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Quando l’arte genera la pace. Un concorso artistico culturale
Riceviamo e pubblichiamo dall’associazione Papa Giovanni XXIII INNESCHI – QUANDO L’ARTE GENERA LA PACE. Concorso artistico culturale L’innesco avvia un processo, una reazione che a catena può generare cambiamento. E’ con questo spirito che promuoviamo il Concorso Artistico Culturale “INNESCHI – Quando l’arte genera la pace” in occasione del 50esimo anniversario dell’Obiezione di Coscienza nella Comunità Papa Giovanni XXIII. Per molti e molte, la scelta di obiettare al servizio militare e quella di partecipare al servizio civile, è stata una svolta nella propria vita, un’esperienza che ha innescato processi di scelta e di cambiamento, volti a dedicare la propria vita alla costruzione della pace e alla difesa dei diritti dei più fragili. Ci rivolgiamo ad artisti ed artiste, fotografi e fotografe, illustratori ed illustratrici, videomaker, per professione o per passione, con l’obiettivo di stimolare, valorizzare e diffondere espressioni artistiche che raccontino il rifiuto della violenza e della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti, la promozione di forme di difesa civile non armata e nonviolenta e la partecipazione attiva dei civili in azioni di costruzione della pace. Il concorso vuole dare voce, attraverso diversi linguaggi, a vissuti, riflessioni e proposte di cittadine e cittadini, attivisti/e, giovani, obiettori di coscienza, operatori ed operatrici in Servizio Civile, volontari/e, favorendo la contaminazione di idee e l’attivazione dal basso. La partecipazione è gratuita e la scadenza per inviare le proprie opere è GIOVEDì 30 OTTOBRE 2025 3 CATEGORIE: FOTOGRAFIA, VISUAL COMMUNICATION E VIDEOMAKING Il concorso “INNESCHI – Quando l’arte genera la pace” prevede tre categorie espressive. Si può partecipare come singoli o in gruppo Le fotografie dovranno rappresentare, con linguaggio visivo, forme, colori, episodi, luoghi, soggetti, situazioni, esperienze, testimonianze o simboli legati a: • gesti di impegno per la costruzione di una pace attiva • obiezione di coscienza al servizio militare • forme di disarmo e nonviolenza attiva • esperienze di incontro con la diversità • solidarietà e prossimità con le vittime dei conflitti Le illustrazioni dovranno comunicare visivamente valori, concetti e azioni legati alla scelta della nonviolenza attiva come strumento di intervento e trasformazione dei conflitti, al servizio civile, all’obiezione di coscienza, al disarmo e all’impegno civico, al rifiuto della guerra e della violenza, attraverso un linguaggio creativo, accessibile e immediato, anche simbolico. Il video dovrà promuovere il Servizio Civile Universale come scelta concreta di impegno per la pace, la nonviolenza e la solidarietà, ispirando e informando giovani e cittadine/i sul valore del Servizio Civile come forma di difesa civile non armata e nonviolenta e sulle sue caratteristiche, mettendo in luce esperienze significative, storie personali, scenari di impegno sociale e i valori che lo animano. Finalità principali dello spot: • Fare conoscere l’esperienza di Servizio Civile Universale e sensibilizzare giovani e cittadinanza sui relativi valori; • Promuovere l’adesione al prossimo bando di Servizio Civile Universale GIURIA, CRITERI DI VALUTAZIONE E RICONOSCIMENTI Il soggetto promotore istituirà una Giuria composta da esperti sul tema della Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta, rappresentanti Istituzionali, un/a fotografo/a professionista, un/a videomaker professionista ed un/a grafico/a professionista. Verranno valutati l’originalità dell’opera, la coerenza con i temi proposti, la qualità tecnica del prodotto realizzato, l’impatto ed efficacia di titolo e descrizione, la capacità comunicativa e la completezza ed adeguatezza del materiale richiesto. I primi e le prime classificati/e in ciascuna categoria riceveranno un riconoscimento del valore di 350 € , mentre i secondi e le seconde classificati/e riceveranno un abbonamento di un anno alla rivista Internazionale. Ma non è finita qui! Per info: ufficiostampa@apg23.org Redazione Italia
