzia statunitense USAID, braccio del soft power stelle-e-strisce che l’amministrazione Trump ha deciso di smantellare, in una revisione delle priorità di spesa e propendendo per l’uso diretto dell’hard power, ha smentito le ricostruzioni che accusavano Hamas di aver dirottato gli aiuti umanitari per ottenerne un guadagno. Il Bureau for Humanitarian […] L'articolo Gli ultimi colpi di coda di USAID: nessun furto degli aiuti da parte di Hamas su Contropiano.
Media israeliani: Hamas riorganizza il comando e lancia attacchi utilizzando nuove informazioni a Gaza
Presstv. Un rapporto dei media israeliani indica che il movimento di resistenza palestinese Hamas ha riorganizzato la sua struttura di comando e sta eseguendo attacchi mortali basati su nuove informazioni, nonostante le continue pressioni israeliane e un’incessante campagna militare durata mesi nella regione assediata. Oggi ne sono stati uccisi tre durante scontri con la resistenza nel nord della Striscia di Gaza. L’israeliano Walla News, citando fonti, ha riferito che Izz al-Din al-Haddad, comandante dell’ala militare di Hamas, le Brigate Qassam, sta attivamente raccogliendo informazioni precise sui movimenti delle truppe israeliane su più fronti a Gaza. “Queste informazioni hanno permesso al gruppo palestinese di condurre attacchi coordinati, tra cui il fuoco di cecchini, attacchi con missili anticarro e l’impiego di esplosivi in varie forme, dal fuoco di armi leggere ai bombardamenti di mortaio”. Il rapporto ha inoltre sottolineato che Hamas ha nominato con successo nuovi comandanti sul campo e sta mantenendo una catena di comando funzionale che dirige le operazioni di guerriglia dalla città di Gaza e dai campi centrali verso le zone-chiave di battaglia. Ciò avviene mentre sono emerse critiche senza precedenti contro le politiche guerrafondaie del primo ministro Benjamin Netanyahu. L’editorialista israeliano Nadav Eyal, in un’opinione fortemente espressa su Yedioth Ahronoth, ha descritto la guerra a Gaza come una trappola mortale, caratterizzata da pesanti perdite e da un incessante consumo di risorse. Nonostante le ripetute rassicurazioni di Washington sul suo “sincero sostegno”, Eyal ha lasciato intendere che permangono seri dubbi sulla strategia complessiva di Israele a Gaza. L’analista ha anche messo in dubbio l’utilità dell’ultimo incontro di Netanyahu con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, mentre altre cinque famiglie israeliane piangevano i loro figli uccisi a Gaza. Slogan come “disarmare Hamas” o “impedirgli di governare” mancano di reale sostanza, ha sostenuto, e perseguirli richiederebbe una “piena occupazione militare” del territorio assediato – una mossa che ha descritto come una spinta a Israele in un “pantano vietnamita” senza via d’uscita. Eyal ha descritto senza mezzi termini uno scenario del genere – un’occupazione militare totale – che porterebbe a un’infinita stanchezza e a un continuo spargimento di sangue. Ha anche contestato la narrazione del governo, affermando senza mezzi termini: “Hamas non è stata sconfitta”. Citando dati militari, Eyal ha rivelato che 38 soldati israeliani sono stati uccisi da marzo, il che suggerisce che le capacità di combattimento di Hamas rimangono sostanzialmente intatte. Ha inoltre sottolineato le recenti imboscate mortali – tra cui l’attacco di Beit Hanoun – avvenute in aree precedentemente dichiarate “sicure”. Il maggiore generale di riserva israeliano Yitzhak Brik aveva precedentemente dichiarato al quotidiano in lingua ebraica Maariv che Hamas aveva riacquistato la sua forza prebellica, contraddicendo i resoconti dell’esercito israeliano sui progressi nel territorio palestinese assediato. Brik ha definito “cupa” la realtà sul campo per i soldati israeliani. Ha inoltre sottolineato che Hamas conta ora circa 40.000 combattenti della resistenza, una forza simile a quella che aveva prima dell’inizio dell’aggressione israeliana a Gaza. Hamas ha recentemente dichiarato che “la resistenza sta conducendo una guerra di logoramento in risposta al genocidio israeliano incessante contro i civili, sorprendendo quotidianamente il nemico con rinnovate tattiche sul campo”. Negli ultimi giorni, i combattenti della resistenza palestinese hanno ucciso e ferito decine di membri delle forze di occupazione israeliane in una serie di imboscate, nel contesto dell’escalation dell’aggressione del regime al territorio assediato. Gli osservatori affermano che le operazioni dimostrano che il gruppo di resistenza rimane forte e tenace, a più di 20 mesi dall’inizio dell’offensiva aerea e terrestre israeliana a Gaza. Rami Abu Zubaydah, analista militare palestinese, ha affermato che le ultime operazioni di resistenza contro le forze d’invasione israeliane a Gaza dimostrano che Hamas sta “passando da una fase difensiva a una modalità di attacco tattico”. Hamas ha inoltre sottolineato che la “vittoria assoluta” di cui parla Netanyahu non è altro che un’illusione per trarre in inganno il suo pubblico. Gli osservatori sostengono che Israele non è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi nella sua brutale guerra nella Striscia di Gaza. Secondo il ministero della Salute di Gaza, dall’inizio della campagna militare israelo-americana nell’ottobre 2023 sono stati uccisi più di 57.700 palestinesi, per lo più donne e bambini. Oltre 137.600 persone sono rimaste ferite.
