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Articolo ferragostano con “biglietto della fortuna”. Tempo di vacanze. Chi ha i soldi ci va, chi no rimane a casa o va a lavorare per chi va in vacanza. In ogni caso si crea una certa “sospensione” rispetto al ritmo solito della propria vita. Il mondo intorno cambia con una velocità rutilante, siamo tutti un po’ “scombussolati”. Forse è opportuno usare questo periodo anche per una riflessione generale su “chi siamo” e “dove stiamo andando”, prima che il cestello della lavatrice chiamata “vita quotidiana” ricominci a centrifugare a 1.000 giri al minuto. Comincio seriamente, nella mia vita, a mettere in discussione i paradigmi base di questa nostra società che va mondializzandosi. Faccio un esempio: nella mia vita non ho mai potuto verificare che i soldi diano la felicità. Invece ho appurato che persone senza molte o poche o quasi nulle “sostanze” fossero molto più serene, spesso con un chiaro senso nella vita che dava loro molta energia e allegria per il futuro. Questo per esperienza. Quanti di voi che mi leggerete potrete contraddire questa mia riflessione? Quanti hanno esperienze differenti? Riflettiamoci: sappiamo tutti ormai che le reali motivazioni con cui si muovono governi, imprese, organizzazioni, enti, associazioni, gruppi, famiglie e persone singole sono legate ai soldi, ad accumularne e a conservarli, a produrne. Sappiamo che spesso immaginiamo la nostra vita “se avessimo più soldi” e associamo questa immagine a stati di realizzazione e rilassamento, o almeno di allontanamento dalle pressioni e dalle angosce che viviamo, che crediamo legate a temi collegati alla mancanza di denaro e risorse economiche in generale. Ripeto ancora e vi invito di nuovo a riflettere: ma crediamo davvero che soffriamo per mancanza di soldi? Crediamo davvero che se ne avessimo di più i nostri problemi si risolverebbero? Sappiamo distinguere tra questione pratica, reale, e ciò che invece sperimentiamo nella nostra mente e nel nostro cuore? Non cominciamo a sospettare che tutto ciò sia un inganno, un cappio in cui cerchiamo di sciogliere la corda e più la tiriamo e più ci stringe intorno? E’ pure vero che molti di noi già hanno più di un sospetto sull’inganno che questo sistema usa per spremerci come limoni la nostra vita per il loro (apparente, a questo punto, anche per loro) beneficio; ma è pure vero che “ciò che non viene adeguatamente compreso nella sua radice più intima, non può essere realmente risolto”, ma solo allontanato, si possono improvvisare soluzioni, ma rimaniamo più o meno sempre dentro quel cappio di cui scrivevo sopra, cappio che per alcuni è già insostenibile e quindi o anestetizzano provvisoriamente attraverso droghe e psicofarmaci o “escono pazzi”, e di ciò sicuro che abbiamo più esperienza, vicino a noi e anche molto lontano. A me sembra chiaro che questo sistema viene trainato dalle persone più “schiave”, sia interiormente che esternamente, anche se ricchissime di denaro e potere, e che l’unica cosa che sanno fare e cercare di schiavizzare altri per trovare quel minimo sollievo, come una droga, prima della prossima battaglia. In ogni caso, come sia che la pensiate e sentiate, riflettiamo sul “nucleo” fondativo di questa Era, mentre andiamo a chiederci “io chi sono?”, “dove sto andando?; cerchiamo, magari insieme ad amici e compagni di viaggio, di andare in profondità alla radice delle nostre convinzioni, chissà che allora non possa arrivare una “luce” che possa illuminare un nuovo cammino di liberazione, interiore ed esterno. Buone vacanze e buon rientro (dentro). Fulvio Faro
Pepe Mujica, una vita coerente e piena di senso
Una vita coerente. Una vita con il chiaro scopo di migliorare le condizioni di vita del popolo uruguaiano. Una vita con un significato profondo. Grazie per la tua vita, caro Pepe. Vola alto, Pepe Mujica”. Queste le parole del cileno Tomás Hirsch, deputato di Acción Humanista, nel salutare la partenza dell’ex presidente uruguaiano verso l’eternità. Membro del movimento guerrigliero dei Tupamaros negli anni Sessanta, imprigionato dalla dittatura uruguaiana tra il 1972 e il 1985, poi ministro, presidente e due volte senatore dopo la sua presidenza, leggendario leader del Movimento di Partecipazione Popolare (MPP) – settore maggioritario del Frente Amplio, ora nuovamente al governo – “Pepe” ha messo tutta la sua vita al servizio del suo popolo. Coerente con il suo approccio critico nei confronti della spinta capitalista ad accumulare beni materiali che non contribuiscono alla felicità umana, Mujica ha condotto uno stile di vita austero fino alla fine, donando il 90% del suo stipendio a istituzioni di azione sociale a beneficio di settori impoveriti e piccoli imprenditori. Tra i principali risultati politici durante il suo mandato presidenziale, va ricordato il Piano di edilizia sociale “Juntos”, il cui obiettivo era quello di fornire alle famiglie bisognose una casa in cui vivere. La costruzione delle case ha coinvolto non solo i professionisti, ma anche le persone