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Venezia per Gaza, presidio davanti alla Rai
Il 24 agosto a Venezia di fronte alla sede RAI regionale, in campo San Geremia, si è svolto il presidio per esigere da un’istituzione pubblica come la televisione Italiana un’informazione corretta. Specialmente riguardo il genocidio in corsa a Gaza è stato denunciato quanto le notizie offerte dal servizio pubblico siano faziose e censurate. Un giornalismo che chiama operazione militare il genocidio in atto, piano di ricollocamento la pulizia etnica e crisi alimentare la fame usata come arma di guerra. A Gaza sono stati uccisi più di 200 giornalisti, ma ai loro colleghi italiani (a parte rare eccezioni) questa non sembra una notizia degna di nota, anzi essi si allineano alla narrativa israeliana che giustifica tali omicidi accusando gli operatori palestinesi dell’informazione di essere terroristi e in quanto tali passibili di esecuzione extragiudiziale. Israele sta insegnando al mondo intero come si uccide la legge e il diritto. Nei numerosi interventi delle sigle aderenti al presidio si è ribadito come la lotta per la libertà del popolo palestinese sia la lotta per la libertà di tutti, e la guerra contro la Palestina sia la guerra contro gli oppressi di tutto il mondo. Al presidio sono state esposte foto dei crimini israeliani a Gaza, cartelli con i prodotti israeliani da boicottare secondo le indicazioni del movimento BDS, inviti alla lotta e all’azione. La partecipazione è stata vivace e sentita e molti passanti si sono fermati e hanno dimostrato solidarietà con il popolo palestinese. In chiusura sono stati lanciati appelli per le prossime iniziative: – Sostenere in ogni modo la Global Sumud Flotilla in partenza a breve per rompere l’assedio di Gaza, – Partecipare sabato 30 agosto alla manifestazione al Lido di Venezia in occasione della Mostra del Cinema. – Prepararsi per la manifestazione nazionale del 4 ottobre a Roma – a due anni dal genocidio Sigle aderenti: Rete No Bavaglio, Comitato 23 settembre, GPI (Giovani palestinesi d’Italia), Tendenza internazionalista rivoluzionaria, Cinema senza diritti, Docenti per Gaza, Sanitari per Gaza, Gruppo Bella Ciao – Cittadini non indifferenti di Quarto d’Altino, Verona per la Palestina, Donne per la Palestina di Vicenza, Ultima generazione, il sindacato SGB, il Coordinamento veneto Sanità Pubblica (CoVeSaP), Gruppo antifascista contro ogni greenpass, Comunità palestinese nel Veneto, Anpi Marcon, Anpi Quarto d’Altino, Global Movement to Gaza – Italia, Rete Internazionale Ebraica Anti-Sionista (IJAN) di Londra e Payday men’s network UK/US), Rete Solidale per la casa. Maria Grazia Gagliardi
L’assassinio di Anas al-Sharif visto da colleghi italiani, tra neologismi e cinismo
La notizia è più che nota e non occorre tornarci sopra: la notte tra domenica e lunedì un attacco dell’esercito israeliano contro una tendopoli di Gaza City ha ucciso sei tra giornalisti e operatori di ripresa di al Jazeera:  Anas al-Sharif, Mohammed Qreiqeh, Ibrahim Zaher, Moamen Aliwa, Mohammed Noufal e Mohamed al-Khalidi. Non riporto la professione di ciascuno di loro perché il giornalismo è un lavoro di gruppo, collettivo in cui ogni funzione è fondamentale, non solo di chi appare in video col suo volto. Certo, Anas al-Sharif era il più noto perché ne vedevamo il volto. Lo ricordavamo anche per essersi tolto, pieno di speranza, casco e giubbotto all’annuncio di una delle precarie tregue di questi 22 mesi. Queste sei persone erano tra le voci ormai quasi afone e gli occhi stanchi della Striscia di Gaza. Affamate e stremate, hanno continuato a raccontare con coraggio il genocidio israeliano, nonostante l’enorme sofferenza personale e collettiva e le minacce di morte. I loro omicidi intenzionali costituiscono secondo Amnesty International un crimine di guerra. Secondo altri, no. La definizione di giornalista-terrorista che ha campeggiato come una sentenza (emessa da chi?) per alcune ore sulla diretta del portale di Repubblica, non virgolettata e non attribuita ad alcuna fonte se non evidentemente a chi l’aveva scritta, ha spalancato le porte a una malevola conclusione: che le sei persone uccise fossero un bersaglio legittimo. Sul suo profilo X, lasciando trapelare compiacimento per l’accaduto, Giambattista Brunori, giornalista del servizio pubblico televisivo, ha scritto questo “commosso” ricordo del collega Anas, con foto a seguire: “Anas Al Sharif, corrispondente di Al Jazeera ucciso in un attacco mirato israeliano a Gaza City. Qui un selfie con l’ormai defunto capo di Hamas Yaya Sinwar”. Se quella foto fosse vera o fosse, come hanno osservato a vista 99 commentatori su 100 sotto il suo post, “taroccata”, il problema non se l’è posto. Mentre termino questo commento per Articolo 21, alle 16 di lunedì 11 agosto, il post di Brunori è ancora lì.     Articolo 21