Servizio Civile Regionale in Emilia Romagna: pubblicato il bando 2025
Servizio Civile Regionale in Emilia Romagna: pubblicato il bando 2025 Con la Comunità Papa Giovanni XXIII 14 posti disponibili nei territori delle province di Bologna, Modena, Forlì-Cesena e Rimini Per giovani dai 18 ai 29 anni. Scadenza per le candidature: 18 luglio E’ stato pubblicato mercoledì 18 giugno il bando di Servizio Civile Regionale in Emilia Romagna: un’occasione per i giovani e le giovani tra i 18 ed i 29 anni per sperimentarsi e mettere in pratica le proprie conoscenze e competenze sviluppandone altre. Con la Comunità Papa Giovanni XXIII ci sono 10 posti disponibili in provincia di Bologna e Modena, 2 a Forlì e 2 a Rimini. Il Servizio Civile Regionale, in caso di selezione positiva, dura 10 o 11 mesi, prevede un impegno di 20/25 ore settimanali, una formazione ed un contributo mensile. IL BANDO IN BREVE – possono partecipare tutti i giovani e le giovani dai 18 ai 29 anni; – una volta scelto il progetto, la candidatura va presentata ENTRO LE 14.00 DI VENERDì 18 LUGLIO sul portale HeliosERGiovani; – è possibile presentare una sola domanda di partecipazione per un unico progetto ed un’unica sede; – sulla guida alla compilazione sono descritti tutti i passaggi per la corretta presentazione della candidatura; – con la Comunità Papa Giovanni XXIII ci sono 14 posti disponibili. I PROGETTI E I POSTI DISPONIBILI CON LA COMUNITA’ PAPA GIOVANNI XXIII Sono 3 i progetti proposti dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, per i quali cerchiamo in totale 14 giovani. Le attività che li/le vedranno coinvolti/e saranno a supporto di minori e/o adulti in condizioni di fragilità a seconda della sede scelta. Nel progetto UN’ALTRA OCCASIONE REGIONALE 2025 cerchiamo 10 giovani interessati/e al supporto di persone adulte con diverse fragilità psico-sociali – senza fissa dimora, persone che soffrono di dipendenza, persone con disabilità psichica – presso case di accoglienza o centri diurni in provincia di Bologna (Bologna, Castel Maggiore, Imola e Ozzano dell’Emilia) e Modena (Mirandola). Nel progetto INSIEME PER CRESCERE 2025 i posti disponibili con la Comunità sono 2, presso il Villaggio della Gioia di Forlì, dove i giovani e le giovani potranno supportare minori in affido e svantaggiati, attraverso attività di studio, ludico ricreative, psicomotorie e di inclusione sociale sul territorio. Nel progetto CONNESSIONI CULTURALI E INTERCULTURALI, cerchiamo infine 2 giovani a Rimini, presso la struttura di accoglienza per minori stranieri non accompagnati “Casa Karibu”, dove volontari e volontarie potranno proporre e coinvolgersi in attività educative, laboratoriali e formative per aiutare i minori stranieri nell’apprendimento della lingua italiana, nell’espressione di sé e nella rielaborazione dei propri vissuti, sostenendo anche l’inclusione sociale. COSA SUCCEDE DOPO LA CANDIDATURA? LE SELEZIONI E L’AVVIO AL SERVIZIO Una volta scelto il progetto di Servizio Civile Regionale e presentata la propria candidatura sul portale HeliosERGiovani, tutti i candidati e tutte le candidate verranno convocati/e ad un colloquio di selezione. Con la Comunità Papa Giovanni XXIII i giorni ed il luogo delle selezioni saranno: – Per il progetto UN’ALTRA OCCASIONE REGIONALE 2025: mercoledì 30 e giovedì 31 luglio dalle 9.30 presso Parrocchia di Sant’Antonio di Savena in via Massarenti 59, Bologna – Per il progetto INSIEME PER CRESCERE 2025: giovedì 24 luglio dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.00 presso la Scuola Don Oreste Benzi in Via dei mille, 3 – Forlì – Per il progetto CONNESSIONI CULTURALI E INTERCULTURALI: lunedì 28 o giovedì 31 luglio dalle 9:30 alle 12:30 in via Paduli 39, Rimini. In caso di selezione positiva, i progetti prenderanno avvio tra settembre ed ottobre per una durata di 11 o 10 mesi. Per informazioni: odcpace@apg23.org Redazione Bologna
