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Canada, campagna di Yves Engler a leader del New Democratic Party: luci e ombre
Il 10 novembre 2025 abbiamo tenuto la nostra consueta riunione generale del lunedì sera su Zoom per la campagna di Yves Engler. Si svolge subito dopo l’ora dedicata alla politica estera canadese, che è stata ridotta a mezz’ora a causa della campagna. All’inizio alcune persone si perdevano passando da una sala Zoom all’altra, ma ora il sistema funziona bene e riusciamo a entrare rapidamente nella sala Zoom giusta. Innanzitutto la buona notizia: il tour di Yves nel Canada orientale è andato bene. Ha apprezzato la preparazione e il sostegno a Toronto; e ha elogiato in particolare la pulizia dopo l’evento. Sì, il sostegno al tour non è solo fatto di pompon e macchine fotografiche! Ad Halifax ha trovato molto sostegno per “Case, non bombe”. Parallelamente al tour, sui social media sono comparsi vari. Ad esempio, la posizione di Yves sulla “pace fondata sulla giustizia” e sulla “riconciliazione con le nazioni indigene attraverso la restituzione delle terre” è stata riconosciuta da Jafrikayiti (Jean Saint-Vil). Si può anche leggere che “Yves Engler promette l’istruzione gratuita e la cancellazione dei prestiti studenteschi” e che in Canada “quasi due milioni di persone stanno ancora pagando i prestiti studenteschi” (la popolazione canadese è di circa 42 milioni di persone). Abbiamo ora raggiunto i 100.000 dollari canadesi necessari per la candidatura di Yves a leader del partito. Tuttavia, vi sono alcuni dubbi sul fatto che le donazioni possano essere accettate prima che un candidato entri formalmente in gara. Inoltre, tutti i contributi devono essere elaborati attraverso il partito. Yves ha presentato domanda di verifica il 10 novembre 2025 e i contributi sono stati accettati molto prima. Tuttavia, la campagna ha seguito le regole di Elections Canada. È interessante notare che la somma richiesta è passata da 30.000 dollari canadesi nel 2017 a 100.000 dollari canadesi oggi. Vale anche la pena notare che alcuni candidati stanno facendo fatica a raccogliere la somma richiesta e che per alcuni è difficile ottenere il numero di firme necessario: 500, più 50 in ciascuna delle 5 regioni del Paese. Purtroppo, poiché non è ancora stato sottoposto a verifica, Yves non ha potuto partecipare al dibattito sulla leadership che si è tenuto il 27 novembre in francese a Montreal. Peccato, visto che Yves è l’unico candidato in grado di discutere in francese. Il comitato di verifica della leadership è composto da tre membri. Yves afferma che la procedura di verifica del partito dovrebbe essere effettuata invece dai membri dell’NDP. In un articolo sulla verifica, Yves sottolinea che Zohran Mamdani non è mai stato sottoposto a verifica e osserva che Zohran sarebbe stato probabilmente bloccato dal comitato di verifica dell’NDP. Infatti, il questionario dell’NDP chiede ai candidati di elencare loro dichiarazioni “che sono state/potrebbero essere considerate politicamente ‘controverse’”. Sono certa che molte di queste dichiarazioni si possano trovare nei libri o negli articoli di Yves. Ad esempio, Yves dichiara che “la NATO non è solo un pericolo per la pace, ma anche una minaccia per le istituzioni democratiche”; mentre il primo ministro canadese, Mark Carney, afferma che “la NATO rimane una pietra miliare della sicurezza transatlantica”. Un’altra domanda posta nel documento di verifica è se il candidato sia mai stato arrestato. Mamdani è stato arrestato almeno tre volte. Yves è stato arrestato durante alcune proteste ed è stato incarcerato tre volte. Yves ha così proposto un esilarante modulo di verifica alternativo in cui le domande sono, ad esempio: 1. Sei mai stato accusato di preoccuparti troppo della giustizia sociale? – Sì – No 2. Sei stato incarcerato per esserti opposto alla complicità canadese nel genocidio? – Sì – No – Non partecipo nemmeno alle manifestazioni A volte, tutti questi problemi sono scoraggianti, ma quando penso alla Palestina, ai senzatetto e a tante altre questioni, quando vedo il livello di impegno ed entusiasmo dei volontari, quando vedo la nostra amata piattaforma , desidero davvero che Yves abbia successo e diventi leader del partito. Traduzione dall’inglese di Anna Polo   Evelyn Tischer
Yves Engler sarà lo Zohran Mamdani canadese?
