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Uganda, l’infermiera che scala le montagne coi vaccini
In Uganda c’è una scala di tronchi alta quasi 300 metri. E ogni giorno un’infermiera la sale per salvare dei bambini. Si chiama Agnes Nambozo, ogni mattina parte alle 6: moto–fango–foresta, e poi quella scala incredibile. La cima del monte Elgon la raggiunge solo dopo quattro ore e mezza. Lassù l’aspettano bambini da vaccinare, madri da assistere, le comunità dei villaggi arroccati che senza di lei non vedrebbe mai un operatore sanitario. In Uganda, la mortalità infantile è scesa da 145 a 40 bambini ogni 1000 nati in venticinque anni. Questo risultato è stato possibile anche grazie a infermiere come lei che portano la salute dove nessuno arriva. Oggi però la sfida è enorme: i tagli ai fondi USAID hanno lasciato interi distretti senza personale. Colleghi licenziati, servizi ridotti, comunità isolate. Eppure Agnes continua a salire. Sempre. Guarda il servizio di Stefano Pancera.   Africa Rivista
Vaccini e alluminio, i numeri che nessuno ti mostra. La realtà che nessuno vuole discutere
Perché parlare di alluminio nei vaccini? Nel primo anno di vita un bambino italiano riceve più alluminio che in qualsiasi altro periodo della sua esistenza, non perché lo ingerisca: perché lo iniettiamo. Abbiamo più volte trattato l’argomento (vedi QUI) mostrando come l’alluminio sia l’adiuvante più usato da decenni ma: * i meccanismi non sono completamente chiariti, * non esistono studi a lungo termine nei neonati, * e i limiti regolatori non considerano peso, co-somministrazione e cumulativo. L’obiettivo di questo nuovo articolo è semplice: mettere i numeri sul tavolo. I VACCINI NON SONO TUTTI UGUALI Ogni vaccino è un prodotto a sé: antigeni, adiuvanti, eccipienti, residui di produzione, stabilizzanti, tensioattivi. Dire “tutti i vaccini sono sicuri” è uno slogan, la realtà scientifica è semplice: ogni vaccino ha un suo rischio-beneficio unico. LE TECNOLOGIE VACCINALI * Vivi attenuati Imitano un’infezione naturale. * Inattivati / subunità Poco immunogeni → richiedono adiuvanti, soprattutto alluminio. * Vaccini genetici (mRNA, DNA, adenovirus) Non usano alluminio, ma altri stimoli immunologici. COSA FA L’ALLUMINIO? L’alluminio è il “segnale di pericolo” che attiva il sistema immunitario ma: * il suo comportamento nel corpo non è completamente noto, * i tempi di smaltimento non sono stati studiati nei neonati, * i sali vaccinali non hanno farmacocinetica paragonabile all’alluminio alimentare. Eppure l’alluminio nei vaccini viene considerato “sicuro” per tradizione, non per dati. QUANTO ALLUMINIO CONTENGONO I VACCINI ITALIANI? Dati ufficiali dei fogli illustrativi EMA: * Esavalente (Infanrix hexa) 0,82 mg * Prevenar 13 0,125 mg * Bexsero (MenB) 0,50 mg
 I NUMERI REALI DEL CALENDARIO ITALIANO A 2 mesi (peso medio 4,5 kg) * Esavalente → 0,82 mg * Prevenar → 0,125 mg * Bexsero → 0,50 mg Totale: 1,445 mg corrispondente a 321 μg/kg A 5 mesi (peso medio 6,5 kg) Stessa combinazione: Totale: 1,445 mg corrispondente a 222 μg/kg A 11 mesi (peso medio 9 kg) * Esavalente → 0,82 mg * Prevenar → 0,125 mg * Bexsero → 0,50 mg Totale: 1,445 mg corrispondente a 160 μg/kg Totale di alluminio iniettato nel primo anno * Esavalente: 3 × 0,82 mg = 2,46 mg * Prevenar: 3 × 0,125 mg = 0,375 mg * Bexsero: 3 × 0,50 mg = 1,50 mg Totale: 4,335 mg di alluminio nel primo anno Oltre 4,3 mg, senza che nessuno lo dica. I LIMITI STABILITI NON PROTEGGONO IL BAMBINO Limite regolatorio della FDA USA è 0,85 mg per singolo vaccino MA non esiste limite per: la somma dei vaccini nella stessa seduta
 i mg/kg di peso
 il totale annuale
 i neonati prematuri
 i neonati di peso inferiore. RISULTATO: A 2, 5 e 11 mesi un neonato riceve 1,445 mg a seduta, più del limite previsto per un singolo vaccino. E questo per tre volte. LA SOGLIA PRUDENZIALE ATSDR Soglia prudenziale sistemica → 1 μg/kg/die Esposizioni reali: * 2 mesi → 321 μg/kg * 5 mesi → 222 μg/kg * 11 mesi → 160 μg/kg Da 160 a 321 volte la soglia prudenziale. Un farmaco qualunque che superasse di 300 volte una soglia tossicologica
→ verrebbe ritirato immediatamente.
Ma sui vaccini?
Silenzio. ATSDR è una sigla che indica: Agency for Toxic Substances and Disease Registry (Agenzia per le Sostanze Tossiche e il Registro delle Malattie)È un’agenzia federale degli Stati Uniti, parte del Department of Health and Human Services (HHS), la stessa struttura del CDC. È l’ente che: * studia la tossicità delle sostanze chimiche * stabilisce livelli di esposizione considerati “minimali” o “a rischio” * pubblica limiti tossicologici per metalli pesanti, solventi, inquinanti * usa criteri molto più prudenti di quelli clinici o industriali * valuta l’impatto su popolazioni vulnerabili (bambini, neonati, donne incinte). È considerata l’autorità principale negli USA per le linee guida tossicologiche: i suoi valori (MRL, Minimal Risk Levels) vengono usati in epidemiologia, pediatria, tossicologia e salute ambientale. PERCHÉ È RILEVANTE NEL DISCORSO SULL’ALLUMINIO DEI VACCINI? Perché l’ATSDR ha stabilito un valore chiave: MRL orale per l’alluminio = 1 mg/kg/die
ma con assorbimento intestinale stimato allo 0,1%. Convertito in equivalente sistemico (cioè quello che realmente entra nel sangue), questo dà: ≈ 1 µg/kg/die Questo è il valore che molti tossicologi considerano una soglia di sicurezza “ragionevole” per neonati, e che è centinaia di volte inferiore rispetto alle dosi realmente iniettate nei bambini durante le sedute vaccinali. PERCHÉ È UN PROBLEMA? Nei vaccini la somministrazione è iniettiva, non orale; l’assorbimento è 100%, non lo 0,1% dell’intestino; il sistema immunitario è stimolato artificialmente; la clearance dei sali di alluminio è lenta, non immediata. RISULTATO? UN NEONATO PUÒ RICEVERE 160–321 VOLTE IL LIMITE PRUDENZIALE ATSDR IN UN SINGOLO GIORNO. DOVE VA L’ALLUMINIO NEL CORPO? Dati noti: * persiste nel muscolo per anni * accumulo nei macrofagi * migrazione verso fegato, milza, cervello * trovato in cervelli umani in quantità elevate (autismo, Alzheimer, SM) * attraversa la barriera ematoencefalica in condizioni immunoattivate * nessuno studio a lungo termine sui neonati Lo studio clinico a cui si fa riferimento per la sicurezza dell’alluminio ha una durata di 24 ore con 15 neonati.
Fine. MMF: LA LESIONE CHE NESSUNO VUOLE DISCUTERE La Miofascite Macrofagica: * macrofagi carichi di alluminio * granulomi nel deltoide * persistenza fino a 10–15 anni * sintomi riportati: stanchezza, mialgie, disturbi cognitivi Non esiste spiegazione alternativa.
Non esiste indagine sistemica.
Eppure è documentata. La posizione ufficiale OMS, FDA, EMA affermano che l’alluminio vaccinale è “sicuro” ma basano tutto su: * modelli matematici * ipotesi di clearance veloce * assenza totale di studi longitudinali sui neonati La co-somministrazione multipla del calendario italiano?