Mirare alla coscienza
Sarà presentato a Palermo il prossimo 16 giugno presso il No Mafia Memorial, il bel libro edito dal Centro Gandhi nella collana Quaderni di Satyagraha “La coscienza dice no alla guerra. Per un rilancio dell’obiezione di coscienza a tutti gli eserciti e per una nuova idea di difesa”, curato da Enzo Sanfilippo e Annibale Raineri e prefato da Alex Zanotelli. Ne parliamo con i due curatori, che appartengono entrambi alla Comunità dell’Arca fondata da Lanza Del Vasto. D. Caro Enzo, com’è nata l’idea di realizzare questo volume e in che relazione si trova con la campagna di obiezione alla guerra? R. Tutto nasce con l’inizio del conflitto in Ucraina che ha riportato tutti noi all’evidenza della guerra come dato epocale e drammatico. Abbiamo sentito nel nostro piccolo gruppo un senso di impotenza aggravato dal fatto che esso è legato alla tradizione nonviolenta che tramite Lanza del Vasto arriva direttamente a Gandhi. Perché – ci siamo chiesti – questa nostra cultura e le pratiche che ad essa si ispirano non dicono più niente al mondo? Sono anzi spesso derise e ritenute non credibili… Due persone impegnate nell’Arca hanno deciso di recarsi in Ucraina con una Carovana organizzata da Stop the War Now per un’esigenza di condivisione e di comprensione. Al loro rientro è iniziata una riflessione collettiva che ci ha portati a conoscere le azioni che altri movimenti dell’area pacifista e nonviolenta avevano già messo in campo, ad incontrarli e dialogare con loro.  Abbiamo così aderito alla “Campagna Obiezione alla Guerra” lanciata dal Movimento Nonviolento e abbiamo fatto sì che tante persone potessero tradurre in questo primo gesto individuale ciò che ciascuno di noi sente nel profondo: un rifiuto ad uccidere e un desiderio di trovare e sperimentare vie concrete alla gestione nonviolenta dei conflitti. Quel Sì che in più parti del libro tutti gli autori propongono di accompagnare al semplice rifiuto della guerra e degli eserciti. In questo percorso di approfondimento abbiamo preso consapevolezza che il diritto all’obiezione di coscienza e la necessità di forme istituzionali di difesa non armata e nonviolenta sono scomparse dal dibattito pubblico già da vent’anni, da quando cioè la leva non è più obbligatoria. Questo è un dato paradossale: il fatto che i giovani non vengano più chiamati a svolgere il servizio militare o quello civile in forma sostitutiva, ha fatto sì che il tema della difesa, che la costituzione aveva collocato tra i “doveri” di ogni cittadino (art.52), non venga più preso in considerazione dai più e affidato ai militari di professione.  Quella che ai più era sembrata una vittoria (la cancellazione della naja) si è rivelata un boomerang. La ripresa di questo tema è in linea con due pronunciamenti della Corte Costituzionale che ha sancito che si può assolvere al dovere di difesa della patria sia in forma armata sia in forma non armata. Bisogna pertanto istituire formalmente l’istituto della Difesa nonviolenta a cui potranno partecipare i cittadini obiettori di coscienza. D. Il libro è un corale a molte voci, che muove dagli interrogatori e dalle testimonianze degli obiettori durante la guerra d’Algeria, narrati da Lanza del Vasto, per giungere alle esperienze di diserzione attuali in Russia e Ucraina, Israele e Palestina. R. Sì, abbiamo voluto inserire, ad inizio del volume, questo diario che racconta dell’incontro tra giovani francesi chiamati alla leva nei primi anni sessanta con alcuni compagni della Comunità dell’Arca del tempo. Questi giovani