Dopo le elezioni federali del 2025 in Canada, l’allora leader del New Democratic Party (NDP), Jagmeet Singh, ha perso il suo seggio alla Camera dei Comuni, che fa parte del Parlamento canadese e conta 343 seggi. Allo stesso tempo, l’NDP è passato da 24 seggi a 7, perdendo il suo status ufficiale, che richiede una rappresentanza di 12 seggi. Di conseguenza, Singh si è dimesso e l’NDP ha bisogno di un nuovo leader che sarà eletto nel marzo 2026. Da alcuni anni seguo il programma settimanale “Canadian Foreign Policy Hour”, condotto su Zoom da Yves Engler, in cui Yves discute il ruolo del Canada all’estero e invita il pubblico a porre domande e fare commenti. Durante questa ora, nella chat si svolge una discussione parallela e molto vivace, poiché i partecipanti pongono domande e rispondono, scambiandosi commenti, battute e incoraggiamenti. Yves è autore di numerosi articoli e ha scritto o è co-autore di 13 libri. Nel luglio di quest’anno Yves ha annunciato che il New Democratic Party (NDP) Socialist Caucus gli aveva chiesto di candidarsi alla guida dell’NDP; all’inizio aveva rifiutato la proposta, ma in seguito l’aveva accettata. Candidatura significa campagna elettorale e campagna elettorale significa volontari. Quando è arrivate la richiesta di volontari, mi sono chiesta: dovrei farlo? Mi piacciono la compassione di Yves e il suo appello alla giustizia per Haiti, la Palestina e i Paesi in cui le persone sono sfruttate a causa delle industrie minerarie canadesi. D’altra parte, so che le campagne politiche significano lotta e spesso lotta sporca, e io non ho alcuna esperienza in questo campo. Alla fine mi sono detta che fare campagna per Yves potrebbe essere il modo migliore per aiutare questo povero mondo e in particolare la Palestina e mi sono unita alla campagna. Poi sono arrivate le richieste di sostenere la candidatura di Yves alla guida dell’NDP e di donare denaro. Per interagire con altri volontari in tutto il Canada, alcuni di noi si sono iscritti a Discord, dove scambiamo commenti, idee, consigli, video, articoli e naturalmente battute. Vengono formati comitati di volontari: comitato politico, comitato per la raccolta fondi, comitato per i social media e così via. Entro a far parte del comitato politico e partecipo alla prima riunione, su Zoom, preparandomi a insulti e litigi. Dietro al signore che ci dà il benvenuto ci sono scaffali pieni di libri e un mappamondo. Amo molto i libri e i mappamondi, quindi questo mi rassicura. Vengono raccolte idee per le politiche e suggerimenti e commenti sono ben accetti. Il tono è rispettoso. Dico che il Canada dovrebbe firmare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPAN) e questo suggerimento viene accettato. È incredibile! Un piccolo gruppo – che in seguito è cresciuto fino a circa 45 persone – può decidere la politica del Canada. Se Yves diventa leader dell’NDP, e se… e se… ciò che ha deciso un piccolo gruppo potrebbe definire la politica del Canada! E io sogno… alloggi garantiti per tutti, il Canada fuori dalla NATO, lo scioglimento dell’Accordo di difesa nordamericano (NORAD). (Vedi la piattaforma) A settembre, Yves ha deciso di fare un tour in Canada e ci ha chiesto di dargli il benvenuto. Sentendomi audace, gli ho risposto via e-mail: “Fermati a Regina, ti daremo il benvenuto”. Lui ha risposto: “Sarò felice di venire”. La sua tappa a Regina è prevista per il 25 settembre. Il Regina Peace Council, anche se come gruppo non sostiene la candidatura di Yves, è sempre felice di ascoltare un discorso che rientra nei suoi interessi e