Ma le bandiere dell’Adunata di Biella sono riciclabili?
Biella, la piccola città del Piemonte che conta poco più di quaranta mila
abitanti (40.000) e il Biellese, il territorio che circonda la città, che invece
ne ha poco meno di centosettanta mila (170.000) ha retto i quattrocento mila
(400.000) alpini che il 9/10/11 maggio si sono riversati nella città e in tutto
il territorio circostante; per quanto, commercialmente, le ricadute si siano
concentrate in poche vie del centro ristretto a poche vie. La cittadina laniera
piemontese è stata infatti la sede dell’Adunata Nazionale degli Alpini.
Questa la considerazione sulla logistica che ha funzionato. Tanto che, viene da
chiedersi, perché poi normalmente il servizio treni, e anche quelo dei pullman
ATAP, sia così scadente.
Anche ieri la tratta ferroviaria Milano-Torino è stata un disservizio totale. Si
trattava di potenziare gli interregionali per il Salone del libro di Torino. Ma
no, non era proprio possibile dare un servizio decente e abbiamo viaggiato come
sui carri bestiame. Si vede che la cultura, anche quando paga, non merita.
Ripartiamo dalla foto. E’ stata scattata da Serena, mia moglie, a casa nostra e
ritrae me con i nostri ospiti alpini. Quello alto, il Lippa, è un amico del
mare. Ci siamo frequentati per molti anni ai lidi comacchiesi. Così gli abbiamo
dato volentieri una mano, essendo alpino, per fare in modo che l’esperienza
biellese dell’adunata, sua e dei suoi amici, fosse positiva.
E così è stato.
Tra le cose piacevoli annovero la serata insieme a Roppolo di chiacchiere di
naja. Loro che raccontavano la naja vera, quella alpina e io il servizio civile.
E vi assicuro che i racconti del mio anno da obiettore di coscienza al militare
presso la comunità di diversamente abili del Don Gnocchi, non erano certo meno
avventurosi dei loro. Anzi univano avventura e utilità sociale. Ma questa è
un’altra storia.
Quello che voglio dire è che non ho, come credete, un atteggiamento
aprioristicamente contrario all’adunata. E’ un bene per il Biellese che abbia
funzionato la macchina e che ci sia stato un ritorno – sul breve – dal punto di
vista della socialità e dell’economia.
E’ anche un bene che il Mucrone, il monte alle spalle di Biella, che sarebbe
dovuto essere illuminato per tre notti di rosso, bianco e verde, invece lo è
stato assai meno e anche solo parzialmente. Non è stato un ripensamento né degli
organizzatori dell’Adunata, né dell’ente finanziatore, la Provincia di Biella.
Ci hanno pensato le nuvole; segno che proprio l’uomo deve rendersi conto che
dovrebbe limitare i suoi deliri prometeici.
Devo, però, anche dire che avevamo ragione noi. “Noi chi?” Mi chiederebbe il mio
censore. Ma noi che abbiamo organizzato il 5 maggio, pochi giorni prima
dell’adunata, un incontro, tra l’altro molto partecipato, dal titolo “Addio alle
armi” presso la sede del Centro Territoriale Volontariato di Biella. Ospiti non
di richiamo ma di spessore, che è anche meglio: Giorgio Monestarolo, Marco
Meotto, Simonetta Valenti e Daniele Gamba .
Oggi mi è arrivato un link da infoaut che riporta in modo attento, preciso e
completo gli interventi e il senso della nostra contrarietà al clima neo
bellicista e patriottico di questa 96esima Adunata degli Alpini a Biella.
A proposito mi è stato detto, da chi di adunate ne ha fatte assai, che non si
erano mai viste così tante bandiere italiane come a Biella. Anzi no, come nel
Biellese.
Non mi soffermo quindi sui singoli casi che macchiano il risultato di questo
evento Adunata, di cui sono piene le cronache dei giornali locali e nazionali e
le pagine social. Queste anche pienissime di commenti fascistissimi. E sì, non
si può che definire così chi fa dello squadrismo in salsa digitale, arrivando a
far togliere i post critici o che semplicemente riportano verità scomode.
Un po’ come facevano le squadracce fasciste nel 1920 e 21 quando bruciavano le
Case del Popolo, picchiavano i socialisti e i comunisti con il manganello e
somministravano anche l’olio di ricino. Sento già i”bei tempi quelli” che
fioccano nei commenti social.
Non è questo suprematismo delmastriano che toglierà Biella dai luoghi che non
contano, come ha scritto Filippo Barbera su Il manifesto di venerdì scorso.
Biella e il Biellese possono riappropriarsi di un ruolo di primo piano, invece,
proprio proponendosi come esempio di conversione ecologica.
Proprio parlando di sostenibilità mi viene da chiedere: ma la quantità abnorme
di bandiere appese verrà tolta? E per caso il tessuto di cui sono fatte è
riciclabile?
Ettore Macchieraldo