Gaza. Accordo 60 giorni: tregua o cessate il fuoco?
Come era previsto Hamas ha accettato la proposta di cessate il fuoco a Gaza. Diverse fonti hanno rivelato gli aspetti più importanti dell’accordo, che include un programma per il rilascio di dieci prigionieri israeliani viventi in cambio del rilascio di 1.000 prigionieri palestinesi tra cui più di 100 ergastolani. La […] L'articolo Gaza. Accordo 60 giorni: tregua o cessate il fuoco? su Contropiano.
Gaza. Verso un cessate il fuoco?
Alcuni esponenti di Hamas hanno espresso la volontà di fermare le armi, che Israele ha chiesto come condizione per un cessate il fuoco permanente nella Striscia di Gaza, ha riferito l’agenzia saudita Asharq News, citando funzionari di Hamas che hanno familiarità con la questione. Hamas sta cercando chiare garanzie che […] L'articolo Gaza. Verso un cessate il fuoco? su Contropiano.
GAZA: HAMAS VALUTA LA PROPOSTA DI CESSATE IL FUOCO. LE STRAGI ISRAELIANE CONTINUANO
Continua il genocidio per mano israeliana in Palestina. Dall’alba di oggi sono già 73 i palestinesi uccisi dai raid incessanti e decine quelli feriti nella Striscia di Gaza. Le forze di occupazione israeliane hanno bombardato una scuola che ospitava sfollati e persone in attesa di aiuti a ovest di Gaza city, e una tenda nel campo profughi di Al-Mawasi, a ovest di Khan Yunis. Preso di mira anche un centro di riabilitazione di Jabalia, a nord. Oltre 30 dei palestinesi ammazzati stamattina erano in fila per il cibo presso le trappole mortali che la finta ong israelostatunitense Ghf chiama “centri di distribuzione aiuti”. A questo proposito Associated Press riferisce come i contractor statunitensi che sorvegliano i siti gestiti dalla finta ong utilizzino armi da fuoco e granate stordenti. Gli operatori sentiti da AP affermano che il personale di sicurezza assunto è spesso non qualificato, non è  controllato ed è armato fino ai denti. I video forniti da uno dei contractor mostrano centinaia di palestinesi ammassati tra il rumore di proiettili, granate stordenti e il bruciore dello spray al peperoncino. Altri video mostrano conversazioni tra uomini di lingua inglese che discutono su come disperdere la folla. Prosegue anche l’assalto di militari e coloni in Cisgiordania. Le forze di occupazione israeliane hanno demolito un tornio per la lavorazione di metalli a est di Nablus, mentre un camionista palestinese è rimasto ferito dagli spari dei militari israeliani a est di Betlemme. I bulldozer israeliani, inoltre, hanno demolito strutture residenziali, agricole e raso al suolo terreni nella zona di Rawabi al-Issawiya, a nord-est di Gerusalemme occupata. Ieri il ministro israeliano della Giustizia, Yariv Levin, parlando con il leader dei coloni Yossi Dagan, ha detto esplicitamente ciò che è chiaro da tempo: “è tempo di annettere la Cisgiordania”. Sul lato diplomatico esponenti di Hamas avrebbero espresso “soddisfazione” per il fatto che è stata avanzata una nuova proposta per un cessate il fuoco a Gaza e avrebbero osservato che i mediatori stanno compiendo grandi sforzi per raggiungere un accordo tra le parti. A sostenerlo è il media saudita Asharq News, dal quale però fanno sapere che il movimento islamico palestinese contesta ancora alcuni punti. In particolare, i punti che riguardano l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia e il ritiro delle truppe di occupazione israeliane non indicano date specifiche né presentano mappe allegate. Entro domani sera dovrebbe presentare la risposta. Intanto, ad Ankara, il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ha incontrato Abu Omar Hassan, presidente del Consiglio della Shura di Hamas e altri rappresentanti dell’organizzazione. Gli aggiornamenti e il commento con il giornalista palestinese Samir Al Qaryouti. Ascolta o scarica
