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Mauritania: Lettera aperta di fronte all’urgenza del cambiamento
> Come sradicare il cancro della corruzione che sta divorando le istituzioni del > potere in Mauritania? Lettera aperta del deputato Biram Dah Abeid* UN POPOLO OSTAGGIO DELLA CORRUZIONE E DELLA PREDAZIONE Da decenni il popolo della Mauritania subisce impotente il saccheggio sistematico delle sue ricchezze comuni. I regimi che si sono succeduti non si sono limitati a perpetuare la tendenza alla predazione, ma l’hanno accelerata e amplificata fino a portare il Paese sull’orlo del baratro. Gli indicatori di estrema povertà, disoccupazione generalizzata, collasso del sistema educativo e alto tasso di mortalità materna e infantile confermano la portata della catastrofe. I rapporti di Transparency International e del Forum economico mondiale documentano in modo eloquente la portata del saccheggio organizzato, che ha reso la Mauritania un simbolo della corruzione in Africa, con il 130° posto nell’indice universale. Qui, le élite dello Stato si appropriano dei fondi pubblici, senza pudore né compassione per la maggioranza povera. PROMESSE VUOTE E GOVERNANCE IN DECLINO Nonostante gli slogan altisonanti e le false promesse di ogni nuovo governo in materia di riforma e risanamento della gestione, la realtà continua a illustrare il declino del Paese che sprofonda sempre più nella stagnazione e nel fallimento. Dal Partito Repubblicano Democratico e Sociale (Prds) all’Insaf (Equità), passando per Adil e l’Unione per la Repubblica (Upr), nulla cambia. Gli attori delle malversazioni rimangono e si auto-amnistiano, in un circuito chiuso: stessi volti, stesse mafie, stessi metodi per agire impunemente e godere senza ritegno né sazietà. L’intero Stato serve gli interessi molto particolari di un’oligarchia ridotta nel numero, a scapito della moltitudine. L’AMMINISTRAZIONE E LA LEGGE AL SERVIZIO DEL CLIENTELISMO Le radici della prevaricazione banalizzata spiegano la finalità di un sistema di governance basato su una razionalità di partito unico, che fa dell’appartenenza a quest’ultimo un privilegio permanente e una fonte di protezione infinita. Essere un alto funzionario costituisce, da decenni, la via maestra per l’arricchimento illecito. Al fine di perpetuare e alimentare l’economia generale dei favori e dei privilegi, l’amministrazione funge da strumento clientelare e vettore di brogli elettorali, invece di rassicurare i cittadini. Silenzio, qui si ruba alla luce del sole. La legge dei “simboli” protegge il ladro e incrimina la vittima. UN PARLAMENTO SENZA POTERE E ISTITUZIONI PARALIZZATE Quanto al Parlamento, è stato addomesticato, anestetizzato, sotto l’effetto di compiacenze tribali, regali, esenzioni e profitti a livello individuale. È diventato una camera di registrazione muta, la cui unica utilità consiste nell’approvare e ratificare le decisioni del governo. Da organo di controllo e legislativo, è ora relegato a un ruolo di comparsa privo di splendore e senza vergogna. I deputati della maggioranza mendicano, nell’anticamera degli uffici dei ministri, appalti, diaria, viaggi di lavoro, carriole e rastrelli. L’INEFFICACIA DEGLI ORGANI DI CONTROLLO La commissione d’inchiesta parlamentare del 2020 è stata solo una manovra di regolamento di conti, non un’assidua misura di moralizzazione. Non è necessario insistere per dimostrarlo. Peggio ancora, gli organismi di controllo soffrono di una grave carenza di risorse, non certo in termini di competenza, ma piuttosto di numero, come dimostra il numero esiguo di funzionari addetti alla riscossione delle imposte. Ne consegue il deterioramento dell’organizzazione e dell’ambiente di lavoro, con conseguente stagnazione della produttività. Inoltre, i meccanismi di nomina ai vertici dell’Esecutivo, la debolezza delle capacità istituzionali e l’assenza di una valutazione obiettiva delle politiche pubbliche rappresentano altrettanti fattori di fallimento. Tali carenze ostacolano da tempo il primato dell’interesse generale. Di conseguenza, il bene della collettività è diventato facile preda di una minoranza animata, da secoli, dall’avidità del bottino e dall’abitudine al saccheggio. UNA “GUERRA ALLA CORRUZIONE” SENZA EFFETTI Negli ultimi tre decenni, solo un numero limitato di funzionari incriminati è stato portato davanti al giudice. La vendetta di parte ha preso il sopravvento sulla preoccupazione per la probità. Del resto, quasi tutti sono riusciti a cavarsela grazie alle pressioni delle tribù. L’impunità rimane la sostanza vitale del sistema. Le verifiche annuali riguardano solo il 5% della spesa totale, che supera i 2.000 miliardi di ouguiya. Per quanto riguarda l’attuale presidente, già nel 2019 ha dichiarato una “guerra senza quartiere alla corruzione”. Alla prova dei fatti, ci si rende conto che si tratta di un annuncio privo di significato tangibile. Oggi finge di reagire, dopo lo scandalo del rapporto della Corte dei conti. Tuttavia, le misure adottate, come l’allontanamento di una manciata di personaggi di secondo piano – non sempre compromessi – sembrano ben al di sotto della pulizia necessaria. LA CORRUZIONE COME MODALITÀ DI SGRETOLAMENTO NAZIONALE La corruzione in Mauritania non è più un semplice problema amministrativo, ma un vero e proprio processo di disgregazione della comunità, che si alimenta di favoritismi, lealtà personali e complicità delle élite. Per porvi rimedio, è necessaria una riforma radicale e globale della struttura dello Stato e del suo sistema legislativo. In sintesi, per guarirlo e non prolungarne l’agonia, il sistema deve suicidarsi e poi risorgere. Proponiamo quindi una serie di misure concrete, al fine di arricchire il dibattito sui mezzi per salvare il Paese dalla sua rovina multidimensionale: PROPOSTE PER UNA RIFONDAZIONE DELLO STATO 1. Separazione dello Stato dai simboli della maggioranza parlamentare: il Capo dello Stato dimostra la sua imparzialità rinunciando alla presidenza effettiva dell’Insaf (partito politico, Ndt.) e alla direzione del Consiglio supremo della magistratura. In questo modo, garantirà la salutare distinzione tra partito, giustizia e potere esecutivo e porrà fine alla confusione che soffoca l’energia creativa sin dalla proclamazione di una democrazia frammentata all’inizio degli anni ’90. 2. Porre fine alle arcaiche cerimonie di fedeltà che mobilitano le risorse e il personale dello Stato: le visite del Presidente della Repubblica all’interno del Paese saranno limitate agli incontri con le autorità, i rappresentanti eletti e gli attori locali. È vietata la partecipazione di funzionari non interessati. 3. Riorganizzare il meccanismo di elaborazione delle leggi finanziarie: il tema generale del bilancio sarà oggetto di approfondite consultazioni tra gli organi di controllo, i centri di ricerca accreditati e la società civile, prima di alimentare un dibattito aperto sulle priorità di spesa e le virtù della responsabilità. 4. Rafforzare le capacità della Corte dei conti e degli organi di controllo della gestione, assumendo almeno 300 giudici, revisori dei conti e ispettori finanziari, attraverso concorsi imparziali e trasparenti. Così attrezzata, la Corte potrà produrre ogni anno una panoramica critica delle prestazioni delle istituzioni. 5. Coinvolgere società di revisione indipendenti, anche straniere, nella revisione della legge finanziaria e sostenere il lavoro delle strutture di misurazione della conformità, al fine di contribuire meglio a consolidare le pratiche di integrità e trasparenza. 6. Sottoporre la Presidenza della Repubblica e il Primo Ministro alle competenze della Corte dei conti, che pubblicherà i risultati del proprio lavoro, al fine di limitare i rischi di perdita di fiducia e disinformazione e preservare la legittimità dei vertici della gerarchia. 