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Gaza, Ministero della Salute: “Israele impedisce accesso e arrivo di carburante per ospedali. “Aiuti umanitari” sono trappole di morte”
Di seguito riportiamo l’urgente comunicato stampa del Ministero della Salute Palestinese di Gaza: • L’occupazione israeliana continua a impedire alle organizzazioni internazionali e delle Nazioni Unite l’accesso ai depositi di carburante destinati agli ospedali, con il pretesto che si trovano in zone rosse (pericolose). • L’ostruzione dell’arrivo delle forniture di carburante mette a rischio il funzionamento degli ospedali, che dipendono dai generatori elettrici per alimentare i reparti vitali (come terapie intensive, sale operatorie e pronto soccorso). • Le scorte di carburante attualmente disponibili negli ospedali basteranno solo per 3 giorni. Appello urgente ai nostri fratelli resistenti a Gaza: O figli del nostro fiero popolo, voi che avete dimostrato in ogni prova che la dignità vale più della vita… Vi supplichiamo, con amore e dolore: non andate verso le trappole di morte che chiamano falsamente “aiuti umanitari”. L’occupazione non tende la mano per misericordia, ma per tradimento… Ogni sacco di farina è diventato una trappola, ogni scatola di cibo un’esca letale. Gli ospedali sono saturi di feriti, e i loro corridoi risuonano delle voci dei martiri. Non c’è spazio per nuove vittime… Sì, conosciamo il dolore della fame, comprendiamo l’angoscia del bisogno… Ma l’occupazione non vuole nutrirvi, vuole colpirvi. Cerca di umiliarvi e uccidervi, non di salvarvi. Non lasciate che la fame vi conduca verso un destino tragico. Non date al nemico un’altra occasione per commettere un crimine alla luce del giorno. La vittoria arriva con la pazienza, e la vostra dignità e le vostre vite valgono più di un pane intriso di sangue. O Dio, proteggi il nostro popolo a Gaza e allontana da loro le trame degli oppressori e l’ingiustizia degli aggressori. Ministero della Salute 18 giugno 2025 Redazione Italia
Adesione alla lettera dei Sanitari per Gaza diretta agli ordini professionali
Il presente modulo è riservato ai medici e al personale sanitario iscritto agli ordini professionali e servirà per mandare la lettera non solo firmata “Sanitari per Gaza”, ma anche con le singole firme di ogni professionista aderente.Di seguito il testo a cui aderire: “Noi operatori sanitari (medici, infermieri, farmacisti, psicologi, tecnici delle professioni sanitarie, medici veterinari, ostetrici, biologi, fisioterapisti, chimici e fisici) scriviamo con preoccupazione questa lettera per descrivere il livello di distruzione causato da Israele al sistema sanitario di Gaza e per denunciare l’utilizzo della fame come un’arma a Gaza, in ennesima palese violazione del diritto internazionale. Dal 2 marzo 2025 a Gaza è stato imposto un totale blocco in termini di entrata degli aiuti umanitari. Questo, seguito dalla ripresa dei bombardamenti e degli attacchi israeliani, ha causato e causerà un numero inimmaginabile di vittime, distruzione di infrastrutture civili e evacuazioni forzate di massa. Non si contano più i report che descrivono attacchi alle case, alle tende, alle scuole, e – ancora una volta – agli ospedali. Nell’elenco – ormai interminabile – degli attacchi agli ospedali, spicca la data del 13 maggio, quando l’esercito israeliano ha attaccato sia il Nasser Hospital che lo European Gaza Hospital, i due principali ospedali di Khan Younis. Per aggiungere orrore, tra le mura del Nasser Hospital è stato ucciso un giornalista, Hassan Eslaih, che si trovava nella struttura come paziente, in cura per le ustioni derivanti da un pregresso attacco contro una tenda della stampa. Tra il 7 ottobre 2023 e il 7 maggio 2025, l’OMS ha documentato 686 attacchi contro strutture sanitarie: molti di questi attacchi sono stati scagliati dopo che Israele ha violato il cessate il fuoco, il 18 marzo 2025. È stato distrutto il Turkish-Palestinian Friendship Hospital, il dipartimento chirurgico del Nasser Hospital è stato danneggiano, come la Terapia Intensiva e i pannelli solari dell’Al-Durrah Hospital, o come il dipartimento di emergenza dell’Al-Ahli Hospital. Oltre alla distruzione delle strutture e dei dipartimenti, a Gaza i colleghi devono affrontare una sempre crescente carenza di farmaci e dispositivi medici di base. Il 43% dei farmaci fondamentali è fuori produzione, e il 64% dei consumabili è già stato utilizzato. Questo ovviamente ha un peso su tutti i reparti, ma in particolare su quelli di emergenza, chirurgia e terapia intensiva – già messi a dura prova dal sempre maggior numero di pazienti da trattare. I dati di Medici Senza Frontiere citano un numero di ustionati trattati negli ospedali superiore a 100 al