Il gorgo trumpiano
Mentre la retorica politica non nasconde la verità sulla funzione dei Centri di
Permanenza per il Rimpatrio, la demagogia propagandistica sulla loro gestione
invece ne cela l’aberrante realtà, recentemente testimoniata da un giovane
recluso e nel 2024 dettagliatamente descritta nel “libro bianco” pubblicato da
Altrɘconomia.
Gli autori dell’inchiesta sono Lorenzo Figoni, consulente dell’Associazione per
gli Studi Giuridici sull’Immigrazione e policy advisor per ActionAid Italia, e
il reporter di Altrɘconomia, Luca Rondi, che i redattori di PRESSENZA avevano
intervistato nel gennaio scorso 1 e hanno interpellato all’incontro organizzato
il 6 maggio a Casale Monferrato da alcune associazioni locali e il 13 maggio
interverrà a un’iniziativa organizzata da Como Senza Frontiere insieme a Igor
Zecchini della Rete Mai Più Lager – No ai CPR.
Quali implicazioni ha la dichiarazione con cui Donald Trump ha messo in dubbio
il diritto dei migranti al due process che la Costituzione degli USA garantisce
a cittadini e residenti nella nazione americana?
Luca Rondi : “Trump è l’esasperazione di un modello messo in pratica anche
altrove. Mostrare le catene ai piedi delle persone rimpatriate serve a fare
scalpore. Invece con questa affermazione Trump ha sollevato il velo che ammanta
una verità: siccome la tutela giuridica dei migranti è lacunosa, i diritti dei
rimpatriati non sono riconosciuti dagli ordinamenti di molte nazioni, degli USA
come di tanti altri paesi, tra cui anche l’Italia”.
Infatti nel vortice di ingiustizie generato dalla collisione tra le lacune nella
tutela dei diritti umani con una sequela di leggi e decreti italiane infatti
ogni anno viene spezzata la vita di da 7 a 8 mila persone recluse nei Centri di
Permanenza per il Rimpatrio “ex art. 14 D. Lgs. 286/1998 istituiti per
consentire l’esecuzione del provvedimento di espulsione” 2 .
I CPR sono dove i migranti vengono trattenuti in detenzione amministrativa per
il periodo di tempo che intercorre dall’arresto all’accertamento delle loro
identità e del loro status e nell’organizzazione del loro ritorno al paese di
provenienza. Le statistiche però mostrano che una metà di loro sia destinata al
rimpatrio, l’altra metà invece no, perciò che molti vengano reclusi nei CPR per
errore.
I video diffusi da un giovane arrestato nel febbraio scorso 3 provano che i
detenuti sono ammassati in spazi angusti e malsani, malnutriti, maltrattati e
sedati con psicofarmaci e, come Luca Rondi ha sottolineato presentando
l’inchiesta a Casale Monferrato, costretti a subire condizioni che un magistrato
ha definito peggiori del “41bis”, cioè del famigerato regime carcerario italiano
più restrittivo possibile.
Ciascun CPR è amministrato dalle prefetture locali applicando le direttive del
Ministero degli Interni, che nel 2016 ne aveva pianificato l’apertura di uno in
ognuna delle 20 regioni. Attualmente sono in funzione una decina di strutture,
fatiscenti, a Bari, Brindisi, Caltanissetta, Gradisca d’Isonzo (GO), Macomer
(NU), Milano, Palazzo San Gervasio (PZ), Roma, Torino e Trapani e il complesso
adibito allo scopo a Gjader, in Albania.
Nei dati e documenti raccolti da Luca Rondi insieme a Lorenzo Figoni inoltre
emerge che la gestione dei CPR sfugge a ogni controllo da, ormai, numerosi anni
e tanti governi di vari “colori”.
Nell’incontro a Casale Monferrato Luca Rondi ha riferito di molti sperperi in
cui, palesemente, si riscontrano le evidenze di lucri. Ad esempio l’eclatante
fornitura di servizi affidata a una società “fantasma”, estinta molto prima
dell’assegnazione dell’appalto e confermata persino dopo che tale incongruenza
era stata segnalata.
Inoltre, l’assurdità di un programma di attività ricreative e, in particolare,
di un gioco ludo-didattico su cui Luca Rondi ha soffermando l’attenzione della
platea monferrina.
Palesemente infatti il passatempo di cui il programma spiega con enfasi che è
stato appositamente congeniato per intrattenere e, al contempo, educare i
detenuti nei CPR perché per insegnare loro la regola aurea “non fare agli altri
quello che non vorresti fosse fatto a te” ha la stessa funzione dell’insegna
Arbeit macht frei (il lavoro rende liberi) apposta sul cancello del campo di
concentramento di Auschwitz.
E che questa analogia sia aderente alla realtà italiana storica e attuale lo
confermano molti fatti inconfutabili.
Prima dei nazisti in Europa, campi di concentramento in cui deportare civili in
massa furono allestiti in Africa da Pietro Badoglio, il generale italiano
responsabile di molti crimini di guerra e contro l’umanità, che consegnò le
colonie al regime fascista e a cui in Monferrato è dedicato un museo in cui sono
esposti i cimeli delle sue imprese decantate nelle rime di Faccetta Nera che nei
giorni scorsi al raduno nazionale degli alpini è stata “sfacciatamente” cantata
in risposta alle proteste contro il Remigration Summit.
1 – Chiusi i manicomi. Aperti i CPR – Luca Rondi con Ettore Macchieraldo e
Valentina Valle, PRESSENZA / 11.01.2025
2 – Ministero dell’Interno / sistema accoglienza sul territorio/ centri per
l’immigrazione
3 – La storia di M. che su TikTok documenta la vita dentro i Centri di
permanenza per il rimpatrio – Aurora Mocci, Altrɘconomia / 09.05.2025
* Luca Rondi e Lorenzo Figoni – GORGO CPR. TRA VITE PERDUTE, PSICOFARMACI E
APPALTI MILIONARI
* Luca Rondi e altri – Chiusi dentro. I campi di confinamento nell’Europa del
XXI secolo
* Luca Rondi e Duccio Facchini – Respinti. Le “sporche frontiere” d’Europa, dai
Balcani al Mediterraneo
Il prossimo incontro con Luca Rondi è a Como, martedì 13 maggio alle h 21,
presso l’Oratorio di Rebbio (via Lissi 11). Delle funzioni repressive del
sistema carcerario si parlerà anche a Torino, venerdì 16 maggio alle 18:30, alla
Libreria Belgravia (via Vicoforte 14), un appuntamento nel calendario del Salone
del Libro che coinvolge l’Associazione Editoriale Multimage insieme alla
redazione di PRESSENZA.
Redazione Piemonte Orientale