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Ponte sullo Stretto: viola l’ambiente e persino le direttive europee
La Corte dei Conti ha depositato le motivazioni con le quali ha negato la legittimità alla registrazione della delibera CIPESS sulla quale poggiava l’avvio del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. La Corte si è presa in sostanza tutto il tempo disponibile per rendere note le motivazioni del pronunciamento […] L'articolo Ponte sullo Stretto: viola l’ambiente e persino le direttive europee su Contropiano.
“Questo ponte non s’ha da fare”… ma il governo pensa a una scappatoia
La Corte dei Conti ha deciso infine di negare il visto di legittimità alla delibera del CIPESS dello scorso agosto, con la quale era stato approvato il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina. Un altro colpo alla storia travagliata di questa grande opera inutile, su cui però il […] L'articolo “Questo ponte non s’ha da fare”… ma il governo pensa a una scappatoia su Contropiano.
Ponte sullo Stretto e rispetto della Costituzione
“La mancata registrazione da parte della Corte dei Conti della delibera CIPESS riguardante il Ponte sullo Stretto è l’ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del governo e del Parlamento. Ma non ci fermeranno, le riforme della giustizia e della Corte dei Conti saranno la risposta.” (Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio dei Ministri).   “La decisione della Corte dei Conti è un grave danno per il Paese e appare una scelta politica più che un sereno giudizio tecnico.” (Matteo Salvini, Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti)   “Non è ammissibile che in un Paese democratico la magistratura contabile decida quali siano le opere strategiche da realizzare. Quella sul Ponte dello Stretto da parte della Corte dei Conti, è una decisione che mi lascia esterrefatto.” (Antonio Tajani, Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Esteri).   “In Italia, ma anche in altri Paesi, assistiamo ad un processo di ‘giurisdizionalizzazione’, ovvero di attribuzione alla magistratura di compiti e censure tipiche della politica. È un problema che andrà risolto con animo freddo e pacato, un problema serio che non riguarda soltanto l’Italia.” (Carlo Nordio, Ministro della Giustizia).   Sono queste le reazioni dei principali esponenti del governo alla mancata registrazione di una Delibera relativa alla costruzione di un “Collegamento Stabile tra la Sicilia e la Calabria” da parte della Corte dei Conti.   A fronte di queste dichiarazioni, sorge spontanea una domanda: si può giurare sulla Costituzione senza conoscerne il contenuto? Anzitutto occorre precisare che nella Carta costituzionale la Corte dei Conti fa parte degli Organi ausiliari, cioè una delle articolazioni del governo (Titolo III) e non della magistratura (Titolo IV).   Nell’art. 100 della Costituzione si legge: “Il Consiglio di Stato è organo di consulenza giuridico-amministrativa e di tutela della giustizia nell’amministrazione. La Corte dei Conti esercita il controllo preventivo di legittimità sugli atti del governo, e anche quello successivo sulla gestione del bilancio dello Stato. Partecipa, nei casi e nelle forme stabilite dalla legge, al controllo sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria. Riferisce direttamente alle Camere sul risultato del riscontro eseguito. La legge assicura l’indipendenza dei due Istituti e dei loro componenti di fronte al governo.”   Insomma, la Corte dei Conti non ha invaso alcun campo: ha semplicemente assolto al proprio dovere. Di conseguenza, tutte le dichiarazioni riportate degli esponenti del governo sono evidentemente fuori luogo o senza senso. Assai grave è la risposta vendicativa della Presidente del Consiglio, che preannuncia anche una riforma della Corte dei Conti. Se il risultato non è gradito, si cambiano le regole del gioco…   Va segnalata, in controtendenza, la pacata e rispettosa dichiarazione di Federico Basile, sindaco di Messina sostenuto da una coalizione di centrodestra: “Ho letto adesso la notizia che la Corte dei Conti ha dato uno stop al progetto del ponte sullo Stretto, ma devo approfondire meglio. Come sempre comunque accetteremo e rispetteremo le decisioni dei magistrati contabili”. Vengono in mente le parole di Piero Calamandrei: “Per far vivere una democrazia non basta la ragione codificata nelle norme di una Costituzione democratica, ma occorre, dietro di esse, la vigile e operosa presenza del costume democratico che voglia e sappia tradurla, giorno per giorno, in concreta, ragionata e ragionevole realtà.”   Rocco Artifoni