Basta censura sui referendum, questo è un attacco alla democrazia. Petizione alla Rai
Al Consiglio di Amministrazione RAI All’amministratore delegato RAI Alla Direzione delle emittenti RAI Alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Con questa petizione pubblica denunciamo un fatto gravissimo: nonostante le interlocuzioni istituzionali e le rassicurazioni ricevute, i referendum dell’8 e 9 giugno non hanno avuto, fino ad oggi, nemmeno un minuto di copertura nei palinsesti televisivi della RAI. Non un servizio, non un approfondimento, non un dibattito. Zero minuti. Zero informazione. Zero democrazia. Questo silenzio è intollerabile. Il referendum è un diritto costituzionale, sancito dall’art. 75, e rappresenta l’unico strumento di democrazia diretta previsto dalla nostra Costituzione. Garantire ai cittadini una corretta e completa informazione sui quesiti referendari è un dovere della televisione pubblica. È, prima ancora, una garanzia democratica. Oscurare deliberatamente il referendum significa negare ai cittadini la possibilità di scegliere consapevolmente. Significa calpestare il diritto all’informazione. Significa indebolire il patto democratico su cui si fonda la Repubblica. Chiediamo con forza che la RAI — servizio pubblico finanziato con risorse pubbliche — rispetti immediatamente i propri obblighi di informazione e assicuri un’adeguata copertura dei referendum dell’8 e 9 giugno, come previsto dalla legge e dallo spirito della nostra Costituzione. Non vi stiamo chiedendo un favore. Vi stiamo chiedendo di rispettare la legge. Ogni giorno in più di silenzio è un giorno in meno di democrazia. Basta censura. La Rai dia spazio ai referendum. Ora. Link per firmare la petizione   Redazione Italia
Esposto contro la trasmissione di Iacona. L’accusa: antisemita. Le reazioni: intimidazione alla stampa
Un esposto sottoscritto e indirizzato al coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo presso la Presidenza del Consiglio chiede di verificare se l’ultima trasmissione di Presa Diretta sia stata parziale e antisemita. A presentarlo sono stati l’onorevole Carlo Giovanardi, l’avvocato Iuri Maria Prado e il semiologo Ugo Volli, puntando il dito contro la puntata andata in onda domenica su Rai 3 e accusando Riccardo Iacona di parzialità, per aver documentato le vittime palestinesi e dato voce a posizioni critiche verso Israele, come quella della relatrice ONU Francesca Albanese. Molte le reazioni a questa iniziativa, definita subito un modo per contrastare la libertà di espressione e la cronaca a tutto tondo dei fatti. Per l’UsigRai “l’esposto contro Presa Diretta è un atto intimidatorio”. “Un reportage e un approfondimento necessari quelli di Presa Diretta su Gaza andati in onda lunedì scorso” si legge nella nota dell’esecutivo UsigRai. “Un lavoro giornalistico che per contenuti rappresenta in pieno il ruolo informativo del servizio pubblico della Rai. Vedere e ascoltare cosa sta succedendo a Gaza, dove ancora oggi i reporter stranieri non possono entrare e i giornalisti locali vengono uccisi a centinaia, è l’unico modo per capire cosa sta subendo ancora, dopo un anno e mezzo da quel tragico 7 ottobre, la popolazione della Striscia. Le questioni aperte sono molte, a partire dalla sorte degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas. Ma il tentativo di fermare con un esposto il lavoro della redazione di Presa Diretta, è un atto intimidatorio nei confronti di chi lavora esclusivamente al servizio dei cittadini e del loro diritto ad essere informati. L’Usigrai è al fianco delle colleghe e dei colleghi di Presa Diretta.” Anche per la Rete #NOBAVAGLIO “l’esposto è un atto di vera e propria intimidazione contro Riccardo Iacona, la sua redazione e il servizio pubblico”. “Omettere e non documentare gli orrori che si stanno verificando a Gaza e in Cisgiordania – dove si sta modificando la geografia e la demografia con vere e proprie azioni di guerra, bombardamenti che hanno raso al suolo abitazioni, scuole, strutture sanitarie e reti idriche – è qualcosa di inaccettabile. Per questo motivo chiediamo in un’interrogazione