Ignorata. Fatti certi: 1. I mg di alluminio contenuti nei vaccini sono noti e precisi. 2. A ogni seduta si iniettano 1,445 mg. 3. Totale primo anno: oltre 4,3 mg. 4. Esposizione per kg: fino a 321× la soglia prudenziale. 5. Mancano studi sulla farmacocinetica nei neonati. 6. L’alluminio persiste e migra nei tessuti. 7. Esiste la possibilità che si depositi nel cervello umano. 8. Le agenzie non considerano peso, cumulativo, seduta multipla. 9. La sicurezza dell’alluminio è “presunta, non dimostrata”. I numeri ci sono.
Gli studi mancano.
Le garanzie non esistono. In scienza, quando i dati non ci sono, non si dice “sicuro”:
si dice “non lo sappiamo”. E nel caso dell’alluminio “Non lo sappiamo” significa che non possiamo dare per scontato nulla.
Nemmeno ciò che ci hanno sempre chiesto di credere. AsSIS
Autismo e vaccini, CDC crolla sotto il peso delle proprie certezze. E ora dobbiamo chiederci: quanto altro non ci è stato detto?
Ci sono momenti in cui un’istituzione si tradisce da sola. Il CDC lo ha fatto il 19 novembre 2025, quando ha ammesso ciò che qualunque osservatore onesto sapeva da anni: la frase “i vaccini non causano l’autismo” non poggiava su prove solide. Non si tratta di una sfumatura linguistica, né di un aggiornamento tecnico. È un ribaltamento clamoroso di vent’anni di retorica ufficiale, una rivelazione che mette in discussione l’intero impianto comunicativo della sanità pubblica statunitense. Il CDC non dice che i vaccini causano l’autismo — lo ribadiamo. Ma ammette qualcosa di assai più grave: non è stato dimostrato che non lo causino, almeno per i vaccini somministrati nei primi mesi di vita. La domanda che ora si impone, con tutta la sua forza, è la più semplice e la più scomoda: come è stato possibile che un’agenzia federale abbia trasformato una mancanza di prove in una certezza assoluta? Il CDC, per la prima volta, dice esplicitamente ciò che per anni è stato nascosto dietro formule rassicuranti: * gli studi su MMR non stabiliscono cause, * e quelli sul calendario vaccinale dei neonati — DTaP, epatite B, Hib, IPV, pneumococco — sono insufficienti per dire sì o no. Le principali analisi indipendenti lo dicevano già dal 1991 al 2021: le prove non permettono né di escludere né di confermare un legame. E allora perché per vent’anni il messaggio è stato l’esatto opposto? Perché la comunicazione istituzionale ha presentato un “non c’è rapporto” come un dogma scolpito nella pietra? È stata una scelta. Una scelta politica, prima ancora che scientifica, una scelta che oggi implode Per due decenni il dibattito su autismo e vaccini è stato sterilizzato sistematicamente evocando un solo nome: Wakefield. Un episodio, per quanto controverso, è diventato il passe-partout per deridere i genitori, svalutare le testimonianze, ignorare ricerche emergenti, evitare qualunque analisi approfondita col risultato di una generazione intera di scienza mancata. Il CDC oggi ammette non solo che le prove erano insufficienti, ma anche che alcuni studi potenzialmente critici sono stati ignorati. È difficile immaginare una confessione più devastante per un’agenzia di sanità pubblica.  C’è un dettaglio contenuto nella nuova pagina del CDC che meriterebbe di aprire il telegiornale di qualunque Paese democratico: la vecchia frase “i vaccini non causano l’autismo” rimane online solo per un accordo politico con il presidente della Commissione Salute del Senato. Non per ragioni mediche. Non per ragioni scientifiche. Per ragioni politiche. Una frase che per anni è stata usata per zittire genitori, medici, giornalisti e ricercatori oggi viene smascherata nella sua natura: propaganda sanitaria. Quante altre affermazioni “scientifiche” sono state modellate allo stesso modo? Chi ha beneficiato di questa narrativa? E soprattutto: chi ne ha pagato il prezzo? Questo dietrofront arriva mentre l’amministrazione federale: * riapre le revisioni del NIH sulla sicurezza vaccinale, * ripristina la Task Force sui Vaccini dell’Infanzia più Sicuri, * riforma l’ACIP, * e mette in discussione dogmi che sembravano intoccabili. Quando un’istituzione cambia linguaggio, cambia anche la cornice del dibattito. E il CDC ha appena riscritto la cornice del dibattito