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Graphic-novel di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza: la militarizzazione avanza
Va avanti sempre più spedita la propaganda della “cultura militarizzata” che punta da alcuni anni anche al pubblico dei fumetti, il quale, a parte i nostalgici e/o affezionati storici, si avvicina anche alla fascia di età 20-30. Avendo a disposizione sempre nuove risorse finanziarie pubbliche, al contrario delle case editrici pienamente sul mercato, che arrancano, alzano i prezzi di copertina o chiudono, le forze dell’ordine cooptano prestigiosi disegnatori, tutti di “bocca buona”, per realizzare improbabili graphic novel, certamente non all’altezza creativa delle storie che coinvolgono personaggi come Dylan Dog, Tex o Nathan Never. Vediamo, ad esempio, cosa partorisce la mente creativa della casa editrice di Polizia Moderna, dove è nata la saga auto-definita sul loro sito web, totalmente “made in Polizia di Stato”. Come tutti sanno, in Calabria, si è accumulato negli anni un know-how che ci fa eccellere in tutto il mondo nell’ambito del business della cocaina. D’altra parte, tutte le statistiche contenute in diversi studi sulla devianza e la criminalità organizzata ci dicono che gli omicidi In particolare quelli per mafia sono in calo drastico fin dagli anni Novanta, con oltre 3mila omicidi contro i poco più di 300 degli anni ’20 del 2000. Nasce quindi l’esigenza di inventarsi un nuovo ruolo alle forze dell’ordine, non più intente a sventare sparatorie nelle strade come ci descrivevano i film delle saghe “poliziottesche” degli anni ’70, ma a infondere sicurezza nella popolazione. Questa, dal canto suo, era ed è sempre più alle prese con un’altra forma di insicurezza, quella della precarietà lavorativa, delle emergenze climatiche, della caduta in basso dei salari e del potere d’acquisto delle famiglie, solo per citarne alcune. Questo ruolo protettivo quasi “materno” delle forze dell’ordine, che saranno sempre più impegnate nel sedare rivolte sociali e non più ad arrestare mafiosi incalliti, viene impersonata appunto da questi personaggi grotteschi ben disegnati, ma inseriti in sceneggiature che dire improbabili è farle un complimento! Vediamo quali sono, appunto, queste storie avventurose, quasi marziane, attraverso la presentazione del sito web della Polizia di Stato dell’ultimo numero del commissario Mascherpa impegnato in una terra infestata dalla ‘ndrangheta: «Marta e Mascherpa, si concedono una fuga d’amore sulla Sila innevata (ma col cambiamento climatico occorre andare in altissima quota per trovare neve! n.d.r.) , ma nel corso di un’escursione in slitta accadrà l’impossibile. In aiuto arriveranno i colleghi della polizia di montagna, per fortuna presenti sul posto per il servizio di sicurezza sulle piste da sci (sono anni che le piste da sci sono il più delle volte chiuse per assenza di neve, n.d.r.) Le indagini che seguiranno porteranno a sgominare una banda di criminali anche grazie all’intervento dei Nocs. Nel frattempo a Cosenza una ragazza si risveglia stordita e sta quasi per cadere dal cornicione di un palazzo storico, ma verrà salvata e aiutata da una psicologa della Polizia di Stato a ricostruire cosa è accaduto e ad affrontare una terribile verità». Come si può notare, c’è proprio un corto-circuito, un compiacimento tutto autoreferenziale verso personaggi che forzatamente vengono inseriti per dipingere ruoli accudenti e salvifici che in realtà potrebbero benissimo, e spesso già lo sono, essere svolti, per esempio, dal soccorso alpino o da associazioni di auto-mutuo aiuto per il presunto stato di disagio psicologico di cui soffrirebbe la ragazza del fumetto. Lo stile fumettistico è stato preso in prestito in passato anche per i famosi calendari, come quello del 2019 che sottolineava con enfasi come «ad ogni tavola, sono associati i nuovi segni distintivi di qualifica, che consentono di cristallizzare, anche graficamente, l’identità civile della Polizia di Stato. I nuovi segni di qualifica saranno adottati dalla Polizia di Stato nel prossimo anno e offriranno la possibilità di proiettare l’Istituzione verso il futuro, chiudendo il percorso di smilitarizzazione intrapreso con la riforma del 1981». Purtroppo non bastano dei nuovi segni di qualifica, oppure una legge, per trasformare una cultura militare in una di “servizio civile”, lo spirito repressivo legalitario è sempre più spesso all’esercizio arbitrario ed illecito della forza tipico degli anni ’70, permangono e spesso, come in questi ultimi anni, subiscono un’accelerazione dettata da chi sta al governo. Potendo contare sulle nostre tasse per produrre questi capolavori artistici per fini propagandistici, il prezzo di copertina viene interamente devoluto alla sezione