La fuga dei cerberi
I cani da guardia dei potenti fuggono terrorizzati. È bastato che la Procura
iniziasse gradualmente a far camminare la macchina della giustizia perché si
sentissero privati delle abituali protezioni e sicurezze e si mettessero in
fuga.
Stiamo parlando di alcuni dei principali attori e continuatori del colpo di
Stato civile-militare del 2009 in Honduras, che hanno approfittato delle cariche
che ricoprivano in quegli anni per difendere e garantire gli interessi delle
élite economiche nazionali, delle multinazionali che imperversano nel Paese,
nonché i propri, a spese di una popolazione sempre più povera ed emarginata.
Il generale in pensione Romeo Vásquez Velásquez, ex capo dello Stato Maggiore
delle Forze Armate honduregne, ora camaleonte politico, è stato accusato,
insieme ad altri due ex alti ufficiali militari, dell’omicidio di Isy Obed
Murillo Mencías, il primo martire della resistenza contro il colpo di Stato.
Sono anche accusati del reato di lesioni personali gravi nei confronti di Alex
Roberto Zavala Licona.
Secondo le indagini, le azioni dei militari “sono state brutalmente
sproporzionate, in quanto hanno sparato indiscriminatamente con fucili di alta
potenza e armi di grosso calibro contro cittadini che stavano esercitando il
loro diritto a manifestare pacificamente”.
“Queste azioni che hanno provocato morti e feriti gravi”, continua la Procura,
“non sono stati atti isolati, ma crimini compiuti da elementi delle forze
armate” su ordine diretto di Vásquez Velásquez, del direttore delle Operazioni
Speciali e del suo vice.
Per la Procura dei diritti umani, “la loro negligenza e inazione hanno
costituito gravi violazioni dei diritti umani, lasciando i manifestanti alla
mercé di una forza militare che ha agito con violenza disumana e
sproporzionata”.
Complottisti in fuga
Prima incarcerato, poi sottoposto a misure alternative e infine con un nuovo
mandato di arresto, il generale in pensione ha deciso di fuggire con
destinazione sconosciuta, per apparire poche ore dopo in un video in cui inveiva
contro il governo di Xiomara Castro, accusandolo di persecuzione politica. Un
triste spettacolo in cui rivendica la legittimità del colpo di Stato in nome
della difesa della democrazia contro l’espansione del comunismo in Honduras.
Alcuni giorni dopo, un altro volto pubblico del golpe, l’ex presidente de facto
Roberto Micheletti, ha dichiarato ai media nazionali che avrebbe abbandonato il
Paese di fronte al possibile inizio di un’azione giudiziaria nei suoi confronti.
“C’è un piano per presentare un’accusa contro di me e per umiliarmi come hanno
fatto con Romeo Vásquez Velásquez. Non ho intenzione di dare loro questo
piacere”, ha dichiarato.
Ci sono anche ex funzionari del governo dell’ex presidente Juan Orlando
Hernández, attualmente condannato negli Stati Uniti a 45 anni di carcere per
reati di narcotraffico, che sono già fuggiti, come Ricardo Cardona e Ebal Díaz o
come l’ex procuratore generale Óscar Fernando Chinchilla. Altri sono latitanti o
già in carcere.
C’è comunque ancora tanta strada da fare prima di potere dire che in Honduras la
giustizia sta trionfando e il livello di impunità per i delitti commessi nei 12
anni post golpe è ancora molto, troppo, elevato. Nessuno dei mandanti del colpo
di Stato, né dei principali beneficiari dei giganteschi atti di corruzione con i
quali sono stati dati in concessione territori e beni comuni e sono state
saccheggiate le casse dello Stato, è attualmente in carcere o sotto processo.
La giustizia non è persecuzione
Tra il 2009 e il 2021, migliaia di honduregni sono stati perseguitati, repressi,
imprigionati, assassinati e fatti sparire. Altri hanno dovuto andare in esilio e
molti di loro non sono ancora riusciti a tornare.
“Romeo Vásquez è un criminale. È in fuga a causa di un mandato di arresto per
omicidio. La sua parola non ha valore. La giustizia deve agire ora e lui deve
essere arrestato il prima possibile”, ha dichiarato l’attuale ministra della
Difesa e candidata alla presidenza per il partito di governo Rixi Moncada.
“La giustizia non è persecuzione politica. I maestri della persecuzione
politica, Micheletti e Vásquez Velásquez, autori di violazioni della
Costituzione e dei diritti umani (…) vogliono apparire come vittime, quando
invece sono stati i carnefici”, ha detto il ministro degli Esteri Eduardo
Enrique Reina.
Fonte: Rel UITA (spagnolo)
Giorgio Trucchi