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SOS MEDITERRANEE determinata a consegnare alla giustizia tutti i responsabili dell’attacco armato alla Ocean Viking
SOS MEDITERRANEE ha annunciato oggi durante una conferenza stampa online di aver presentato una denuncia penale alla Procura italiana – che ha già avviato un’indagine – a seguito dell’attacco armato contro la nave di soccorso Ocean Viking da parte della Guardia Costiera libica il 24 agosto. Si tratta del primo passo di una serie di azioni legali volte a perseguire sia gli autori dell’aggressione sia coloro che l’hanno resa possibile. La denuncia chiede il perseguimento penale per tentato omicidio plurimo, tentato naufragio, danneggiamento di un’imbarcazione, nonché qualsiasi altro reato che l’autorità giudiziaria ritenga applicabile. Dopo un tentato omicidio, l’azione penale è solo il primo passo per assicurare i responsabili alla giustizia. Saranno intraprese azioni legali anche a livello internazionale per affrontare la responsabilità della catena di comando all’interno della Guardia Costiera libica e delle istituzioni e degli Stati che continuano a finanziarla, equipaggiarla e addestrarla. Nuove prove confermano l’aggressione deliberata nonostante la comunicazione continua con le autorità. Nella conferenza stampa odierna, SOS MEDITERRANEE ha anche presentato nuove prove audiovisive a conferma del fatto che l’Ocean Viking è stata oggetto di un attacco armato deliberato, mirato e senza precedenti, che ha messo in pericolo di morte immediato i sopravvissuti, gli operatori umanitari e i marittimi, nonostante la nave rispettasse rigorosamente il diritto marittimo internazionale e fosse in costante coordinamento con le autorità italiane. “Questo attacco deve servire da monito. Gli operatori umanitari e i sopravvissuti non possono essere lasciati senza protezione in mare mentre gli Stati europei continuano a esternalizzare il controllo delle frontiere a un’autorità libica che ha ripetutamente dimostrato il suo disprezzo per il diritto internazionale”, afferma Bianca Benvenuti, responsabile dell’advocacy internazionale e del posizionamento pubblico di SOS MEDITERRANEE. SOS MEDITERRANEE chiede: * Un’indagine indipendente e trasparente sull’attacco e l’assunzione di responsabilità sia da parte dei responsabili che di coloro che li hanno aiutati. * La sospensione di tutto il sostegno dell’UE e dell’Italia – finanziario, materiale e operativo – alla Guardia Costiera libica. * L’abolizione del Memorandum d’intesa Italia-Libiadel 2017 e la cessazione del programma SIBMMIL. * La sospensione e la revisione del riconoscimento della regione di ricerca e soccorso libica da parte dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO) attraverso un audit nell’ambito del programma di audit degli Stati membri. * La protezione delle ONG umanitarie di ricerca e soccorso, compresa la fine della criminalizzazione e dell’ostruzionismo amministrativo.  Qui il documento di approfondimento elaborato da SOS MEDITERRANEE con la ricostruzione dei fatti e le richieste dell’associazione alle autorità.   Redazione Italia
Team della Ocean Viking bloccato a bordo per protocolli sanitari inadeguati