7. Ripristinare e riattivare il ruolo investigativo del Parlamento, attraverso commissioni d’inchiesta permanenti che convocheranno, in seduta pubblica, alti funzionari e ministri e sottoporranno i deputati, per legge, all’obbligo di dichiarare i propri beni, dall’inizio alla fine del mandato, vietando loro di partecipare a gare d’appalto pubbliche. 8. Riorganizzare radicalmente i media statali e trasformarli da strumento di propaganda a spazio di pluralismo, ricettivo a tutte le tendenze dell’opinione pubblica, consentendo loro di denunciare e documentare la corruzione. 9. Sottoporre i contratti e gli accordi internazionali all’esame di organismi di controllo e di vigilanza imparziali, per valutarne la conformità ai requisiti di ecologia e sviluppo sostenibile. 10. Avviare un dibattito sociale sulla corruzione e la frode e attribuire loro lo status di priorità nazionale. 11. ⁠ ⁠Rivedere la promozione dei quadri della funzione pubblica, secondo criteri di competenza e merito, al di sopra della lealtà partitica e del favoritismo dei clan, esercizio che impone l’autenticazione meticolosa dei diplomi e delle competenze di cui si avvalgono i titolari di cariche pubbliche, requisito che è importante estendere ai medici e ai farmacisti, anche del settore privato. 12. Attivare la dichiarazione dei beni, all’interno dell’alta funzione pubblica, prima e dopo l’assunzione dell’incarico e consentirne l’accesso ai cittadini. 13. Diffondere la digitalizzazione dei servizi e delle procedure amministrative, al fine di ridurre la burocrazia ed eliminare l’estorsione imposta agli utenti. 14. Promulgare una legge severa per reprimere i conflitti di interesse. Gli alti funzionari e i loro parenti non possono stipulare contratti pubblici né trarne profitto, sia esso diretto o indiretto. 15. Rivedere, a posteriori, le procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici, attraverso la diffusione, su piattaforme di informazione, dei contratti importanti relativi alle infrastrutture, all’energia e alle miniere. 16. Ripristinare l’autonomia della giustizia per conferire maggiore credibilità alla differenziazione dei poteri, con l’attuazione dell’indipendenza dei magistrati competenti nei confronti dell’autorità esecutiva e attraverso il sostegno materiale e professionale ai tribunali di primo grado, principale canale di accesso alla giustizia per i cittadini. 17. Confisca dei beni illeciti e ricorso, di conseguenza, alla cooperazione giudiziaria internazionale per la lotta al riciclaggio di denaro. 18. Proteggere gli informatori e incoraggiare i cittadini a segnalare gli abusi garantendo l’anonimato facoltativo. 19. Riformare l’ingegneria elettorale nell’ambito di uno sforzo costante volto a rafforzare la veridicità dei risultati elettorali e contenere il tribalismo. 20. Nel bilancio dello Stato, dare priorità all’istruzione, alla sanità e all’occupazione piuttosto che alle spese clientelari a breve termine. La rinascita dello Stato di diritto non è solo una questione di governance al vertice, ma risponde a un bisogno di sopravvivenza collettiva. Tuttavia, nessuna riforma può vedere la luce finché l’impunità è alla base del dominio. Per questo motivo invitiamo tutte le forze nazionali che hanno a cuore il futuro di una Mauritania sostenibile a impegnarsi, con o senza di noi, nella sfida della ripresa, in nome delle generazioni future. -------------------------------------------------------------------------------- * L’autore: Biram Dah Abeid, nato nel 1965 a Rosso in Mauritania, è un attivista abolizionista e politico mauritano, deputato e tre volte candidato alle elezioni presidenziali. -------------------------------------------------------------------------------- Traduzione dal francese di Thomas Schmid con l’ausilio di traduttore automatico. Rédaction Belgique
Personalità ebraiche di tutto il mondo chiedono all’ONU e ai leader mondiali di imporre sanzioni a Israele
In una lettera aperta, importanti personalità ebraiche di tutto il mondo chiedono alle Nazioni Unite e ai leader mondiali di imporre sanzioni a Israele per quelle che descrivono come azioni che equivalgono a un genocidio a Gaza. Oltre 450 persone, tra cui ex funzionari israeliani, premi Oscar, autori e intellettuali, hanno firmato una lettera aperta chiedendo che Israele assuma le proprie responsabilità in merito alla sua condotta a Gaza, nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est. La lettera è stata pubblicata mentre i leader dell’UE si incontrano oggi a Bruxelles, in seguito alle notizie secondo cui intendono accantonare le proposte di sanzioni a Israele per violazioni dei diritti umani. Clicca  x il testo della lettera in inglese e Clicca per l’articolo del Guardian. ANBAMED
Lettera aperta sul DDL di censura alle critiche a Israele
Alcuni docenti, in nome di quel residuo di libertà di insegnamento che consiste nel concepire la propria classe come un gruppo di apprendimento che non inizia un percorso formativo standardizzato, ma elaborato su misura per loro, per allenarli alla socioanalisi e farne poi dei futuri cittadini consapevoli, non ci stanno! Col DDL Gasparri, equiparare l’antisemitismo all’antisionismo o semplicemente far rientrare nel primo anche una semplice critica all’establishment di un criminale di guerra come Netanyahu, rappresenta un salto all’indietro di ottant’anni e dà la misura della forza delle connessioni politiche ed economiche con uno Stato maestro in colonialismo di insediamento, gli USA (vd. genocidio di circa 50milioni di nativi americani) e con il suo vassallo in Medio Oriente, Israele (vd. genocidio in corso e 80 anni di colonialismo di insediamento e apartheid). Gasparri, senatore di Forza Italia, emergeva già due anni fa in un servizio di “Report” su RaiTre, con tutti i suoi legami imbarazzanti con le lobby sioniste e in particolare con chi si occupa di Cybersecurity, fiore all’occhiello di Israele (https://www.thegoodlobby.it/conflitto-di-interessi-porte-girevoli-lobbying-maurizio-gasparri-sembrerebbe-non-farsi-mancare-nulla/). È anche grazie al proprio apparato di spionaggio digitale ( vs. ultime novità su Wired:  https://www.wired.it/article/paragon-spyware-caltagirone-orcel-copasir-indagine-audizione-mantovano/) che Israele tiene sotto ricatto mezzo mondo “occidentale”, prima fra tutti l’Italia, consentendogli di avere alleati bipartisan tra i parlamentari e gli eurodeputati che organizzano la copertura politica, tramite l’inattività e/o la disinformazione. In quest’ultimo settore della cosiddetta guerra ibrida, rientra la campagna mediatica che attraverso un massiccio bombardamento di news tendenziose sta presentando il progetto immobiliare-colonialista di Trump & Co. per Gaza, addirittura come un piano di pace. Alcuni docenti, quindi, non ci stanno e scrivono questa lettera aperta: Dopo le manifestazioni oceaniche in solidarietà con la Palestina che hanno visto la partecipazione di insegnanti, studenti ed educatori, siamo allarmati dalla possibilità che nel nostro Paese venga approvata una legge che di fatto renderebbe illegale l’espressione di quelle critiche nelle scuole, nelle università e nelle strade.  Sono, infatti, in discussione al Senato ben tre disegni di legge che, con l’obiettivo dichiarato di contrastare l’antisemitismo, rischiano invece di mettere il bavaglio a ogni possibile critica allo Stato di Israele. Ci riferiamo al DDL 1627 – Gasparri (FI), al DDL 1004 – Romeo (Lega) e al DDL 1575 – Scalfarotto (Italia Viva). Questi testi sono così simili che la commissione del Senato il 30 settembre scorso ha deciso di unificarli e per questo anche noi li consideriamo come un’unica minaccia alla libertà d’espressione nel nostro Paese.   