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Svizzera, concluso 25° Congresso del Partito Comunista: “Sì al referendum obbligatorio contro gli Accordi Bilaterali III”
Il 19 novembre, alla presenza di 120 delegati, si è concluso con piena soddisfazione al Centro Civico di Arbedo il 25° Congresso del Partito Comunista della Svizzera. I lavori sono durati due giorni e sono stati aperti dalla deputata comunista Lea Ferrari e da due video-messaggi: il primo dell’artista Moni Ovadia, attore, drammaturgo, intellettuale e attivista anti-sionista di origine ebraica; e il secondo dei fratelli Kononovich, giovani anti-fascisti ucraini perseguitati dal governo etnonazionalista ucraino guidato da Zelensky. Dopo 10 anni dalla separazione fra il Partito Comunista e il Partito Svizzero del Lavoro, i rispettivi Congressi – che si stavano celebrando in contemporanea rispettivamente nel Canton Ticino e nel Canton Basilea – si sono uniti virtualmente con un simbolico scambio di saluti nel nome dell’unità d’azione dei rivoluzionari. Il Congresso ha reso inoltre omaggio al fondatore del Partito, Pietro Monetti, nel 50° della sua scomparsa. Sono seguiti i saluti delle numerose delegazioni estere presenti, fra cui i rappresentanti delle Ambasciate di Cuba, Cina, Corea del Nord, e Laos accreditate presso la Confederazione Svizzera. Al Congresso è giunta anche una lettera di congratulazioni del compagno Lai Xuan Mon, vicepresidente permanente del Comitato per la comunicazione, l’istruzione e la mobilitazione di massa del Comitato Centrale del Partito Comunista del Vietnam. Oltre ai dirigenti di vari partiti comunisti europei, fra cui il Partito Comunista Tedesco e il Partito Comunista Portoghese, erano presenti varie organizzazioni con responsabilità di governo come il Movimento di Rigenerazione Nazionale (Morena) del Messico, il Fronte di Liberazione Popolare (JVP) dello Sri Lanka. Il Cancelliere della Confederazione ha inviato una lettera al Congresso augurando buon lavoro e lo stesso ha fatto il Presidente del Gran Consiglio ticinese. Al termine della prima giornata e all’unanimità è stato rieletto il deputato Massimiliano Ay alla carica di segretario generale. Ay apre così il suo sesto mandato alla testa del Partito. Eletto per la prima volta nel 2009 ha saputo dare al Partito una nuova linea sconfiggendo le tendenze revisioniste eurocomuniste e adattando il marxismo-leninismo alle condizioni svizzere nell’epoca del multipolarismo. Il Comitato Centrale del Partito sale da 20 a 30 membri a seguito dell’aumento di membri, registrato soprattutto da quando il Partito ha coraggiosamente e con maggiore enfasi adottato la linea in difesa della neutralità e della sovranità nazionale. Nel nuovo Comitato Centrale il compagno Adam Barbato-Shoufani, coordinatore della Gioventù Comunista, con i suoi 17 anni sarà il membro più giovane. L’ex-vicesindaco della città di Chiasso Marco Ferrazzini (classe 1950) sarà invece il decano del “parlamentino” comunista per i prossimi quattro anni. Il Congresso ha pure rinnovato la Commissione Centrale di Controllo i cui membri saliranno da 3 a 5 e che resta presieduta dal prof. Davide Rossi. Dopo un’ampia discussione, che ha visto prendere la parola fra gli altri anche la ex-presidente regionale del sindacato UNIA Mixaris Gerosa e il coordinatore del Sindacato studentesco SISA Ismael Camozzi, il Congresso ha approvato la risoluzione promossa da Alberto Togni, presidente del Fronte per la Neutralità e il Lavoro e membro della Direzione del Partito, intitolata “Una sinistra patriottica e per la pace: No UE – No NATO”. Il Partito Comunista si impegnerà quindi a sostegno della votazione popolare per iscrivere la Neutralità nella Costituzione Federale della Svizzera, che le impedirebbe non solo di aderire in futuro alla NATO ma anche di adottare sanzioni economiche contro la Russia. Durante il 25° Congresso del Partito Comunista della Svizzera è emersa una posizione forte e chiara: No agli Accordi Bilaterali tra Svizzera e Unione Europea e No all’integrazione della Svizzera alla NATO. Durante il dibattito ha preso la parola anche un giovane macchinista