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Gaza brucia – di Gennaro Avallone
A Gaza, capitalismo, imperialismo, colonialismo e i gruppi umani che concretamente ne incarnano e realizzano le logiche di funzionamento si mostrano per quello che storicamente sono: modi di produzione e governo che tendono a distruggere tutto ciò che ritengono inutile o di ostacolo al proprio dominio. È questo che il Governo e l'esercito di [...]
Global Sumud Flotilla: “Di quali canali parla la Commissione Europea per mettere fine alla fame a Gaza?”
La presa di posizione della Commissione Europea riguardo alla nostra missione non ci sorprende. Ci spiace che un’istituzione che dovrebbe rappresentare tutti noi europei non faccia altro che ripetere i talking point di sempre, senza riuscire ad andare oltre il perimetro politico dell’inconsistenza. Quello che ci sorprende è l’insistenza su questi ‘altri canali’, a cui ha fatto riferimento anche la nostra premier. La portavoce della Commissione Europea Eva Hrnicirova ha dichiarato che stanno cercando di aumentare il numero di camion che entrano a Gaza, ma dovrebbe essere a conoscenza del fatto che se prima del 7 ottobre ogni giorno entravano a Gaza 500 camion di aiuti (circa 15 mila al mese), da inizio anno ad oggi ne sono entrati circa 1.400 in totale, nessun camion tra marzo e maggio, da quando Israele ha impunemente violato il cessate il fuoco. Gli ultimi dati del World Food Programme parlano di 470.000 persone in condizione di carestia (fame catastrofica – Fase 5 della Classificazione Integrata della Sicurezza Alimentare – IPC). Inoltre, vogliamo ricordare che ai cancelli della famigerata “Gaza Humanitarian Foundation” sono state uccise più persone del 7 ottobre. Di quali canali stiamo parlando?     Redazione Italia
Venezia per Gaza, presidio davanti alla Rai
Il 24 agosto a Venezia di fronte alla sede RAI regionale, in campo San Geremia, si è svolto il presidio per esigere da un’istituzione pubblica come la televisione Italiana un’informazione corretta. Specialmente riguardo il genocidio in corsa a Gaza è stato denunciato quanto le notizie offerte dal servizio pubblico siano faziose e censurate. Un giornalismo che chiama operazione militare il genocidio in atto, piano di ricollocamento la pulizia etnica e crisi alimentare la fame usata come arma di guerra. A Gaza sono stati uccisi più di 200 giornalisti, ma ai loro colleghi italiani (a parte rare eccezioni) questa non sembra una notizia degna di nota, anzi essi si allineano alla narrativa israeliana che giustifica tali omicidi accusando gli operatori palestinesi dell’informazione di essere terroristi e in quanto tali passibili di esecuzione extragiudiziale. Israele sta insegnando al mondo intero come si uccide la legge e il diritto. Nei numerosi interventi delle sigle aderenti al presidio si è ribadito come la lotta per la libertà del popolo palestinese sia la lotta per la libertà di tutti, e la guerra contro la Palestina sia la guerra contro gli oppressi di tutto il mondo. Al presidio sono state esposte foto dei crimini israeliani a Gaza, cartelli con i prodotti israeliani da boicottare secondo le indicazioni del movimento BDS, inviti alla lotta e all’azione. La partecipazione è stata vivace e sentita e molti passanti si sono fermati e hanno dimostrato solidarietà con il popolo palestinese. In chiusura sono stati lanciati appelli per le prossime iniziative: – Sostenere in ogni modo la Global Sumud Flotilla in partenza a breve per rompere l’assedio di Gaza, – Partecipare sabato 30 agosto alla manifestazione al Lido di Venezia in occasione della Mostra del Cinema. – Prepararsi per la manifestazione nazionale del 4 ottobre a Roma – a due anni dal genocidio Sigle aderenti: Rete No Bavaglio, Comitato 23 settembre, GPI (Giovani palestinesi d’Italia), Tendenza internazionalista rivoluzionaria, Cinema senza diritti, Docenti per Gaza, Sanitari per Gaza, Gruppo Bella Ciao – Cittadini non indifferenti di Quarto d’Altino, Verona per la Palestina, Donne per la Palestina di Vicenza, Ultima generazione, il sindacato SGB, il Coordinamento veneto Sanità Pubblica (CoVeSaP), Gruppo antifascista contro ogni greenpass, Comunità palestinese nel Veneto, Anpi Marcon, Anpi Quarto d’Altino, Global Movement to Gaza – Italia, Rete Internazionale Ebraica Anti-Sionista (IJAN) di Londra e Payday men’s network UK/US), Rete Solidale per la casa. Maria Grazia Gagliardi
Partito l’attacco genocida a Gaza City
Israele ha intensificato gli attacchi su Gaza City, il più grande dei quartieri della Striscia omonima, costringendo alla fuga quasi 1 milione di persone e portando avanti la “demolizione sistematica” delle case palestinesi. Hamas ha accusato il Primo Ministro israeliano Netanyahu di aver ignorato gli sforzi dei mediatori internazionali per […] L'articolo Partito l’attacco genocida a Gaza City su Contropiano.
