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Sudan, Amnesty International chiede protezione per i civili del Kordofan, sotto l’attacco delle Forze di supporto rapido
Amnesty International ha sollecitato protezione per la popolazione civile della regione sudanese del Kordofan, sottoposta a un crescendo di attacchi da parte dei paramilitari delle Forze di supporto rapido (Fsr). Dopo aver preso il controllo della città di Bara, nel Kordofan settentrionale, le Fsr hanno preso di mira El Obeid. Il 3 novembre un attacco con un drone ha ucciso almeno 40 persone durante un funerale in corso nella periferia della città. Oltre a El Obeid, le Fsr stanno circondando Kadugli, nel Kordofan meridionale. “Il mondo non può continuare a girare le spalle alla popolazione civile del Sudan mentre i gravi pericoli che sta correndo sono del tutto evidenti. È incomprensibile rimanere a guardare mentre i civili rischiano di essere uccisi dalle Fsr. Gli orribili bagni di sangue e le atrocità delle ultime settimane a El Fasher, nel Darfur settentrionale, non devono ripetersi”, ha dichiarato Agnés Callamard, segretaria generale di Amnesty International. “Le Fsr devono immediatamente porre fine agli attacchi contro la popolazione civile e alle infrastrutture civili e garantire un passaggio sicuro a coloro che stanno cercando di lasciare El Obeid. Tutti gli stati che stanno alimentando il conflitto in Sudan devono cessare di farlo. Soprattutto gli Emirati Arabi Uniti devono interrompere la loro assistenza militare, compresa la fornitura di armi, alle Fsr”, ha aggiunto Callamard. “Coloro che, a livello regionale e internazionale, sostengono le Fsr devono chiedere loro di rispettare il diritto internazionale umanitario e di garantire che i civili saranno protetti. Devono fare tutto ciò che è in loro potere per far sì che i responsabili delle violazioni siano chiamati a risponderne”, ha proseguito Callamard. Da quando le Fsr hanno strappato il controllo di El Fasher alle Forze armate sudanesi, sono usciti molti video su uccisioni di massa e attacchi contro la popolazione civile. Il 3 novembre l’ufficio del Procuratore della Corte penale internazionale si è detto allarmato circa le notizie di uccisioni di massa, stupri e altri crimini attribuiti alle Fsr durante i loro attacchi a El Fasher. “La comunità internazionale – tra cui Emirati Arabi Uniti, il Consiglio di sicurezza, gli stati membri dell’Unione europea, il Regno Unito, gli Usa, la Russia e la Cina – ha tradito la popolazione del Sudan. È ora di fare pressioni urgenti sulle Fsr perché cessino i loro brutali attacchi contro i civili”, ha concluso Callamard. Amnesty International chiede agli organismi regionali competenti – tra i quali l’Unione africana, l’Autorità intergovernativa sullo sviluppo, l’Organizzazione della cooperazione islamica e la Lega araba – di esercitare a loro volta pressioni sulle Fsr perché pongano fine ai loro attacchi contro i civili. Ulteriori informazioni Il conflitto in corso in Sudan è iniziato nell’aprile del 2023. Ha causato l’uccisione di decine di migliaia di persone e 12 milioni di sfollati, dando luogo alla più grande crisi umanitaria al mondo. Le Fsr, il gruppo paramilitare che si sta scontrando con le Forze armate del Sudan, sta assediando El Fasher dal maggio del 2024. Il 26 ottobre le Fsr hanno dichiarato di aver conquistato alcune zone di El Fasher, l’ultima grande città del Darfur ancora sotto il controllo delle Fas. Queste, il giorno dopo, hanno annunciato il loro ritiro. A El Fasher viveva oltre un milione e mezzo di abitanti, comprese centinaia di migliaia di persone sfollate da altre zone del Darfur nei primi anni Duemila e durante l’attuale conflitto. Si stima che prima dell’attacco del 26 ottobre si trovassero intrappolate in città circa 260.000 persone. Amnesty International aveva già denunciato i crimini di guerra commessi dalle Fsr e dalle milizie arabe loro alleate, responsabili congiuntamente di attacchi su base etnica contro i masalit e altre comunità non arabe nel Darfur occidentale. L’organizzazione per i diritti umani aveva altresì già documentato come il conflitto in Sudan fosse alimentato da un costante afflusso di armi, in evidente violazione dell’ embargo sulle armi vigenti per quanto riguarda il Darfur. Amnesty International