contribuisce a organizzare l’accoglienza. Porteremo degli snack. Caffè? No, la sala è piccola e i tavoli devono essere rimossi per fare spazio a più sedie. Quindi “portatevi da bere”! “Uno dei motivi per cui mi candido è perché siamo nel secondo anno di un olocausto trasmesso in diretta streaming. Ogni singolo giorno ci sono 50, 100, 150 palestinesi che vengono massacrati a Gaza e quando si tratta di Israele il nostro governo, dopo due anni, non rispetta nemmeno la legge canadese” ha spiegato Yves. Dopo il discorso ho sentito alcuni commenti di apprezzamento e spero che Yves abbia guadagnato qualche sostenitore in più. Il numero dei volontari ormai supera i 1.000 e i comitati sono molto impegnati. Riconosco alcune persone della Canadian Foreign Policy Hour. Bianca, la moglie di Yves, sempre gentile ed entusiasta, è spesso presente per aiutare e organizzare, così come Yves. Di tanto in tanto si vedono i loro due bambini piccoli, che hanno bisogno di uno spuntino, di un orsacchiotto o di una mediazione. Una volta terminata la stesura del programma, è necessario tradurlo in francese. Si forma un gruppo di traduttori e si scambiano messaggi frenetici: “Come si scrive ‘é’?”. “Yves è un femminista, quindi femminilizziamo il più possibile!”. Finalmente, la piattaforma – Il capitalismo non può essere riparato – Avanti verso un futuro socialista – è terminata sia in inglese che in francese. È una festa! Questa proposta politica è il nostro bambino e il cuore della campagna. Se tutto questo diventerà realtà, sarà il paradiso. Anche se solo l’1% sarà attuato, sarà un grande miglioramento. È divertente scoprire che, mentre lavoriamo per Yves, su Pressenza appaiano articoli sulla campagna di Zohran Mamdani, candidato sindaco a New York City. È interessante fare dei confronti: entrambi vogliono la sicurezza alimentare. Zohran vuole supermercati popolari , Yves vuole che le grandi catene di negozi alimentari siano nazionalizzate secondo un modello cooperativo. Zohran vuole tassare i multimilionari, Yves vuole abolire i miliardari. Non credo che amiamo Yves allo stesso modo in cui i sostenitori di Zohran amano il nuovo sindaco di New York. Per noi Yves è come un membro della famiglia che sosteniamo, ammiriamo e rispettiamo. E speriamo che gli sia permesso di portare del bene in questo mondo. Traduzione dall’inglese di Anna Polo con l’ausilio di un traduttore automatico             Pressenza New York
Venezuela. Gran Bretagna e Canada prendono le distanze dagli USA sui raid militari
L’intelligence britannica ha smesso di condividere informazioni con gli Stati Uniti su navi sospettate di traffico di droga nei Caraibi, dopo aver considerato che gli attacchi militari statunitensi contro sospetti trafficanti violano il diritto internazionale. E’ quanto riferisce la CNN, a seguito di informazioni trapelate da fonti che hanno familiarità con la questione. Per […] L'articolo Venezuela. Gran Bretagna e Canada prendono le distanze dagli USA sui raid militari su Contropiano.
Gli hacker rovinano la giornata a Trump. Gli schermi di quattro aeroporti USA inneggiano alla Palestina
Un gruppo di hacker, secondo le prime indagini di origine turca, ha preso il controllo degli altoparlanti e dei maxischermi di quattro grandi aeroporti statunitensi, diffondendo messaggi a sostegno di Hamas e contro i governi di Washington e di Tel Aviv. Nel messaggio un esplicito “Vaffanculo Trump” e “Free Palestine” Da […] L'articolo Gli hacker rovinano la giornata a Trump. Gli schermi di quattro aeroporti USA inneggiano alla Palestina su Contropiano.