sentivano forte nel proprio intimo la volontà di non partecipare alla guerra d’Algeria in cui la Francia era impegnata in quegli anni e nella quale manifestava in pieno l’idea di dominio coloniale, con l’uso di tutti i mezzi, compresa la tortura contro i dissidenti. Atti di questo genere sono stati ripetuti oggi da giovani russi, bielorussi, ucraini e israeliani, come è detto in un’altra parte del libro. Far conoscere direttamente queste testimonianze ci è sembrato molto significativo per due motivi. In primo luogo perché nel caso della Francia degli anni ‘60 si realizzò l’incontro tra persone di generazioni diverse che oggi molti di noi pensano assente o in forte sofferenza: non sarà forse perché si cerca il confronto su idee e opinioni e non su atti di vita?   L’altro motivo risiede nel fatto che l’obiezione di coscienza, testimoniata con atti di disobbedienza ad una legge dello Stato, ha storicamente introdotto istituti assolutamente innovativi nella concezione stessa dello Stato. Specialmente in Italia l’istituto della Difesa non armata e nonviolenta è contenuto nel nostro ordinamento giuridico, come in pochi altri paesi al mondo (cosa ignorata dall’opinione pubblica).   Quindi le scelte politiche in tema di difesa, compresa la sospensione della leva obbligatoria e la costituzione dell’esercito professionale e la trasformazione del servizio civile in forme di semplice tirocinio pre-lavorativo (nonostante esso sia ancora formalmente finalizzato alla difesa nonviolenta), hanno di fatto interrotto un interessante percorso di riforma dello Stato che può e deve essere ripreso e sostenuto. D. Caro Annibale, tu e gli altri autori e autrici siete fermamente convinti che le pratiche di ripudio nonviolento della guerra – espresse per esempio negli Interventi Civili di Pace in contesti bellici internazionali o nelle attività dell’Osservatorio contro la Militarizzazione delle Scuole e delle Università o nei numerosi Presidi di Donne per la Pace, che proprio in questi giorni stanno coordinandosi per dare vita ad una manifestazione diffusa e unitaria il 26 giugno in molte città – possano costituire esempi concreti di una “politica dal basso”, alternativa alle passerelle istituzionali, ormai estranee alla società civile, e molto più coinvolgente. R. Sì, ma la questione ha contorni più radicali. Non si tratta di “rivitalizzare” la politica con un incremento dell’attivismo “dal basso”. Si tratta piuttosto di mettere in campo forme di agire e di pensare diverse dall’agire politico che ha strutturato la modernità, l’ordine simbolico dentro cui si è mosso tanto il potere di governo che chi a quel potere si è contrapposto (anche quando, come per me, si sente la storia di quelle lotte come la propria storia). Ogni agire politico è un agire che definisce mezzi e strategie per conseguire obiettivi sulla base di una “mappa” della “congiuntura”, cioè di un tempo non lungo. Nell’agire politico, cioè, i mezzi e le strategie non valgono per se stessi, ma solo per la loro (presunta) efficacia. Ma qual è la congiuntura attuale? Viviamo in un tempo di crisi radicale di una storia millenaria in cui le società sono state strutturate in base al principio della forza, al potere di dare la morte (principio figlio della sovversione patriarcale). Questo modello sociale attraversa una crisi radicale perché, grazie allo straordinario sviluppo della scienza-tecnica, ha condotto l’umanità sull’orlo del baratro.  Se si ha questa coscienza storica, allora non si tratta di mettere in campo altre forme di agire strategico, ma anzitutto di mirare alla coscienza, come scriviamo nel libro, in forza unicamente della verità. Il resto verrà di conseguenza, e con esso la costruzione di un “campo comune” e di percorsi parziali, passo dopo passo. Ripeto: il primo ed essenziale passo è un duplice atto di coscienza, individuale, responsabile, pubblico: un No che sia anche un Sì, come diceva prima Enzo. D.Infine un interrogativo che ci angoscia da sempre e per il quale forse non esiste una risposta univoca: ci sono momenti storici, dolorosissimi e conflittuali, in cui anche i nonviolenti sono coinvolti in conflitti ineludibili, se vogliono stare, come oggi si usa dire, “dalla parte giusta della Storia”.  