Innanzitutto, in questi disegni di legge si vuole rendere legalmente vincolante la definizione di antisemitismo proposta dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA). Questa decisione, però, come è stato rilevato anche da tanti esperti (1) (e in ultimo dalla storica Anna Foa in audizione al Senato il 23/09 scorso), porterà ad effetti paradossali ampliando l’accusa di antisemitismo ad ogni possibile critica ad Israele. Negli esempi, infatti, si legge che sono da considerare antisemitismo:  * “Negare agli ebrei il diritto dell’autodeterminazione, per esempio sostenendo che l’esistenza dello Stato di Israele è una espressione di razzismo.” * “Applicare due pesi e due misure nei confronti di Israele, richiedendo un comportamento non atteso da o non richiesto a nessun altro Stato democratico.” * “Fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei nazisti.” Vogliamo ricordare, però, che le condanne a Israele arrivano da istituzioni come la Corte di Giustizia Internazionale e le Nazioni Unite (2) e sono accuse circostanziate basate sul diritto internazionale. Sollevare la critica nei confronti di Israele e richiamare tutte le autorità, compreso il nostro governo, ad agire per fermare questi crimini non può essere considerato espressione di antisemitismo. Cosa che, invece, sta già accadendo nei Paesi in cui l’applicazione di questa definizione ha portato a una stretta repressiva ingiustificata.  In Inghilterra, ad esempio, recentemente sono state arrestate 890 persone per il solo fatto di aver partecipato a una manifestazione per la Palestina (3). In Germania il governo ha accusato di antisemitismo associazioni per i diritti umani quali Amnesty International o Human Rights Watch, che hanno mostrato nei loro rapporti le somiglianze tra quanto sta commettendo Israele nei territori occupati e le politiche segregazioniste attuate in Sudafrica durante il regime di apartheid (4). Sempre in Germania è stata messa al bando, perché ritenuta antisemita, un’associazione nonviolenta come BDS. Ma questa associazione, proprio ispirandosi alla storia luminosa della lotta al regime sudafricano, propone campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele sino a quando non rispetterà, nei fatti, i principi del Diritto Internazionale liberando dal terribile regime di occupazione militare i territori palestinesi, riconoscendo il diritto al ritorno dei rifugiati, smantellando il muro dell’apartheid e trattando con pari diritti i cittadini palestinesi che oggi vivono in Israele.  Inoltre, in quei Paesi europei e negli USA la stessa definizione viene utilizzata oggi per accusare di antisemitismo le associazioni ebraiche come Jewish Voices for Peace che si sono mobilitate contro il genocidio. Le università vengono ricattate con il taglio dei fondi (5) e si arriva al punto di vincolare i finanziamenti all’adesione preventiva a tale definizione dell’IHRA, cosa che comporta l’obbligo di vigilanza sui contenuti dei corsi di insegnamento, determinando un meccanismo di forte autocensura e limitazione delle libertà di espressione (6).    Per questo, temiamo che, se dovesse passare questo disegno di legge, la repressione del dissenso che vediamo in altri Paesi potrebbe realizzarsi anche nel nostro. Infatti, sulla base della definizione di antisemitismo dell’IHRA e richiamandosi al codice Rocco di epoca fascista, sarà possibile negare per ragioni di “moralità” l’autorizzazione a manifestazioni pubbliche “anche in caso di valutazione di grave rischio potenziale per l’utilizzo di simboli, slogan, messaggi e qualunque altro atto antisemita” (art. 3 del DDL 1004 – Romeo). Addirittura, nel DDL 1627 – Gasparri si prevede la condanna da due a sei anni di reclusione per la propaganda dell’ostilità “in tutto o in parte” nei confronti dello Stato di Israele ed è prevista l’aggravante dell’utilizzo di simboli riconducibili a questa definizione di antisemitismo (Art. 4 – DDL Gasparri). Cosa ne sarà dei nostri cartelloni contro Netanyahu o delle bandiere della Palestina? Saranno considerati dei reati come avviene in altri Paesi europei?  La libertà di espressione e di insegnamento nelle nostre scuole e università verrebbe gravemente minacciata, dato che nel DDL 1627 – Gasparri è previsto sulla base della definizione dell’IHRA l’obbligo di “tempestiva segnalazione” alle autorità di polizia e le sanzioni previste possono arrivare fino al licenziamento (art. 3 – DDL Gasparri).  Si prevedono, inoltre, corsi di formazione per alunni e alunne organizzati dal Ministero dell’Istruzione che dovranno equiparare l’antisemitismo e l’antisionismo. Corsi analoghi sono previsti per le forze dell’ordine, in modo da rendere più efficace l’individuazione e la repressione di casi che rimandano a questo tipo di definizione. (art. 2 DDL – Gasparri) Tutto questo ci spaventa molto perché in questo modo si finisce per confondere un’ ideologia razzista come l’antisemitismo, ancora viva nel nostro Paese e da contrastare, con la critica a un progetto di colonialismo di insediamento che si è espresso mediante la sistematica infrazione del diritto internazionale. Ribadiamo che non c’è nulla di ebraico nel colonialismo, nell’apartheid o nel genocidio. Per questo contrastare le politiche violente e razziste di Israele oggi non può essere considerato una forma di antisemitismo. Critiche al sionismo, tra l’altro, provengono anche dal mondo ebraico e sono centrali nel pensiero di intellettuali ebrei che consideriamo tra i fondatori della nostra riflessione sulla Shoah, come Hannah Arendt e Primo Levi. Con questa legge anche questi autori finirebbero per essere tacciati di antisemitismo.  Siamo convinti che lasciare che anche le voci più critiche nei confronti di Israele possano esprimersi sia essenziale per dare ai nostri studenti la possibilità di capire e imparare a individuare con chiarezza cosa sia davvero l’antisemitismo, o l’antisionismo, e che questo non sia confuso in nessun caso con il primo. Riteniamo, quindi, di estrema importanza per le sorti democratiche del nostro Paese quanto si sta discutendo oggi in Parlamento. L’approvazione di questi disegni di legge comporterebbe un rischio di violazione degli articoli della Costituzione che riguardano i diritti inviolabili dell’uomo, sia come individuo, sia nelle formazioni sociali in cui si sviluppa la sua personalità (art. 2); la libertà di espressione (art. 21) e la libertà di insegnamento (art. 33). Per questo, facciamo appello a tutta la società civile, affinché si mobilitino tutte le forze democratiche del nostro Paese al fine di manifestare, dentro e fuori dal proprio posto di lavoro, tutta la propria contrarietà a questo disegno di legge liberticida. Non vogliamo lavorare in una scuola censurata e controllata, non vogliamo che la ricerca accademica si svolga sotto minaccia, non vogliamo vivere in un Paese dove le libertà di parola, opinione, espressione sono represse.  Docenti, educatrici ed educatori per il rispetto dei diritti umani in Palestina  (1) https://morasha.it/artisti-e-intellettuali-anche-ebrei-firmano-una-lettera-contro-la-definizione-diantisemitismo-dellihra/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=kolot-artisti-eintellettuali-anche-ebrei-firmano-una-lettera-contro-la-definizione-di-antisemitismo-dell-ihra_334 (2) https://www.un.org/unispal/document/report-of-the-secretary-general-icj19dec24/?utm_source=chatgpt.com (3) https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2025/09/07/polizia-890-arresti-a-protesta-palestine-action-alondra_a29f9a92-d4db-4a9a-b467-870e0d52f777.html (4) https://www.dw.com/en/germany-rejects-amnestys-apartheid-label-for-israel/a60637149?utm_source=chatgpt.com (5) https://www.theguardian.com/us-news/2025/mar/07/trump-administration-cancels-columbia-universityfunding (6) https://www.theguardian.com/education/2023/sep/13/antisemitism-definition-used-by-uk-universitiesleading-to-unreasonable-accusations?utm_source=chatgpt.com     Stefano Bertoldi
Dove sta andando l’Unione delle Comunità ebraiche?