stesse, insieme ai loro vicini e ai volontari. Nel giugno 2012, con una decisione da pioniere, il governo Mujica ha proposto di legalizzare e regolamentare la vendita di marijuana. Un altro progetto importante è stata la promozione dell’Università Tecnologica dell’Uruguay, un’istituzione pubblica e autonoma che offre istruzione in sei dipartimenti del Paese, consentendo agli studenti dell’interno del Paese di accedere all’istruzione universitaria. Mujica è anche riuscito a promulgare, dopo un’accanita resistenza conservatrice, la legge sul matrimonio egualitario nel maggio 2013. Sempre sotto il suo mandato presidenziale, nel 2012 è stato depenalizzato l’aborto con la legge n. 18.987, che regola l’interruzione volontaria della gravidanza (IVE). Strenuo oppositore della guerra, nel suo discorso alle Nazioni Unite del settembre 2013 ha affermato che il primo compito dell’umanità è “salvare la vita”. In quel messaggio poetico e pieno di significato, ha sottolineato: “Porto il fardello dei milioni di poveri dell’America Latina, una patria comune in via di formazione. Porto con me le culture originarie schiacciate, i resti del colonialismo nelle Malvine, gli inutili blocchi di quell’alligatore sotto il sole dei Caraibi chiamato Cuba. Porto con me le conseguenze della sorveglianza elettronica che ci avvelena con la sfiducia. Porto con me un gigantesco debito sociale, con il dovere di lottare per l’Amazzonia, per una patria per tutti e perché la Colombia trovi la strada della pace. Porto con me il dovere della tolleranza. La tolleranza è necessaria per chi è diverso e non per chi è d’accordo con noi. La tolleranza è la base per vivere insieme in pace”. Mujica ha poi definito “piaghe contemporanee” l’economia sporca, il traffico di droga e la corruzione. “Abbiamo sacrificato i vecchi dei immateriali e occupato il tempio con il dio mercato, che organizza la nostra economia, la politica, la vita e finanzia persino l’apparenza della felicità a rate. Sembra che siamo nati solo per consumare e consumare, e quando non possiamo farlo, ci sentiamo oppressi dalla frustrazione e dalla povertà”, ha aggiunto. Ha criticato con forza il consumismo. Se l’umanità aspira a consumare come l’americano medio, ci vorrebbero tre pianeti per vivere. Gli sprechi e le speculazioni andrebbero puniti. “Né i grandi Stati, né le multinazionali e tanto meno il sistema finanziario dovrebbero governare il mondo”. Per il presidente uruguaiano, è l’alta politica intrecciata con la scienza, “che non brama il profitto”, che dovrebbe fornire le linee guida. Al di là delle critiche, Pepe Mujica ha concluso il suo discorso con un messaggio di speranza per la capacità dell’umanità di trasformare i deserti, di creare piante che vivono nell’acqua salata, di sradicare l’indigenza dal pianeta e di accettare il fatto che la vita è un miracolo di cui bisogna prendersi cura. Attivo promotore dell’integrazione regionale sovrana, ha fatto parte dell’asse politico latinoamericano, accanto a Cristina Kirchner, Lula da Silva e Hugo Chávez, tra gli altri. Nell’ambito delle Giornate Latinoamericane e Caraibiche dell’Integrazione dei Popoli, che si sono svolte a Foz de Iguazú nel febbraio 2024, alle quali ha partecipato con i suoi 88 anni, il veterano attivista ha affermato che “non c’è integrazione senza popoli che la sostengano”, tracciando una chiara rotta per gli sforzi di costruzione di una casa comune in America Latina e nei Caraibi. Nel suo intervento nell’atto finale della Conferenza, Mujica ha illustrato interessanti esempi sulla necessità e l’utilità dell’integrazione per il miglioramento della deplorevole situazione del gruppo che siamo soliti chiamare “popolo”, anche se molti dei suoi membri, forse influenzati da false promesse individualistiche, non sempre si considerano tali. Mujica ha proposto una prima fase con possibili questioni, difficili da respingere, che potrebbero facilitare la comprensione da parte della base sociale dei vantaggi e dei requisiti di sopravvivenza che l’integrazione continentale comporta. “L’integrazione non è fine a se stessa e non prospera se non migliora la vita dei popoli. Inoltre, per non essere uno slogan vuoto e inutile, deve configurarsi con immagini precise, acquisire colore, forma, plasticità, suscitare passione…”. E’ difficile descrivere in modo completo della sua persona, a volte affabile e altre acida nella sua franchezza, profonda e allo stesso tempo affezionata ai detti popolari. José Alberto “Pepe” Mujica Cordano passa alla storia come un umanista integrale. Come ha detto durante una recente visita del Presidente cileno Boric alla sua fattoria di Rincón del Cerro, alla periferia di Montevideo: “Siamo diversi, ma sappiamo tutti che ci sono troppe persone che non hanno una possibilità nella vita. Per questo ci definiamo di sinistra, ma in realtà non siamo né di destra né di sinistra, siamo umanisti. Pensiamo a ciò che è meglio per il futuro dell’umanità. E moriremo sognando questo.” Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo Javier Tolcachier