Dopo l’attacco armato, il personale della Ocean Viking è ancora bloccato a bordo a causa di protocolli anti-tubercolosi lunghi e inadeguati. Lunedì 25 agosto, la Ocean Viking, la nave di ricerca e soccorso di SOS MEDITERRANEE, noleggiata in collaborazione con la Federazione Internazionale della Croce Rossa (FICR), ha sbarcato 87 sopravvissuti ad Augusta, in Sicilia. Da allora, alla nave è stato ordinato di rimanere all’ancora fuori dal porto. 34 persone, tra cui 25 tra personale di SOS MEDITERRANEE e della FICR, nonché 9 membri dell’equipaggio, sono rimaste bloccate a bordo e non è stato ancora loro permesso di scendere a terra o di ricevere l’assistenza essenziale richiesta. Durante lo sbarco, un sopravvissuto, un minore non accompagnato, è stato messo in isolamento dall’USMAF (le autorità sanitarie italiane responsabili della valutazione sanitaria all’arrivo) e sottoposto a test per la tubercolosi (TBC), con esito positivo. Il caso era stato precedentemente identificato dal personale medico di SOS MEDITERRANEE-IFRC a bordo, che aveva attivato la procedura di isolamento, come previsto dalle nostre linee guida mediche, e aveva indirizzato il paziente alle autorità sanitarie italiane per il follow-up medico all’arrivo. Di conseguenza, le autorità sanitarie italiane non hanno concesso la “libera pratica” alla MV Ocean Viking, una dichiarazione necessaria per consentire all’equipaggio di sbarcare a seguito della certificazione di esenzione da malattie infettive della nave da parte delle autorità sanitarie competenti. Mercoledì 27 agosto, il personale sanitario italiano è salito a bordo della nave alle 11:19 per sottoporre tutti i membri dell’equipaggio al test di Mantoux (test cutaneo alla tubercolina). I risultati del test di Mantoux sono disponibili tra le 48 e le 72 ore e sono attualmente attesi tra venerdì 29 agosto e sabato 30 agosto. I soggetti vaccinati con il vaccino BCG potrebbero presentare una reazione positiva; in tali casi, l’USMAF ci ha informato che i soggetti con risultati positivi saranno sottoposti a radiografia del torace per escludere un’infezione attiva. Siamo profondamente preoccupati per questa situazione, poiché la logica di una procedura così prolungata rimane poco chiara e incoerente con gli standard medici internazionali sulla prevenzione e il trattamento della tubercolosi. Il sopravvissuto è stato immediatamente isolato a bordo dal nostro equipaggio, riducendo al minimo le interazioni e utilizzando sempre i DPI, prima di essere indirizzato all’USMAF come da prassi consolidata. I test di Mantoux sono stati eseguiti meno di 96 ore dopo il primo contatto, un lasso di tempo in cui l’infezione non può essere rilevata. Le linee guida internazionali, come gli Standard dell’Unione Europea per la Cura della Tubercolosi (ESTC), riconoscono che il test cutaneo eseguito immediatamente dopo l’esposizione è privo di significato dal punto di vista medico, poiché la risposta immunitaria diventa rilevabile solo settimane dopo. Inoltre, il test è stato applicato universalmente piuttosto che in base al rischio effettivo: prove scientifiche e linee guida della European Respiratory Society (ERS) e dell’ECDC dimostrano che una trasmissione significativa richiede un’esposizione prolungata e non protetta, cosa che non si è verificata in questo caso. Ciononostante, il nostro equipaggio rimane confinato a bordo. Secondo le linee guida dell’OMS, l’isolamento o la quarantena sono giustificati solo per le persone con tubercolosi infettiva attiva o con contatti realmente ad alto rischio, e devono sempre rappresentare la misura meno restrittiva possibile. L’attuale confinamento manca quindi sia di giustificazione medica che di fondamento etico. I nostri sforzi rimangono concentrati sul supporto al nostro team a bordo della nave, anche da remoto, mentre affrontano questa situazione, insieme al trauma in corso a causa del recente attacco della Guardia Costiera libica. Ciononostante, il loro rapido sbarco è fondamentale per consentire di accedere all’assistenza psicologica e garantire il loro trasferimento in un ambiente estraneo alla loro recente esperienza traumatica. “Dopo che la Guardia Costiera libica ha sparato al nostro team domenica scorsa, siamo ora costretti a sopportare questo isolamento ingiustificato a bordo”, dichiara Angelo Selim, coordinatore delle operazioni di ricerca e soccorso a bordo dell’Ocean Viking. “Questo sta accadendo proprio nel luogo in cui si è verificato questo incidente potenzialmente letale, impedendoci di prendere le distanze fisicamente e mentalmente dall’evento traumatizzante”, conclude.   Redazione Italia