Prossimo obiettivo: chiudere la Stretto di Messina Spa
La Corte dei Conti ha bocciato la delibera del CIPESS (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) che dava il via libera al progetto definitivo del ponte. In un posto normale tutta la governance del ponte, quella politica e quella tecnica, toglierebbe il disturbo. In un percorso pieno di forzature hanno provato a tenere in piedi un iter che in piedi proprio non poteva starci. Difficile nominare le parole che vengono in mente senza procurarsi una querela, ma di certo possiamo dire che chi ha sostenuto fino a qui questa follia si è assunto la responsabilità di tenere appeso un intero territorio a una ipotesi non credibile. In tanti ci hanno guadagnato col ponte e tanti speravano di guadagnarci, ma di tutti i peggiori sono i supporter locali che, sperando in qualche prebenda, si sono sperticati in lodi per una grande opera che non avrebbe mai visto la luce pur di succhiare qualcosa. Hanno preferito vedere il proprio territorio calpestato pur di ottenere qualche incarico, qualche progetto, qualche briciola che cascasse dalla tavola imbandita di Webuild. Già adesso i rappresentanti del pontismo gridano allo scandalo sostenendo che sia stato fermato lo sviluppo del sud. Tutte stupidaggini. Il ponte sullo Stretto è espressione di politiche che succhiano ricchezza al territorio, rubano risorse pubbliche che andrebbero destinate a opere utili e le danno a una cerchia di persone molto ristretta, ma anche molto influente. Se si volesse davvero il bene del sud si userebbero i 13.5 miliardi di euro destinati a una opera che è crollata su stessa per altre opere che possono essere realizzate immediatamente: scuole, ospedali, messa in sicurezza idrogeologica, messa in sicurezza sismica, rammodernamento della rete idrica. Si può fare tutto e subito. Sappiamo, però, che non lo faranno. Sappiamo che non abbandoneranno neanche l’ipotesi del ponte. In questi ultimi 40 anni di stop e ripartenze ne abbiamo viste tante. Abbiamo visto annunciare tante volte la posa della prima pietra e indicare la data certa della fine lavori. Sarà così anche questa volta. Diranno che aggiusteranno le cose e che quest’altra volta sarà quella buona. Per loro, alla fine, va bene così. Il loro vero obiettivo non è costruire il ponte, ma tenere aperto all’infinito il suo iter. Tocca a noi adesso chiudere definitivamente la partita. Tocca agli abitanti dei luoghi oggetto della devastazione promessa mettere definitivamente la parola fine a questa storia. Per questo bisogna continuare a mobilitarsi. Per spingerli fuori dalla storia e riprenderci ciò che è nostro. C’è un primo, importante, obiettivo da darsi: chiudere la Stretto di Messina Spa. Se i partiti che sono stati al governo e oggi sono contro il ponte lo avessero fatto quando potevano, quelli alla Corte dei Conti non ci sarebbero neanche arrivati. No Ponte    Redazione Sicilia
Corte dei Conti, sequela di forzature e violazioni per il Ponte sullo Stretto
Pubblichiamo la nota dell’Associazione “Invece del ponte”, con la quale si commentano alcune delle osservazioni della la Corte dei Conti, espresse in merito al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina_ Le richieste inviate dalla Corte dei Conti alla Presidenza del Consiglio confermano, nero su bianco, quanto da tempo denunciamo: l’iter seguito dal Governo e dagli enti coinvolti per cercare di far partire il progetto del ponte sullo Stretto di Messina è segnato da gravi criticità, forzature procedurali e veri e propri strappi alla normativa vigente. Si tenta di imporre un’opera inutile, anacronistica e profondamente sbagliata, in totale spregio delle regole, della trasparenza amministrativa e del rispetto dei territori. I dubbi