Il Mediterraneo ferito: la Sardegna tra pace dichiarata e fabbriche di morteNell’altra sponda del Mediterraneo, ma molto più vicino a noi di quanto la
distanza geografica possa indicare, prosegue sempre più efferato quello che è
diventato ormai addirittura riduttivo chiamare genocidio e infanticidio, il
vero nuovo Olocausto, sempre a guida occidentale: e, guarda caso, a distanza di
un secolo, lo zoccolo duro del riconoscimento politico del genocidio e dello
Stato palestinese sono di nuovo Italia e Germania.
Tra le tante, tantissime vittime in tenera età di questi giorni vorrei
citare tre bambini sotto i 5 anni, colpiti e smembrati dagli ordigni israeliani
insieme a due loro familiari. La mamma e un’altra figlia sono ricoverate in
gravi condizioni. Questo crimine non sarà conteggiato nelle statistiche del
genocidio di Gaza, perché è avvenuto in Libano, in quanto Israele, unico Paese
al mondo senza confini ben delineati, può colpire dovunque (un’ulteriore chiara
dimostrazione di questo è stata appena fornita, in occasione dell’assalto alla
Global Sumud Flotilla, avvenuto nella zona di passaggio tra le acque
internazionali e quelle di…Gaza).
Un’indagine delle riviste The Canary e The Lancet calcola che in realtà, solo
nella Striscia, le vittime assassinate sotto i 5 anni sono 380.000! Su un totale
di 680.000! (E ormai per ogni bambino colpito, quattro ne muoiono a causa della
carestia!)
Quasi un anno fa, il 24/10/2024, il Consiglio regionale della Sardegna ha votato
una mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina e per l’immediato
cessate il fuoco a Gaza e in Libano. Il passo successivo sarebbe dovuto essere
l’organizzazione di una conferenza di Pace, per dare voce alle organizzazioni e
alle realtà locali delle popolazioni coinvolte.
Il Consiglio Comunale di Cagliari nella seduta del 10 giugno di quest’anno ha
approvato un ordine del giorno che ribadisce la ferma condanna per le violazioni
dei diritti umani nei territori palestinesi e impegna l’Amministrazione Comunale
a sospendere eventuali rapporti e accordi commerciali in essere con soggetti
economici israeliani coinvolti nel genocidio.
Sempre il Consiglio Comunale di Cagliari il 23/07/2025 ha accolto una mozione in
cui il primo capoluogo della Sardegna viene dichiarato “città della pace e del
dialogo nel Mediterraneo”, segnando una svolta nel posizionamento strategico
della città, e dell’isola, rispetto allo scenario internazionale. Intento
ribadito la sera del 26 settembre scorso quando gli amministratori della città
hanno preso in consegna e esposto fuori dal municipio la bandiera
palestinese offerta da una marea di manifestanti.
Ed è proprio la pressione tenace e di una società civile isolana, con sempre
meno barriere di appartenenza, ad aver portato, nel giro di pochissimo tempo, a
questi fondamentali risultati. Nel corso di un anno sono state sempre più
frequenti e partecipate le manifestazioni, dai presidi di fronte alle
istituzioni ai cortei chiassosi e colorati. Fino all’attuale stato di agitazione
permanente, con estesa partecipazione a scioperi e blocchi di attività indetti
dalle sigle sindacali responsabili, che comporta l’immediata discesa in piazza,
in qualsiasi momento, di migliaia di persone.
Oggi questa comunità appassionata e progredita, sempre nel tentativo di
recuperare le proprie istituzioni al pieno rispetto del diritto internazionale e
dei diritti umani, in gravissimo pericolo, vuole partire proprio dai traguardi
raggiunti. E lo vuole fare chiedendo fermamente che sia l’Amministrazione
regionale sarda che il Consiglio Comunale di Cagliari si dimostrino coerenti, e
rompano qualsiasi contraddizione, bloccando l’aberrante commercio di ordigni di
guerra a cui da tanti anni la nostra regione e la nostra città si prestano; e
assumendo una presa di posizione netta e concreta sia riguardo alla presenza a
poche decine di chilometri da Cagliari della fabbrica di morte tedesca RWM sia
alla piaga aberrante delle servitù militari.
A segnare con attiva concretezza questa esigenza, il 1° agosto di quest’anno si
è svolta una fiaccolata davanti ai cancelli dello stabilimento RWM a Domusnovas,
con letture, poesie, musica e momenti di riflessione. Successivamente, il 16
settembre, nel corso di un sit-in davanti al palazzo della Regione Autonoma
della Sardegna, una delegazione ha consegnato al capo di gabinetto della
Presidente Todde una scheda tecnica con le criticità sollevate contro il
paventato illegale ampliamento della fabbrica.
A distanza di un mese, il 17 ottobre, è prevista un’ulteriore manifestazione,
alle 10, a Cagliari davanti al palazzo del Consiglio Regionale, onde richiamare
le istituzioni regionali – la Presidente della Regione, la Giunta, il Presidente
del Consiglio Regionale e l’intero Consiglio – al dovere di intervenire nei
confronti della RWM/Italia, chiedendo la riconversione dell’impianto, e di
procedere ad una progressiva dismissione delle basi militari e alla bonifica dei
territori inquinati. Il fine dichiarato è quello di costruire un percorso
condiviso affinché la riconversione diventi realtà, coinvolgendo istituzioni,
sindacati, forze politiche e società civile.
Si vuole dunque mettere le istituzioni che dipingono solennemente Cagliari
“città della pace” e la Sardegna regione della pace” di fronte alle loro
agghiaccianti, intollerabili contraddizioni e chiedere che esse vengano
finalmente affrontate e sciolte!
Perché, se dovesse permanere la vergognosa ferita morale e giuridica insita in
queste ambiguità, continuerebbe a prevalere il messaggio istituzionale secondo
cui quest’isola continuerà a inchinarsi di fronte a un potere distruttivo. Quel
potere che persegue il metodo dell’eliminazione fisica di popoli “indesiderati”,
la cui sola presenza ostacoli l’espansione economica-finanziaria e politica del
sistema capitalistico-coloniale. E allora presto il ruolo di indesiderati
potrebbe toccare anche a noi.
Il popolo palestinese è il simbolo delle minoranze e delle classi subalterne
contro cui in tutte le società capitalistiche si accentua la repressione, Luigi
Pintor, 1972 (cit. da Il Manifesto 2/10/2025)
Redazione Sardigna