di treni Riccardo Di Ninno preoccupato dal processo di liberalizzazione del mercato ferroviario. La relazione introduttiva del segretario politico è durata quasi un’ora, enfatizzando un distinguo con la sinistra liberal: “noi comunisti ne abbiano piene le scatole di essere assimiliati a spocchiosi intellettualoidi radical chic che mentre i diritti sociali dei lavoratori spariscono, che mentre il potere d’acquisto crolla, che mentre la guerra è tornata in Europa questi discettano sul costruire bagni per il terzo sesso e si crogiolano con baggianate post-moderne come la schwa e le mode liberal: queste americanate che nulla hanno a che fare con la tradizione del movimento operaio, cose che fanno odiare la sinistra alla gente normale”. Il Segretario generale ha quindi difeso la neutralità svizzera definendola il modo più rivoluzionario negli attuali rapporti di forza per contrastare la fazione atlantista e guerrafondaia della borghesia svizzera. Un affondo è stato riservati al ruolo filo-imperialista dei trotskisti, ricordando che durante la marcia del Primo Maggio 2022 hanno osato portare al corteo sindacale un gruppo di emigranti ucraini che glorificavano il battaglione neo-nazista Azov, chiedendo persino ai sindacati di abbassare le bandiere rosse, definendole “filo-russe”. Ay ha sottolineato che tali atti vergognosi non devono essere dimenticati, soprattutto oggi che il Movimento per il Socialismo cerca di convincere il Partito Socialista e i Verdi a formare un’alleanza elettorale «antifascista» che, ovviamente, esclude i comunisti: una mossa atta solo a isolare le componenti anti-atlantiste e pacifiste della sinistra. I trotskisti svizzeri, ha detto, «parlano di unità della sinistra solo per dividere ulteriormente il movimento operaio» ha tuonato il segretario del PC. Il vice-segretario generale del Partito Comunista, Alessandro Lucchini, consigliere comunale di Bellinzona, ha tirato dal canto suo un bilancio degli ultimi quattro anni e ha spiegato: «Siamo stati i primi a sinistra a parlare di neutralità evitando così che questo importante tema restasse un’esclusiva della destra nazionalista, nonostante siano arrivate critiche feroci definendoci “fascistoidi”. La neutralità è per noi una linea strategica che ci rende diversi dal resto della sinistra. Andremo avanti con coerenza in questa direzione. Il contesto internazionale infatti non è mai stato così teso. La guerra della NATO contro la Russia combattuta in Ucraina ha segnato una cesura storica. Il clima per chi, come noi, non si piega alla narrazione mainstream si è fatto decisamente pesante». Il coordinatore della Gioventù Comunista Adam Barbato-Shoufani ha concluso i lavori della prima giornata nell’entusiasmo. Nel suo discorso ha sottolineato tre aspetti: 1) la volontà dell’organizzazione giovanile di focalizzarsi su ragazzi di età liceale e non solo universitaria come è stato il caso negli ultimi anni; 2) la volontà di unire due mondi molti distanti: quello dei liceali con quello degli operai; 3) chiedendo al Partito di continuare a sostenere la formazione politica delle avanguardie giovanili perché – ha concluso – Barbato-Shoufani “non c’è vittoria e non c’è conquista senza un grande Partito Comunista, ma non c’è un grande Partito Comunista senza una forte Gioventù Comunista Marxista-Leninista”. Nella seconda giornata i delegati hanno poi continuato i lavori discutendo a porte chiuse, e approvando il nuovo programma generale intitolato “Essere il modello di noi stessi” e il nuovo statuto. Quest’ultimo conferisce al Partito Comunista della Svizzera il ruolo di partito d’avanguardia, che si riconosce nel socialismo scientifico e si definisce “nel contempo patriottico e internazionalista”. I cardini della sua azione sono ora “l’indipendenza, il lavoro e la neutralità svizzera” e il “patriottismo operaio”. Sono pure state ampiamente dibattute e votate le tesi politiche che delineeranno l’intervento del Partito per i prossimi quattro anni. Esse sono state ampiamente dibattute e due emendamenti sono stati approvati: il primo che impegna gli storici del Partito ad essere più attivi nel contrastare la