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Gaza Riviera: genocidio come governance. Ma arriva l’Onda – di Maresa Lippolis e Sergio Tringali
Il piano G.R.E.A.T Trust* (Gaza, Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation Trust), diffuso dal Washington Post alla fine dell’estate 2025, non è soltanto un documento geopolitico. È il sintomo di un immaginario di governo che prende forma da tempo: un miscuglio di tecnocrazia autoritaria, privatizzazione della sovranità e ingegneria sociale. L'ideologia alla base di queste [...]
Contro nemici e alleati, è la logica dello Stato-mafia
Siamo oltre l’estremismo sionista più radicale: Israele è ormai uno stato-mafia, uno stato terrorista. Prepara una trappola e agisce come un killer verso chiunque, finge di negoziare e poi uccide i negoziatori. Non ha e non riconosce limiti: il diritto internazionale ormai per Tel Aviv è una nota a piè […] L'articolo Contro nemici e alleati, è la logica dello Stato-mafia su Contropiano.
Israele tacca il Qatar per uccidere una delegazione di Hamas
Israele è uno Stato-killer, che anche quando finge di trattare sta soltanto lavorando per far fuori la controparte. Poco fa ha attaccato il Qatar con una classica operazione omicidiaria dell’aviazione supportata dallo Shin Bet, il servizio segreto di Tel Aviv, prendendo di mira l’edificio in cui si stavano riunendo alcuni […] L'articolo Israele tacca il Qatar per uccidere una delegazione di Hamas su Contropiano.
Il cerchiobottismo su Israele e Hamas
Trovo irritante non solo la generica retorica ma proprio questo costante cerchiobottismo su Israele e su Hamas. Irritante non solo perché tende a lavare migliaia di coscienze e a sollecitare quelle di chi ha fatto l’ignavo fino a tre minuti fa ma anche perché impedisce di capire di cosa stiamo […] L'articolo Il cerchiobottismo su Israele e Hamas su Contropiano.
Qatar: nessuna risposta israeliana alla proposta di cessate il fuoco per Gaza
Doha – MEMO.Il Qatar ha dichiarato martedì che Israele non ha ancora risposto a una recente proposta di cessate il fuoco per Gaza, secondo quanto riportato da Anadolu. “Siamo in contatto con tutte le parti per raggiungere un accordo di cessate il fuoco, ma non c’è ancora una risposta ufficiale da parte di Israele: né accettazione, né rifiuto, né la presentazione di una proposta alternativa”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli esteri, Majed al-Ansari, in un commento trasmesso dalla televisione Al Jazeera. La scorsa settimana, il gruppo palestinese Hamas ha accettato una proposta di cessate il fuoco avanzata dai mediatori egiziani e qatarioti. Israele, tuttavia, non ha ancora risposto ufficialmente al piano. Ansari ha affermato che i mediatori di Gaza sono in contatto quotidiano per raggiungere un accordo di cessate il fuoco. “Sottolineiamo la necessità di sollecitare Israele a rispondere e impegnarsi seriamente”, ha affermato. “Siamo in attesa di una risposta ufficiale da parte di Israele alla proposta”. Pur ribadendo l’impegno a proseguire gli sforzi di mediazione, il Qatar ha invitato la comunità internazionale a fare pressione su Israele affinché raggiunga un accordo di cessate il fuoco per Gaza. “Non importa all’Egitto o al Qatar dove si terranno i negoziati”, ha affermato, dopo che i media israeliani hanno suggerito di spostare la sede dei negoziati in un altro Paese. “Ciò che Hamas ha accettato è identico a ciò che Israele aveva già concordato. La palla ora è nel campo di Israele, e sembra che Israele non voglia raggiungere un accordo o addirittura rispondere alla proposta”. Ansari ha avvertito che la crescente escalation israeliana sul campo “non porterà a risultati positivi”. Israele ha ucciso quasi 63.000 palestinesi a Gaza dall’ottobre 2023. La campagna militare ha devastato l’enclave, che sta affrontando la carestia. Lo scorso novembre, la Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini di guerra e crimini contro l’umanità a Gaza. Israele deve anche affrontare un caso di genocidio presso la Corte internazionale di giustizia per la sua guerra contro l’enclave. Traduzione per InfoPal di F.L.
Un database dell’esercito israeliano suggerisce che almeno l’83% dei morti a Gaza erano civili
Un’indagine condotta da +972 Magazine, Local Call e il Guardian rivela che i dati provenienti da un database interno dell’intelligence israeliana indicano che almeno l’83% dei palestinesi uccisi nell’attacco israeliano a Gaza erano civili. I dati ottenuti dal database classificato – che registra le morti dei militanti di Hamas e […] L'articolo Un database dell’esercito israeliano suggerisce che almeno l’83% dei morti a Gaza erano civili su Contropiano.