Gli interventi umani non riescono a fermare l’aumento dei grandi incendi causati dal cambiamento climatico
I ricercatori hanno stabilito un legame diretto tra il cambiamento climatico e l’aumento della frequenza e dell’intensità dei grandi incendi in tutto il mondo, collegandolo anche a migliaia di decessi in più causati dal fumo negli ultimi decenni. In due studi separati, gruppi di ricerca dell’Università Dalhousie, del Belgio, del Regno Unito e del Giappone hanno studiato l’entità dei grandi incendi e il loro effetto sulla salute umana, riscontrando un peggioramento dei risultati per entrambi. Infatti, il gruppo di ricerca stima che negli anni ’60 i decessi correlati al fumo dei grandi incendi fossero meno di 669 all’anno, ma che tale cifra sia salita a 12.566 negli anni ‘10 di questo secolo. Uno studio pubblicato su Nature Climate Change ha confrontato modelli di grandi incendi con e senza gli effetti dei cambiamenti climatici, mostrando un aumento della frequenza e dell’intensità degli stessi in molte regioni, in particolare negli ecosistemi sensibili delle savane africane, dell’Australia e della Siberia. I risultati, tuttavia, evidenziano notevoli differenze regionali. In Africa, dove si trova fino al 70% della superficie bruciata a livello globale, si è registrato un netto calo dei grandi incendi, dovuto in gran parte all’aumento dell’attività umana e alla frammentazione del territorio che rendono più difficile la propagazione degli incendi. Al contrario, nelle zone boschive della California e della Siberia, il numero di incendi è in aumento a causa dei periodi di siccità più lunghi e delle temperature più elevate legate al cambiamento climatico. > “Lo studio è importante perché mostra e quantifica l’influenza dei cambiamenti > climatici sull’aumento dei grandi incendi in tutto il mondo, soprattutto > considerando l’impatto degli incendi sulla società e il loro effetto di > retroazione sui cambiamenti climatici”, afferma la dottoressa Sian > Kou-Giesbrecht, professore associato presso il Dipartimento di Scienze della > Terra e dell’Ambiente dell’Università Dalhousie, che ha condotto e analizzato > le simulazioni del modello canadese sugli incendi e ha collaborato alla > stesura di entrambi i rapporti. PERDITA DI CONTROLLO L’equipe ha utilizzato modelli che hanno preso in considerazione vari fattori quali il clima, la vegetazione e la densità della popolazione. I ricercatori sottolineano che, sebbene attività umane quali la lotta agli incendi e la gestione del paesaggio possano avere un effetto moderatore, spesso ciò non è sufficiente a contrastare completamente l’impatto dei cambiamenti climatici, specialmente negli anni caratterizzati da condizioni meteorologiche estreme. > “Ciò che colpisce è che nei periodi con un numero di incendi da basso a > moderato, gli interventi diretti dell’uomo hanno un effetto significativo. > Tuttavia, nei periodi con molti incendi, l’effetto dei cambiamenti climatici è > predominante, il che significa che in questi casi perdiamo il controllo”, ha > affermato Seppe Lampe, climatologo presso la Vrije Universiteit Brussel e uno > degli autori principali dello studio. Sebbene le attività umane, quali i cambiamenti del paesaggio e la crescita demografica, riducano generalmente l’area bruciata, l’effetto dei cambiamenti climatici continua ad aumentare. Le simulazioni mostrano che il cambiamento climatico ha aumentato la superficie bruciata a livello globale di quasi il 16% dal 2003 al 2019 e ha aumentato del 22% la probabilità di registrare mesi con un’area bruciata superiore alla media globale. Inoltre, il contributo del cambiamento climatico alla superficie bruciata è aumentato dello 0,22% all’anno a livello globale, con l’aumento maggiore registrato nell’Australia centrale. I risultati sottolineano l’importanza di una riduzione immediata, drastica e sostenuta delle emissioni di gas serra, insieme a strategie di gestione del paesaggio e degli incendi, per stabilizzare l’impatto degli incendi sulla vita, sui mezzi di sussistenza e sugli ecosistemi, afferma l’articolo. AUMENTANO I DECESSI CAUSATI DAL FUMO DEI