Assistenza della Polizia di Stato – Piano Marco Valerio, istituito per sostenere i figli minori dei dipendenti della Polizia di Stato affetti da gravi patologie. Questa sorta di “welfare aziendale” pagato, anche se indirettamente, sempre dalle nostre tasse, va ad aggiungersi a tutti gli altri benefit degli appartenenti alle forze dell’ordine non ultimo quelli introdotto dall’ultimo ex-decreto sicurezza, che offre ai poliziotti la tutela legale gratuita in caso di controversie penali e civili. D’altra parte quest’opera di mistificazione, purtroppo, viene portata avanti anche colpendo fasce di età inferiori, quelle che abitualmente giocano a colorare le figure di alcuni album, con favole e personaggi vari. Nel “Carabifantasy da colorare”, ideato dai creativi della II Sezione ufficio Cerimoniale Stato Maggiore V Reparto presso il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, troviamo la carabiniera-Biancaneve, un carabiniere-cacciatore nerboruto che protegge un Cappuccetto Rosso intento a fare il saluto militare e la linguaccia, al lupo cattivo che scappa, è un carabiniere-Geppetto che accoglie tra le sue braccia un Pinocchio di legno. Accudimento, quasi materno, protezione, difesa dei più deboli, immagine rassicurante e pacificatrice e onnipresente, questi sono i concetti che tentano di veicolare nel pubblico dei più piccoli le forze dell’ordine nell’intento strategico di normalizzare un approccio alla vita e alla convivenza tra persone ispirato alla logica militare. Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle Scuole e delle Università
Educazione economico-finanziaria, sport e propaganda targata Guardia di Finanza
Lo scorso anno si pensava che il 250mo anniversario della fondazione della Guardia di Finanza, le cui radici vengono fatte risalire in maniera fantasiosa addirittura al Regno di Sardegna, dinastia Sabauda,  sarebbe stato un evento straordinario. Quest’anno, invece, ancora ai primi di luglio, per il 251mo, festeggiato tra il 20 e il 22 giugno, nella capitale giravano ancora gli autobus del Comune, tappezzati con l’immagine di una giovane e fiera donna finanziera, con postura ieratica. Ciò peraltro farebbe pensare ad una parità di genere che in realtà non esiste affatto. Quindi ci risiamo, perché nell’ultimo scorcio di giugno è andata nuovamente in scena l’ennesima propaganda militarista che, come dimostra la GdF, non perde occasione per organizzare, eventi e fiere con gazebi ed effetti speciali come quello allestito sulla terrazza del Pincio cui abbiamo reso visita come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. Questa volta l’evento della GdF si è svolto all’insegna dello sport per coinvolgere anche lo/la studente/ssa più svogliato/a, attraverso situazioni accattivanti e “avventurose” come la parete di arrampicata che troneggiava su tutto lo spazio dall’alto dei suoi 15 metri di altezza. Nella famosa terrazza di Villa Borghese, affacciata su piazza del Popolo, con la basilica di S.Pietro all’orizzonte è stata allestita una sorta di Villaggio dello Sport dove, soprattutto i/le bambini/e e i/le ragazzi/e, sono stati/e invitati/e a provare uno dei tanti sport attivati presso i centri sportivi della GdF, le ben note Fiamme Gialle, che insieme ad Esercito, Carabinieri e Polizia monopolizzano la pratica sportiva nei livelli agonistici: «Non proponiamo diverse discipline sportive solo a quei pochi che entreranno nelle squadre agonistiche» –  ha tentato di controbattere un ufficiale, sollecitato dalla nostra domanda sul perché avessero deciso di presentare un corpo militare attraverso una sua sezione organizzativa tutto sommato più che marginale. «I nostri impianti, infatti – prosegue nel suo tentativo il finanziere – sono aperti a tutta la cittadinanza ma soprattutto ai ragazzi». Nella realtà ciò è vero solo in parte. Molti club, associazioni, squadre, infatti, semplicemente si “appoggiano” agli impianti sportivi un po’ come le scuole fanno con le loro palestre nei periodi estivi aprendosi alle associazioni sportive nel perio di fermo delle lezioni. Chi entra nei gruppi sportivi ovviamente rappresenta una élite stracoccolata ma appunto una minoranza. L’effetto scenografico e il coinvolgimento avventuroso e ludico hanno sicuramente un loro effetto dirompente sul piano comunicativo, per gli arditi giovani e le aspiranti finanziere cui viene puntualmente segnalato l’imminente bando di concorso. «Qui al villaggio sportivo – ha precisato un altro finanziere – potete vedere quasi metà e metà di uomini e donne proprio perché noi perseguiamo la parità di genere tant’è vero che questo aspetto viene indicato proprio nel bando». Anche qui l’informazione è stata data scorretta e in modo mistificante perché, se è vero che si tiene conto del genere femminile sul piano