Fuoco sui soccorsi umanitari, abolire subito la zona SAR “libica”
Da una delle motovedette cedute dall’Italia ai trafficanti in divisa libici, alle 15 circa di domenica 24 agosto, hanno sparato per oltre mezz’ora ad altezza d’uomo, per uccidere chi a bordo della Ocean Viking stava soccorrendo naufraghi in acque internazionali. La motovedetta utilizzata dalla Guardia Costiera libica durante l’attacco era stata donata dall’Italia nel 2023 nell’ambito del programma dell’Unione Europea “Support to Integrated Border and Migration Management in Libya (SIBMMIL)”. “La Ocean Viking ha lanciato un mayday e ha chiamato l’operazione NATO Sea Guardian. Hanno riferito di essere stati informati che una nave della Marina Militare italiana era la risorsa NATO più vicina, ma non ha risposto alle chiamate.” Quale nave militare italiana era nell’area nella quale i guardiacoste libici mitragliavano la Ocean Viking ? E’ l’attacco più violento, e potenzialmente più letale, di una serie di attacchi armati, rivolti dalla sedicente “guardia cosiera libica”, nei confronti di mezzi delle Organizzazioni non governative, impegnati in attività di soccorso nelle acque internazionali del Mediterraneo centrale. La stessa guardia costiera con la quale le autorità marittime italiane e maltesi, con la supervisione di Frontex ed il concorso della missione europea IRINI di Eunavfor Med, continuano a collaborare, riconoscendole una estesa area marittima di competenza. Un riconoscimento indebito perchè la Libia, nelle sue diverse articolazioni militari e politiche, non è in grado di garantire lo sbarco dei naufraghi in un porto sicuro, e non rispetta neppure i diritti dei richiedenti asilo garantiti dalla Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951. I mezzi di informazione italiani nascondono questa guerra alle navi del soccorso civile, forse perchè a tanti non conviene riordare che il primo Protocollo tecnico-operativo di cooperazione operativa con i libici risale al 2007, con il governo Prodi, mentre gli accordi più importanti ed ancora oggi in vigore, risalgono al Memorandum d’intesa del 2017, firmato da Gentiloni, allora a capo del governo, con Minniti al ministero dell’interno. Poi il governo Draghi ha mantenuto quegli accordi, la cui portata è stata ulteriormente ampliata dal governo Meloni, che ha rafforzato la collaborazione con Frontex, ed ha contribuito ad accrescere le possibilità di intercettazione ( e sequestro) delle motovedette libiche, ingaggiando una lotta senza quartiere non contro i trafficanti in dvisa che sono al comando di questi mezzi, ma con le navi umanitarie, che sarebbero responsabili di tentativi di migrazione illegale (eventi migratori), piuttosto che di doverose attività di soccorso, imposte dalle Convenzioni internazionali di diritto del mare. Chi continua a parlare di zona Sar (di ricerca e salvataggio) “libica” e’ complice consapevole di questi attacchi, come chi usa il decreto Piantedosi (legge n.15/2023) per sanzionare con fermi amministrativi quei comandanti delle navi umanitarie che non obbediscono agli ordini delle “autorita’ competenti”, dunque delle milizie colluse con i trafficanti. Perche’ in Libia, malgrado gli sforzi delle autorita’ italiane, dopo la missione Nauras, non esiste ancora una centrale di coordinamento dei soccorsi (RCC) unificata. > IL TRASFERIMENTO DELLE RESPONSABILITÀ DI COORDINAMENTO DELLE OPERAZIONI DI > RICERCA E SALVATAGGIO AD UN’ALTRA AUTORITÀ SAR, COME AVVIENE CON LA > INDICAZIONE DELLE GUARDIE COSTIERE LIBICHE COME RESPONSABILI DEGLI INTERVENTI > DI “SOCCORSO”, DI FATTO VERE E E PROPRIE INTERCETTAZIONI, DEVE TENERE CONTO > DELLE ESIGENZE DI GARANTIRE COMUNQUE UN INTERVENTO DI SALVATAGGIO QUANTO PIÙ > TEMPESTIVO POSSIBILE, E IL RISPETTO DEL DIVIETO DI SBARCO IN UN PORTO NON > SICURO Si dovrebbe quindi affermare espressamente che” la competente autorità nazionale” per il coordinamento dei soccorsi, e quindi per l’assegnazione di un porto di sbarco sicuro, è soltanto l’autorità SAR ( dunque la Centrale di coordinamento- MRCC della Guardia costiera) di un paese che può garantire porti di sbarco sicuri. Per “competenti autorità nazionali” dalle quali si dovrebbe attendere il coordinamento delle attività di ricerca e salvataggio, fino alla indicazione del porto di sbarco sicuro, non si possono intendere le autorità marittime o di polizia di paesi che non possono garantire una vera attività di ricerca e salvataggio, coordinata da una unica centrale operativa, e place of safety (POS) perchè non sono in grado di garantire porti di sbarco sicuri. La “competenza” delle autorità libiche, con particolare riferimento alla pretesa zona SAR (di ricerca e salvataggio) libica, istituita nel 2018 con il riconoscimento dell’IMO, su forte impulso italiano, dopo la stipula del Memorandum d’intesa del 2 febbraio 2017, non può legittimare in alcun modo il supporto ad operazioni delle motovedette libiche che contrastano i soccorsi umanitari delle ONG, riferendo magari alle autorità italiane che sarebbero state proprio le navi umanitarie a determinare “situazioni di pericolo” con il loro intervento di soccorso. Un livello di collaborazione tra autorità libiche ed italiane che permette di affermare una vera e propria complicità nelle gravissime violazioni dei diritti umani subite dai naufraghi durante i soccorsi in acque internazionali, e poi dopo la loro riconduzione forzata in Libia. La vergognosa decisione di irricevibilità per carenza di giurisdizione adottata dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo, su un caso di respingimento collettivo violento operato con delega ai libici nel novembre del 2017, sta legittimando le attività di intercettazione violenta dei guardiacoste libici, con conseguenze nefaste sulla vita di migliaia di persone “soccorse” in acque internazionali e deportate in Libia. Ma non permetterà al governo italiano di proseguire impunemente la collaborazione con le autorità libiche nelle intercettazioni e nel sequestro in alto mare dei naufraghi fuggiti dai campi di detenzione ancora gestiti dalle milizie che, come dimostrano il caso Almasri, sul quale dovrà pronunciarsi la Corte Penale internazionale, e gli scontri più recenti a Tripoli, continuano ad essere responsabili di gravi crimini contro l’umanità e non costituiscono un soggetto legittimo per le operazioni di ricerca e soccorso. Come ha affermato la Corte d’Appello di Catanzaro che lo scorso 11 giugno ha respinto il ricorso del governo italiano contro una sentenza che aveva dichiarato illegittimo il fermo amministrativo della nave di soccorso Humanity 1, motivato proprio con il riconoscimento della “giurisdizione esclusiva” della sedicente guardia costiera libica in acque internazionali. Vanno riviste le discutibili determinazioni di tavoli tecnici, o di vertici ministeriali che limitano gli interventi dei mezzi della Guardia costiera italiana alle acque territoriali e scambiano gli interventi di ricerca e soccorso (SAR) con le attività di contrasto dell’immigrazione irregolare (law enforcement) affidate principalmente alla Guardia di