-Sanzioni Usa contro Francesca Albanese, Amnesty International: “Vergognoso affronto alla giustizia internazionale”
Reagendo all’annuncio, da parte del segretario di stato Usa Marco Rubio, di sanzioni contro Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sul Territorio palestinese occupato, la segretaria generale di Amnesty International Agnès Callamard ha diffuso la seguente dichiarazione: “Questo è un vergognoso e trasparente attacco ai principi fondamentali della giustizia internazionale. I relatori e le relatrici speciali non sono nominati per piacere ai governi o per avere popolarità ma per svolgere il loro mandato. Quello di Francesca Albanese è di promuovere i diritti umani e il diritto internazionale, un’azione essenziale in un momento in cui è in gioco la stessa sopravvivenza delle persone palestinesi nella Striscia di Gaza occupata. Queste sanzioni sono state emesse appena pochi giorni dopo che Francesca Albanese aveva pubblicato un suo nuovo rapporto in cui descrive come le aziende abbiano tratto profitto dall’occupazione illegale da parte di Israele, dal suo brutale sistema di apartheid e dal suo genocidio tuttora in corso nella Striscia di Gaza”. “Dopo le recenti sanzioni nei confronti della Corte penale internazionale, quelle annunciate ieri sono in continuità con l’assalto dell’amministrazione Trump al diritto internazionale e coi suoi tentativi di proteggere a ogni costo Israele dal rendere conto delle sue azioni. Sono gli ultimi di una serie di azioni assunte dall’amministrazione Trump per intimidire e ridurre al silenzio coloro che osano parlare in favore dei diritti umani delle persone palestinesi. Invece di attaccare la relatrice speciale e compromettere ulteriormente l’ordine basato sul rispetto delle regole, il governo statunitense dovrebbe porre fine al suo incondizionato sostegno a Israele, che consente a quest’ultimo di beneficiare della completa impunità per i suoi crimini nel Territorio palestinese occupato”. “Gli stati devono vigorosamente respingere queste sanzioni vergognose e vendicative ed esercitare le massime pressioni diplomatiche sul governo statunitense perché siano annullate. Le Nazioni Unite, a loro volta, devono sostenere pienamente Francesca Albanese in quanto esperta indipendente nominata dal Consiglio Onu dei diritti umani. I governi del mondo e tutti coloro che credono in un ordine basato sul rispetto delle regole e del diritto internazionale devono fare tutto il possibile per mitigare e bloccare gli effetti delle sanzioni contro Francesca Albanese e, più in generale, per proteggere il lavoro e l’indipendenza delle relatrici e dei relatori speciali”. Amnesty International
Russia: Amnesty International “organizzazione indesiderata”. Noury: siamo in ottima compagnia
Lunedì 19 maggio, l’Ufficio del procuratore generale russo ha dichiarato Amnesty International una “organizzazione indesiderata” ai sensi di una legge repressiva introdotta in Russia nel 2015, che permette alle autorità di vietare arbitrariamente qualsiasi organizzazione straniera e di criminalizzarne le attività nel paese. Tale formula consente alle autorità russe di ostacolare le attività di media, ong e organizzazioni internazionali che ritengono pericolose o contrarie alle idee regime, inoltre sono previste pene fino a cinque anni di carcere per chiunque collabori o finanzi una organizzazione ritenuta “indesiderata”. Nel comunicato dell’Ufficio del procuratore generale in Russia, Amnesty viene accusata di essere un «centro per la preparazione di progetti russofobici globali», e