fisiologico, ciò viene fatto solamente per differenziare le prove valutative preselettive di carattere ginnico. Non essendo previste delle quote ad hoc per uomini e donne proprio per ristabilire la parità numerica che caratterizza la società nel suo complesso, non possiamo fare altro che sottolineare che nell’ambito delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate il genere femminile è rappresentato da non oltre il 7% della popolazione arruolata. La scelta di marketing, a nostro avviso stracolma di stereotipi scelta per il “Villaggio sportivo” della GdF al Pincio, invece, ha visto le donne rappresentate quasi al 50%: chi stava dietro i banconi e accoglieva sempre con un sorriso affettuoso,  accudente e materno,  mamme e papà con prole erano (giovani) finanziere, poco consapevoli, stando alle risposte date alle nostre domande, di essere parte di una messa in scena di stampo patriarcale. Il capolavoro finale di questa coreografia militaresca è stata, infine,  la coppia di giovanissimi/e cadetti/e in alta uniforme che si aggirava sorridente, come fidanzatini innamorati, con spadino luccicante ai fianchi alla ricerca di foto e selfie, tra un pubblico entusiasta.  Dopo un primo giro di osservazione e di domande “in incognito”, l’Osservatorio  è poi passato all’azione con un gesto, non violento e dimostrativo del nostro dissenso, consistito nel distendere uno striscione con la scritta “Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università” e contemporaneamente nel comunicare alle ragazze e ai ragazzi presenti nonché ai loro genitori, la presenza asfissiante nella società e nelle scuole di questa cultura ormai pervasiva che vede nell’istruzione militare, nella cultura della legalità, noi diremmo panpenalista, un presunto baluardo per la convivenza civile e la pace, ovviamente armata.  Noi dell’Osservatorio stigmatizziamo queste strategie subdole che portano acqua al mulino della “cultura militarializzata”, in questo caso nell’ambito dei reati finanziari e che non a caso, vanno a braccetto anche con una nuova iniziativa dell’Unione Europea, ancora una volta rivolta alla cosiddetta “educazione finanziaria”.  Si tratta di “Young Factor” il progetto di economic and financial literacy leader nella scuola secondaria superiore che mira ad elevare il livello di educazione economico-finanziaria degli studenti italiani e a sviluppare il senso di appartenenza all’Unione Europea. Quindi il senso di appartenenza non si diffonde in questo caso attraverso un messaggio di solidarietà attraverso relazioni economiche alternative alla logica del profitto, forme societarie alternative alle società di capitali, o attraverso una finanza etica dove i soldi sono solo lo strumento per intessere nuove relazioni e creare ricchezza intesa come qualità della vita propria e delle comunità e non come “rendita”.  Il modello proposto dai vari progetti di educazione economico-finanziaria, si avvicina più ad un addestramento per promotori finanziari oppure per futuri “trader online” che forse riusciranno a districarsi tra una truffa e l’altra tra un investimento-bufala e l’altro. Ma certamente non per creare ricchezza all’intera società.  > Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle Scuole e delle Università
Guardia di Finanza nelle scuole: disciplinamento, repressione contro educazione e pensiero critico
Con la circolare n. 645, la Dirigente dell’Istituto “Carlo e Nello Rosselli” di Aprilia ha invitato le studentesse e gli studenti delle classi prime a partecipare all’incontro con la Guardia di Finanza, omettendo però i contenuti. Ci ha colpito la circolare, oltre che per il contenuto e l’assenza di contenuto, anche per il fatto che è a firma della DS, Antonietta De Luca,  finita sui giornali locali (https://www.studio93.it/aprilia-contro-le-mafie-negata-lautorizzazione-ai-ragazzi-del-rosselli-per-partecipare-alliniziativa-del-meucci-e-di-libera/) per avere negato agli studenti e alle studentesse della sua scuola l’autorizzazione a partecipare all’iniziativa di Libera, organizzata dal locale liceo Meucci. L’iniziativa cadeva il 31 marzo, Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle Mafie. Accortesi di quanto fosse grave il suo atto, probabilmente per salvaguardare l’immagine della scuola (o la sua?) si sarebbe poi presentata all’iniziativa da sola, così da dimostrare quanto la sua scuola, incarnata nella sua sola persona, si occupasse di lotta alla mafia e legalità: L’ècole c’est moi. Meno dubbi ha avuto la DS sull’aprire le porte della scuola alla Guardia di Finanza. Disinteressandosi anche dei contenuti, ha ritenuto importante fare incontrare i propri studenti e le proprie studentesse con le Forze dell’Ordine che, a sua unica opinione, arricchirebbero il curricolo della scuola di contenuti più formativi di quelli che invece promuove Libera. La scelta della Dirigente mostra l’impianto ideologico della sua gestione nell’affidare a formatori il tema della legalità, ma l’accordo tra MIUR e Guardia di Finanza risale alla Ministra Fedeli, che ha pensato bene di affidare alla Guardia di Finanza “l’insegnamento” dell’allora Educazione Civica, “Cittadinanza e Costituzione”, intesa che prevedeva anche attività di Alternanza Scuola-Lavoro e di tirocini per le studentesse e gli studenti frequentanti il quarto anno delle scuole secondarie di II grado.  