Palestina, Hamas: “Dopo il rapporto Haaretz, subito inchiesta ONU sull’uccisione dei civili gazawi affamati”. Emergono complicità della Gaza Humanitarian Foundation
Il Movimento di Resistenza Islamica Hamas ha chiesto alle Nazioni Unite di formare una commissione internazionale per indagare sul crimine dell’attacco contro i civili palestinesi in attesa di aiuti nella Striscia di Gaza, in cui sono stati uccisi 570 gazawi, dopo che un rapporto del quotidiano israeliano Haaretz ha rivelato prove del fatto che sono stati deliberatamente presi di mira dalle forze di occupazione. Per quasi tre mesi, da marzo a giugno 2025, Israele ha bloccato completamente l’ingresso di aiuti e beni a Gaza, aggravando la già drammatica crisi alimentare che colpisce i due milioni di abitanti della Striscia. A fine maggio è iniziata la distribuzione limitata di pacchi alimentari -in quattro luoghi selezionati – dalla controversa Gaza Humanitarian Fund (GHF), un’organizzazione sostenuta da Israele e dagli Stati Uniti. Un’apertura non derivante da preoccupazioni riguardo alla situazione umanitaria, ma da ragionamenti di tipo strategico e reputazionale. Come ha esplicitamente sostenuto Benjamin Netanyahu: “Per completare la vittoria, non dobbiamo arrivare a una situazione di carestia, né dal punto di vista pratico, né da quello diplomatico. Nessuno ci sosterrebbe”.  Prima dell’ultima interruzione degli aiuti, arrivata giovedì 26 giugno, i centri restavano aperti solo un’ora al giorno, secondo quanto riferito da Haaretz. Nonostante ciò, ogni giorno i militari israeliani hanno sparato sulla folla. Secondo i dati riportati, sono stati uccisi almeno 550 palestinesi in attesa di ricevere aiuti. I feriti sarebbero più di 4 mila. Esperti delle Nazioni Unite hanno più volte accusato l’esercito israeliano di usare la fame come arma di guerra. L’Unicef ha segnalato un incremento allarmante dei casi di malnutrizione infantile: solo nel mese di maggio, 5.119 bambini tra i sei mesi e i cinque anni sono stati ricoverati per malnutrizione acuta.   Hamas ha affermato – in un comunicato diffuso venerdì 27 giugno – che il rapporto del quotidiano Haaretz, che include “testimonianze di ufficiali e soldati dell’esercito criminale sionista riguardo al ricevimento di ordini diretti dai vertici per aprire il fuoco sui palestinesi vicino ai centri di distribuzione degli aiuti a Gaza, rappresenta una nuova conferma del vero ruolo di questo meccanismo criminale come strumento di sterminio e uccisione di civili disarmati dopo averli affamati e torturati”. Il movimento ha sottolineato che “ciò che sta accadendo – l’uccisione sistematica di civili affamati nella Striscia di Gaza – è un crimine evidente e una nuova prova della brutalità dell’occupazione e dei suoi leader fascisti, guidati dal criminale di guerra Benjamin Netanyahu, ricercato dalla Corte penale internazionale”. Hamas ha chiesto alle Nazioni Unite di istituire una commissione internazionale per indagare su questo crimine “al fine di portare i responsabili davanti alla giustizia internazionale, poiché questo meccanismo ha portato all’uccisione di circa 570 martiri e a quasi 4.000 feriti, con il pretesto della distribuzione degli aiuti”. Il movimento ha inoltre invitato a riprendere la distribuzione degli aiuti tramite l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA) e tutte le organizzazioni umanitarie internazionali specializzate, “per porre fine all’oppressione e all’ingiustizia subiti dal nostro popolo palestinese nella Striscia di Gaza a causa dell’occupazione e della politica della fame perseguita”.   