globale sui vaccini. Non è retorica: la questione non è più chiusa. È ufficialmente aperta. LA DOMANDA PROIBITA ORA DIVENTA UNA PRIORITÀ: STUDIARE DAVVERO, FINALMENTE, I POSSIBILI MECCANISMI BIOLOGICI DELL’AUTISMO Per anni, ipotesi come: * neuroinfiammazione, * vulnerabilità mitocondriali, * adiuvanti, * disregolazione immunitaria precoce sono state liquidate come “teorie marginali”. Oggi, quelle stesse ipotesi entrano — per la prima volta — in uno spazio legittimo di ricerca. Non per concessione politica, ma perché il CDC ha ammesso ciò che da sempre avrebbe dovuto dire: non sappiamo ancora con sicurezza cosa accade nei neonati dopo una serie ravvicinata di stimoli immunitari. Ed è questo il punto: non lo sappiamo perché non lo abbiamo studiato a fondo. Non lo sappiamo perché per vent’anni abbiamo scambiato slogan per scienza. Il momento della verità è arrivato. E la scienza deve ripartire da qui. Siamo davanti a un’occasione irripetibile. Una porta si è aperta — tardi, troppo tardi, ma si è aperta. Ora servono: * studi seri, indipendenti, biologicamente fondati; * analisi su sottogruppi vulnerabili; * ricerche longitudinali; * trasparenza totale nei dati; * un nuovo modo di comunicare, che non scambi il pubblico per un bambino da rassicurare, ma per un cittadino da informare. Dopo vent’anni di frasi rassicuranti costruite sul vuoto, questo è il momento di affrontare la questione con rigore e coraggio. Davvero: se non ora, quando? Fonte: blog Maryanne DeMasi   Ulteriori informazioni: https://www.comilva.org/it/informazione/dal-mondo-ricerca-scientifica-editoriale-comilva/mmr-e-autismo-il-caso-wakefield-come https://www.comilva.org/it/informazione/danno-da-vaccino-redazionale-comilva/i-vaccini-non-causano-lautismo https://comilva.org/it/informazione/dal-mondo-redazionale-comilva/andrew-wakefield-e-i-retroscena-della-controversia https://www.comilva.org/it/informazione/dallitalia-danno-da-vaccino-editoriale-comilva/la-sentenza-riparatrice https://www.comilva.org/it/informazione/redazionale-comilva/bufale-e-controbufale https://comilva.org/it/informazione/giurisprudenza-danno-da-vaccino/autismo-e-vaccinazioni-una-nuova-sentenza-favorevole https://www.comilva.org/it/informazione/redazionale-comilva/non-accettate-notizie-dagli-sconosciuti   AsSIS
Covid-19, Studio italiano: “Aumento dei tumori dopo i vaccini a mRNA”
E’ un tema che abbiamo già trattato approfonditamente e che di recente abbiamo proposto come tema di attualità nell’ambito del diritto alla salute. Il rischio di cancro è aumentato del 23% nelle persone che hanno ricevuto il vaccino COVID-19, secondo uno studio peer-reviewed pubblicato su EXCLI Journal nel luglio 2025. Lo studio ha dimostrato che il rischio di cancro al seno è aumentato del 54% e quello di cancro alla vescica del 62% entro 180 giorni dalla prima vaccinazione. “Si tratta di dati reali e piuttosto preoccupanti”, ha affermato il commentatore medico John Campbell, nel suo programma YouTube mentre illustra i risultati. Lo studio è stato il primo a scoprire prove statisticamente significative di un aumento del rischio di cancro a seguito della vaccinazione contro il COVID-19. I ricercatori hanno esaminato la relazione a lungo termine tra le vaccinazioni contro la SARS-CoV-2 ed i ricoveri ospedalieri per cancro in una coorte di quasi 300.000 residenti della provincia di Pescara, in Italia. I residenti di età pari o superiore a 11 anni sono stati seguiti da giugno 2021 a dicembre 2023 utilizzando i dati ufficiali del Sistema Sanitario Nazionale. I modelli statistici sono stati adeguati per età, sesso, comorbilità, precedenti tumori e precedenti infezioni da SARS-CoV-2, rendendolo il follow-up più completo fino ad oggi sulle diagnosi di cancro dopo la vaccinazione contro il COVID-19.   > “Lo studio ha rilevato che il rischio di diagnosi di cancro era superiore del > 23% per le persone vaccinate con una o più dosi entro 180 giorni dalla prima > vaccinazione, rispetto ai non vaccinati. > Tra le 296.015 persone studiate, 3.134 sono state diagnosticate con cancro.”   