https://www.mim.gov.it/-/educazione-alla-legalita-siglato-protocollo-miur-guardia-di-finanza https://www.flickr.com/photos/miursocial/albums/72157686947105444/with/36572643563. Nel tentativo di scoprire i contenuti trattati dalle forze dell’ordine ad Aprilia è il ministero che ci offre un progettino striminzito rivolto agli studenti dalla scuola primaria alle superiori partito nel 2021, che riporta: «viene descritta l’attività svolta dalla Guardia di Finanza, finalizzata al contrasto all’evasione, all’elusione ed alle frodi fiscali, nonché agli illeciti in materia di spesa pubblica, alla contraffazione ed alla criminalità economico-finanziaria […]stimolare maggiore consapevolezza circa il delicato ruolo rivestito dalla Guardia di Finanza, quale organo di polizia dalla parte dei cittadini, a tutela delle libertà economiche». Solita fuffa di banalità sulla legalità, ma soprattutto avvicinamento dei giovani a quest’organo di polizia. Le scuole che hanno deciso di delegare ed esternalizzare l’educazione alla legalità alla Guardia di Finanza sono tante, ne abbiamo riprese alcune solo per tentare di individuare i contenuti trattati ad Aprilia: La direzione didattica secondo circolo di Santarcangelo (RN); Nell’Istituto Comprensivo Carpi Nord l’avvicinamento dei bambini e delle bambine della scuola primaria alla Guardia di Finanza è passato attraverso lo studio dei simboli: «i bambini hanno esplorato curiosità e simboli di questo importante Corpo, come il motivo per cui viene chiamato “Fiamme Gialle”, il significato del mitologico grifone nel suo stemma e il motto araldico “Nec Recisa Recedit” (Neanche Spezzata Retrocede), questo si legge sul sito della scuola che esprime la vera finalità del progetto con successo: L’incontro si è concluso con un entusiasmo contagioso: molti bambini hanno espresso il desiderio di diventare finanzieri da grandi. Ma, al di là delle aspirazioni future, il vero successo di questa iniziativa è stato far comprendere ai più piccoli che la legalità non è una limitazione, ma una garanzia di libertà per tutti». Ovviamente non poteva mancare la Guardia cinofila e il fumetto Finzy per convincere ancora di più i bambini! Sulla presenza delle Guardia di finanza nelle scuole e nello specifico in quelle superiori abbiamo già scritto, evidenziando ad esempio come l’educazione finanziaria possa essere affidata a realtà come Banca Etica; qui vorremmo aprire un ulteriore riflessione partendo da una domanda: quale intento nasconde questa presenza delle forze dell’ordine nelle scuole? Siamo sempre più convinti che oltre all’avvicinamento ai fini di una possibile scelta futura “lavorativa” vi sia anche la volontà più o meno esplicita, di creazione di un clima generico di insicurezza, di diffidenza verso il prossimo, di ansia, di paura. Frode fiscale, lotta alla criminalità, lotta all’evasione è questo il linguaggio che entra nelle scuole. Che si tratti di bullismo, di cyber bullismo, di legalità quello che passa agli studenti è sicuramente l’immagine di un mondo insicuro, contro il quale occorre difendersi, con le armi della legalità e della sicurezza. E da qui facile, poi, dedurre che, in un mondo così criminalizzato, la strada da intraprendere sia quella dell’arruolamento per il ripristino della legalità che tra l’altro, in questi percorsi viene sempre presentata nella forma dell’eroicità. Accettazione del DDL sicurezza, disciplinamento, repressione, coerenza con i “nuovi “ ideali di Nazione e Patria delle Nuove Indicazioni, mentalità di guerra e di lotta, sono queste le conseguenze che tali modelli educativi implicitamente portano nelle scuole, facendo chiudere il cerchio sull’accettazione delle politiche guerrafondaie italiane e europee. Perché tutto viene scelto in nome della sicurezza! Sulla questione del valore educativo di questi progetti abbiamo già scritto tante volte e continuiamo a rimpiangere la scuola in cui la figura di Antigone era l’esempio della non sempre scontata confluenza di legalità e giustizia! Questo è quello che le scuole dovrebbero riprendere a fare, non istigare paura e soluzioni repressive, ma aprire al pensiero critico e alla complessità. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università