GRANDI INCENDI Un altro studio ha rilevato che i cambiamenti climatici potrebbero aver aumentato di dieci volte la percentuale di decessi correlati al fumo dei grandi incendi nell’arco di circa 50 anni, un fenomeno che finora era stato in gran parte non quantificato. I ricercatori, tra cui quelli dell’Istituto Nazionale di Studi Ambientali del Giappone, hanno utilizzato modelli di incendio-vegetazione in combinazione con un modello di trasporto chimico e un quadro di valutazione dei rischi per la salute, per attribuire al cambiamento climatico la mortalità umana globale dovuta alle emissioni di particolato fine da incendi tra il 1960 e il 2019. Hanno scoperto che tra l’1% e il 3% delle morti causate dagli incendi negli anni ’60 erano attribuibili al cambiamento climatico, mentre fino al 28% lo erano negli anni ’10 di questo secolo, a seconda del modello utilizzato. SUD AMERICA, AUSTRALIA, EUROPA E LE FORESTE BOREALI DELL’ASIA HANNO REGISTRATO I LIVELLI DI MORTALITÀ PIÙ ELEVATI. > “Può essere difficile attribuire gli incendi boschivi al cambiamento climatico > a causa della complessità delle interazioni tra condizioni meteorologiche > favorevoli agli incendi, effetti del cambiamento globale sui potenziali > combustibili, gestione del territorio e cause di incendio, ma in questi > progetti internazionali abbiamo attribuito con certezza i grandi incendi al > cambiamento climatico utilizzando modelli multipli. Abbiamo anche > contestualizzato il tutto quantificando la mortalità umana associata > all’intensificarsi del fumo dei grandi incendi”, afferma la dottoressa > Kou-Giesbrecht, aggiungendo che se l’attuale ritmo dei cambiamenti climatici > continuerà, l’area di terreno bruciato e gli impatti sulla salute associati > aumenteranno in modo significativo nei prossimi decenni.   https://eoimages.gsfc.nasa.gov/images/imagerecords/154000/154641/namblackcarbon_geos5_20250803.mp4 (Video dell’Osservatorio terrestre della NASA realizzato da Lauren Dauphin, utilizzando i dati GEOS-5 forniti dal Global Modeling and Assimilation Office del GSFC della NASA.) Rapporto della NASA Articolo di Lindsey Doermann Il fumo provocato da centinaia di incendi boschivi in Canada ha creato cieli nebbiosi e una scarsa qualità dell’aria in diverse province e negli stati settentrionali degli Stati Uniti tra la fine di luglio e l’inizio di agosto 2025. Secondo quanto riportato dai media, l’inquinamento atmosferico ha colpito alcune zone dei Territori del Nord-Ovest, dell’Alberta, del Saskatchewan, del Manitoba e dell’Ontario, nonché alcune parti dell’alto Midwest e del nord-est degli Stati Uniti. L’animazione qui sopra raffigura la concentrazione e il movimento del fumo degli incendi boschivi dal 30 luglio al 3 agosto 2025. Mostra le particelle di carbonio nero, comunemente chiamate fuliggine, provenienti dagli incendi canadesi che si sono diffuse nei cieli del Nord America durante quel periodo. Il carbonio nero è un componente dell’inquinamento atmosferico da particolato fine (PM2,5), che può aggravare le condizioni cardiovascolari e respiratorie e causare altri problemi di salute. I dati relativi al carbonio nero provengono dal modello GEOS Forward Processing (GEOS-FP) della NASA, che assimila i dati provenienti da satelliti, aeromobili e sistemi di osservazione terrestri. Oltre alle osservazioni satellitari degli aerosol e degli incendi, GEOS-FP incorpora anche dati meteorologici quali temperatura dell’aria, umidità e venti per prevedere il comportamento delle colonne di fumo. L’animazione mostra come le colonne di fumo nel Canada settentrionale si siano diffuse e propagate verso est. Il 2 e il 3 agosto, alcune zone di diverse province sono state oggetto di allerta per la qualità dell’aria. Queste allerte vengono emesse quando l’ Indice di Qualità dell’Aria del Canada (AQHI) raggiunge il livello 10 o superiore, indicando un rischio molto elevato per la salute. Il 3 agosto, la visibilità è stata ridotta a 200 metri a Fort McMurray, Alberta. Secondo i meteorologi, la scarsa qualità dell’aria ha colpito anche le zone più lontane dagli incendi, poiché un sistema di alta pressione