Le persone che hanno ricevuto almeno tre dosi del vaccino contro il COVID-19 hanno avuto un aumento del 9% del rischio di diagnosi di cancro entro 180 giorni dalla terza vaccinazione, rispetto ai non vaccinati. Due fattori contribuiscono alla diminuzione dell’aumento del rischio con un numero maggiore di dosi di vaccino, ha affermato Campbell. “Uno è che le persone predisposte al cancro lo avevano già sviluppato” prima che fosse raggiunto il termine di 180 giorni dopo la terza dose, ha affermato Campbell. “Quindi forse l’aumento del 23% dei tumori a sei mesi significa che le persone che svilupperanno il cancro… potrebbero svilupparlo precocemente”. In secondo luogo, il follow-up del cancro richiede decenni per un’analisi adeguata, ha affermato. Non sono stati condotti studi a lungo termine sul vaccino COVID-19, e “questo è stato il problema”, ha affermato Campbell. “Hanno vaccinato i gruppi di controllo in tempi molto brevi… quindi l’intera faccenda è stata un completo disastro”. I tumori al seno, alla vescica e al colon-retto hanno mostrato gli aumenti più elevati e statisticamente significativi nei pazienti vaccinati rispetto a quelli non vaccinati. Il rischio di cancro al seno è aumentato del 54% e quello di cancro alla vescica del 62% nelle persone che hanno ricevuto almeno una dose del vaccino COVID-19, 180 giorni dopo la somministrazione. Il cancro al colon-retto è aumentato del 34%. Nelle persone che avevano ricevuto almeno tre dosi del vaccino contro il COVID-19, 180 giorni dopo la terza dose, il rischio di cancro al seno era aumentato del 36% e quello di cancro alla vescica del 43%. Il rischio di cancro colon-rettale è aumentato del 14%, ma questo aumento non è stato considerato statisticamente significativo a causa delle dimensioni ridotte del campione dello studio. Anche i tumori dell’utero e delle ovaie hanno mostrato un aumento dopo una e tre dosi, sebbene i numeri non fossero statisticamente significativi. Campbell ha spiegato: “Sembra che ci sia un aumento reale, ma se si tiene conto del fatto che persone sono state ricoverate con tumori, quando si suddivide per tipo di tumore, a volte i numeri non sono sufficienti per dare un risultato statisticamente significativo”. Oltre ad analizzare il rischio di cancro, lo studio ha valutato il rischio di mortalità per tutte le cause associato allo stato di vaccinazione contro il COVID-19. Durante lo studio, i risultati hanno mostrato che le persone vaccinate hanno dimostrato una minore probabilità di morte per tutte le cause. “Questo è quasi certamente attribuibile a quello che chiamiamo effetto del vaccinato sano”, ha detto Campbell. “Ci è stato detto, manipolato, mentito, chiamatelo come volete, che questo vaccino era buono per la nostra salute. Quindi, le persone interessate alla salute hanno avuto la tendenza a farsi vaccinare”. Gli autori dello studio hanno affermato che il pregiudizio del “vaccinato sano” che induce a pensare che i vaccini riducano i decessi, potrebbe sottovalutare i rischi di cancro. Si legge nello studio: “il bias dei vaccinati sani, analogamente a come probabilmente porta a una sovrastima dell’efficacia del vaccino contro la mortalità per tutte le cause, potrebbe anche portare a una sottostima del potenziale impatto negativo della vaccinazione sui ricoveri ospedalieri dovuti al cancro. Essendo, lo stile di vita più sano, tipicamente associato alla vaccinazione che può ridurre il rischio di carcinomi”.   > Video di John Campbell che analizza lo studio:     Fonte: LO STUDIO “VACCINAZIONE CONTRO IL COVID-19, MORTALITÀ PER TUTTE LE CAUSE E RICOVERO OSPEDALIERO PER CANCRO: STUDIO DI COORTE DI 30 MESI IN UNA PROVINCIA ITALIANA”  –  QUI LA VERSIONE PDF  https://childrenshealthdefense.org/defender/covid-vaccine-linked-sharp-rise-cancer-italian-researchers-find-john-campbell/ Lorenzo Poli
La nuova via della salute: la diplomazia medica di Iran, Cuba e l’Africa
Con la pandemia di Covid-19 la questione della salute è tornata ad essere un argomento sensibile, se non centrale nel dibattito politico. E anche se alla fine, alle nostre latitudini occidentali, non è cambiato molto in termini di privatizzazione dei servizi sanitari e speculazione attraverso grandi affari farmaceutici, si è […] L'articolo La nuova via della salute: la diplomazia medica di Iran, Cuba e l’Africa su Contropiano.