giorno: il 70% delle vittime di ustioni è costituito da bambini e la gran parte muore per la mancanza di trattamento adeguato. Anche i pazienti con patologie croniche e gravi (insufficienza renale, neoplasie, patologie ematologiche, cardiopatie) sono drammaticamente a rischio in questa situazione. Negli ospedali mancano anche macchinari, come sistemi di acquisizione per RX, materiale per anestesia e strumentazione chirurgica – ma anche letti dove accogliere i pazienti, lenzuola, teli sterili… Naturalmente, le misure di controllo delle infezioni sono ridotte al minimo, anche per la mancanza di disinfettanti. Anche il personale sanitario continua a essere oggetto di attacchi, spesso con l’uccisione o il ferimento anche dei membri delle famiglie. Dal 7 ottobre 2023, almeno 1400 operatori sanitari sono stati uccisi da Israele: è un numero che dovrebbe portarci a reagire. Va sottolineata anche l’instancabilità dei colleghi, che lavorano senza veri e propri turni di lavoro, pur essendo anche loro soggetti a malnutrizione, trauma fisico e psicologico, e condizioni di lavoro inimmaginabili per noi. Una nuova emergenza riguarda la fame. Secondo la scala IPC, che classifica la gravità dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione, i 2.1 milioni di persone a Gaza affronteranno livelli gravi di insicurezza alimentare tra l’11 maggio e il settembre 2025, con circa mezzo milione di persone (una su cinque!) a rischio di morire di fame. Circa 71.000 bambini tra i 6 e i 19 mesi e quasi 17.000 donne in gravidanza o in allattamento avranno bisogno (secondo le proiezioni) di trattamenti urgenti per malnutrizione acuta tra aprile 2025 e marzo 2026. La situazione nutrizionale dei bambini a Gaza è particolarmente grave e in rapido peggioramento. L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA) sottolinea come l’80% dei bambini a Gaza soffra di malnutrizione, con un 92% nella fascia di età tra i 6 mesi e i due anni senza apporto nutrizionale minimo. Inoltre, il 65% della popolazione di Gaza non ha accesso ad acqua pulita da bere. La ripresa delle operazioni militari, le evacuazioni forzate, il collasso del sistema alimentare (e il blocco) e del sistema sanitario hanno portato a questa drammatica situazione, che richiede una presa di posizione immediata. La IPC Global Initiative, a conclusione del report, richiede una immediata e permanente cessazione degli attacchi, l’entrata senza ostacoli di aiuti umanitari, la protezione incondizionata di civili, operatori umanitari e infrastrutture, e l’espletamento di interventi multisettoriali nel campo della nutrizione, della salute, della sicurezza delle acque e dei sistemi di produzione del cibo. Anche la FAO ha sollecitato l’accesso immediato alla Striscia per salvare la produzione di cibo e di mezzi di sostentamento: in un comunicato, ha richiesto immediato accesso di aiuti umanitari e commerciali. Non solo: nel loro comunicato si sottolinea che anche il sistema di produzione degli alimenti è stato colpito. Le uniche fonti disponibili di alimenti di origine animale sono rappresentate da animali che vagano sul territorio, con ulteriori rischi per la salute, legati a tossinfezioni, intossicazioni e zoonosi. Attualmente, l’unica chance per fornire cibo salubre è consentire l’accesso agli aiuti umanitari. Nuovamente, di fronte a questa situazione, ci troviamo a esprimere una ferma condanna contro la condotta genocida israeliana. Non possiamo restare a guardare mentre degli esseri umani vengono ammazzati, con proiettili, bombe o con armi più subdole – la fame, la devastazione delle strutture sanitarie. Abbiamo giurato di proteggere la vita umana e non lo stiamo facendo. Chiediamo a tutte le Istituzioni di schierarsi, fare pressione per richiedere un immediato e permanente cessate il fuoco e l’ingresso urgente di aiuti umanitari e di cibo a Gaza. Come già in passato, auspichiamo che i primi a farsi carico di questa richiesta siano proprio gli Ordini Professionali che rappresentano le categorie di noi operatori sanitari. Siamo certi che, leggendo questo breve riassunto della situazione, sarete fermi con noi nella condanna di quanto sta succedendo a Gaza, e sarete quindi al nostro fianco nel richiedere alle Istituzioni politiche di prendere una posizione netta.” Rete dei Sanitari per Gaza Link per adesione Redazione Italia
Gaza, MSF: “Aiuti strumentalizzati, sistema sanitario sotto attacco”