Penso a Lidia Menapace, staffetta partigiana disarmata, allo stesso Gandhi che invitò gli indiani a combattere a fianco degli inglesi nelle due guerre mondiali suscitando enorme scandalo, alle donne curde del Rojava costrette fino a poco fa a imbracciare il fucile nonostante Ocalan oggi raccomandi il disarmo.  Il sangue versato – che sia in una guerra o in una rivoluzione – è pur sempre preziosissimo sangue… R. La questione che poni è un dilemma impossibile da sciogliere. Eppure qualcosa mi sento di dirti, provando a distinguere due livelli. Anzitutto il piano morale, quello che esplicitamente indichi. Su questo piano non si può far altro che appellarsi alla coscienza individuale, evitando scorciatoie: chi non si sente di portare le armi ma nondimeno partecipa ad una lotta partigiana ne condivide il peso morale. Nei drammi morali non è mai questione della “salvezza della mia anima”. Nessuno dei maestri della nonviolenza condannerebbe chi usasse la violenza (anche a costo del “proprio inferno”) di fronte ad una impossibilità a non “usare il male” di fronte ad un male infinitamente maggiore. Ma chi decide? Sul piano della moralità non c’è altro che la coscienza individuale di fronte ai drammi della storia.  Ma, oltre al piano della moralità, c’è il piano della eticità, cioè dell’orientamento di valore oggettivato nella concretezza storica in cui sono immerse le vite delle comunità, con le loro istituzioni e gli universi simbolici dentro cui si rappresentano. Se il nostro tempo è il tempo storico in cui l’uccidibilità come millenario principio ordinatore delle comunità umane è “oggettivamente” posto in questione perché sta precipitando l’umanità in una catastrofe mortale irreversibile, allora è chiaro che di fronte a questa “situazione del tempo” del tutto nuova è necessario uscire da quel paradigma (e dalle forme simboliche corrispondenti).  Uscire dal paradigma della guerra (che non è un conflitto fra stati, ma qualcosa che struttura tutti gli ambiti della nostra esistenza) con un pensiero ed una pratica nonviolenta è l’unico modo di stare all’altezza del presente. Al contrario continuare a pensare in termini di conflitto fra poteri e contropoteri ci ricaccia dentro quell’agire strategico subalterno, nei presupposti impliciti, all’ordine dominante. Non si tratta di sfuggire ai conflitti, ma di stare dentro essi con un’altra logica, la logica della vita e non della morte. Come dici tu, si tratta di stare dalla parte giusta della storia: nonviolenza non è, come molti credono, essere equidistanti, è stare nell’unico posto in cui è possibile guardare il mondo con giustizia creativa: la parte delle vittime, tutte. le modalità per ricevere una copia del libro si trovano alla pagina https://www.trefinestre.com/come-ricevere-il-libro Daniela Musumeci
Presentata alla Camera la riforma Servizio Civile
Roma, 15 maggio 2025 – Sinistra Libertaria ha ufficialmente presentato alla Camera dei Deputati una petizione popolare per la Riforma del Servizio Civile Universale. È la prima iniziativa politica concreta del nostro movimento. La petizione, a cui è stato assegnato il numero registro 629, è già attiva online sul portale della Camera. Tutti i cittadini possono sottoscriverla tramite SPID o Carta d’identità elettronica (CIE). Invitiamo tutte e tutti a sottoscriverla. È, comunque, un passo importante verso un nuovo modello di cittadinanza attiva, mutualismo e sostegno al reddito. UNA NUOVA STAGIONE PER LA DEMOCRAZIA DIRETTA Le petizioni, insieme ai referendum