Alle soglie di una fragile “pace” e davanti a uno scenario di completa distruzione, dove sta andando l’Unione delle Comunità ebraiche (UCEI)?  Le reti Maiindifferenti – Voci ebraiche per la pace e L3a – Laboratorio ebraico antirazzista, da anni attive in Italia, hanno segnalato all’Unione delle Comunità ebraiche, alle scuole ebraiche e alle comunità medesime, già dal 3 ottobre, l’inopportunità del tour di un soldato IDF nelle scuole, quasi a voler fare proseliti tra la gioventù dei licei. A questa lettera, di cui qui si riporta il testo integrale, nessuno ha risposto. Lettera aperta – Propaganda militare nelle scuole ebraiche Alla c.a. Presidenti e consiglieri dell’UCEI e delle Comunità ebraiche di Roma e Milano Presidi delle scuole ebraiche di Roma e Milano Gentili presidenti, presidi, e consiglieri, Siamo rimasti sconcertati nell’apprendere che le scuole delle Comunità ebraiche di Roma e Milano hanno invitato un militare dell IDF, Adi Karni, a incontrare gli studenti dei licei. Immaginiamo che l’evento sia avvenuto con il coordinamento dell’UCEI, la cui presidente era presente in almeno un’occasione. Seppure nella continuità di una linea politica di appoggio alle sciagurate azioni militari israeliane, che abbiamo già più volte deplorato, questo episodio ci sembra di una nuova e particolare gravità. Del sig. Karni sono disponibili video in cui, con lo stesso sorriso smagliante che ha sfoggiato nelle scuole ebraiche, fa esplodere una moschea – un probabile crimine di guerra, come ben sa l’UCEI che ha avuto modo di ricordare (quando nel luglio scorso Israele ha attaccato una chiesa di Gaza uccidendo tre persone) che “il rispetto e la protezione dei luoghi religiosi, di qualunque fede essi siano, sono fondamentali per la convivenza, la dignità umana e la speranza di pace”. Karni stesso ha dichiarato di aver evitato di pubblicizzare la propria venuta in Italia per timore di finire oggetto di un esposto per crimini di guerra come già gli è successo in altri Paesi. Si obietterà probabilmente che gli studenti hanno potuto vedere che un tipico soldato israeliano non è altro che un ragazzone di 22 anni, un giovane affabile che ama la sua famiglia e il suo Paese, che è coraggioso ma anche simpatico, che potrebbe essere nostro cugino. Non dubitiamo che anche tutte queste cose siano vere. Ma agli educatori è ben noto che le persone che partecipano a massicci crimini contro l’umanità (e l’assalto israeliano a Gaza rientra, al minimo, in questa categoria) non sono psicopatici, ma per lo più persone normalissime che sono state educate male. O meglio: che hanno ricevuto un’istruzione normalissima sotto la maggior parte dei punti di vista, ma al contempo sono stati educati a svalutare o negare l’umanità delle vittime designate. Così Karni può a sua volta predicare, riferendosi al massacro di cui è parte, che nella Gaza che ha contribuito a radere al suolo ha visto “solo odio”, che “stiamo facendo il lavoro sporco per voi”, spiegando che “l’Islam avanza in Europa”. Insomma il più puro prodotto della peggiore educazione israeliana (musulmani = male da eliminare fisicamente, con sorriso e armi pesanti) viene importato e proposto come progetto educativo alle ragazze e ai ragazzi riuniti apposta in Aula Magna. Il fatto è ancora più preoccupante se è vero, come la radio di Tsahal ha riportato il mese scorso, che l’esercito israeliano, a corto di personale, sta cercando modi di arruolare centinaia di giovani ebrei della Diaspora. L’affabile propaganda di Karni andrebbe contrastata coi numeri della catastrofe in corso da due anni: più di 65mila palestinesi uccisi, di cui oltre l’80% civili secondo dati dello stesso esercito, centinaia di palestinesi morti per fame. A fronte di 8 ostaggi recuperati vivi in azioni militari, 3 ostaggi sono stati uccisi a bruciapelo dalla stessa fanteria israeliana e un numero indeterminato da attacchi dell’aviazione; oltre 900 soldati uccisi in combattimento, 46 morti per suicidio post traumatico. E la baldanza di Karni andrebbe contrastata con la testimonianza di un altro soldato, Yoni: “Terroristi, terroristi”, ha gridato un commilitone [a maggio 2025, a Beit Lahia]. “Ci siamo lasciati prendere dal panico, io ho preso subito il Negev [una mitragliatrice] e ho cominciato a sparare all’impazzata, lanciando centinaia di proiettili. Poi avanzando mi sono reso conto che era stato un errore”. Di terroristi non ce n’erano. “Ho visto i corpi di due bambini, forse di 8 o 10 anni, non ne ho idea”, ricorda Yoni. “C’era sangue ovunque, molti segni di spari, sapevo che era tutta colpa mia, che ero stato io a farlo. Volevo vomitare. Dopo pochi minuti è arrivato il comandante della compagnia e ha detto freddamente, come se non fosse un essere umano: ‘Sono entrati in una zona di sterminio, è colpa loro, la guerra è così’”. […] ”Soffro di flashback di quell’evento“, racconta. ”I loro volti mi tornano in mente e non so se riuscirò mai a dimenticarli”. (da https://www.haaretz.com/israel-news/2025-09-16/ty-article-magazine/.premium/i-saw-the-bodies-of-children-moral-injury-and-mental-strain-breaking-idf-soldiers/) Riteniamo che l’organizzazione di questo evento rappresenti una perversione totale della missione educativa delle scuole delle nostre comunità. Chiediamo le dimissioni immediate degli assessori alle Scuole e delle altre persone responsabili. E proponiamo come necessaria l’organizzazione per gli studenti di un incontro con associazioni di refusnik israeliani e altre organizzazioni che si oppongono all’approccio militarista e di continua disumanizzazione dei palestinesi. Accanto a loro, potrebbero essere invitati esponenti di molte organizzazioni israeliane e palestinesi che non esitano ad affrontare insieme anche gli aspetti più dolorosi di quello che sta succedendo, per capire cosa possono fare per un futuro di giustizia. E questo non per realizzare una “par condicio” amorale, ma perché riteniamo che se le scuole ebraiche intendono inculcare valori civili ed ebraici, e al contempo una conoscenza ragionata della società israeliana, non c’è di meglio che conoscere i ragazzi che incarnano questi valori nel modo più puro oggi possibile: rifiutandosi, a rischio di un forte costo personale, di partecipare al massacro. Crediamo che non promuovere e supportare il loro lavoro sia un grande errore e porti le comunità a un isolamento autoindotto. Ci rendiamo fin d’ora disponibili a collaborare alla realizzazione di queste proposte. Shanà tovà e un cordiale Shalom LƏa – Laboratorio ebraico antirazzista Mai Indifferenti – Voci ebraiche per la pace Le reti speravano in una risposta “equilibrata”, pur nella consapevolezza della diversità delle posizioni culturali e politiche del mondo ebraico ufficiale rispetto alle nostre. Invece l’UCEI non si è espressa, e il silenzio è calato anche su altri episodi recenti: – una squadraccia capitanata dal noto Riccardo Pacifici, esponente della Comunità ebraica romana, ha aggredito gli studenti di un liceo che confina con la sinagoga di Roma; alcuni sono finiti all’ospedale, e gli insegnanti della scuola testimoniano la brutalità dell’aggressione; – la ministra Roccella, in un convegno a cui partecipavano anche la presidente UCEI e l’assessore alla Comunicazione, ha dichiarato che le “gite” ad Auschwitz sono state “incoraggiate e valorizzate” perché avevano come bersaglio “una precisa area storico politica”, quella fascista , affermando quindi che le “gite” servono solo a ribadire “che l’antisemitismo è solo una questione degli antifascisti”. – un inquietante pdl a firma Gasparri, che segue la presentazione di altri due progetti a firma Lega e Italia viva, potrebbe condurre a definire antisemita qualsivoglia manifestazione di dissenso nei confronti del governo israeliano da parte di chiunque – movimento, associazione, partito – e in qualsivoglia azione/iniziativa pubblica, colpendo preventivamente i soggetti. A breve si terranno in Italia le elezioni del nuovo Consiglio dell’UCEI, nonché dei Consigli delle Comunità ebraiche italiane. E allora ci si chiede: dove sta andando l’UCEI? Maiindifferenti – Voci ebraiche per la pace maiindifferenti6@gmail.com L3a – Laboratorio ebraico antirazzista laboratorioebraicoantirazzista@gmail.com   Redazione Italia
“Non c’è niente da festeggiare”: lettera aperta alla Festa del Cinema di Roma
