L’azzardo in Italia aumenta sempre di più, ma a guadagnarci non è certamente lo StatoRispondendo ad un’interrogazione dei deputati Stefano Vaccari e Virgilio Merola,
il sottosegretario all’Economia, Federico Freni ha fornito gli ultimi dati sul
gioco d’azzardo: nel 2024 il totale del giocato è stato di oltre 157 miliardi di
€, il 6,5% in più rispetto al 2023, con una sostanziale stabilizzazione del
gioco fisico – che è in attesa della riforma di settore – ed un aumento
concentrato sul gioco online che la riforma l’ha già avuta, godendo dei
conseguenti benefici. Nelle casse dello Stato dal sistema giochi vanno però poco
più di 11 miliardi di €, una cifra importante ma comunque alquanto irrisoria
rispetto al totale della raccolta. Dati che risultano alquanto inquietanti e che
dimostrano come a guadagnarci dal gioco d’azzardo legale non sia affatto lo
Stato. Dati che smentiscono quanto sostenuto per anni dal ministero
dell’Economia e delle Finanze che, come sottolineano i deputati democratici
Stefano Vaccari, segretario di presidenza della Camera e Virginio Merola,
capogruppo Pd in commissione Finanze: “per anni ha giustificato l’incremento dei
giochi sotto l’ombrello statale per debellare i fenomeni degenerativi che
l’azzardo produce, a tutto beneficio delle casse erariali. I dati, oggi, ci
dicono il contrario sia sul versante dell’aumento delle situazioni di
regressività sociali, economiche e dell’illegalità prodotte da questo fenomeno e
sia dalle somme di denaro che rimangono nelle tasse dell’Erario”.
Già la Corte dei conti in sede di audizione sulla manovra per il 2025, nel
considerare la previsione governativa di una estrazione aggiuntiva settimanale
del lotto e superenalotto (con maggior gettito di 100 milioni) e la proroga per
tutto il prossimo biennio delle concessioni del gioco pubblico in scadenza
(Bingo, scommesse su rete fisica, apparecchi da intrattenimento, per nuove
entrate stimate complessivamente in 232,7 milioni annui), aveva, per la verità e
con chiarezza, rimarcato “come il gettito erariale costituisca una quota
estremamente ridotta rispetto alla complessiva raccolta, cioè alle dimensioni
finanziarie del fenomeno, che continua a presentare risvolti anche patologici e
costi sociali non trascurabili”. Corte dei conti che in quell’occasione aveva
anche posto l’accento sulla cessazione dello specifico “Osservatorio” dedicato
alla dipendenza da gioco d’azzardo (e dell’apposito Fondo per il gioco d’azzardo
patologico) che confluiranno in un “Osservatorio” (e in un Fondo) di nuova
istituzione destinati, ad invarianza di dotazione finanziaria, a tutte
indistintamente le dipendenze
(https://www.corteconti.it/Download?id=a885be6b-a35a-442a-bce2-4faaa5e8411d).
Quelli che continuano a mancare sono però i dati sulle conseguenze sanitarie e
sui costi per le cure per le persone affette da disturbo da gioco d’azzardo. Non
a caso i due deputati firmatari dell’interrogazione si impegnano ad insistere
nella loro azione parlamentare per avere anche questi dati e per conoscere
quanti soldi spende lo Stato per contrastare malaffare ed illegalità presenti
anche nel comparto del gioco legale e per arginare il preoccupante fenomeno del
“disturbo da gioco d’azzardo” che colpisce ogni anno migliaia e migliaia di
cittadini. “Cosa rimane dunque di quegli 11 miliardi, sottolineano Vaccari e
Merola, non è dato sapere e tantomeno la regressione culturale e sociale di un
Paese che investe sul gioco d’azzardo”. Uno studio IPSAD del CNR-IFC stima in
circa 20 milioni gli italiani tra i 18 e gli 84 anni (43%del totale) che hanno
giocato d’azzardo almeno una volta nel corso del 2022 e in 800mila gli italiani
della stessa fascia d’età che presentavano in quell’anno un profilo di gioco a
rischio da moderato a severo. L’indagine sottolineava che sono proprio le
persone con redditi mensili e titoli di studio più bassi a diventare più
frequentemente giocatori problematici o dipendenti. Lo studio ESPAD del CNR-IFC
sugli studenti tra i 15 e i 19 anni stima in 1.300.000 (51% del totale) coloro
che hanno giocato almeno una volta nel corso del 2022, in quasi 130mila i
giocatori a rischio e in oltre 67mila i giocatori problematici.
La Campagna “Mettiamoci in Gioco” e la Consulta Nazionale Antiusura, che da
sempre denunciano che “lo Stato non può fare cassa sui danni arrecati ai
cittadini”, hanno avanzato una serie di proposte per regolamentare il settore:
approvazione di una legge quadro che ponga la salute dei cittadini come
priorità, senza sacrificare questo diritto per il profitto dei privati e le
esigenze dello Stato; divieto totale di pubblicità del gioco d’azzardo, evitando
che l’offerta e gli operatori siano presenti sui media; utilizzo corretto dei
termini, come “disturbo da gioco d’azzardo” invece di “ludopatia” e rigetto
dell’espressione “gioco responsabile”; opposizione alla compartecipazione delle
Regioni e degli enti locali al gettito delle slot e delle VLT; garantire
l’accesso ai dati sulla diffusione del gioco d’azzardo, suddivisi per tipologia
di gioco e area geografica; ricostituzione dell’Osservatorio per il contrasto
alla diffusione del gioco d’azzardo presso il Ministero della Salute. Giustino
Trincia, direttore Caritas di Roma, nel denunciare che nel Lazio le scommesse
hanno assorbito lo scorso anno ben 16,7 miliardi di € e che a Roma, sempre nel
2024, siamo arrivati a oltre 8,3 miliardi di euro (più quasi 600 milioni di euro
sul 2023!), ha dichiarato: “Il letargo e la miopia affliggono gran parte della
politica ufficiale e delle istituzioni pubbliche; ridotta se non complice è
l’attenzione dei media, a causa dell’ingente investimento pubblicitario che
l’industria dell’azzardo riversa nei media, nonostante l’enorme somma di denaro
sottratta all’economia reale, la disgregazione sociale e la disperazione che c’è
dietro di essa, con tantissimi giovani, anziani e famiglie travolti dai debiti
causati dal “gioco” che producono distruzione di patrimoni e a volte di vite”.
Qui per approfondire la Campagna “Mettiamoci in Gioco”:
https://www.mettiamociingioco.org/.
Giovanni Caprio