Gli aiuti che vengono fatti entrare nella Striscia di Gaza sono insufficienti, solo una cortina di fumo per fingere che l’assedio sia finito. Nel frattempo, almeno 20 strutture mediche a Gaza sono state danneggiate o costrette a chiudere parzialmente o completamente nell’ultima settimana a causa dell’avanzata delle operazioni di terra israeliane, dell’intensificarsi dei raid aerei e degli ordini di evacuazione. Mentre la popolazione continua ad avere un disperato bisogno di cure mediche e aiuti, le autorità israeliane devono porre fine all’asfissia deliberata di Gaza e all’annientamento del suo sistema sanitario, che è alla base della loro campagna di pulizia etnica, afferma Medici Senza Frontiere (MSF). “La decisione delle autorità israeliane di consentire l’ingresso a Gaza di una quantità ridicola e inadeguata di aiuti dopo mesi di assedio totale dimostra la loro intenzione di evitare l’accusa di affamare la popolazione di Gaza, mentre in realtà la mantengono a malapena in vita” afferma Pascale Coissard, coordinatrice delle emergenze di MSF a Khan Younis. “Questo piano è un modo per strumentalizzare gli aiuti, trasformandoli in uno strumento per promuovere gli obiettivi militari delle forze israeliane”. Prima dell’ottobre 2023, ogni giorno entravano a Gaza 500 camion di aiuti, secondo l’ONU. L’attuale autorizzazione di 100 camion al giorno, in una situazione così grave, è del tutto insufficiente. Nel frattempo, gli ordini di evacuazione continuano a sradicare la popolazione, mentre le forze israeliane continuano a sottoporre le strutture sanitarie a intensi attacchi. Il 19 maggio, tra le 6:00 e le 6:30, i team di MSF hanno riferito di aver sentito quasi un attacco al minuto a Khan Younis. Uno di questi attacchi ha colpito il complesso ospedaliero Nasser, a 100 metri dall’unità di terapia intensiva e dal reparto di degenza gestiti da MSF. È la terza volta in 2 mesi che il complesso ospedaliero Nasser viene colpito, privando ancora una volta le persone di cure e assistenza. Per ridurre i rischi, i team di MSF sono stati costretti a chiudere temporaneamente sia il reparto ambulatoriale che la sala di sedazione per i pazienti in attesa di intervento chirurgico o in fase di recupero, nonché a sospendere le attività di fisioterapia e di salute mentale, essenziali per i pazienti ustionati, la maggior parte dei quali sono bambini.  L’attacco ha anche danneggiato gravemente la farmacia del ministero della salute nell’ospedale Nasser, mettendo ulteriore pressione sulle forniture in un momento in cui le scorte mediche sono estremamente carenti a causa dell’assedio. Nell’ambito dell’espansione delle loro operazioni di terra, le forze israeliane hanno emesso ordini di evacuazione su larga scala, limitando ulteriormente l’accesso delle persone alle cure mediche e la capacità di MSF di fornirle. Il 19 maggio, ad esempio, un ordine di evacuazione su quasi tutta la parte orientale di Khan Younis, ai margini dell’ospedale Nasser, ha costretto la popolazione a spostarsi immediatamente verso la zona di Al Mawasi. Il Site Management Cluster stima che tra il 15 e il 20 maggio siano state sfollate con la forza oltre 138.900 persone. L’intensificarsi dei bombardamenti israeliani e gli ordini di evacuazione in tutta Khan Younis hanno costretto MSF a limitare le proprie attività alle sole cure di emergenza nei pronto soccorso delle cliniche di Al Attar e Al Mawasi. Da 2 giorni è chiusa anche la clinica Al Hakker, a Deir Al Balah. In precedenza, le équipe di MSF fornivano oltre 350 visite al giorno, tra cui cure pediatriche, prenatali e postnatali, primo soccorso psicologico e trattamenti nutrizionali ambulatoriale. Pochi giorni prima, il 15 maggio, le autorità israeliane avevano emesso un ordine di evacuazione per il centro sanitario di base Sheikh Radwan a Gaza City, che ha portato alla chiusura della struttura. Prima di allora, con il supporto di MSF, le équipe del ministero della salute fornivano circa 3.000 visite al giorno in un’area con una popolazione stimata di 250.000 persone. Si trattava dell’ultima clinica sanitaria pubblica per cure mediche di base pienamente funzionante nella zona. Secondo il ministero della salute, a seguito dell’assedio dell’Indonesian Hospital tutti gli ospedali pubblici nel nord di Gaza sono ora fuori servizio. L’ospedale da campo di MSF a Deir Al Balah ha visto un aumento di pazienti del 150% negli ultimi giorni, costringendo le équipe ad aumentare il personale e aggiungere 20 posti letto. Secondo l’ONU, attualmente nella Striscia ci sono circa 1.000 posti letto attivi, mentre prima della guerra la capacità era di 3.500 posti letto. Gli attacchi contro i civili e le strutture sanitarie devono cessare immediatamente e gli aiuti devono arrivare a Gaza in quantità sufficienti e in modo da poter raggiungere chi ne ha bisogno. Gli alleati di Israele devono esercitare tutte le pressioni possibili affinché ciò avvenga con la massima urgenza. Ogni giorno che passa, si rafforza la loro complicità nella distruzione della popolazione di Gaza.   Medecins sans Frontieres