Stando a quanto sostenuto dal rapporto quotidiano Haaretz – venerdì 27 giugno –  ufficiali e soldati israeliani hanno confermato di aver ricevuto ordini, diretti da comandanti dell’esercito israeliano, di sparare sui palestinesi vicino ai centri di distribuzione degli aiuti per allontanare i palestinesi stessi da questi centri, nonostante non fossero armati né rappresentassero alcuna minaccia. Uno dei soldati ha dichiarato che l’esercito non utilizza metodi convenzionali per disperdere coloro che attendono gli aiuti a Gaza, ma impiega ogni tipo di arma pesante. Un altro ha descritto l’attacco ai civili vicino ai centri di distribuzione come “l’ideologia dei comandanti sul campo”. La Rete delle ONG palestinesi aveva messo in guardia, giovedì 26 giugno, dal fatto che Israele cerca di consolidare il caos e la violenza nella Striscia, attraverso il controllo sulla distribuzione di aiuti scarsi, nel contesto di un genocidio in corso. La Gaza Humanitarian Foundation è un progetto israelo-americano condannato dalle Nazioni Unite e da numerose organizzazioni internazionali per essere uno strumento di militarizzazione degli aiuti, sfollamento della popolazione e umiliazione dei civili. Ad oggi, 15 organizzazioni per i diritti umani e legali hanno scritto una lettera in cui si accusa la Gaza Humanitarian Foundation di potenziale complicità in gravi violazioni del diritto internazionale. La distribuzione privatizzata e militarizzata, si legge, è “disumanizzante, frequentemente letale e contribuisce allo sfollamento forzato delle stesse persone che dovrebbe aiutare”. La fame come strumento di guerra e la deumanizzazione costituiscono due dei principali elementi che hanno spinto la Corte Internazionale di Giustizia a chiedere già a gennaio del 2024 che Israele adottasse misure immediate per prevenire il genocidio dei palestinesi di Gaza. I “campi di morte” della Ghf sono una sintesi perfetta di queste due atrocità: civili affamati e attirati vicino ai centri per poi essere uccisi come topi in trappola.   Ulteriori informazioni: https://lespresso.it/c/mondo/2025/5/14/carestia-gaza-bambini-fame-oms/54290 https://lespresso.it/c/mondo/2025/6/27/esercito-israeliano-ammissione-sparare-uccidere-palestinesi-attesa-aiuti/55237 https://lespresso.it/c/mondo/2025/6/25/israele-stop-aiuti-gaza-netanyahu-corruzione-difesa-trump/55199 https://www.ilpost.it/2025/06/27/inchiesta-haaretz-stragi-ghf/ https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/06/27/soldati-israeliani-sparare-palestinesi-cibo-gaza-notizie/8041775/ https://contropiano.org/news/internazionale-news/2025/06/30/lordine-e-di-sparare-sugli-affamati-il-genocidio-confermato-dai-militari-israeliani-0184599 https://www.rsi.ch/info/mondo/Gaza-spari-ai-siti-degli-aiuti-aperta-un%E2%80%99indagine-per-sospetti-crimini-di-guerra–2936808.html https://trt.global/italiano/article/90a7c1670be0 > Haaretz: militari IDF hanno sparato deliberatamente su civili palestinesi che > si radunavano presso i centri di distribuzione alimentare a Gaza (Jalel > Lahbib) Lorenzo Poli
API: “No al doppio standard nelle manifestazioni pro-Palestina”
L’Associazione dei Palestinesi in Italia ritiene doveroso esprimere la propria posizione in merito alla manifestazione recentemente indetta da alcune realtà politiche italiane. Pur riconoscendo l’importanza della mobilitazione pubblica a sostegno della causa palestinese, non possiamo né appoggiare né condividere l’iniziativa in questione. La nostra posizione si basa su una serie di criticità che riteniamo fondamentali e non negoziabili: 1. Condanna selettiva e continua del 7 ottobre, senza contesto né comprensione della realtà dell’occupazione israeliana e della resistenza palestinese. 2. Diffusione e riproposizione di narrazioni non verificate o smentite da più fonti indipendenti, come il presunto massacro di bambini o gli stupri attribuiti ad Hamas, che servono solo a disumanizzare il popolo palestinese e distogliere l’attenzione dal vero problema: l’occupazione, il colonialismo e il genocidio in corso. 3. Reticenza nell’utilizzo della parola “genocidio”, nonostante la realtà dei fatti e le accuse mosse da organismi internazionali indipendenti. 