Egitto: “Israele” ignora i mediatori e respinge la proposta di cessate il fuoco a Gaza
Il Cairo – Al-Mayadeen.net. Il ministero degli Esteri egiziano ha dichiarato che “Israele” ha ignorato gli sforzi dei mediatori e la proposta di accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Parlando a RIA Novosti, giovedì, il consigliere del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, Dmitri Gendelman, ha affermato che questi aveva dato la sua approvazione al piano del comando militare per stabilire il controllo sulla città di  Gaza e, in ultima analisi, “sconfiggere” il movimento palestinese Hamas. “La Repubblica Araba d’Egitto segue con profonda preoccupazione l’ostinazione del governo israeliano nel procedere con l’attuazione di un piano di attacco da parte delle forze di occupazione israeliane volto a controllare le città della Striscia di Gaza, in un nuovo tentativo di consolidare la sua occupazione illegale dei Territori palestinesi”, ha dichiarato il ministero degli Esteri del Cairo. “Questa condotta dimostra il totale disprezzo di Israele per gli sforzi dei mediatori e per la proposta di accordo volta a raggiungere un cessate il fuoco, il rilascio di ostaggi e detenuti, e l’ingresso di aiuti umanitari, così come per le richieste internazionali di porre fine alla guerra”, ha aggiunto. Dopo essersi recato nella Striscia di Gaza il 21 agosto, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato di essere stato lì per approvare nuovi piani militari incentrati sull’occupazione della città di  Gaza  e sulla sconfitta del movimento di Resistenza palestinese. “Siamo nella fase decisionale. Oggi sono arrivato nella Striscia di Gaza per approvare i piani che mi sono stati presentati, insieme al ministro della Difesa, dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) per catturare la città di Gaza e sconfiggere Hamas”, ha dichiarato il premier israeliano. Sebbene Netanyahu abbia detto di aver ordinato l’avvio immediato dei negoziati per garantire il rilascio di tutti i prigionieri, ha insistito che qualsiasi fine della guerra debba avvenire a condizioni accettabili per “Israele”. Nonostante gli sforzi dei mediatori per portare avanti un accordo e dopo la recente approvazione di una proposta da parte di Hamas, Netanyahu ha deciso mercoledì di non rispondere, una posizione rispecchiata dall’inviato statunitense Steve Witkoff, che si è distanziato dalla formula che inizialmente aveva sostenuto, tra notizie secondo cui non si fiderebbe più dei mediatori. Traduzione per InfoPal di F.F.
Israele in guerra totale, fra le proteste di chi si oppone e la Nakba che continua tra Gaza e Cisgiordania
Alla fine di una settimana che era cominciata con l’euforia alle stelle, per la straordinaria partecipazione allo sciopero indetto dalle Famiglie degli Ostaggi domenica scorsa, nel vano tentativo di scongiurare la “vietnamizzazione” del conflitto che inevitabilmente conseguirà al piano di occupazione di Gaza City, proviamo a ricapitolare gli ultimi eventi in un Israele in guerra: – Hamas avrebbe accettato la proposta egiziano-quatariota di cessazione delle ostilità per i prossimi sessanta giorni, durante i quali procedere al rilascio graduale dei corpi (solo in parte vivi) degli ostaggi, a fronte di un certo numero (forse 200) di detenuti palestinesi, con previsto intervento delle Nazioni Unite per quanto riguarda i varchi umanitari, la gestione dei soccorsi, l’ipotesi di deporre le armi ecc (la stessa proposta che Israele aveva concordato con il negoziatore US Steve Witkoff due settimane fa) e però come non detto: accordo o non accordo, il piano di occupazione di Gaza City è stato approvato e quindi s’ha da fare, come ci informa The Times of Israel. – i blindati si sono infatti già mossi verso l’obiettivo con una prospettiva di evacuazione di circa un milione di civili già ripetutamente evacuati in precedenza, che di nuovo dovrebbero ammassarsi ora verso sud, dove sarebbe in progress l’ennesima tendopoli, ma tra recinzioni, organizzazione dei servizi essenziali, allestimento della cd ‘cittadella umanitaria’ ci vorrà forse un paio di mesi, mentre l’IDF procederà (secondo i piani) per la totale distruzione di Hamas; – totale distruzione di Hamas per la quale sono stati richiamati ca 60.000 riservisti, ma in quanti si presenteranno non si sa: morale delle truppe proprio ai minimi, mentre cresce il numero dei