storiografia anti-comunista e il secondo che ha voluto integrare un paragrafo sulla politica sanitaria svizzera. Infine sono state approvate tutte le risoluzioni tematiche che arrivavano direttamente dalla base: * una a favore di una lettura marxista del femminismo che rifiuti le visioni liberal e radical-chic oggi prevalenti e che valorizzi la storia delle donne dei paesi socialisti; * una risoluzione a sostegno del multipolarismo con l’invito al Dipartimento Internazionale del Partito a intensificare le relazioni con l’Africa e in particolare con l’esperienza rivoluzionaria del Burkina Faso; * e infine una risoluzione sul tema della sovranità digitale come sinonimo sia di indipendenza nazionale sia di indipendenza di classe.   Conclusa la due giorni del 25° Congresso del Partito Comunista. Chiesto il referendum obbligatorio contro gli Accordi Bilaterali III Lorenzo Poli
Il 4 Novembre non è la nostra festa
NO al 4 novembre Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. IL 4 NOVEMBRE NON È LA NOSTRA FESTA Anzitutto rifiutiamo il binomio unità nazionale e forze armate che riteniamo fuorviante rispetto al dettato costituzionale. Per la Costituzione infatti l’unità nazionale è quella della Repubblica fondata sul lavoro (art.1), e la sicurezza è soprattutto legata al ripudio della guerra come offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di soluzione delle controversie internazionali (art. 11) Il 4 novembre fu la data dell’armistizio alla fine della prima Guerra Mondiale in cui l’Italia intervenne come aggressore, agitando questioni irredentiste che si sarebbero potute affrontare per altra via, che non la sanguinosissima guerra causa di stragi immani e atroci sofferenze dei popoli italici e di quello sardo. Pertanto vediamo nel 4 novembre una giornata per commemorare i caduti della I Guerra Mondiale; così come i feriti, i soldati che furono sparati dai carabinieri fucilieri perché indietreggiavano davanti alla morte certa tra le esplosioni, il fuoco dei lanciafiamme e i colpi di mitraglia e di cannone, e coloro che ebbero il coraggio della diserzione. Vediamo nel 4 novembre una giornata per riaffermare il NO alla guerra, no all’orrore dei conflitti armati e la denuncia di ogni trionfalismo con annessa la celebrazione di valori militari. Nella legge che il 1° marzo 2024 ha istituito il 4 novembre come giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, è dedicata particolare attenzione alla scuola. (art. 2, Per celebrare la Giornata … gli istituti scolastici di ogni ordine e grado …, possono promuovere e organizzare cerimonie, eventi, incontri, conferenze storiche, mostre fotografiche e testimonianze sui temi dell’Unità nazionale, della difesa della Patria, nonché sul ruolo delle Forze armate nell’ordinamento della Repubblica). Quest’anno sarà consegnata a una scuola di ogni capoluogo di provincia una bandiera italiana con cerimonia e presenza di autorità militari. Il preavviso sarà talmente ridotto da rendere impossibile la consultazione collegiale, cosa invece prevista negli ordinamenti della scuola pubblica. La scuola sarà resa semplice esecutrice di una decisione del ministero della difesa, come se fosse un’accademia militare. Da vari anni a questa parte i militari entrano nelle classi per trattare le tematiche più varie, spiegare quanto i valori militari siano attuali e apprezzabili, e per informare gli studenti di come sia possibile intraprendere una carriera militare. E’ assolutamente necessario invece informare le giovani generazioni sulle immani sciagure che la guerra ha comportato nella storia contemporanea anche per il nostro paese, e sugli effetti ancora più catastrofici che può portare nel prossimo futuro – anche se vari pronunciamenti a livello europeo e nella NATO dicono che dobbiamo prepararci ad un conflitto e dobbiamo destinare sempre più ingenti risorse di quello che riusciamo a produrre (frutto in buona parte dell’impegno delle classi lavoratrici) al RIARMO. Il sintomo di questa allarmante congiuntura si nota anche nell’ipertrofia del settore bellico della nostra produzione industriale – in calo in tutti gli altri settori, e