ai vertici della Rai di difendere il prezioso lavoro di inchiesta di Presa Diretta e che siano respinti atti di intimidazione nei confronti di un giornalismo che svolge la sua funzione di servizio pubblico”, dicono in una nota Angelo Bonelli e Peppe De Cristofaro, membri della Commissione bicamerale di Vigilanza Rai. “È semplicemente incredibile: per una volta che il servizio pubblico, con Presa Diretta, ha avuto il coraggio di raccontare l’orrore che sta vivendo la popolazione civile di Gaza, si scatena l’attacco” scrive Sandro Ruotolo, responsabile Informazione della segreteria del Pd ed europarlamentare. “La Rai, invece di essere difesa per aver dato voce a chi spesso non ne ha, viene trascinata nel mirino di chi vuole un’informazione addomesticata, unilaterale, sottomessa. Ma davvero vogliamo decidere, a posteriori, quali morti si possono raccontare? Davvero chi mostra i civili sotto le bombe deve difendersi dall’accusa di antisemitismo? Il vero tema, come ci ricorda oggi anche il Liberties Media Freedom Report 2025, è che la libertà d’informazione è sotto attacco. In Italia i giornalisti RAI sono sotto pressione e la censura politica è ormai all’ordine del giorno. Presa Diretta ha fatto il suo dovere: informare. Difendere Riccardo Iacona e la sua redazione significa difendere il diritto dei cittadini a conoscere la verità. Non c’è libertà senza verità. Non c’è verità senza libertà di stampa. Noi saremo sempre dalla parte del giornalismo libero”. Duro il giudizio dei 5 Stelle. “L’esposto presentato contro la puntata di Presa Diretta del 27 aprile è, di fatto, un’intimidazione. Si accusa Riccardo Iacona di aver raccontato la devastazione di Gaza senza ‘bilanciare’ con riferimenti agli attacchi di Hamas. Questo non solo è falso, perché nel corso della puntata sono stati ricordati, ma chi conosce il lavoro di Iacona sa che Presa Diretta è un raro esempio di correttezza dell’approfondimento, di rigore e ricerca dei fatti” scrive il capogruppo M5S in commissione di vigilanza Rai Dario Carotenuto. Raccontare le conseguenze umane dei bombardamenti israeliani non equivale a giustificare Hamas, così come dare voce a un relatore ONU non è in nulla diverso da ciò che deve fare il giornalismo. Semmai è vero che troppo tardi la Rai ha dato voce a Francesca Albanese, oscurando una voce italiana e autorevole sulla crisi mediorientale. E dobbiamo ribadire che è un diritto dei cittadini, prima ancora che un dovere dell’informazione pubblica, raccontare il massacro in corso in Palestina, che non significa giustificare in nessun modo il terrorismo, ma significa fare informazione su quello che proprio oggi Amnesty International definisce un ‘genocidio in diretta streaming’. E quindi questo significa anche tutelare l’immagine della Rai che non può chiudere gli occhi davanti a questo drammatico passaggio della storia. In Rai servirebbero più voci come quella di Iacona: indipendenti, rigorose, capaci di affrontare con coraggio e onestà intellettuale ciò che altri non raccontano”. Un grazie a “Riccardo Iacona e alla redazione di Presa Diretta per aver mandato in onda una pagina di Servizio Pubblico”, arriva dal Presidente della Federazione nazionale della Stampa Italiana, Vittorio Di Trapani. “Fare informazione – sottolinea –  non è accontentare una parte, ma raccontare i fatti. Ed è quello che Presa Diretta ha fatto rompendo un muro di silenzio che da oltre 1 anno oscura la guerra a Gaza e l’ignobile situazione umanitaria. In risposta a chi presenta intimidatori esposti contro Presa Diretta, ci aspettiamo un pubblico ‘grazie’ a Iacona e la sua squadra da parte del vertice della Rai”. Articolo 21 è vicina ai colleghi di Presa Diretta e ribadisce che siamo davanti all’ennesimo attacco alla libertà di stampa. I giornalisti debbono essere liberi di decidere cosa raccontare.   Articolo 21
Uno spazio in RAI per l’informazione indipendente