Consapevoli del fatto che l’inizio di un processo di pace non garantisca il rispetto del diritto internazionale di per sé, molte associazioni e collettivi che sostengono la lotta del popolo palestinese hanno deciso di unire le loro voci affinché le istituzioni prendano posizione e i luoghi della cultura ospitino il dissenso al genocidio in corso, così come lo sono le piazze di tante città d’Italia in questi giorni. “Non c’è niente da festeggiare”, dicono le associazioni nella lettera aperta rivolta alla Festa del Cinema di Roma. “Vigiliamo affinché questa pace non sia solamente un colpo di spugna per cancellare i crimini contro l’umanità commessi da Israele, ma che riporti il mondo al rispetto del diritto internazionale e soprattutto a giustizia, restituzione, libertà e autodeterminazione per il popolo palestinese.” Secondo la rete è più che mai importante non abbassare la guardia e continuare a fare pressione sulle istituzioni affinché prendano posizioni nette e compiano gesti concreti. “Il gesto più concreto e urgente oggi è porre fine alla complicità con le istituzioni israeliane.” Le associazioni si rivolgono non solo alla Festa del Cinema di Roma, ma a tutta la filiera del cinema italiano, chiedendo di sostenere il boicottaggio di film, autori, registi, produttori e rappresentanze coinvolti con le istituzioni israeliane che non denuncino l’apartheid e le politiche criminali del governo israeliano. E di continuare a farlo “fino a quando Israele non comincerà a rispettare il diritto internazionale.” Di seguito le prime sigle firmatarie della lettera aperta. Per aderire scrivere a: festacinemaromaxpalestina@gmail.com AIC (Autori Italiani Cinematografia) AITR (Associazione Italiana Tecnici di Ripresa) ANONIMA IMPRESA SOCIALE ANPI ROMA (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) APAI (Associazione del Personale di Produzione dell’Audiovisivo Italiano) APCI (Associazione Pittori Cinematografici Italiani) ARCI ROMA ARTICOLO 21 ARTISTI #NOBAVAGLIO ARTISTS FOR GAZA ARTISTS FOR PALESTINE ITALIA ASSOPACE PALESTINA BDS ITALIA BDS ROMA CACAO (Comparto Audiovisivo e Cinema Auto Organizzato Puglia) CAIO COMUNITÀ PER LE AUTONOMIE CASA DELLA SOLIDARIETÀ STEFANO RODOTÀ SAN LORENZO CCS (Collettivo Chiaroscuro) CFFC ROMA (Centro di Formazione Fotografica Contemporanea) CINEMA METROPOLIS UMBERTIDE CLAP (Camere del Lavoro Autonomo e Precario) COLLETTIVO ARTISTICO STUDENTESCO PER LA PALESTINA COLLETTIVO OCCHI SULLA PALESTINA CSOA SPARTACO DISABILITY PRIDE ITALIA END GENOCIDE FEDERAZIONE ITALIANA ARTISTI GAYNET GLOBAL MOVEMENT TO GAZA INLIBERAUSCITA LIBERƏ CITTADINƏ PER LA PALESTINA PRESIDIO MONTECITORIO MOVIMENTO DEGLI STUDENTI PALESTINESI IN ITALIA MOVIMENTO PER IL DIRITTO ALL’ABITARE POSTMODERNISSIMO PROCIDA PER UNA PALESTINA LIBERA RETE CINEMA PIEMONTE RETE DEI NUMERI PARI RETE #NOBAVAGLIO RETE TERRITORIALE CINECITTÀ BENE COMUNE #SIAMOAITITOLIDICODA STOP REARM EUROPE ROMA TRANSFORM! ITALIA VENICE FOR PALESTINE VOCI PER LA PALESTINA VOGLIAMO TUTT’ALTRO (Assemblea Lavoratori Spettacolo) https://www.facebook.com/share/p/16mSeMA3ue/ Rete #NOBAVAGLIO
Miasmi molesti Montello Spa, Lettera aperta a Sergio Mattarella contro inazione istituzionale
Di seguito riportiamo la lettera aperta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, scritta dal Comitato Rete Aria Pulita – Tomenone come appello urgente per la tutela della salute e dell’ambiente per riportare la problematica dei miasmi molesti persistenti della azienda Montello Spa e dell’inazione istituzionale da oltre cinque anni nella provincia bergamasca. Alla cortese attenzione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella Palazzo del Quirinale – Roma Egregio Presidente, Le scriviamo come rete di cittadini dei territori limitrofi al Monte Tomenone, in provincia di Bergamo, oggi esasperati, ma ancora fiduciosi nel valore della parola e della Costituzione. Da oltre cinque anni (oltre 1800 giorni) viviamo esposti a miasmi persistenti, molesti e spesso insopportabili, che compromettono la qualità dell’aria, della vita e della salute. I nostri figli crescono respirando sostanze che nessuno si assume la responsabilità di spiegare o fermare. Viviamo rinchiusi in casa dalla sera alla mattina, costretti a chiudere le finestre anche d’estate per non respirare l’aria contaminata da miasmi continui e penetranti. La nostra vita quotidiana è cambiata, ed è oggi interamente condizionata da un’aria irrespirabile, che penetra nelle abitazioni, scuole e luoghi di lavoro. Non parliamo più soltanto di disagio: parliamo di una quotidiana forma di violenza ambientale a cui nessuno pone fine. Non Le scriviamo per ottenere visibilità, né per muovere accuse generiche. Le scriviamo perché ci troviamo in uno stato di abbandono civile che nessuno ha il coraggio di nominare. Le segnaliamo una condizione che, in uno Stato costituzionale, non dovrebbe esistere: la normalizzazione della violazione della salute pubblica. Abbiamo scritto ai Comuni, alla Regione, all’ARPA, all’ASL, alla Protezione Civile. Abbiamo raccolto firme, organizzato incontri, presentato esposti. Ci è stato detto che “si monitora”, che “ci sono tavoli in corso”. Eppure la verità è chiara a tutti: gli enti conoscono la fonte di questi miasmi. Ma si limitano a prescrizioni infinite, inefficaci, che non risolvono nulla. Il problema persiste. E da troppo tempo. A rendere ancora più grave questa condizione insostenibile, è il procedimento di valutazione di un inceneritore tuttora in atto nella nostra area. A una comunità stremata e in attesa di normalità, si risponde con l’ipotesi di un inceneritore: un aggravio che contraddice ogni logica di prevenzione e rispetto verso chi vive questo territorio. Ci sentiamo invisibili, come se valessimo troppo poco per meritare tutela. Non c’è più nulla da monitorare: c’è da agire. Ma nessuno lo fa. Nel silenzio degli enti, chiediamo che Lei ci ascolti e faccia sentire la Sua voce – non per comandare, ma per richiamare alle proprie responsabilità chi ha il dovere di tutelare l’ambiente e la salute pubblica. Chiediamo che venga ricordato a tutte le istituzioni – locali e nazionali – che la salute non è materia negoziabile e che l’inerzia è una forma di violenza istituzionale. A conferma della gravità e della rilevanza nazionale della situazione, segnaliamo che: • L’onorevole Devis Dori ha presentato due interpellanze parlamentari specifiche: una sui miasmi persistenti e una sull’ipotesi di inceneritore nel nostro territorio; • Il programma televisivo Striscia la Notizia ha realizzato un servizio che documenta la condizione di disagio quotidiano e le richieste rimaste senza risposta; • Il portale Fanpage ha pubblicato un articolo d’inchiesta che riporta le testimonianze dei cittadini e ricostruisce i fatti. Restiamo a disposizione per ogni chiarimento e confidiamo in un Suo riscontro, affinché la voce dei cittadini possa finalmente trovare ascolto nelle sedi più alte della Repubblica. In allegato trasmettiamo documentazione che ricostruisce nel dettaglio la vicenda e documenta le segnalazioni rimaste prive di riscontro. Non chiediamo parole di circostanza. Vogliamo che qualcuno, finalmente, guardandoci negli occhi – anche da lontano – dica: “Vi abbiamo ascoltati. E ora si interviene.” Con fiducia, ma anche con determinazione, Le porgiamo i nostri più rispettosi saluti. ⸻ La Rete Aria Pulita – Tomenone lista civica ARIA NUOVA Comuni coinvolti: Albano Sant’Alessandro, Bagnatica, Brusaporto, Costa di Mezzate, Montello, San Paolo d’Argon, Gorlago Redazione Sebino Franciacorta
Cinema per la Palestina. Lettera aperta alla Mostra di Venezia
