Honduras: movimenti popolari respingono l’ingerenza statunitense nelle elezioni
Basta violazioni della sovranità nazionale! Ulteriori prove della frode
Il 4 dicembre scorso organizzazioni indigene e contadine si sono mobilitate dai
loro territori verso la capitale per denunciare e respingere l’ingerenza degli
Stati Uniti nel processo elettorale appena svoltosi in Honduras, mettendo in
guardia dal ritorno al potere di settori politici ed economici violenti e
criminali.
“Il processo elettorale nel nostro Paese dimostra la reale capacità degli Stati
Uniti di influenzare la nostra fragile democrazia (…) Che la propaganda del
presidente Trump abbia favorito il Partito nazionale, nonostante i suoi
comprovati legami con il narcotraffico, è stato un atto palesemente d’ingerenza
e violatorio della libera volontà dei popoli”, si legge nel comunicato delle
organizzazioni che si sono radunate davanti al centro operativo del Consiglio
nazionale elettorale (Cne).
Seminare paura
Pochi giorni prima del voto, il presidente statunitense ha rotto il silenzio
elettorale con un messaggio pubblicato sul suo account Truth Social, in cui
annunciava il suo sostegno incondizionato al candidato del Partito nazionale,
Nasry Asfura, definendo “quasi comunista” e “poco affidabile” il candidato del
Partito liberale, Salvador Nasralla, e “comunista” e “ammiratrice di Fidel
Castro” la sua avversaria del partito di governo Libertà e Rifondazione (Libre),
Rixi Moncada.
Poco dopo, il presidente argentino di estrema destra Javier Milei si è unito
all’appello di Trump.
Il giorno seguente, lo stesso Trump ha gettato benzina sul fuoco annunciando che
avrebbe graziato l’ex presidente honduregno Juan Orlando Hernández, condannato a
45 anni di carcere per reati legati al traffico di droga. In caso di sconfitta
di Asfura, gli Stati Uniti non avrebbero più investito nel Paese, tanto meno –
ha scritto – se avesse vinto Moncada.
Il giorno dopo le elezioni, il leader statunitense ha pubblicato nuovamente
minacce contro coloro che starebbero organizzando una frode per impedire la
vittoria del candidato nazionalista. Mai, nella storia elettorale dell’Honduras,
si era vista un’ingerenza straniera così grossolana e sfacciata come quella
attuale, con il silenzio complice delle missioni di osservazione internazionale.
Con l’88% dei voti trasmessi, Asfura è in testa alle elezioni presidenziali
honduregne, con un margine di 20 mila voti su Nasralla.
“Non ci piegheranno”
Mentre i candidati del bipartitismo e della destra tradizionale si scambiano
accuse e si proclamano vincitori, Rixi Moncada e Libre denunciano brogli
attraverso la manipolazione del sistema di trasmissione dei risultati
preliminari (Trep), l’ingerenza straniera e l’alterazione dei verbali.
“La manovra è grossolana: un intervento straniero sfacciato, minaccioso,
ingiusto e infame per distorcere la volontà popolare e frenare Rixi”, attacca
dal suo account X l’ex presidente Manuel Zelaya.
“Signor Donald Trump, lei non ci intimidisce, abbiamo resistito a colpi di
Stato, frodi monumentali, omicidi politici e persecuzioni. Se siamo
sopravvissuti alla narcodittatura, crede che un suo tweet ci piegherà?”, ha
aggiunto.
Per l’analista politico Óscar Chacón, intervistato dal Diario Uchile,
l’atteggiamento del presidente statunitense rivela una forte contraddizione.
“C’è tutta una narrativa che cerca di creare l’immagine di (Nicolás) Maduro come
un capo di Stato a capo di un’organizzazione narcoterroristica, senza che fino
ad oggi siano state presentate prove convincenti al riguardo. Allo stesso tempo,
negli Stati Uniti viene liberata una persona su cui esiste una quantità
monumentale di prove che dimostrano che ha introdotto enormi quantità di cocaina
negli Stati Uniti”.