4. Richiesta tardiva di cessazione delle ostilità, a distanza di oltre un anno e mezzo dall’inizio dell’aggressione israeliana. 5. Ci chiediamo: cosa avverrà dopo questa manifestazione? I promotori chiederanno la fine dell’assedio su Gaza? Condanneranno le colonie illegali in Cisgiordania? Parleranno della pulizia etnica del 1948? Sosterranno la liberazione dei prigionieri palestinesi o il diritto al ritorno dei rifugiati? 6. Alcuni promotori e rappresentanti politici sono recentemente volati in Israele per incontrare le famiglie degli ostaggi, senza mostrare la stessa attenzione o solidarietà verso le decine di migliaia di palestinesi massacrati o detenuti illegalmente. Inoltre, riteniamo essenziale sottolineare che le politiche portate avanti dal governo di Benjamin Netanyahu non rappresentano una deriva recente, ma sono la piena espressione di 77 anni di occupazione, apartheid e pulizia etnica sistematica. La continuità storica tra il sionismo coloniale delle origini e le attuali violenze in corso è evidente a chiunque guardi onestamente alla storia della Palestina. Per queste ragioni, riteniamo che una manifestazione che non rispecchia la narrativa e le richieste storiche del popolo palestinese, rischi di diventare un gesto vuoto, se non addirittura dannoso. Noi crediamo che ogni presa di posizione pubblica debba avere al centro la liberazione integrale della Palestina, dal fiume al mare, nel rispetto della voce e della volontà dei palestinesi stessi. Associazione dei Palestinesi in Italia Redazione Italia
Tolleranti intolleranti verso l’intolleranza
Dal 19 al 21 maggio 2025 una serie di interventi dei parlamentari spagnoli ed europei e dei deputati italiani, di dichiarazioni delle agenzie e dei funzionari ONU e di denunce delle associazioni e ong, in particolare di EMERGENCY, MSF e ISPI. Sabato 25 maggio le manifestazioni degli attivisti. «Il mondo intero si sta mobilitando contro la barbarie di Netanyahu a Gaza, lei invece fa battute», ha replicato il primo ministro Pedro Sánchez, anche segretario del PSOE (Partito Socialista Operaio Spagnolo), al leader del Partito Popolare, Alberto Nunez Feijoo, che aveva contestato l’iniziativa del governo polemizzando su questioni di politica interna e ironizzando sulle proteste della Spagna e altre nazioni per l’ammissione e poi la qualifica della rappresentanza israeliana al concorso Eurovision, da cui la Russia è stata bandita immediatamente dopo l’invasione dell’Ucraina. Il 20 maggio il parlamento spagnolo ha approvato l’embargo totale delle armi a Israele. Nel dibattito che aveva preceduto la votazione, il capogruppo di ERC (Sinistra Repubblicana di Catalogna), Gabriel Rufián, era intervenuto in merito alle motivazioni addotte dai deputati delle destre, moderata ed estrema, per non condannare e sanzionare Israele colpevole dello sterminio della popolazione palestinese. Premettendo “È terribile che, il 7 ottobre 2023, l’organizzazione terroristica Hamas abbia assassinato 30 bambini israeliani”, Gabriel Rufián ha mostrato ai colleghi l’elenco dei bambini palestinesi vittime delle operazioni militari dell’esercito israeliano e dichiarato: «Sono 15˙000 bambini uccisi da uno stato, non un’organizzazione terroristica. E Israele uccide in Palestina da molto prima che Hamas esistesse».   