sollevati da tecnici, giuristi, ambientalisti e persino da organi istituzionali vengono sistematicamente ignorati, mentre si tenta di procedere a tappe forzate per blindare un progetto che, oltre a non avere alcuna utilità reale, rappresenta un colossale spreco di risorse pubbliche. Nella richiesta di chiarimenti della magistratura contabile si documentano oggi in modo puntuale le irregolarità, i conflitti normativi e l’inconsistenza delle basi tecnico-giuridiche su cui poggia questo tentativo affrettato e opaco di avviare i lavori. La Corte dei Conti, tra gli altri punti, rileva l’illegittimità della procedura di approvazione della relazione IROPI, che di fatto ha attestato la valenza militare del ponte; viene denunciata la mancanza di qualsiasi approfondimento sulle interlocuzioni con Bruxelles in merito al parere assolutamente negativo sulla valutazione d’impatto ambientale. E’ stigmatizzata l’incomprensibile esclusione del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Nell’elenco lunghissimo di carenze appaiono anche disallineamenti di cifre, mancate ottemperanze a prescrizioni tecniche. E per aggiungere ancora un aspetto di criticità da tempo segnalato, anche i magistrati contabili sono molto perplessi circa le stime di traffico che stanno alla base della valutazione costi-benefici. Chiediamo con forza che si fermi questa corsa folle verso il nulla, e che si apra finalmente una discussione seria e trasparente sull’uso delle risorse pubbliche, sul rispetto delle norme e sul futuro delle infrastrutture nel nostro Paese. Basta con le scorciatoie, basta con le opere imposte dall’alto: l’Italia ha bisogno di visione, non di propaganda, il bluff ormai è scoperto.   Redazione Sicilia
La Corte dei Conti pone dubbi sul Ponte sullo Stretto: pratiche e deroghe poco chiare
Salvini farebbe bene a occuparsi della sua fallimentare gestione del ministero delle Infrastrutture piuttosto che del diritto di sciopero in sostegno del popolo palestinese. Anche perché poi arrivano i rilievi della Corte dei Conti a palesare l’opacità o, quantomeno, l’inadeguatezza degli atti riguardanti uno dei suoi cavalli di battaglia: il […] L'articolo La Corte dei Conti pone dubbi sul Ponte sullo Stretto: pratiche e deroghe poco chiare su Contropiano.
L’azzardo in Italia aumenta sempre di più, ma a guadagnarci non è certamente lo Stato
Rispondendo ad un’interrogazione dei deputati Stefano Vaccari e Virgilio Merola, il sottosegretario all’Economia, Federico Freni ha fornito gli ultimi dati sul gioco d’azzardo: nel 2024 il totale del giocato è stato di oltre 157 miliardi di €, il 6,5% in più rispetto al 2023, con una sostanziale stabilizzazione del gioco fisico – che è in attesa della riforma di settore –  ed un aumento concentrato sul gioco online che la riforma l’ha già avuta, godendo dei conseguenti benefici. Nelle casse dello Stato dal sistema giochi vanno però poco più di 11 miliardi di €, una cifra importante ma comunque alquanto irrisoria rispetto al totale della raccolta. Dati che risultano alquanto inquietanti e che dimostrano come a guadagnarci dal gioco d’azzardo legale non sia affatto lo Stato. Dati che smentiscono quanto sostenuto per anni dal ministero dell’Economia e delle Finanze che, come sottolineano i deputati democratici Stefano Vaccari, segretario di presidenza della Camera e Virginio Merola, capogruppo Pd in commissione Finanze: “per anni ha giustificato l’incremento dei giochi sotto l’ombrello statale per debellare i fenomeni degenerativi che l’azzardo produce, a tutto beneficio delle casse erariali. I dati, oggi, ci dicono il contrario sia sul versante dell’aumento delle situazioni di regressività sociali, economiche e dell’illegalità prodotte da questo fenomeno e sia dalle somme di denaro che rimangono nelle tasse dell’Erario”. Già la Corte dei conti in sede di audizione sulla manovra per il 2025, nel considerare la previsione governativa di una estrazione aggiuntiva settimanale del lotto e superenalotto (con maggior gettito di 100 milioni) e la proroga per tutto il prossimo biennio delle concessioni del gioco pubblico in scadenza (Bingo, scommesse su rete fisica, apparecchi da intrattenimento, per nuove