Alle giornate degli autori Alla settimana internazionale della critica Ai professionitə del cinema e dell’audiovisivo, della cultura e dell’informazione “Fermate gli orologi, spegnete le stelle” Il carico è troppo per continuare a vivere come prima. Da quasi due anni a questa parte ci giungono immagini inequivocabili dalla striscia di Gaza e dalla Cisgiordania. Assistiamo, incredulә e impotenti, allo strazio di un genocidio compiuto in diretta dallo Stato di Israele in Palestina. Nessunә potrà mai dire: “Io non sapevo, non immaginavo, non credevo”. Tuttә abbiamo visto. Tuttә vediamo. Eppure, mentre si accendono i riflettori sulla Mostra del Cinema di Venezia, rischiamo di vivere l’ennesimo grande evento impermeabile a tale tragedia umana, civile e politica. Lo spettacolo deve continuare, ci viene detto, esortandoci a distogliere lo sguardo – come se il “mondo del cinema” non avesse a che fare con il “mondo reale”. E invece è proprio attraverso le immagini, realizzate da colleghә, magari amicә, che abbiamo appreso del genocidio, delle aggressioni violente e anche omicide a registә e autorә in Cisgiordania, della punizione collettiva inflitta al popolo palestinese e di tutti gli altri crimini contro l’umanità commessi dal governo e dall’esercito israeliani. Quelle immagini che in questi mesi sono costate la vita a quasi 250 operatorә dell’informazione palestinesi. La Biennale e la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica dovrebbero celebrare la potenza dell’arte come mezzo di trasformazione, di testimonianza, di rappresentazione dell’umano e di sviluppo della coscienza critica. Ed è proprio questo a renderla uno straordinario mezzo di riflessione, di partecipazione attiva e di resistenza. In risposta alle dichiarazioni spesso tiepide, vaghe o, peggio, comode espresse dagli organi di potere, dell’informazione e della cultura, rivendichiamo una posizione chiara e priva di ambiguità: è tempo non solo di empatia, ma anche di responsabilità. La semantica, il linguaggio, le parole e le immagini, non sono accessori, specie per chi crede nell’arte: sono una forma di resistenza fondamentale e necessaria. Altrimenti dovremmo arrenderci all’evidenza che essere cineastә o giornalistә, oggi, non ha più alcun senso. Per questo, noi attivistә, giornalistә e professionistə del cinema e dell’audiovisivo crediamo che per una volta lo spettacolo, almeno per qualche momento, debba fermarsi, interrompere il flusso di indifferenza, aprire un varco alla consapevolezza. Chiediamo quindi alla Biennale, alla Mostra, alle Giornate degli Autori e alla Settimana della Critica di prendere una posizione netta e sostenere queste istanze. Rivendichiamo altresì la necessità di spazi e modalità di narrazione per la Palestina rivolgendoci a tuttә coloro che possono e vogliono spostare qualcosa a qualsiasi livello. A Venezia tutti i riflettori saranno puntati sul mondo del cinema, abbiamo tuttә il dovere di far conoscere le storie e le voci di chi viene massacratә anche con la complice indifferenza occidentale. Esortiamo tutti i settori della cultura e dell’informazione a utilizzare, in occasione della Mostra, la propria immagine e i propri mezzi per creare un sottofondo costante di parole e di iniziative: che non venga mai meno la voce della verità sulla pulizia etnica, sull’apartheid, sull’occupazione illegale dei territori palestinesi, sul colonialismo e su tutti i crimini contro l’umanità commessi da Israele per decenni e non solo dal 7 ottobre. Invitiamo chi lavora nel cinema a immaginare, coordinare e realizzare insieme, durante la Mostra, azioni che diano risonanza al dissenso verso le politiche governative filosioniste: un dissenso espresso nel segno della creatività, grazie alle nostre capacità artistiche, comunicative e organizzative. Noi artistә e amantә dell’arte, noi professionistә del settore e appassionatә del cinema, noi organizzatorә e addettә all’informazione, noi che siamo il cuore pulsante di questa Mostra, ribadiamo con fermezza che non saremo complici ignavә, che non rimarremo in silenzio, che non volgeremo lo sguardo altrove, che non cederemo all’impotenza e alle logiche del potere. Ce lo impone l’epoca in cui viviamo e la responsabilità di esseri umani. Non esiste Cinema senza umanità. Facciamo in modo che questa mostra abbia un senso e che non si trasformi in una triste e vacua vetrina. Insieme, con coraggio, con integrità. Palestina libera! Per aderire: venice4palestine@gmail.com Adesioni in aggiornamento: Osama Abouelkhair (direttore della fotografia), Roberto Accornero (attore), Francesca Addonizio (montatrice), Sara Agostinelli (ufficio stampa), Vincenzo Agosto (regista), Greta Agresti (regista/produttrice),  Elena Aime (casting), Giuseppe Marco Albano (regista), Federica Alderighi (produttrice), Artemide Alfieri (montatrice), Michele Alhaique (regista), Cécile Allegra (regista), Francesca Sofia Allegra (montatrice),  Carla Altieri (produttrice), Alessandro Amato (produttore), Pierandrea Amato (professore universitario),  Simone Amendola (regista/autore), Simonetta Amenta (produttrice), Francesca Amitrano (direttore della fotografia), Carmine Amoroso (regista), Elisa Amoruso,  (regista/sceneggiatrice), Armando Andria (producer/organizzatore culturale/critico), Chiara Andrich (filmmaker/producer/programmer),  Franco Angeli (regista), Claudia Angelillo (ass. montaggio), Laura Angiulli (regista), Alessandro Aniballi 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(documentarista/montatrice), Mario F. Martone (produttore/filmmaker), Mario Martone (regista), Stefano Martone (documentarista), Lucia Mascino (attrice), Anna Masecchia (docente universitaria), Francesco Massarelli (direttore artistico), Luca Mattei (filmmaker/montatore), Monica Maurer (regista), Moira Mazzantini (agente), Francesca Mazzoleni (regista), Rean Mazzone (produttore), Patricia Mazuy (regista), Raffaele Meale (critico/programmer), Barbara Melega (casting director e aiuto regista), Alessio Melia (assistente/operatore camera), Astrid Meloni (attrice), Fabio Meloni (esercente cinematografico), Gaia Siria Meloni (regista/esercente cinematografica), Emanuele Mengotti (regista), Danilo Merafina (regista), Giulia Merenda (regista), Salvatore Mereu (regista/sceneggiatore/produttore), Gaia Merolla (Aiuto operatrice/direttrice della fotografia), Marco Messina (musicista), Michelangelo Messina (dir. artistico Ischia film festival), Nina Meurisse (attrice), Lorenza Micarelli (programmer/organizzatrice culturale), Giulia Michelini (attrice), Paola Michelini (attrice/autrice), Valerio Mieli (regista), Eva Milella (scrittrice), Giovanni Minerba (attivista/regista/operatore culturale), Michela Minischetti (casting director), Emanuela Minoli (location manager), Giulia Minoli (autrice e attivista), Leonardo Modonutto (regista), Edoardo Moghetti (aiuto regista/sceneggiatore), Andrea Molaioli (regista), Alice Molari (studentessa magistrale), Francesco Montagner (regista), Ruben Monterosso (regista), Mazzino Montinari (critico/selezionatore), Martina Moor (regista), Rita Morais (filmmaker/curatrice), Silvia Morales (montatore del suono), Maura Morales Bergmann (direttrice della fotografia), Andrea Morandi (giornalista), Laura Morante (attrice), Frances co Morosini (fonico presa diretta),Daniela Morozzi (attrice/regista), Mariagrazia (Marzia) Morrone (montatrice), Jonas Davì Moruzzi (sceneggiatore), Nicola Moruzzi (autore/montatore), Matteo Mossi (montatore cinematografico), Motta (cantautore/compositore), Gabriele Muccino (regista), Andrea Mura (regista/produttore), Alice Murgia (regista), Laura Muscardin (regista), Lino Musella (attore), Stefano Mutolo (produttore), Flavio Nani (regista/producer), Chiara Nano (documentarista), Nadine Naous (regista/sceneggiatrice), Francesco Napolitano (ex direttore mediateca civica), Pasquale Napolitano (filmmaker/docente di cinematografia), Arab Nasser (filmmaker), Tarzan Nasser (filmmaker), Anna Negri (regista), Andrea Negroni (insegnante di lettere/regista/produttore), Giorgio Neri (regista), Susanna Nicchiarelli (regista), Francesca Nigro (programmer/operatrice culturale), Arianna Ninchi (attrice), Nazareno Manuel Nicoletti (regista/sceneggiatore), Marit Nissen (attrice), Stella Novari (attrice), Angela Nurelli (regista), Lisa Nur Sultan (sceneggiatrice), Giuseppe Alessio Nuzzo (regista), Mario Nuzzo (producer), Michela Occhipinti (regista/attivista),  Giulia Odoardi (location manager), Bruno Oliviero (sceneggiatore), Carlo Orlando (attore/drammaturgo/regista), Roberto P. Ormanni (compositore/archive producer/uff. stampa), Ferzan Ozpetek (regista), Tra Paci (programmer), Amedeo Pagani (produttore), Rosa Palasciano (attrice/sceneggiatrice), Bartolomeo Pampaloni (regista), Damiano Panattoni (giornalista), Alessandro Paniccia (studente regia), Andrea Papini (regista), Martina Parenti (regista), Valentina Parlato (uff. diritti editoriale), Valentina Pascarella (filmmaker), Giovanna Pasi (giornalista), Mattia Pasquini (giornalista), Andrea Pastor (critico cinematografico), Valentina Pastore (attrice), Gianfilippo Pedote (produttore cinematografico), Giovanni Pellegrini (regista), Valentina Pellitteri (filmmaker), Sarah Pennacchi (produttrice), Roberto Perpignani (montatore), Paola Peraro (scenografa), Elisabeth Perceval (regista), Ilaria Perris (studentessa), Sandro Petraglia (sceneggiatore), Sara Petraglia (sceneggiatrice/regista), Irene Petris, Davide Petrosino (regista), Marco Pettenello (sceneggiatore), Stefano Petti (regista/direttore della fotografia), Julie Pfleiderer (filmmaker), Marco Armando Piccinini (regista e sceneggiatore), Cristina Piccino (giornalista), Giuseppe Piccioni (regista/sceneggiatore), Maria Chiara Piccolo (montatrice), Valerio Piccolo (cantautore/traduttore/adattatore dialoghista), Valentina Pietrarca (regista), Marco Pigossi (attore/produttore), Pablo Pillaud-Vivien (redacteur en chef), Floriana Pinto (direttrice artistica), Paolo Pisanelli (filmmaker/dir. artistico), Paola Piscitelli (documentarista), Anna Piscopo (regista), Edgardo Pistone (regista), Alessandro Piva (regista), Laura Pizzirani (attrice), Lubna Playoust (attrice), Enrica Polemio (sceneggiatrice), Francesca Polici (ufficio stampa), Valerio Polici (fotografo), Anna Polo (mediattivista), Alessia Polli (responsabile editoriale), Giovanni Pompetti (montatore),  Daria Pomponio (critica/docente), Federika Ponnetti (regista/produttrice), Raffaella Pontarelli (produttrice), Benedetta Porcaroli (attrice), Paola Potena (gallerista), Marco Pozzi (regista), Martina Pozzo (produzione cinematografica), Viola Prestieri (produttrice), Carlo Prevosti (regista documentarista), Anna Piscopo (regista/attrice), Marco Simon Puccioni (regista), Edoardo Purgatori (attore), Costanza Quatriglio (regista), Matteo Quinzi (attore), Olivier Rabourdin (attore), Sebastiano Raimondo (docente fotografia), Cristina Rajola (producer), Alessandro Rak (regista di cinema d’animazione), Maria Laura Ramello (giornalista), Monica Rametta (sceneggiatrice), Paola Randi (regista e sceneggiatrice), Luca Ranzato (operatore mdp), Marco Ravera (blogger/rubricista), Desideria Rayner (montatrice), Lorenzo Renzi (attore/regista), Parsifal Reparato (regista), Monica Repetto (regista), Luca Ricciardi (producer/operatore culturale), Daniele Riva (regista), Anita Rivaroli (sceneggiatrice/regista), Alessandro Rocca (regista/autore), Rinaldo Rocco (attore/sceneggiatore), Alice Roffimengo (montatrice), Nicoletta Romeo (direttrice Trieste film festival), Alba Rohrwacher (attrice), Alice Rohrwacher (regista), Patrizia Roletti (professionista audiovisivo), Barbara Ronchi (attrice), Marisella Rossetti (direttrice artistica festival), Alessandro Rossi (regista), Giovanni Rossi (biologo/scrittore), Simone Rossi (critico cinematografico), Maria Roveran (attrice/cantautrice), Chiara Russo (montatrice), Francesco Russo (regista), Carlo Maria Ruta (attore), Robbie Ryan  (DoP , BSC ISC), Pilar Saavedra Perrotta (produttrice), Marco Saitta (sound designer), Daniela Salernitano (costumista), Céline Sallette (attrice), Caterina Salvadori (sceneggiatrice), Paola Sambo (attrice), Isabella Sandri (regista), Silvia Sandrone (project officer), Maya Sansa (attrice), Alberto Sansone (Filmmaker), Salvatore Sansone (attore e sceneggiatore), Manuela Santacatterina (giornalista), Claudio Santamaria (attore), David Santangelo (truccatore), Valia Santella (sceneggiatrice/regista), Teresa Saponangelo (attrice), Enzo Saponara (attore), Stefano Sardo (sceneggiatore/regista/produttore), Lunetta Savino (attrice), Federico Savonitto (regista), Massimo Sbaraccani (regista), Fabio Scacchioli (regista), Silvia Pegah Scaglione (attrice), Ciro Scala (produttore), Greta Scarano (attrice/regista), Daria Scarpitta (resp. operativa Villammare FilmFest), Raquel Schefer (film scholar/curator), Céline Sciamma (regista/sceneggiatrice), Fausto Maria Sciarappa (attore), Giuseppe Sciarra (regista), Alessandro Scippa (regista), Silvia Scola (autrice/documentarista), Marco Scotuzzi (regista), Bruno Senese (presidente Zezi Gruppo Operaio ‘74), Davide Serino (sceneggiatore), Pietro Sermonti (attore), Marco Serpenti (regista), Peppe Servillo (cantante/attore), Toni Servillo (attore), Paolo Sideri (produttore), Roberto Silvestri (giornalista/critico cinematografico), Gaia Silvestrini (produttrice teatrale), Claire Simon (regista/sceneggiatrice/attrice), Eyal Sivan (regista), Ala Eddine Slim (regista), Anna Soggiu (assistente al montaggio), Giorgia Soi (regista), Silvio Soldini (regista/sceneggiatore), Nicola Sorcinelli (regista), Edoardo Sorgente (attore), Carola Spadoni (filmmaker), Giuseppe Spata (attore), Antonella Spatti (regista), Fabrizio Spera (musicista), Laetitia Spigarelli (attrice/regista), Giuseppe Squillaci (regista/produttore/VFX supervisor), Monica Lisa Stambrini (filmmaker), Natale Stefani (attore), Antonia Stelitano (autrice documentari), Ana Isabel Strindberg (cinema programmer), Paolo Strippoli (regista), Teona Strugar Mitevska (regista/sceneggiatrice/produttrice), Valentina Summa (direttrice della fotografia), Naomi Talanga (dipendente cinema), Silvana Tamma (sceneggiatrice), Silvia Tarquini (editore), Fiorenza Tessari (attrice), Alessandro Tiberi (attore), Roland Timsit (attore/regista), Irene Tomio, Carla Esperanza Tommasini (music producer/supervisor), Aessandro Tonda (regista), Raffaella Toni (costumista), Massimo Torre (scrittore/sceneggiatore), Ludovica Tortora De Falco (regista/produttrice), Camilla Toschi (direttrice festival), Vincenzo Tosetto (attore), Nadia Trevisan (produttrice), Massimo Tria (critico cinematografico/docente universitario), Jasmine Trinca (attrice), Chiara Tripaldi (sceneggiatrice), Armando Trivellini (regista), Martin Tronquart (scenografo), Toni Trupia (regista/sceneggiatore), Adele Tulli (regista), Paola Turci (cantante), Francesca Turrini (attrice/performer), Gabriele Tutino (ass. montaggio), Vera Usai (ufficio stampa), V* (drammaturgә\attivista *formerly Eve Ensler), Tommaso Valente (regista), Ludovic Van Pachterbeke (ingegnere del suono), Giuseppe Varlotta (regista/docente), Ines Vasiljevic (produttrice), Irene Vecchio (montatice), Irma Vecchio (direttrice della fotografia), Piero Verani (operatore culturale), Audrey Vernon (attrice), Yile Yara Vianello (attrice), Giorgio Viaro (giornalista), Daniele Vicari (regista), Giorgia Villa (montatrice), Irene Villa (attrice), Anna Vinci (scrittrice), Vincenzo Vita (giornalista), Marina Vitale (prof. ord. anglistica), Irene von Dorigotti (antropologa), Margarethe von Trotta (regista), Roger Waters (musicista/attivista), Maud Wyler (attrice), Katharina Wyss (regista), Blu Yoshimi (attrice), Gianluca Zaccaria (attore), Silvia Zacchi (filmmaker), Massimo Zambiasi (regista), Annarita Zambrano (regista/sceneggiatrice), Chiara Zanini (uff. stampa), Francesca Romana Zanni (sceneggiatrice/regista), Elisa Zanotto (attrice), Marta Zappacosta (programmazione cinema/eventi), Sara Zavarise (montatrice), Letizia Zatti (regista), Zelia Zbogar (sceneggiatrice), Hakim Zejjari (giornalista), Beatrice Zerbini (scrittrice/autrice), Andrea Zuliani (regista/aiuto regista), Valeria Zurlo (performer circo contemporaneo), Aurélia Petit, Dimitri Doré, Nicolas Klotz, Elisabeth Perceval,  Julie Dupré, Juliette Kempf, Yacine Badday, Naidra Ayadi, Audrey Diwan, Just Philippot. Associazioni/ enti / cinema / festival…: AAMOD – Archivio Audiovisivo Movimento Operaio, AGICI- Associazione Generale Industrie Cine-Audiovisive Indipendenti, ANAC – Associazione Nazionale Autori Cinematografici, Anteo, Archivio Basaglia, Arci Movie APS, Arci nazionale, Artisti #NoBavaglio, Artists for Palestine Italia, Associazione Articolo21, Associazione Film Atelier, Casa del Cinema e delle Arti di Acerra Chi rom e…chi no, Cinema Mundi Soc., Coop. Onlus, Cinema Metropolis (Umbertide), Cinema Postmodernissimo (Perugia), Cinemaniaci Associazione Culturale, Circolo Arci Ribalta, Collettivo Occhi sulla Palestina, EWA European Women’s, Audiovisual Network, Fuoricinema, Il Mio Filippino collective, Ischia Film Festival, Isola Edipo, Lumière & Co. Marano Ragazzi Spot Festival, Nuovo Cinema Aquila (Roma), PerSo – Perugia Social Film Festival, Piccola Scuola di Cinema di Tor Pignattara, Pressenza, Rete #NOBAVAGLIO, Ribalta Experimental Film festival, Sala Truffaut (Modena), Short Theatre Festival (Roma), Sguardi Altrove Film Festival, soQQuadra APS, Teatro Ricciardi (Capua), Ucca – Unione Circoli Cinematografici ARCI, UICD- Unione Italiana Casting Directors, Unita, Villammare Film Festival, Voci per la Palestina, ZaLab (produzione di film documentari e prodotti culturali). Redazione Italia