di industrie come la fabbrica di bombe RWM nell’Iglesiente, impegnata a fare profitti astronomici e a cercare di espandersi contro le norme edilizie e di tutela ambientale. Intendiamo invece rivolgere l’attenzione al percorso che bisogna intraprendere per evitare guerre, come quella in Ucraina, e genocidi. È anzitutto inaccettabile che il diritto internazionale sia valido sino a pag.2, come espresso proprio dal ministro degli esteri Taviani davanti alla belligeranza genocida dello stato di Israele. Infatti malgrado la tregua, a Gaza continuano le distruzioni e i massacri, e la pratica di aggressione, sfratto, appropriazione di terre, omicidio, detenzione amministrativa, contro i palestinesi in Cisgiordania. Davanti a questi crimini è chiaro che il popolo palestinese deve opporre resistenza, e da parte nostra riteniamo urgentissimo il boicottaggio economico, militare e accademico di Israele. È indispensabile denunciare l’ulteriore tentativo di questo governo di instaurare un clima liberticida tramite il ddl Gasparri che accomuna antisemitismo e antisionismo. E che ci sia la precisa volontà di imbavagliare le voci critiche è confermato nello stop ministeriale inferto al convegno di aggiornamento per i docenti “La scuola non si arruola” indetto proprio per il 4 novembre dal CESTES e dall’Osservatorio contro la militarizzazione. 4 Novembre, concentramento in piazza Gramsci a Cagliari, dalle ore 16:00       Cagliari Social Forum, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Comitato sardo di solidarietà per la Palestina     Redazione Sardigna
Vertice NATO a Napoli: Jatevenne!
Il 26 e 27 maggio 2025, proprio in apertura delle celebrazioni per i 2500 anni della Città di Napoli, su proposta del governo è stato inserito nel calendario un vertice della NATO, con la partecipazione di oltre 130 ospiti internazionali, provenienti da 48 Paesi ed organizzazioni internazionali. Nell’allarmante crescendo militarista e bellicista cui stiamo assistendo, questo improprio ed inopportuno ‘evento’ non rende affatto omaggio a Napoli – per statuto ‘Città di Pace’ e per secoli vittima di occupazioni militari straniere – ma riafferma la sudditanza dell’Italia all’Alleanza Atlantica ed il ruolo di questa metropoli mediterranea nelle strategie USA per presidiare il fianco est e sud della NATO. L’Italia è salita nel 2024 al decimo posto tra i paesi con le più alte spese militari del mondo, con circa 38 miliardi di dollari, pari a 33 miliardi di euro annui, ossia più di 70 milioni di euro al giorno, spesi con denaro pubblico in forze armate, armi e missioni militari all’estero. L’apparato militare della NATO, inoltre, occupa stabilmente il nostro Paese dal secondo dopoguerra e dal 1954 nell’area metropolitana di Napoli ha uno dei suoi principali centri strategici, col Comando Alleato del Sud Europa di Bagnoli. Esso nel 2012 è stato trasferito a Giugliano-Lago Patria col nome di Joint Force Command Naples ed il Comandante è anche il vertice militare del Comando della Marina degli Stati Uniti (U.S. Naval Forces Europe-Africa / 6th Fleet), con sede a Napoli Capodichino. Come Comitato Pace e Disarmo Campania – con le organizzazioni nonviolente ed ecopacifiste che ne fanno parte – protestiamo contro la decisione di ‘festeggiare’ i 2500 anni di Napoli, Città di Pace e medaglia d’oro per la Resistenza, con questo assurdo ed inopportuno vertice. Siamo da sempre contro il riarmo, l’aumento delle spese militari ed ogni forma di militarizzazione e di avventurismo bellico, per cui ripudiamo un’alleanza militare che non è affatto garanzia di pace, sicurezza e stabilità, ma segno di subalternità politica al complesso militare-industriale, che trasforma i conflitti internazionali in sanguinose e devastanti guerre. Ripudiamo dunque la guerra in ogni sua forma, proponendo un modello non-armato, civile e nonviolento di difesa. COMITATO PACE, DISARMO E SMILITARIZZAZIONE DEL TERRITORIO – CAMPANIA www.pacedisarmo.org,  https://www.facebook.com/comitatopacedisarmo/  Cell: 349 341419 Ermete Ferraro (Coordinatore MIR Napoli, aderente al Comitato Pace e Disarmo Campania) 349 3414190 Redazione Italia