entrate stimate complessivamente in 232,7 milioni annui), aveva, per la verità e con chiarezza, rimarcato “come il gettito erariale costituisca una quota estremamente ridotta rispetto alla complessiva raccolta, cioè alle dimensioni finanziarie del fenomeno, che continua a presentare risvolti anche patologici e costi sociali non trascurabili”. Corte dei conti che in quell’occasione aveva anche posto l’accento sulla cessazione dello specifico “Osservatorio” dedicato alla dipendenza da gioco d’azzardo (e dell’apposito Fondo per il gioco d’azzardo patologico) che confluiranno in un “Osservatorio” (e in un Fondo) di nuova istituzione destinati, ad invarianza di dotazione finanziaria, a tutte indistintamente le dipendenze (https://www.corteconti.it/Download?id=a885be6b-a35a-442a-bce2-4faaa5e8411d). Quelli che continuano a mancare sono però i dati sulle conseguenze sanitarie e sui costi per le cure per le persone affette da disturbo da gioco d’azzardo. Non a caso i due deputati firmatari dell’interrogazione si impegnano ad insistere nella loro azione parlamentare per avere anche questi dati e per conoscere quanti soldi spende lo Stato per contrastare malaffare ed illegalità presenti anche nel comparto del gioco legale e per arginare il preoccupante fenomeno del “disturbo da gioco d’azzardo” che colpisce ogni anno migliaia e migliaia di cittadini. “Cosa rimane dunque di quegli 11 miliardi, sottolineano Vaccari e Merola, non è dato sapere e tantomeno la regressione culturale e sociale di un Paese che investe sul gioco d’azzardo”. Uno studio IPSAD del CNR-IFC stima in circa 20 milioni gli italiani tra i 18 e gli 84 anni (43%del totale) che hanno giocato d’azzardo almeno una volta nel corso del 2022 e in 800mila gli italiani della stessa fascia d’età che presentavano in quell’anno un profilo di gioco a rischio da moderato a severo. L’indagine sottolineava che sono proprio le persone con redditi mensili e titoli di studio più bassi a diventare più frequentemente giocatori problematici o dipendenti. Lo studio ESPAD del CNR-IFC sugli studenti tra i 15 e i 19 anni stima in 1.300.000 (51% del totale) coloro che hanno giocato almeno una volta nel corso del 2022, in quasi 130mila i giocatori a rischio e in oltre 67mila i giocatori problematici.  La Campagna “Mettiamoci in Gioco” e la Consulta Nazionale Antiusura, che da sempre denunciano che “lo Stato non può fare cassa sui danni arrecati ai cittadini”, hanno avanzato una serie di proposte per regolamentare il settore: approvazione di una legge quadro che ponga la salute dei cittadini come priorità, senza sacrificare questo diritto per il profitto dei privati e le esigenze dello Stato; divieto totale di pubblicità del gioco d’azzardo, evitando che l’offerta e gli operatori siano presenti sui media; utilizzo corretto dei termini, come “disturbo da gioco d’azzardo” invece di “ludopatia” e rigetto dell’espressione “gioco responsabile”; opposizione alla compartecipazione delle Regioni e degli enti locali al gettito delle slot e delle VLT; garantire l’accesso ai dati sulla diffusione del gioco d’azzardo, suddivisi per tipologia di gioco e area geografica; ricostituzione dell’Osservatorio per il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo presso il Ministero della Salute. Giustino Trincia, direttore Caritas di Roma, nel denunciare che nel Lazio le scommesse hanno assorbito lo scorso anno ben 16,7 miliardi di € e che a Roma, sempre nel 2024, siamo arrivati a oltre 8,3 miliardi di euro (più quasi 600 milioni di euro sul 2023!), ha dichiarato: “Il letargo e la miopia affliggono gran parte della politica ufficiale e delle istituzioni pubbliche; ridotta se non complice è l’attenzione dei media, a causa dell’ingente investimento pubblicitario che l’industria dell’azzardo riversa nei media, nonostante l’enorme somma di denaro sottratta all’economia reale, la disgregazione sociale e la disperazione che c’è dietro di essa, con tantissimi giovani, anziani e famiglie travolti dai debiti causati dal “gioco” che producono distruzione di patrimoni e a volte di vite”. Qui per approfondire la Campagna “Mettiamoci in Gioco”: https://www.mettiamociingioco.org/.  Giovanni Caprio