Lettera aperta ai Dirigenti e ai Presidenti dei Consigli d’Istituto: MASSACRO DI GAZA, PRENDERE PAROLA
PUBBLICHIAMO CON L’AUSPICIO CHE VENGA EMULATA IN ALTRE SCUOLE LA LETTERA APERTA RIVOLTA DA GIUSTO CATANIA, DIRIGENTE SCOLASTICO, E STEFANIA TRANCHINA, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO D’ISTITUTO DELL’I.C. “GIULIANA SALADINO” DI PALERMO, AI DIRIGENTI SCOLASTICI E AI PRESIDENTI DEI CONSIGLI D’ISTITUTO DELLA SCUOLA ITALIANA: “SUL MASSACRO DI GAZA DOBBIAMO PRENDERE PAROLA”. Care colleghe e cari colleghi, il dramma della popolazione di Gaza non può lasciare indifferente il mondo della scuola. I numeri del massacro sono impressionanti: 54.000 morti, tra cui 15.000 bambine e bambini; 14.000 bambini orfani; 130.000 feriti; oltre un milione di minori necessita di sostegno psico-sociale; un’intera popolazione rischia di morire di fame e di sete. Sono stati distrutti oltre 2.300 spazi educativi, tra edifici scolastici ed aule universitarie. Siamo davanti ad una catastrofe umanitaria che avrà ripercussioni gravi anche nel futuro. Il Collegio dei docenti e il Consiglio d’istituto dell’Istituto Comprensivo Giuliana Saladino di Palermo hanno sentito l’urgenza di prendere parola, di esprimere la propria voglia di pace, di mobilitarsi perché non si può rimanere inermi davanti all’orrore di questi mesi. Abbiamo esposto un lenzuolo sulla facciata della nostra scuola per chiedere la fine del bombardamento su Gaza; abbiamo organizzato un girotondo rumoroso attorno ai nostri plessi scolastici perché riteniamo necessario rompere il silenzio; abbiamo chiesto agli abitanti del quartiere di esporre un lenzuolo sui balconi per condividere l’impegno della scuola. Il lenzuolo è bianco è un simbolo di pace e di riscatto, anche per la nostra scuola. Fu proprio Giuliana Saladino, dopo la strage di Capaci del 1992, a far diventare il lenzuolo bianco simbolo della mobilitazione popolare contro la mafia. Chiediamo al mondo della scuola di prendere parola, di urlare lo sdegno per il massacro della popolazione palestinese, di chiedere la fine dei bombardamenti su Gaza, di riprendere in mano la bandiera della pace. Questo è compito della scuola che, se non si occupa del presente, rischia di rendere inutile lo studio della Storia. I bambini e le bambine palestinesi sono nostri alunni, sono nostri figli e non vogliamo sentirci colpevoli del reato di indifferenza. La Storia ricorderà chi ha parlato e chi è rimasto in silenzio. Questo nostro impegno è perfettamente inscritto nella missione educativa della scuola della Repubblica, in ottemperanza agli obiettivi prioritari delle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, secondo i quali bisogna: “Diffondere la consapevolezza che i grandi problemi dell’attuale condizione umana (…) possono essere affrontati e risolti attraverso una stretta collaborazione non solo tra le nazioni, ma anche fra le discipline e fra le culture.” Prendiamo parola, è il compito principale che ha la scuola italiana. Presidente del Consiglio d’Istituto Stefania Tranchina Dirigente scolastico Giusto Catania
Nella Milano di Sala la partecipazione… che delusione!
A Milano si apre il terzo Forum della Partecipazione della Giunta Sala, ma i comitati accusano: la partecipazione spontanea e scomoda per il Comune non piace e viene silenziata. In occasione dell’apertura del terzo Forum della Partecipazione organizzato dall’Assessora alla Partecipazione Gaia Romani, è piovuta anche nella sua casella email la lettera indirizzata alla presidente del Consiglio Comunale, Elena Buscemi, con cui i firmatari della prima “DRI dei cittadini” lamentano di essere ancora in attesa – dopo un anno e mezzo! – di essere convocati in Consiglio per formulare la loro Domanda a Risposta Immediata (DRI) sul consumo di suolo nel milanese. La raccolta delle 100 firme necessarie per presentare la DRI fu organizzata nell’autunno 2023 da “Facciamo l’appello – Stop consumo di suolo”, rete di una cinquantina di comitati e associazioni che aveva già protocollato a Palazzo Marino, due volte, un appello per l’azzeramento del consumo di suolo rivolto al Sindaco Sala e alla sua Giunta. L’ideatrice dell’appello, l’ex Consigliera Comunale Patrizia Bedori, qualche anno prima aveva fatto inserire nel Regolamento comunale della partecipazione la possibilità per i cittadini di presentare in Consiglio, direttamente e senza l’intermediazione di un consigliere, una Domanda a Risposta Immediata. Quella sul consumo di suolo sarebbe la prima DRI mai rivolta direttamente dai cittadini in Consiglio, un momento di vera partecipazione dal basso che l’Assessora Romani avrebbero dovuto sostenere e valorizzare. Invece, ci sono voluti solleciti scritti, una lettera al Difensore civico e un flash mob dei cittadini col bavaglio in Consiglio Comunale prima che, ben sette mesi dopo l’inoltro delle 100 firme con la domanda, il portavoce dei firmatari venisse convocato per porre la DRI in Consiglio, in un’unica data in cui aveva un importante impegno pregresso. Il portavoce però chiese subito di riprogrammare la convocazione. Da allora sono trascorsi altri dodici mesi e nulla è più successo, a parte altri solleciti dei cittadini caduti nel vuoto. Ma ora i cittadini con la loro lettera hanno fatto sapere a Buscemi e Romano che non intendono rinunciare al loro diritto di porre la DRI in Consiglio. Nella lettera vi è anche un accenno a un altro recente episodio di partecipazione “silenziata”: il blocco della petizione per la richiesta di un bonus del 30% sugli abbonamenti ATM pubblicata dai cittadini nell’area “Milano Partecipa” del Comune di Milano. Qui di seguito il testo della lettera, inviata anche al Sindaco e ai Consiglieri Comunali: Lettera aperta alla Presidente del Consiglio Comunale Elena Buscemi, e per conoscenza all’attenzione dell’Assessora alla Partecipazione Gaia Romani Gentile Presidente Buscemi, come lei ben sa, dalla scorsa consiliatura è possibile da parte dei cittadini porre delle domande a risposta immediata (DRI) ai componenti della Giunta, una nuova norma del “Regolamento per l’attuazione dei diritti di partecipazione popolare” che permette ai cittadini di entrare nel Consiglio Comunale con diritto di parola alla pari delle consigliere e dei consiglieri. A novembre 2023 depositammo all’ufficio protocollo di Palazzo Marino una Domanda a Risposta Immediata sul consumo di suolo in città. Abbiamo sollecitato varie volte – anche scrivendo al Difensore civico – e lei l’ha infine calendarizzata a giugno 2024. Purtroppo il nostro delegato nel giorno da lei indicato era indisponibile, perciò abbiamo subito chiesto la ri-calendarizzazione e da allora siamo in attesa di nuova convocazione. Ora siamo giunti a maggio 2025 e stiamo ancora aspettando. Noi non intendiamo rinunciare al nostro diritto di porre la DRI al Consiglio Comunale e siamo quindi a chiederle di individuare una nuova data per la nostra convocazione. Con l’occasione, le ricordiamo che anche la proposta di delibera consiliare sul consumo di suolo depositata dal Consigliere Monguzzi giace in stand by da mesi. Venerdì 16/5 si aprirà il terzo Forum della Partecipazione, organizzato dall’Assessora Gaia Romani per dimostrare l’interesse della giunta verso la partecipazione dei cittadini. Tuttavia quando i cittadini si organizzano spontaneamente, utilizzando gli istituti (DRI) e i canali di partecipazione (area web “Milano Partecipa”) comunali, la loro richiesta di partecipare in realtà viene rimbalzata – come è accaduto con la DRI – o bloccata, come è avvenuto recentemente con la petizione per la richiesta di un bonus del 30% sul costo degli abbonamenti ATM che sul portale del Comune stava raccogliendo tantissime firme e per questo motivo è stata chiusa a 1.000 firme nonostante il regolamento permetta di raccoglierne molte di più. La partecipazione scomoda per il Comune, quella proposta dal basso dai comitati civici e dalla cittadinanza attiva, a Milano non sembra trovare spazio. Le inviamo nuovamente il testo della DRI, in allegato, confidando in una sua celere risposta per la nuova calendarizzazione. Cordialmente I cittadini che hanno sottoscritto la richiesta di DRI. Ufficio stampa di Facciamo l’appello – Stop consumo di suolo facciamolappellocomunicazioni@gmail.com Redazione Milano