Sport (in caserma) come premio per pochi studenti e studentesse “brave/i”
Sono passati da 350 a 400 i posti offerti nei corsi di vela messi a disposizione
di ragazzi e ragazze delle scuole secondarie superiore dalla Marina Militare in
collaborazione con la Federazione Italiana Vela.
Risulterebbe ridondante ricordare, anche questa volta, la percentuale risibile
di questi fortunati “cadetti” sul totale degli studenti Italiani, perché non si
discosta di molto da quella calcolata in un nostro precedente articolo, un anno
fa
(https://osservatorionomilscuola.com/2024/06/13/cercasi-marinai-in-divisa-disperatamente-larruolamento-e-la-propaganda-sportiva/).
Ciò che vogliamo stigmatizzare è invece, ancora una volta, il concetto di sport
come premio e non come diritto. Anche in questa edizione, la Federazione Vela
Italiana, propone un modello classista nell’approccio ad uno sport che già in
partenza viene associato ad uno sport d’élite, discostandosi dalla propria
mission istituzionale cioè diffondere ed avvicinare ampie fasce di popolazione
ad uno sport, oggettivamente non economico in confronto all’atletica o al
calcio.
Occorre inoltre avere come requisito, calcolando anche il voto in condotta, una
media scolastica più che buona e solo in caso di parità di punteggio, un ISEE
sgavorevole. Un altro elemento distorsivo rispetto ad uno sport socialmente
“sano” ovvero inclusivo, ludico, democratico e non “addestrativo” e
iper-competitivo, è il modello organizzativo gerarchico-militare che si
rivendica nel bando. Un modello che non tollera conflitti o comportamenti troppo
ribelli: l’espulsione dal corso è infatti una delle modalità sanzionatorie per
atteggiamenti non conformi alla disciplina militare all’interno delle varie
accademie navale dove vengono ospitati i corsi.
Anche il tesseramento alla F.I.V. viene presentato come l’ingresso in un club
esclusivo, mentre in realtà è semplicemente obbligatorio, anche e soprattutto
per la copertura assicurativa.
Siamo quindi di fronte ad un modello organizzativo militaresco che impone
disciplina e conformismo anche nell’ambito dell’educazione fisica dove dovrebbe
invece prevalere l’aspetto ludico, la collaborazione consapevole tra pari, più
che il cameratismo muscolare da “ufficiale e gentiluomo”.
Sono molti i modi in cui la Marina Militare negli ultimi anni ha messo in atto
strategie di avvicinamento e/o di arruolamento puntando all’abbassamento della
soglia di diffidenza rispetto ad un’istituzione che a differenza di tutte le
altre, in ambito civile, mette in conto l’uso legittimo della forza, anche
omicida: per i più piccini si ricorre anche ai fumetti per raccontare le
“Avventure di una lupa marina” mentre passando ad altre fasce di età si tenta di
affascinare famiglie e ragazzi/e con i tour sulla nave Amerigo Vespucci,
costruita nel 1931 e testimone, a nostro avviso, di una potenza di cartapesta ai
tempi del fascismo, oppure si fa provare l’ebbrezza dei simulatori tra siluri e
sottomarini, o ancora, si propone un’immagine empatica patrocinando, a solo
scopo di immagine, “WoW” Wheels on Waves, Around the world 2023/2025, con
“Spirito di Stella”, un mega-catamarano a vela attrezzato per accogliere skipper
in sedia a rotelle.
(https://osservatorionomilscuola.com/2024/06/13/cercasi-marinai-in-divisa-disperatamente-larruolamento-e-la-propaganda-sportiva/)
Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle
università