finanza, con il totale riconoscimento della competenza delle autorità libiche nella vastissima zona SAR che, su impulso italiano, veniva riconosciuta a Tripoli dall’IMO nel giugno del 2018. Occorre revocare il Memorandum d’intesa Gentiloni-Minniti del 2017, abrogare, perchè incostituzionale in ogni sua applicazione concreta, il decreto Piantedosi (legge n.15/2023), e sospendere immediatamente la cd. zona SAR “libica” di ricerca e salvataggio ancora riconosciuta dall’IMO al governo di Tripoli, un governo “provvisorio” che oggi non è più rappresentativo, ammesso che lo fosse mai stato, di una entità territoriale, politica e militare unica. Un governo che non può garantire neppure una unica centrale di coordinamento dei soccorsi (RCC), ed il rispetto, oltre che del diritto di asilo, delle regole delle attività di ricerca e salvataggio (SAR) che costituiscono il presupposto ineludibile per il riconoscimento internazionale di una zona SAR. Sono già troppe le vittime delle politiche di deterrenza che l’Italia ha adottato, con il supporto dell’Unione europea, sulle rotte migratorie del Mediterraneo centrale. Fulvio Vassallo Paleologo
Valeria Taurino: “non una parola di Piantedosi sul brutale attacco alla Ocean Viking”
“Il ministro Piantedosi ha oggi dichiarato sul suo account ufficiale che è lo Stato a gestire e coordinare i soccorsi in mare, non le ONG. Questo è quanto chiediamo da sempre: un coordinamento efficace e efficiente dei soccorsi finalizzato a ridurre morti in mare e una missione di ricerca e soccorso istituzionale per salvare vite.” – dichiara Valeria Taurino, la Direttrice di SOS MEDITERRANEE Italia – “Non abbiamo però ascoltato nessuna parola in merito al fatto che operatori umanitari e persone naufraghe siano state brutalmente attaccate da spari armati dalla guardia costiera libica in acque internazionali e dopo il coordinamento con le Autorità competenti dello Stato italiano. Nemmeno una parola”. Domenica pomeriggio, la Ocean Viking, nave di ricerca e soccorso di SOS MEDITERRANEE è stata deliberatamente presa di mira in un attacco a fuoco da parte della Guardia Costiera libica. Sebbene nessuno sia rimasto ferito fisicamente, tutti a bordo hanno temuto per la propria vita e le attrezzature di soccorso essenziali, così come la nave stessa, hanno subito danni significativi. Al momento dell’attacco, la Ocean Viking si trovava in acque internazionali, a circa 40 miglia nautiche a nord della costa libica, quando è stata avvicinata da una motovedetta di classe Corrubia della Guardia Costiera libica. “SOS MEDITERRANEE opera sempre nel pieno rispetto del diritto marittimo internazionale ed è nata per colmare il vuoto di soccorso lasciato dagli Stati – continua Taurino –  Lo Stato italiano ha anteposto politiche di esternalizzazione della gestione delle frontiere e si è progressivamente disimpegnato nel tutelare la vita in mare, preferendo il controllo dei confini e accordi economici con paesi come Libia e Tunisia non rispettosi dei più basilari diritti umani. In particolare, l’Italia ha investito in accordi vergognosi con la Libia la cui guardia costiera la scorsa domenica ci ha scaricato addosso centinaia di colpi di arma da fuoco, mettendo in pericolo la vita del nostro equipaggio e dei naufraghi. Oltre a questo, il Governo italiano ha intrapreso una campagna di criminalizzazione verso gli attori umanitari in mare con prassi e leggi punitive e restrittive che hanno svuotato il Mediterraneo lasciando le persone abbandonate in mare, di fronte ai respingimenti e alla morte. Chiediamo al Ministro e al Governo di interrompere qualsiasi collaborazione con la Libia e di avviare immediatamente una indagine finalizzata al perseguimento dei responsabili di atti criminali come quello subito dalla Ocean Viking”. Redazione Italia