Morbillo: nel 2024 a livello globale sono stati registrati oltre 359.500 casi
SETTIMANA MONDIALE DELLE VACCINAZIONI (24 – 30 aprile) UNICEF/morbillo: nel 2024 a livello globale sono stati registrati oltre 359.500 casi. Negli ultimi 5 anni epidemie di morbillo si sono verificate in oltre 100 paesi in cui vivono tre quarti dei bambini del mondo. Dal 1974 i vaccini contro il morbillo hanno salvato circa 94 milioni di vite. Ogni anno, l’UNICEF consegna circa 250 milioni di dosi di vaccini contro il morbillo. 28 aprile 2025- Nel 2024 a livello globale sono stati registrati oltre 359.500 casi di morbillo. Le epidemie di morbillo sono in crescita in tutto il mondo e negli ultimi 5 anni si sono verificate in oltre 100 paesi in cui vivono circa tre quarti dei bambini del mondo. Si stima che i casi di morbillo abbiano raggiunto i 10,3 milioni nel 2023, con un aumento del 20% rispetto al 2022. Il morbillo uccide circa 300 persone ogni giorno, ovvero 12 persone ogni ora, la maggior parte sono bambini sotto i 5 anni. Attualmente, il tasso della copertura globale della prima dose di vaccino contro il morbillo è dell’83%, quello della seconda dose è solo del 74% – molto al di sotto dei livelli necessari per la protezione. Per proteggere le comunità dalle epidemie di morbillo è necessaria una copertura pari o superiore al 95% con due dosi di vaccino contenente il morbillo. La diffusione del morbillo non conosce confini, infatti tutti i bambini che non sono protetti dal morbillo attraverso la vaccinazione sono a rischio, con i bambini malnutriti e quelli sotto i cinque anni più a rischio. I vaccini sono sicuri e efficaci e rappresentano il modo migliore per proteggerei bambini dalla malattia. Dal 1974 i vaccini contro il morbillo hanno salvato circa 94 milioni di vite. Sebbene la maggior parte dei Paesi includa il vaccino contro il morbillo nei propri programmi di immunizzazione, troppi bambini non sono ancora protetti. Quando un bambino viene colpito dal morbillo, il 90% di coloro che vi entrano a stretto contatto, se non sono già stati vaccinati, saranno contagiati. Anche quando un bambino sopravvive al contagio da morbillo, il virus può avere conseguenze sulla sua salute nel lungo periodo o disabilità permanenti. In alcuni casi, gravi complicazioni possono includere polmonite, diarrea grave, cecità ed encefalite (gonfiore del cervello). Il morbillo può anche indebolire il sistema immunitario del bambino e renderlo più vulnerabile ad altre infezioni anche dopo la guarigione, un fenomeno noto come amnesia immunitaria. Dato che il morbillo si diffonde rapidamente, mantenere alti i tassi di vaccinazione nelle comunità è fondamentale per prevenire le epidemie. La vaccinazione di routine contro il morbillo e le campagne di immunizzazione di massa nei Paesi con un alto tasso di casi sono fondamentali per porre fine alle epidemie e ridurre i decessi per morbillo a livello globale. Ogni anno, l’UNICEF consegna circa 250 milioni di dosi di vaccini contro il morbillo. Questi vaccini sono essenziali per proteggere i bambini dal morbillo attraverso programmi di immunizzazione di routine e campagne preventive in oltre 90 Paesi. I vaccini sono inoltre fondamentali per rispondere alle epidemie di morbillo, anche in contesti di conflitto e umanitari. Continuando a investire e a dare priorità ai vaccini, possiamo garantire che nessun bambino muoia per una malattia che sappiamo come prevenire. UNICEF