e alle leggi di iniziativa popolare (LIP), sono strumenti costituzionali di partecipazione democratica diretta. Oggi più che mai vanno valorizzati e rilanciati. L’articolo 50 della Costituzione garantisce a ogni cittadino il diritto di rivolgere petizioni alle Camere “per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità”. È su questa base che si fonda la nostra proposta. Sinistra Libertaria accoglie con favore il nuovo sistema digitale della Camera dei Deputati, che ora consente la presentazione e la sottoscrizione online delle petizioni, rendendo il processo più trasparente, semplice e accessibile. Assurdo che analogo strumento non sia ancora previsto dal Senato della Repubblica! COME FIRMARE Sottoscrivere la petizione è semplice, da subito: 1. Accedi al portale delle petizioni della Camera dei Deputati. 2. Autenticati tramite SPID o CIE, poi aggiorna i tuoi dati anagrafici e concedi il consenso al trattamento e leggi l’informativa sulla privacy; 3. Cerca la petizione numero registro 629: “Riforma del Servizio Civile Universale” sotto la voce “Consultazione e sottoscrizione petizioni”. 4. Clicca su “Sottoscrivi” (l’icona verde con la spunta), e poi su “Sì, conferma“. Puoi farlo fino al momento dell’annuncio ufficiale in Aula, come stabilito dal Regolamento della Camera approvato il 19 febbraio. Il numero dei firmatari sarà visibile pubblicamente sulla piattaforma, garantendo trasparenza e tracciabilità. SERVIZIO CIVILE, UNA NUOVA PROPOSTA CHE SVILUPPA LA COMUNITÀ La proposta punta a trasformare il Servizio Civile Universale in un vero strumento di coesione sociale, con: * un’indennità equa per i partecipanti; * accesso allargato anche agli adulti disoccupati o ex detenuti; * un’orario di servizio ridotto, compatibile quindi con studio e lavoro; * trasforma l’assistenzialismo puro in esperienza di cittadinanza universale. COME FUNZIONA LA NUOVA PROCEDURA Prima di essere attivata, ogni nuova petizione online – come la nostra – deve prima passare un controllo formale da parte del Presidente della Camera, che ne verifica la coerenza con l’articolo 50 della Costituzione. Solo se ritenuta ammissibile, potrà essere sottoscritta da altri cittadini fino all’annuncio ufficiale in Aula. Dopo questa fase iniziale, un Segretario legge all’Assemblea un breve riassunto della petizione. A quel punto, il testo viene trasmesso alla Commissione parlamentare competente, dove ogni deputato può prenderne visione ed eventualmente intervenire. La Camera ha precisato che il nuovo sistema “non solo risponde alla necessità di un aggiornamento tecnologico, ma rende altresì possibile una migliore interrelazione tra cittadini e istituzione parlamentare”. La nuova piattaforma online permette non solo di firmare, ma anche di consultare in tempo reale l’elenco dei sottoscrittori. Questo garantisce maggiore trasparenza e controllo pubblico. LE PETIZIONI NEI PAESI DEMOCRATICAMENTE PIÙ AVANZATI Per evitare facili entusiasmi e ricordare il ritardo dell’Italia in tema di e-democracy, è comunque utile segnalare che la stessa Camera dei Deputati era consapevole del fatto che un servizio simile fosse attivo in Germania già dal 2012. Il sito ufficiale delle e-petitionen del Bundestag permette non solo di presentare o firmare una petizione, ma anche di partecipare a un forum pubblico di discussione, dove si possono condividere opinioni, valutazioni e esperienze diverse sulle proposte presentate. In Germania, inoltre, secondo il locale regolamento, è previsto che il periodo per firmare una petizione pubblica o contribuire al dibattito sia limitato a quattro settimane. FIRMA OGGI: FAI SENTIRE LA TUA VOCE Comunque sia, il primo passo è stato fatto. Oggi, con questa nostra petizione, diamo voce a una richiesta concreta, giusta e urgente. Serve la forza di tante firme per portare la voce dei cittadini in Parlamento. Natale Salvo