Il giorno prima, il 19 maggio, l’UN Women aveva diffuso la stima delle donne e ragazze di Gaza uccise dall’ottobre 2023, oltre 28 MILA, e dal 2 marzo scorso sempre più malnutrite e affamate, almeno 1 MILIONE, e nello stesso giorno in cui la questione veniva affrontata in Spagna, il 20 maggio, il sottosegretario generale per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti d’emergenza dell’ONU, Tom Fletcher, in un’intervista alla BBC avvisava che nelle successive 48 ore 14 MILA bambini sarebbero morti di fame se, dopo 11 settimane di blocco totale e intensificazione dell’offensiva militare, Israele avesse ulteriormente impedito l’ingresso nell’area dei camion carichi di alimenti e medicinali pronti a portare soccorsi alla popolazione palestinese assediata. Alle informazioni divulgate dalle agenzie e dai funzionari dell’ONU e alle pressioni politiche, il premier israeliano Benjamin Netanyahu il 21 maggio ha reagito permettendo di procedere e consegnare cibo e farmaci a nove camion, mentre un centinaio rimaneva bloccati alla frontiera. A sua volta, mentre contemporaneamente per iniziativa della deputata Cristina Guarda del gruppo Green/EFA al parlamento europeo veniva presentato il rapporto “Diplomazia di pace. La minaccia della guerra russo-ucraina e la prospettiva della pace” elaborato dall’IRIAD (Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo), il 21 maggio il consiglio di sicurezza UE ha cominciato a considerare possibile una revisione degli accordi di associazione con Israele. Nello stresso giorno su questa e altre questioni inerenti ai rapporti della nazione con lo stato israeliano in Italia al parlamento venivano deliberate quattro mozioni, due presentate dalle coalizioni di maggioranza e opposizione e due da IV e AZ. Analogamente alla proposta del governo spagnolo, l’istanza di PD, M5s e AVS sollecitava lo stato italiano a “provvedere all’immediata sospensione dell’importazione degli armamenti dallo Stato di Israele”, “sostenere in sede europea l’adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario” e “dare piena attuazione ai mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale”. E come Gabriel Rufián a Madrid, a Roma Angelo Bonelli di AVS ha ricordato i bambini “vittime dei bombardamenti del criminale Netanyahu a Gaza”, soffermandosi nella lunga lettura di tutti i nomi della lista. Bonelli ha anche lamentato l’assenza al dibattimento in aula del ministro degli esteri, Antonio Tajani, che intanto chiedeva all’ambasciata di Israele a Roma spiegazioni sul perché a Jenin, in Cisgiordania, i militari israeliani avessero sparato per intimidire dei diplomatici, tra cui il viceconsole italiano a Gerusalemme. Diversamente che in Spagna, in Italia l’embargo alle armi per Israele è stato ‘bocciato’ e in merito alla condanna del governo israeliano per lo sterminio della popolazione palestinese e alla sentenza che ha giudicato colpevoli il primo ministro e il capo dell’esercito israeliani ha prevalso la linea di condotta tracciata dal governo Meloni. Lo stesso modello è messo in pratica da Trump, che il 12 maggio ha definito genocidio le aggressioni subite dagli afrikaans giunti negli USA avvalendosi della cittadinanza a loro concessa dal decreto presidenziale in cui sostiene che, “accusing Israel, not Hamas, of genocide in the International Court of Justice”, il governo del Sud Africa costituisce una minaccia per la nazione americana e per i suoi alleati e partner. “Sta diventando di moda esser bastardi, esser canaglie e giustificare azioni come queste commesse da Israele”, aveva dichiarato Gabriel Rufián nel discorso al parlamento spagnolo concluso proclamando: «Dobbiamo essere i ‘tolleranti’ intolleranti verso l’intolleranza. Deve tornare a essere vergognoso essere una canaglia, deve tornare a essere vergognoso essere un fascista e deve cessare la moda che i deputati di destra ridano davanti a un elenco di bambini morti». Rilevando che “viene comprensibilmente ribadito che Israele ha diritto di difendersi dai suoi aggressori, mentre viene negato ai palestinesi il diritto di ribellarsi a un’occupazione che dura da 58 anni, e che diventa sempre più violenta”, il senior advisor di ISPI, Ugo Tramballi, ha affermato: «È sempre più insostenibile il doppio standard che i governi Occidentali usano da tre anni con la Russia di Putin dopo l’aggressione all’Ucraina e l’Israele di Netanyahu