Dalla parte giusta della Storia
Ogni giorno 24 di ciascun mese, ormai da quasi due anni, il Presidio donne per
la pace di Caltanissetta testimonia il suo irriducibile NO alla guerra, ad ogni
guerra, a tutte le guerre. Ma il 24 aprile è vigilia di pace e onore alla
Liberazione dell’Italia dal nazifascismo.
Questo 24 aprile 2025, dunque, abbiamo voluto onorare Giuseppina Panzica e la
ricorrenza del 25 Aprile, Festa della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo.
Giuseppina Giovanna Panzica nasce a Caltanissetta il primo agosto 1905; di lei
sappiamo ancora molto poco, come di tante, troppe, donne che hanno preso parte
alla Resistenza. Di lei si è appreso “per caso”, trovata negli archivi della
Guardia di Finanza nel corso di una ricerca sull’eroismo degli appartenenti alle
Fiamme Gialle.
Per caso, come per caso Giuseppina, moglie, madre di tre figli e una figlia,
emigrata a Ponte Chiasso, si trovò a vivere in una casa il cui giardino
confinava con la Svizzera.
Giuseppina, una donna emigrata dal profondo sud, con poche risorse economiche,
ha scelto di essere dalla parte giusta della Storia: non solo la sua umanità e
compassione l’hanno guidata, Giuseppina Panzica è andata oltre, ha compreso la
necessità dell’agire politico imposto dalla situazione che il Paese e il Mondo
stavano vivendo, perciò ha fatto quello che sentiva di dover fare, “eroina” suo
malgrado e a sua insaputa.
Così per anni, aiuta centinaia di ebrei a passare il confine e a trovare
salvezza in Svizzera. Il tempo incalza, la guerra già terribile cede il passo
all’orrore dell’occupazione nazista e ai fascisti che la fiancheggiano,
l’umanità di Giuseppina diventa più grande, diventa politica; entra nella
Resistenza attiva, aderisce al “Gruppo Frama” (dalle iniziali di Ezio
Franceschini e Concetto Marchesi) e diventa il collegamento con gli espatriati
politici che sostengono la Resistenza, dalle sue mani passano proclami, lettere,
denaro.
Nell’aprile del 1944, è arrestata e condotta nel carcere comasco di San Donnino
e successivamente in quello più duro di San Vittore, a Milano. Verso la fine di
settembre, dopo un breve passaggio nel Lager di Bolzano, viene deportata in
Germania e internata nel campo di sterminio di Ravensbrück fino al giorno della
liberazione del campo. Torna a Ponte Chiasso nell’ottobre del 1945, dopo una
lunga degenza in ospedale.
Giuseppina muore a Como il 15 febbraio 1976.
Solo nel marzo del 2018 il Presidente della Repubblica le conferisce la medaglia
d’oro al valore civile. Nella motivazione si legge: “… collaborò con il
finanziere Gavino Tolis nel salvataggio di numerosi ebrei e perseguitati
politici aiutandoli a fuggire in Svizzera. Favorì, inoltre il passaggio oltre
frontiera di notizie, corrispondenze ed ordini riservati, destinati alle brigate
partigiane operanti nel comasco.”
Per chi ”predica” il disarmo può sembrare una contraddizione onorare la
Resistenza che è stata “lotta armata”, ma non è così perché, come ha detto Lidia
Menapace, “La resistenza non fu un fenomeno militare, come erroneamente si
crede. Fu un fenomeno politico, democratico e civile straordinario. Una presa di
coscienza politica che riguardò anche le donne” e noi diciamo allora: “Sia la
pace raggiunta senza le armi, sia la pace raggiunta attraverso un processo
politico democratico e civile.”
Giuseppina Panzica rappresenta perfettamente questa Resistenza, inizia perché
doveva salvare vite e, presa coscienza della necessità di un agire politico che
imponeva che si “prendesse parte”, senza imbracciare le armi come Lidia
Menapace, scelse di stare dalla parte giusta della Storia.
Anche noi scegliamo di essere dalla parte giusta della Storia, perché sappiamo
con certezza che non le guerre costruiscono la pace ma solo la pace libera il
mondo dalle guerre, perciò scegliamo di deporre le armi, senza se e senza ma,
subito, non c’è altro modo e non c’è altro tempo.
Redazione Sicilia