Ultima Generazione: Firenze, a processo per l’azione al Ministero dell’Economia
Il decreto sicurezza colpirà ogni cittadino nel suo diritto al dissenso.
Ieri, lunedì 19 maggio presso il tribunale di Firenze si è tenuta l’udienza
predibattimentale per il processo a cinque persone di Ultima Generazione per
l’azione avvenuta il 22 gennaio 2023 davanti al Ministero dell’Economia e delle
Finanze.
I reati contestati sono:
* art. 110 cp; art. 18 TULPS
* artt. 110, 639 cp
L’udienza è stata rinviata al 16 giugno 2025.
Adesso processano noi, i prossimi potreste essere voi
Il processo che ci vede imputati oggi è lo specchio del DL Sicurezza,
inizialmente presentato come disegno di legge: un testo che rappresenta il
peggiore populismo penale, pieno di norme incostituzionali e esplicitamente
pensato per reprimere il dissenso. Non riuscendo a farlo passare in Parlamento
con il dovuto confronto democratico, il governo ha deciso di trasformarlo in un
decreto legge – un vero e proprio colpo di mano. Il ministro Piantedosi ha
dichiarato che «i tempi si sarebbero prolungati troppo». In altre parole, si è
scelto di aggirare il dibattito democratico perché troppo lento rispetto alla
fretta di colpire chi protesta.
Con il nuovo decreto, gli operai che si siederanno su una strada per difendere
il proprio posto di lavoro da qualche multinazionale che per fare profitto
delocalizzerà all’estero potrebbero essere condannati a sei anni di carcere.
Anche gli studenti che occuperanno lo spazio all’esterno dell’università per
chiedere un reale diritto allo studio, per primo alloggi ad affitti accessibili,
andranno incontro alla stessa pena. Chiunque, abitante, attivista, esponente
politico, protesterà in un cantiere per la realizzazione di una grande
infrastruttura inutile, costosa e impattante, come ad esempio il Ponte sullo
Stretto, potrebbe essere condannato fino a vent’anni di carcere.
La vera emergenza è quella di un governo autoritario e poliziesco
Come ha ricordato più volte la Corte Costituzionale, il decreto legge è uno
strumento eccezionale, da usare solo in caso di reale necessità e urgenza. È un
principio chiaro: se non c’è un’emergenza, il decreto non è legittimo. E allora
ci chiediamo: qual è l’urgenza? Quale minaccia imminente giustifica
l’imposizione, senza confronto democratico, di misure così repressive? La realtà
è che l’unica urgenza del governo è zittire il dissenso. Questo decreto è
l’ennesimo atto di asservimento e annichilimento del Parlamento, ridotto sempre
più a semplice spettatore. È un uso distorto e pericoloso della legge, che
svuota la democrazia mentre finge di rispettarla. Non serve immaginare un
ritorno al passato: l’autoritarismo oggi passa anche per strade “legali”, usando
strumenti apparentemente legittimi per limitare spazi di libertà e confronto.
Noi continueremo nella resistenza civile.
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