Lettera inoltrata agli indirizzi Pec delle Istituzioni pubbliche, alla dirigenza Rai, e, p.c., alle principali testate giornalistiche e televisive. Illustrissimi Presidenti, Magistrati, Senatori, Deputati, Ministri, Direttori, Con profondo rispetto per le Vostre cariche istituzionali, consapevoli del servizio che, nel presente drammatico, potete rendere al Paese, avanziamo una proposta concreta di collaborazione: Individuiamo insieme all’interno del servizio pubblico, uno spazio televisivo autogestito dedicato all’informazione indipendente. Chi siamo Siamo editori indipendenti, giornalisti e produttori di contenuti, cittadini testimoni di esperienze sociali importanti. Non rappresentiamo partiti, comitati o singole imprese. Siamo realtà autonome, nate spontaneamente, che da anni portano avanti un lavoro di informazione libera, spesso con risorse limitate ma con forte senso di responsabilità civile. Perché questa proposta Viviamo un’epoca in cui è urgente ricostruire la fiducia tra cittadini e istituzioni, indebolita dal lungo processo di svuotamento dei corpi sociali intermedi. La qualità dell’in-formazione, che dà forma all’opinione pubblica, è oggi un punto chiave per favorire questo riavvicinamento. Nella nostra realtà, convivono tre mondi informativi che raramente dialogano: le grandi reti televisive private, dominate da capitali sovranazionali potenti, in grado di determinare l’ordine del giorno e l’opinione “mainstream”, che privilegiano l’audience a scapito della profondità; il servizio pubblico, espressione delle Istituzioni ma segnato da dinamiche politiche interne e dalla tendenza a adeguarsi ai format del mainstream; l’informazione indipendente, espressione di una società civile attiva, creativa, ma spesso marginalizzata o ostacolata nei canali che può usare. Le difficoltà oggettive I canali di informazione accessibili a chi dispone di fondi limitati sono poco efficienti. Lo spazio delle frequenze televisive periferiche è penalizzato da carenze tecniche nella trasmissione del segnale, oltre che dalla “lontananza” dai telecomandi. Internet è solo apparentemente libero. In realtà i social più importanti sono controllati dagli stessi interessi che influenzano le TV mainstream e che, sul Web, non esitano a imporre forme di censura: a volte subdole (shadow banning); a volte esplicite, fino alla rimozione selettiva dei contenuti. Il ruolo della RAI La RAI, in quanto servizio pubblico, è deputata a diventare il luogo dell’incontro. Luogo in cui coltivare insieme l’armonizzazione delle opinioni diverse che, grazie all’ascolto, alla conoscenza e al rispetto, smettono di essere fonte di contrasto e diventano ricchezza e profondità di Pensiero. Insieme, rendiamo coerenti le chiavi di lettura con cui la popolazione interpreta gli accadimenti drammatici che stiamo vivendo. Il tempo presente Non sembrano cadere come birilli, in un mondo un po’ meno globale, certezze che sembravano eterne? Mutano gli equilibri geopolitici, le forme della produzione e del commercio internazionale. Si aprono opportunità, o minacce. Il nuovo che viene sarà plasmato dall’abilità a negoziare, a mediare, più che da muscoli e bombe atomiche. Quale contributo di pensiero e di esperienza può dare l’Italia? La cultura italiana viene ancora percepita nel mondo quale faro luminoso del Pensiero: letterario e artistico, ma anche spirituale, storico, politico. Uniti, possiamo dare orientamento all’Europa, che nel contesto globale appare spaesata e lacerata dal pensiero di guerra, trasformando la paura dell’ignoto in desiderio di conoscenza, dialogo, coesione. Perché uno spazio autogestito Proponiamo uno spazio autogestito, come segno concreto di apertura verso la cittadinanza attiva, non per isolarci, ma per poter esprimere con linguaggi e tempi alternativi il racconto del presente, visto da un’altra angolatura. Desideriamo infatti collaborare con giornalisti e professionisti RAI e anche con il mainstream, se disponibile, ma fuori da format e schemi attuali, poco adatti alle nuove esigenze. Condivideremo con orgoglio i contenuti autentici, gli esempi di impegno civile, le esperienze che fioriscono nella società italiana, spesso invisibili. Creano fiducia. Evidenzieremo bisogni che non hanno espressione. Siamo abituati a fare molto con poco: quando si lavora per passione, il risultato è spesso sorprendente. Vogliamo dare vita a un esempio virtuoso, che possa contagiare anche il mainstream, portando aria nuova, formati nuovi, uno stile nuovo. Ci auguriamo infatti che questo spazio, raggiunto l’obiettivo, possa diventare superfluo. La proposta Chiediamo un’opportunità concreta: uno spazio settimanale, autogestito, su ognuno dei tre canali principali della RAI (Rai 1, Rai 2, Rai 3), in tre giorni differenti, in fascia tardo-pomeridiana e serale. Conclusione Incontriamoci. Creiamo l’occasione di confronto sincero, civile e aperto. Portiamo senza indugio l’opinione pubblica italiana all’altezza delle sfide dei tempi. Con fiducia e spirito di collaborazione Per firmare: https://forms.gle/ijKqXwygq93mtPmWA Redazione Italia