Amnesty International sulla fame a Gaza: “Politica deliberata”
Israele sta portando avanti una deliberata campagna di riduzione alla fame nella Striscia di Gaza occupata attraverso la sistematica distruzione della salute, del benessere e del tessuto sociale della vita palestinese. È quanto ha dichiarato oggi Amnesty International rendendo nota una serie di sconvolgenti testimonianze di civili palestinesi, i cui racconti hanno rafforzato ulteriormente le conclusioni cui era già giunta l’organizzazione per i diritti umani: la combinazione mortale tra fame e malattie non è uno sfortunato effetto secondario delle operazioni militari ma è il risultato atteso di piani e politiche che Israele ha ideato e attuato, negli ultimi 22 mesi, per infliggere deliberatamente alla popolazione palestinese della Striscia di Gaza condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, parte integrante del genocidio in corso. “Proprio mentre Israele minaccia di lanciare l’invasione su vasta scala di Gaza City, le testimonianze che abbiamo raccolto sono molto più che un catalogo di sofferenze: sono un feroce capo d’accusa verso un sistema internazionale che, da decenni, autorizza Israele a tormentare le persone palestinesi nella quasi totale impunità”, ha dichiarato Erika Guevara Rosas, alta direttrice delle ricerche e delle campagne di Amnesty International. “Almeno per iniziare a invertire le devastanti conseguenze delle inumane azioni e politiche di Israele, che hanno fatto della fame di massa nella Striscia di Gaza una cupa realtà, c’è bisogno dell’immediata e incondizionata fine del blocco e di un cessate il fuoco duraturo. L’impatto del blocco israeliano e del genocidio in corso, soprattutto nei confronti delle bambine e dei bambini, delle persone con disabilità o con malattie croniche, delle persone anziane, delle donne in gravidanza e in allattamento è catastrofico e non può essere risolto semplicemente aumentando il numero dei camion contenenti aiuti o ripristinando i loro spettacolari quanto inutili e pericolosi lanci mediante paracadute”, ha aggiunto Guevara Rosas. “Le strutture sanitarie devono essere rifornite di prodotti e di attrezzature per renderle funzionanti. La popolazione civile dev’essere libera dalla costante minaccia di sfollamenti di massa. Dev’essere consentito a organizzazioni umanitarie affidabili di distribuire aiuti e ripari in sicurezza e senza limitazioni arbitrarie, in un modo che rispetti i diritti e l’umanità della popolazione civile. È ancora più urgente che ogni proposito di rafforzare l’occupazione della Striscia di Gaza o aumentare l’offensiva militare sia fermato”, ha sottolineato Guevara Rosas. “Mentre nel mondo milioni di persone continuano a scendere in strada per protestare e i leader mondiali si mostrano in gesti retorici, la deliberata e sistematica campagna israeliana di riduzione alla fame continua a infliggere sofferenze indicibili a un’intera popolazione. Bambine e bambini palestinesi muoiono mentre i loro familiari sono costretti a scegliere tra due soluzioni impossibili: ascoltare, senza poterli aiutare, le grida dei loro figli emaciati che supplicano cibo o rischiare di essere uccisi o feriti nella disperata ricerca di cibo”, ha proseguito Guevara Rosas. Nelle ultime settimane Amnesty International ha intervistato 19 persone palestinesi residenti in tre campi improvvisati per sfollati interni e due operatori sanitari che curano bambine e bambini affetti da malnutrizione in due ospedali di Gaza City. Al 17 agosto il ministero della Sanità della Striscia di Gaza aveva registrato la morte per complicazioni legate alla malnutrizione di 110 bambine e bambini. Il 29 luglio, l’Iniziativa per la classificazione integrata delle fasi della sicurezza alimentare aveva diffuso un’allerta secondo la quale, nella maggior parte della Striscia di Gaza, il consumo di cibo era sceso a livelli così bassi da aver raggiunto la soglia della carestia e che il peggiore scenario possibile era già in atto a causa del continuo aumento del numero delle persone, tra le quali bambine e bambini, morte di fame. Alle stesse conclusioni è poi giunto il Nutrition Cluster, secondo il quale a luglio erano stati accertati quasi 13.000 casi di ammissione ospedaliera per malnutrizione acuta, il numero più alto su base mensile dall’ottobre 2023, almeno 2800 dei quali (il 22 per cento del totale) per grave malnutrizione acuta. Le autorità israeliane hanno ulteriormente esacerbato le condizioni inumane create dalle loro politiche, continuando a ostacolare il lavoro della maggior parte delle organizzazioni umanitarie e delle agenzie delle Nazioni Unite all’interno della Striscia di Gaza, ad esempio respingendo le loro richieste di far entrare aiuti salvavita. Queste limitazioni arbitrarie sono state accompagnate dall’adozione di nuove regole per la registrazione delle organizzazioni non governative internazionali che, se attuate, impediranno loro di operare all’interno di tutto il Territorio palestinese occupato. “Le famiglie della Striscia di Gaza sono ormai, per la maggior parte, oltre il punto di rottura. Hanno già esaurito le scarse risorse che avevano e ora dipendono completamente dagli aiuti umanitari. Le limitazioni imposte da Israele all’azione delle più grandi organizzazioni umanitarie e la minaccia di metterle al bando escludono materialmente queste famiglie dall’accesso alla loro unica fonte di salvezza”, ha commentato Guevara Rosas. Amnesty International
Marah è morta di fame
Si chiamava Marah Abu Zuhri era giunta in uno stato di grave malnutrizione. È morta ieri a Pisa, aveva 20 anni, era arrivata meno di 24 ore prima da Gaza con un volo militare della 46/a Brigata aerea nell’ambito dell’operazione umanitaria del governo italiano per dare un’assistenza sanitaria a civili […] L'articolo Marah è morta di fame su Contropiano.