La Guardia Costiera libica spara per 20 minuti contro la Ocean Viking
Ieri pomeriggio, alle 15:03 ora locale, la MV Ocean Viking, nave di ricerca e soccorso noleggiata da SOS MEDITERRANEE in collaborazione con la Federazione internazionale delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (IFRC), è stata deliberatamente presa di mira in un attacco a fuoco da parte della Guardia Costiera libica. Sebbene nessuno sia rimasto ferito fisicamente, tutti a bordo hanno temuto per la propria vita e le attrezzature di soccorso essenziali, così come la nave stessa, hanno subito danni significativi. Al momento dell’attacco, la Ocean Viking si trovava in acque internazionali, a circa 40 miglia nautiche a nord della costa libica, quando è stata avvicinata da una motovedetta di classe Corrubia della Guardia Costiera libica. Con 87 sopravvissuti già a bordo – soccorsi tra la notte di sabato 23 agosto e la mattina di domenica 24 agosto in due diverse operazioni – la nostra nave era stata autorizzata dal Centro di coordinamento italiano a interrompere la rotta verso il porto di sbarco assegnato e a cercare un’altra imbarcazione in difficoltà nelle acque internazionali. Mentre i nostri team erano impegnati nella ricerca del caso di soccorso, la Ocean Viking è stata avvicinata dalla motovedetta libica, che ha illegalmente chiesto di lasciare la zona e dirigersi verso nord. L’informazione ci è stata fornita prima in inglese e poi in arabo, con la traduzione del nostro mediatore culturale a bordo, che ha informato dal ponte che la Ocean Viking stava lasciando la zona. Tuttavia, senza alcun preavviso o ultimatum, due uomini a bordo della motovedetta hanno aperto il fuoco sulla nostra nave umanitaria, iniziando un assalto durato almeno 20 minuti ininterrotti direttamente contro di noi. Durante l’assalto, la motovedetta ha circondato la Ocean Viking, prendendo di mira deliberatamente i membri dell’equipaggio sul ponte, la parte della nave dove si svolgono le operazioni di navigazione e di governo. L’attacco ha causato fori di proiettile all’altezza della testa, la distruzione di diverse antenne, quattro finestre rotte sul ponte e diversi proiettili che hanno colpito e danneggiato i tre RHIBS (motoscafi di soccorso veloci), insieme ad altre attrezzature di soccorso. Mentre l’attacco era in corso, le squadre di SOS MEDITERRANEE e dell’IFRC hanno messo in sicurezza gli 87 sopravvissuti prima di rifugiarsi all’interno della nave. Fortunatamente, nessun membro dell’equipaggio o sopravvissuto a bordo ha riportato ferite. Dopo l’incidente, la Ocean Viking ha lanciato un segnale di soccorso e allertato la NATO, chiedendo protezione e assistenza. La nostra nave è stata indirizzata alla più vicina unità della NATO, una nave della Marina italiana. Tuttavia, la Marina italiana non ha mai risposto alla chiamata. Questo incidente non è stato solo un atto oltraggioso e inaccettabile: i metodi, le circostanze e le dinamiche dimostrano chiaramente che si è trattato di un attacco deliberato e mirato contro il nostro equipaggio e, in secondo luogo, contro le nostre capacità di soccorso. Non si tratta di un caso isolato: la Guardia Costiera libica ha una lunga storia di comportamenti sconsiderati che mettono in pericolo le persone in mare, violano palesemente i diritti umani e mostrano un totale disprezzo per il diritto marittimo internazionale. Eppure gli Stati europei, con l’Italia in prima linea, continuano a sostenere, equipaggiare e addestrare la Guardia Costiera libica. La motovedetta 2 utilizzata dalla Guardia Costiera libica durante l’attacco era stata donata dall’Italia nel 2023 nell’ambito del programma dell’Unione