e del suo governo di suprematisti a Gaza e Cisgiordania. A Gaza l’occupazione israeliana non è mai finita, nemmeno nel 2005, dopo lo smantellamento delle colonie ebraiche. È continuata in altri modi e con altri mezzi, trasformando la Striscia in una gabbia». Il 21 maggio, EMERGENCY informava che il più recente report di OCHA stima che da ottobre 2023 ad aprile 2025 le vittime delle operazioni militari israeliane a Gaza sono quasi 60 MILA morti, oltre 115 MILA feriti e più di 2 MILIONI di sfollati e MSF ha denunciato: “Gli aiuti che vengono fatti entrare nella Striscia di Gaza sono insufficienti, solo una cortina di fumo per fingere che l’assedio sia finito”. Oggi, 22 maggio, il centinaio di camion fermi ai posti di blocco ha potuto entrare a Gaza, che intanto veniva colpita, mentre il ministero della salute dell’enclave palestinese aggiornava il bilancio delle vittime, precisando che dal 7 ottobre del 2023 nella Striscia sono stati uccisi 16˙503 bambini, tra cui 916 neonati di età inferiore a un anno, e Josep Borrell, attualmente presidente del CIDOB (Barcelona Centre for International Affairs) e dal 2004 al 2007 presidente dell’Europarlamento e dal 2019 al 2024 alto rappresentante per la politica estera della UE, in un’intervista alla radio spagnola Cadena SER evidenziava che «La metà delle bombe sganciate su Gaza sono ordigni fabbricati in Europa». Sabato prossimo, 24 maggio, per iniziativa promossa da Paola Caridi insieme a Claudia Durastanti, Micaela Frulli, Giuseppe Mazza, Tomaso Montanari, Francesco Pallante ed Evelina Santangelo, numerosi gruppi di attivisti dimostreranno la propria indignazione organizzando sit-in e flash-mob in cui verranno esposti i simboli del genocidio dei palestinesi a Gaza : 24 MAGGIO – 50˙000 SUDARI / Una iniziativa nonviolenta fortemente simbolica sta diffondendosi per tutta Italia. Sarà bello se in tante e tanti vorremo aderire reportage redatto a cura di Maddalena Brunasti 19 MAGGIO 2025 * UN Women : UN Women estimates that more than 28,000 women and girls have been killed in Gaza since the beginning of the war in October 2023 20 MAGGIO 2025 * BBC (video e testo) : Gazan babies will die without aid – UN humanitarian chief * ONU : Dichiarazione su Gaza di Tom Fletcher, Sottosegretario generale per gli Affari umanitari e Coordinatore degli aiuti d’emergenza * SER (video) : “Lo que están poniendo de moda es ser un malnacido, ser un canalla, es justificar cosas como las que hace Israel”. El portavoz de ERC ha criticado la “corrección política” con la que el Partido Popular no se posiciona claramente con las acciones de Israel en Palestina. 21 MAGGIO 2025 * ANSA Italia : Al via seduta Camera, quattro mozioni su Gaza e Medio Oriente. Una di maggioranza, una Pd-M5s-Avs, una Iv e l’ultima di Az * ANSA Italia : Bonelli legge in Aula nomi bimbi morti a Gaza,”è pulizia etnica”. “Assenza del ministro Tajani non è un buon segnale” * ANSA Spagna : Sanchez, ‘il mondo intero si mobilita contro la barbarie a Gaza’. Il premier in replica al leader Pp in question time al Congresso * EMERGENCY : La situazione a Gaza è drammatica. * ISPI – Gaza, Israele e l’indignazione del mondo * PRESSENZA : Presentato all’Europarlamento il Rapporto di ricerca “Diplomazia di pace” * PRESSENZA : Gaza, MSF: “Aiuti strumentalizzati, sistema sanitario sotto attacco” 22 MAGGIO 2025 * SOLE 24 ORE : Borrell: «Metà delle bombe su Gaza fabbricate in Europa». Nei raid oggi 52 morti. Nella Striscia di Gaza 16.503 bambini uccisi da inizio guerra, 916 avevano meno di un anno https://www.eldiario.es/politica/ultima-hora-actualidad-politica-directo_6_12313121_1114111.html https://www.publico.es/tremending/discurso-crudo-gabriel-rufian-sobre-gaza-israel-mata-palestina-mucho-hamas-existiera.html https://www.facebook.com/photo?fbid=1261312235364231&set=a.281497466679051 Maddalena Brunasti