Venti di frode
Le organizzazioni indigene e contadine hanno puntato il dito contro “l’ipocrita
lotta internazionale contro il narcotraffico” e hanno denunciato la “liberazione
del narco-dittatore Juan Orlando Hernández” che, insieme al suo partito, “ha
trasformato l’Honduras in uno Stato narco, strumentalizzando le istituzioni per
affari criminali e la proliferazione di gravi violazioni dei diritti umani”.
Il comunicato del movimento popolare honduregno indica anche i due partiti
tradizionali che si contendono il potere come “responsabili storici della
povertà e dell’ingiustizia che affliggono l’Honduras”.
In questo senso, hanno chiesto il rispetto della volontà sovrana del popolo
honduregno, la garanzia di uno scrutinio rigoroso e l’attribuzione delle
responsabilità alla consigliera del Cne, Cossette López, e a tutte le persone
responsabili delle cospirazioni contro il processo elettorale.
Nelle settimane precedenti alle elezioni, il consigliere del Cne, Marlon Ochoa,
aveva denunciato l’esistenza di un piano orchestrato dall’opposizione per
destabilizzare il processo elettorale. Diverse registrazioni audio coinvolgevano
López, il capogruppo del Partito nazionale, Tomás Zambrano, e un membro delle
Forze armate.
Ieri (4/12), lo stesso Ochoa ha tenuto una conferenza stampa per denunciare
quello che considera un colpo di Stato elettorale (qui il comunicato ufficiale).
Su 15.297 verbali trasmessi, 13.246 (86,6%) presentano errori e incongruenze tra
la registrazione biometrica e il contenuto del verbale trasmesso tramite il
Trep. La differenza ammonta a oltre 982 mila voti.
Inoltre, Ochoa ha spiegato che è stato rilevato che il Trep non leggeva né
interpretava correttamente i numeri dei voti scritti a mano nei verbali e che
trasferiva i voti da un candidato all’altro o da un partito all’altro.
Ha anche denunciato che 16.615 verbali sono stati trattenuti all’interno del
sistema per 40 ore, la pagina di divulgazione dei risultati è rimasta inattiva
per diverse ore e ha subito continue interruzioni.
“Una matematica fatta su misura per il bipartitismo con il sostegno pubblico di
Washington”, ha affermato il consigliere.
Per Ochoa si tratterebbe di una “operazione coordinata tra forze interne alla
leadership del bipartitismo e un’ingerenza straniera alleata, che sta imponendo
una decisione elettorale che spetta solo al popolo sovrano”.
Appello all’unità
Le organizzazioni sociali si sono mobilitate verso l’ambasciata degli Stati
Uniti a Tegucigalpa, dove hanno lanciato un appello alle organizzazioni
contadine, operaie, indigene, femministe e ambientaliste del Paese affinché
consolidino la più ampia unità popolare, “per costruire un programma di lotta e
difendere l’autodeterminazione dei nostri popoli e territori”.
“Si tratta di una flagrante violazione della sovranità nazionale e di un
tentativo di plasmare la percezione pubblica e la stabilità sociale in un
momento critico per l’Honduras. È inaccettabile che i messaggi di altri Stati
vengano utilizzati per esercitare pressioni, influenzare o condizionare l’esito
politico dell’Honduras”, ha avvertito Wendy Cruz della Vía Campesina Honduras.
“Denunciamo una frode e una manipolazione mediatica che si sta preparando da
giorni da parte dei gruppi di potere nazionali e degli Stati Uniti, che stanno
giocando un ruolo determinante nelle elezioni”, ha detto Bertha Zúniga,
coordinatrice del Copinh.
“Non possiamo rimanere in silenzio”, ha continuato, “invitiamo tutte le persone
consapevoli a unirsi a questa protesta, perché stanno tornando al potere le
strutture criminali che stanno dietro a questi candidati. Dobbiamo alzare la
voce!”.
Fonte: LINyM (spagnolo)
Giorgio Trucchi