Europea “Support to Integrated Border and Migration Management in Libya (SIBMMIL)” (Sostegno alla gestione integrata delle frontiere e della migrazione in Libia). Nel luglio 2023, la Ocean Viking ha subito un violento scontro quando una motovedetta simile ha sparato vicino ai nostri gommoni durante un salvataggio. Nonostante le nostre richieste pubbliche, non è stata aperta alcuna indagine. “Chiediamo che venga condotta un’indagine approfondita sugli eventi di ieri pomeriggio e che i responsabili di questi atti che mettono a repentaglio la vita delle persone siano assicurati alla giustizia”, afferma Valeria Taurino, direttrice generale di SOS MEDITERRANEE Italia. “Chiediamo inoltre la cessazione immediata di ogni collaborazione europea con la Libia. Un soggetto che avanza rivendicazioni illegali in acque internazionali, ostacola deliberatamente i soccorsi a persone in pericolo di morte e prende di mira operatori umanitari disarmati e persone salvate non può essere considerata un’autorità competente. Non possiamo accettare che una guardia costiera riconosciuta a livello internazionale compia aggressioni illegali. Chiediamo inoltre la fine della criminalizzazione dei soccorsi, atteggiamento che non fa altro che creare un terreno fertile per questi attacchi incredibilmente violenti”, conclude Taurino. La nostra nave sta ora navigando verso nord. Il capitano della Ocean Viking ha esercitato la sua autorità superiore per impostare la rotta verso Siracusa, il porto di origine, per sbarcare tutti gli 87 sopravvissuti ed effettuare le riparazioni critiche necessarie. Le autorità italiane hanno confermato la destinazione. Redazione Italia
Sbarco a Ravenna per i 37 naufraghi salvati dalla Ocean Viking
“Ieri i 37 naufraghi salvati dalla Ocean Viking sono sbarcati a Ravenna. Sul molo sono stati accolti calorosamente da un gruppo di persone con cartelli di benvenuto.” Lo annuncia su X la Ong del soccorso in mare SOS Mediterranee Italia. “83 giorni sono stati persi durante il transito solo nel 2025. 83 giorni che avremmo potuto trascorrere nel Mediterraneo centrale compiendo il nostro dovere. I giorni di transito in mare per i sopravvissuti ritardano l’accesso alle cure di cui hanno bisogno sulla terraferma” conclude la Ong in un post di denuncia.   Redazione Italia
La Ocean Viking salva 37 naufraghi. La Guardia Costiera libica le intima di lasciare l’area
“Questa mattina la Ocean Viking ha ricevuto un allarme dall’aereo Seabird per una imbarcazione in difficoltà con 37 persone a bordo in acque internazionali nell’area di ricerca e soccorso libica. Dopo aver ricevuto l’ok a procedere dalle autorità di competenza, abbiamo salvato i naufraghi. Una nave della Guardia Costiera libica ci ha intimato di lasciare l’area. I sopravvissuti sono ora a bordo della nostra nave. La maggior parte di loro viene dal Sudan, dove c’è una gravissima crisi umanitaria in corso.” Lo riferisce SOS Mediterranee Italia su X.     Redazione Italia
Sbarco a Savona per i 73 naufraghi soccorsi dalla Ocean Viking
“Dopo tre giorni di navigazione, abbiamo raggiunto Savona per sbarcare 73 naufraghi. Siamo stati accolti con calore da tante persone giunte al porto. Un naufrago ha sussurrato: “لا مزيد من الناس السيئين” (“Niente più persone cattive”). Gli auguriamo che sia così” riferisce su X la Ong SOS Mediterranee. Redazione Italia
Sbarco ad Ancona per i 276 naufraghi salvati dalla Ocean Viking
“Questa mattina 276 naufraghi, tra cui 90 minori, soccorsi dalla Ocean Viking sono sbarcati al porto di Ancona. A bordo c’erano molti bambini, neonati e donne. Abbiamo ascoltato le loro storie di resilienza e speranza e auguriamo loro ogni bene”. Lo comunica su X la Ong SOS Mediterranee Italia. Redazione Italia