suicidi (uno alla settimana!) soprattutto tra i giovani, come documentava ieri una lunga intervista su El Pais, descrivendo nei dettagli la ‘questione morale’ che turba i pensieri di una crescente popolazione militare, che aveva prontamente aderito alla chiamata post 7 ottobre, ma dopo ventidue mesi di crimini di guerra contro civili inermi, non ne può più; – in compenso è arrivato il plauso del Presidente Trump che su TruthChannel ha incoronato Netanyahu come “eroe di guerra” in totale spregio dei timori del “Forum dei Familiari degli Ostaggi” che ieri sera (21.8) erano in presidio di fronte alla residenza del Primo Ministro a Gerusalemme e di nuovo lo saranno anche oggi. Timori (non solo per la sopravvivenza degli ostaggi, ma per la sicurezza delle truppe) inizialmente espressi dallo stesso Generale Eyal Zamir, che però sembra aver cambiato idea, rendendosi così “totalmente complice di un crimine”, come ha commentato su Haaretz l’editorialista Uri Misgav. – a raffreddare gli entusiasmi circa i piani di totale distruzione di Hamas, è arrivata però la notizia che solo il 10% dei tunnel (per un totale di ca 500 km) è stato seriamente danneggiato dall’inizio del conflitto, per cui Auguri! In compenso è stata ufficialmente annunciata l’avanzata immobiliare in Cisgiordania con l’approvazione del molto controverso piano E1 tra Gerusalemme Est e Ma’ale Adumin, che renderà possibile edificare 3.400 nuove unità abitative, con il dichiarato obiettivo di “seppellire una volta per sempre l’idea di uno stato palestinese”; – al di là dell’effettiva possibilità di immaginare (chissà quando mai) uno Stato palestinese, il suddetto piano E1 condannerà la popolazione in Cisgiordania in isole/ghetti ancor più separati, economie ancor più frammentate, con difficoltà di spostamento ancor più enormi, l’accesso a scuole e ospedali più che mai complicato, Gerusalemme Est ancor più isolata… ma così sarà, per la gioia dei coloni, proprio ieri ne sono arrivati altri 250, da USA e Canada; – reazioni da fuori Israele: Macron ha definito la nuova offensiva come “certezza di guerra permanente”, mentre Londra ha stigmatizzato il Piano E1 come “flagrante rottura di qualsiasi prospettiva di convivenza”. Un po’ più robuste le voci che si sono espresse ieri a Istanbul, nell’ambito di una Conferenza Stampa dal titolo “E’ tempo di agire”: dove l’ex relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Palestina, Richard Falk (predecessore di Francesca Albanese tra il 2008 e il 2014) insieme a un ampio gruppo di’ avvocati avrebbero a questo punto suggerito la necessità di un intervento di forze armate internazionali a Gaza, proposta che sarà avanzata all’Assemblea Generale con l’obiettivo di fermare quella che è stata definita la fase più mortale del genocidio israeliano contro il popolo palestinese, quando sarà già il 20 settembre, per cui chissà quanto sterminato potrà essere il popolo palestinese, o evacuato chissà dove, o comunque ridotto in chissà quali condizioni terminali, per le concause che sappiamo… La Nakba che si rinnova, che non è mai finita nel 1948, che semplicemente si ripresenta con la stessa logica di sempre: di occupazione coloniale, di villaggi e comunità spazzati via, di spazi che si svuotano per essere ripopolati dall’arrivo dei ‘nostri’. L’appuntamento per quella parte di Israele che non si arrende sarà di nuovo domani sera, sabato 23.8, per una marcia “anti war” tra Piazza Dizengoff e Piazza Habima a Tel Aviv, la cui partecipazione però è già stata limitata dalle FFOO entro i 500 partecipanti, per cui: macchina repressiva sempre più dura, guerra che avanza anche in casa. Come è successo l’altro giorno ad Haifa con vari dimostranti arrestati per aver esibito cartelli e intonato slogan critici verso l’operato dell’IDF, ritenuti “turbativi dell’ordine pubblico”.   Centro Sereno Regis
Gli ultimi colpi di coda di USAID: nessun furto degli aiuti da parte di Hamas
L’agenzia statunitense USAID, braccio del soft power stelle-e-strisce che l’amministrazione Trump ha deciso di smantellare, in una revisione delle priorità di spesa e propendendo per l’uso diretto dell’hard power, ha smentito le ricostruzioni che accusavano Hamas di aver dirottato gli aiuti umanitari per ottenerne un guadagno. Il Bureau for Humanitarian […] L'articolo Gli ultimi colpi di coda di USAID: nessun furto degli aiuti da parte di Hamas su Contropiano.