viene affermato che tale decisione è stata motivata dal lavoro fatto dall’organizzazione in materia di libertà di espressione e di associazione nel paese, nonché dalla documentazione e denuncia dei crimini di diritto internazionale commessi dalle forze russe in Ucraina. Amnesty International infatti da tempo denuncia i crimini commessi dall’esercito russo, nell’invasione e nella guerra in Ucraina. Da sottolineare come tale decisione si basi su una legge russa che viola il diritto internazionale e come il linguaggio usato vada contro i fatti poiché accusa Amnesty di azioni che, secondo i suoi stessi documenti statutari e politiche interne, è esplicitamente escluso che possa compiere. Inoltre tale posizione arriva tre anni dopo che le autorità russe hanno bloccato l’accesso ai siti web di Amnesty International in Russia e cancellato la registrazione dell’ufficio dell’organizzazione a Mosca, quindi di fatto chiudendolo. La segretaria generale di Amnesty International, Agnès Callamard, ha dichiarato: «“Questa decisione si inserisce in una più ampia strategia del governo russo volta a mettere a tacere il dissenso e isolare la società civile. In un paese in cui decine di persone attiviste sono state imprigionate, uccise o costrette all’esilio, dove gli organi di stampa indipendenti sono stati screditati, bloccati o costretti all’autocensura e dove le organizzazioni della società civile sono state messe al bando o sciolte è probabile che, se il Cremlino ti bandisce, tu stia facendo la cosa giusta”. “Le autorità commettono un grave errore se pensano che etichettando la nostra organizzazione come ‘indesiderata’ ci impediranno di documentare e denunciare le violazioni dei diritti umani – accadrà esattamente il contrario. Non ci lasceremo intimidire e continueremo con determinazione a lavorare affinché le persone in Russia possano godere dei propri diritti umani senza discriminazioni. Continueremo a documentare e denunciare in tutto il mondo i crimini di guerra commessi dalla Russia in Ucraina. Moltiplicheremo i nostri sforzi per mettere in luce le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dalla Russia, sia all’interno che all’esterno del paese”. “Non smetteremo mai di lottare per la scarcerazione delle prigioniere e dei prigionieri di coscienza detenuti per aver difeso i diritti umani, né per l’abrogazione delle leggi repressive che impediscono alle persone in Russia di esprimere il proprio dissenso contro le ingiustizie. Continueremo a impegnarci senza sosta affinché tutte le persone responsabili di gravi violazioni dei diritti umani – in Russia, in Ucraina o altrove – siano chiamate a rispondere delle proprie azioni. In poche parole, nessun attacco autoritario potrà mai mettere a tacere la nostra lotta per la giustizia. Amnesty non si arrenderà mai né farà un passo indietro nella sua battaglia per la tutela dei diritti umani in Russia e oltre”». Riccardo Noury, portavoce Amnesty International Italia, ha dichiarato all’Adnkronos:  «”Siamo in ottima compagnia, insieme al meglio della società civile russa, dei gruppi locali per i diritti umani, della stampa indipendente e dei movimenti Lgbtqia+”. “La motivazione secondo cui Amnesty International porterebbe avanti progetti russofobi è semplicemente ridicola. Se pensano in questo modo di impedirci di fare ricerca sui crimini di guerra commessi in Ucraina e sulla repressione del dissenso interno, si sbagliano”».   Fonti: https://www.adnkronos.com/cronaca/russia-amnesty-italia-noi-indesiderati-siamo-in-ottima-compagnia-motivazione-ridicola_5ssgi0ZcEuFiMdJTWusgZL?fbclid=IwY2xjawKZEEZleHRuA2FlbQIxMQBicmlkETEzelBONFRlbFpLcmxncXdNAR7bXD4KNGPzQeZAXcY8pS9gQ6iCHqTWKMT2022hD2uWpoebCYsSxzRFIA76HQ_aem_fKuDAeyzdnAAZ3IqjBkKrg?refresh_ce; https://www.ilpost.it/2025/05/19/amnesty-international-russia-divieto/; https://www.amnesty.it/russia-amnesty-international-dichiarata-organizzazione-indesiderata/ . Andrea Vitello