Non dimenticate Gaza…
Sento il dovere di fare la mia piccola parte nel diffondere il Testamento umano di Anas Al-Sharif, il giornalista assassinato deliberatamente da Israele a Gaza assieme ai suoi compagni lavoro. Il testo era stato consegnato ad aprile di quest’anno ad amici e familiari, con l’incarico di diffonderlo se il suo […] L'articolo Non dimenticate Gaza… su Contropiano.
La fame non è uguale per tutti, pare…
La diffusione del video dell’ostaggio israeliano Evyatar David da parte di Hamas ha prodotto l’effetto previsto: indignazione mirata, rilanciata dai media occidentali con linguaggio emotivo e selettivo. Il corpo visibilmente debilitato dell’uomo, ripreso in un ambiente sotterraneo accanto a un calendario di pasti scarni, è diventato materiale simbolico, trattato come […] L'articolo La fame non è uguale per tutti, pare… su Contropiano.
Appello per fermare il genocidio in Palestina
L’appello promosso da oltre 100 rappresentanti del mondo delle fabbriche e del lavoro, da sindacalisti, dirigenti politici, intellettuali, docenti universitari, religiosi, associazioni e movimenti, attivisti, giornalisti, organi di informazione e controinformazione, per rilanciare la mobilitazione popolare a fianco del popolo palestinese e delle lotte della Resistenza palestinese, per fermare il […] L'articolo Appello per fermare il genocidio in Palestina su Contropiano.
Un ponte per Gaza. Catena umana per la Palestina a Venezia
Il 2 agosto a Venezia sul ponte della Costituzione (vulgo Calatrava) è esplosa ancora una volta la rabbia e l’indignazione dei cittadini veneziani per il genocidio in atto in Palestina. Da quasi due anni assistiamo sgomenti alla furia omicida dello Stato di Israele contro la popolazione assediata della Striscia di Gaza. Come se non bastassero i bombardamenti su case ospedali, scuole, impianti idrici e agricoli, in aggiunta agli sfollamenti, ai cecchini, alle demolizioni, agli arresti e alle torture, ora Israele usa la fame come arma di guerra. Più di cento bambini sono già morti di fame e molti altri seguiranno, dal momento che Israele insiste a limitare l’ingresso dei rifornimenti non solo alimentari, ma anche sanitari e energetici. È ora che il governo italiano prenda posizione contro il genocidio, che l’Europa imponga sanzioni ad Israele, che il diritto internazionale sia rispettato. Basta negazionismo o vuoti appelli alla pace: ne va delle nostre democrazie, delle nostre libertà e del futuro dell’intera umanità. Da una sponda all’altra del frequentatissimo ponte sul Canal Grande, una lunga catena di persone si è schierata sui due lati alzando come bandiere le foto che documentano i crimini in Gaza e obbligando i passanti a sfilare davanti all’orrore. Pentole e padelle hanno risuonato per rompere il silenzio e l’indifferenza di chi preferisce non schierarsi. Gli slogan scritti o gridati sia in italiano che in inglese hanno invitato al boicottaggio delle merci israeliane, al blocco del commercio di armi, denunciando la complicità di Leonardo che continua a cooperare con Israele. Palestina libera e Israele criminale gli slogan più scanditi. Un presidio determinato e partecipato. La lotta per la Palestina libera non si placa. Presidio promosso dal Comitato contro il razzismo e la guerra di Marghera. Hanno aderito: Comitato 23 settembre, Rete Sanitari per Gaza – Veneto, Cinema senza Diritti, Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria, Giovani palestinesi Italia, Assopace Palestina, SGB Venezia, Bella Ciao – cittadini non indifferenti di Quarto d’Altino, XR Venezia, Comunità palestinese Veneto. Redazione Italia