Media israeliani: Hamas riorganizza il comando e lancia attacchi utilizzando nuove informazioni a Gaza
Presstv. Un rapporto dei media israeliani indica che il movimento di resistenza palestinese Hamas ha riorganizzato la sua struttura di comando e sta eseguendo attacchi mortali basati su nuove informazioni, nonostante le continue pressioni israeliane e un’incessante campagna militare durata mesi nella regione assediata. Oggi ne sono stati uccisi tre durante scontri con la resistenza nel nord della Striscia di Gaza. L’israeliano Walla News, citando fonti, ha riferito che Izz al-Din al-Haddad, comandante dell’ala militare di Hamas, le Brigate Qassam, sta attivamente raccogliendo informazioni precise sui movimenti delle truppe israeliane su più fronti a Gaza. “Queste informazioni hanno permesso al gruppo palestinese di condurre attacchi coordinati, tra cui il fuoco di cecchini, attacchi con missili anticarro e l’impiego di esplosivi in varie forme, dal fuoco di armi leggere ai bombardamenti di mortaio”. Il rapporto ha inoltre sottolineato che Hamas ha nominato con successo nuovi comandanti sul campo e sta mantenendo una catena di comando funzionale che dirige le operazioni di guerriglia dalla città di Gaza e dai campi centrali verso le zone-chiave di battaglia. Ciò avviene mentre sono emerse critiche senza precedenti contro le politiche guerrafondaie del primo ministro Benjamin Netanyahu. L’editorialista israeliano Nadav Eyal, in un’opinione fortemente espressa su Yedioth Ahronoth, ha descritto la guerra a Gaza come una trappola mortale, caratterizzata da pesanti perdite e da un incessante consumo di risorse. Nonostante le ripetute rassicurazioni di Washington sul suo “sincero sostegno”, Eyal ha lasciato intendere che permangono seri dubbi sulla strategia complessiva di Israele a Gaza. L’analista ha anche messo in dubbio l’utilità dell’ultimo incontro di Netanyahu con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, mentre altre cinque famiglie israeliane piangevano i loro figli uccisi a Gaza. Slogan come “disarmare Hamas” o “impedirgli di governare” mancano di reale sostanza, ha sostenuto, e perseguirli richiederebbe una “piena occupazione militare” del territorio assediato – una mossa che ha descritto come una spinta a Israele in un “pantano vietnamita” senza via d’uscita. Eyal ha descritto senza mezzi termini uno scenario del genere – un’occupazione militare totale – che porterebbe a un’infinita stanchezza e a un continuo spargimento di sangue. Ha anche contestato la narrazione del governo, affermando senza mezzi termini: “Hamas non è stata sconfitta”. Citando dati militari, Eyal ha rivelato che 38 soldati israeliani sono stati uccisi da marzo, il che suggerisce che le capacità di combattimento di Hamas rimangono sostanzialmente intatte. Ha inoltre sottolineato le recenti imboscate mortali – tra cui l’attacco di Beit Hanoun – avvenute in aree precedentemente dichiarate “sicure”. Il maggiore generale di riserva israeliano Yitzhak Brik aveva precedentemente dichiarato al quotidiano in lingua ebraica Maariv che Hamas aveva riacquistato la sua forza prebellica, contraddicendo i resoconti dell’esercito israeliano sui progressi nel territorio palestinese assediato. Brik ha definito “cupa” la realtà sul campo per i soldati israeliani. Ha inoltre sottolineato che Hamas conta ora circa 40.000 combattenti della resistenza, una forza simile a quella che aveva prima dell’inizio dell’aggressione israeliana a Gaza. Hamas ha recentemente dichiarato che “la resistenza sta conducendo una guerra di logoramento in risposta al genocidio israeliano incessante contro i civili, sorprendendo quotidianamente il nemico con rinnovate tattiche sul campo”. Negli ultimi giorni, i combattenti della resistenza palestinese hanno ucciso e ferito decine di membri delle forze di occupazione israeliane in una serie di imboscate, nel contesto dell’escalation dell’aggressione del regime al territorio assediato. Gli osservatori affermano che le operazioni dimostrano che il gruppo di resistenza rimane forte e tenace, a più di 20 mesi dall’inizio dell’offensiva aerea e terrestre israeliana a Gaza. Rami Abu Zubaydah, analista militare palestinese, ha affermato che le ultime operazioni di resistenza contro le forze d’invasione israeliane a Gaza dimostrano che Hamas sta “passando da una fase difensiva a una modalità di attacco tattico”. Hamas ha inoltre sottolineato che la “vittoria assoluta” di cui parla Netanyahu non è altro che un’illusione per trarre in inganno il suo pubblico. Gli osservatori sostengono che Israele non è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi nella sua brutale guerra nella Striscia di Gaza. Secondo il ministero della Salute di Gaza, dall’inizio della campagna militare israelo-americana nell’ottobre 2023 sono stati uccisi più di 57.700 palestinesi, per lo più donne e bambini. Oltre 137.600 persone sono rimaste ferite.