ha spinto il fumo dagli strati più alti dell’atmosfera verso la superficie. Ad esempio, le autorità del Minnesota hanno emesso un allarme sulla qualità dell’aria per l’intero Stato per quasi una settimana. Secondo quanto riportato dai media, il 3 agosto è stato consigliato agli abitanti di diversi Stati del nord-est di limitare le attività all’aperto a causa del fumo, e l’AQHI di Toronto, nell’Ontario, ha raggiunto quel giorno il livello 7, che indica un elevato rischio per la salute. Il Canada sta affrontando una delle peggiori stagioni di incendi mai registrate in termini di superficie bruciata. Secondo il Canadian Interagency Forest Fire Center, al 3 agosto erano andati in fumo oltre 6,6 milioni di ettari (16,3 milioni di acri). Questo dato supera la media venticinquennale di circa 2,2 milioni di ettari, ma è inferiore agli oltre 12,3 milioni di ettari bruciati alla stessa data nel 2023, un anno da record. Il 3 agosto 2025, 159 incendi stavano bruciando in Manitoba e 81 in Saskatchewan, molti dei quali classificati come fuori controllo. Altri 106 erano attivi nei Territori del Nord-Ovest. Per la seconda volta in questa stagione, il fumo provocato da questi incendi ha attraversato l’Oceano Atlantico dirigendosi verso l’Europa. Trasportato da una forte corrente a getto, si prevedeva che avrebbe raggiunto i cieli dell’Europa occidentale tra il 5 e il 7 agosto. A metà giugno 2025, un’altra colonna di fumo proveniente dal Canada ha degradato la qualità dell’aria e arrossato i cieli dell’Europa centrale e meridionale. -------------------------------------------------------------------------------- Fonte: Research reveals global increase in wildfires due to climate change despite human interventions, Dalhousie University. -------------------------------------------------------------------------------- Traduzione dall’inglese di Stella Maris Dante. Revisione di Thomas Schmid. Rédaction Montréal
2025, Anno Internazionale della Preservazione dei Ghiacciai: salviamo i ghiacciai!
Le Nazioni Unite hanno proclamato il 2025 come Anno Internazionale della Preservazione dei Ghiacciai per evidenziare la loro importanza e garantire che coloro che dipendono da essi, e coloro che sono colpiti dai processi criosferici (1), ricevano i servizi idrologici, meteorologici e climatici necessari. I ghiacciai sono cruciali per la regolazione del clima globale e la fornitura di acqua dolce, essenziale per miliardi di persone. Tuttavia, a causa dei cambiamenti climatici, causati principalmente dalle attività umane a partire dal XIX secolo, queste risorse vitali si stanno rapidamente sciogliendo. La risoluzione invita la comunità internazionale a trovare una soluzione ai conflitti attraverso il dialogo inclusivo e la negoziazione, al fine di garantire il rafforzamento della pace e della fiducia nelle relazioni tra gli stati membri delle Nazioni Unite come valore che promuove lo sviluppo sostenibile, la pace e la sicurezza, e i diritti umani. Contrariamente agli appelli alla comunità internazionale per risolvere i conflitti attraverso il dialogo inclusivo e la negoziazione, il Canada ha deciso di militarizzare l’Artico, citando la guerra in Ucraina come fattore principale. In realtà, gran parte del Circolo Polare Artico si trova in Russia, Canada e Groenlandia. L’anno scorso il governo canadese ha affermato che il NORAD (North American Aerospace Defense Command) e la NATO (North Atlantic Treaty Organization) garantiranno la sovranità canadese sull’Artico. Tuttavia, il NORAD, guidato dagli Stati Uniti e con sede a Colorado Springs, è al potere, mentre la NATO ha sede a Bruxelles. Questa decisione del governo federale conferisce un controllo sproporzionato sull’Artico canadese e minaccia la sovranità degli Inuit e l’equilibrio del già fragile ecosistema artico. La proposta di militarizzazione dell’Artico canadese minaccia di indebolire ulteriormente l’ecosistema già duramente colpito dai cambiamenti climatici e dallo scioglimento dei ghiacci. I drammatici cambiamenti nell’Artico, tra cui l’aumento degli incendi boschivi, il rinverdimento della tundra e l’aumento delle precipitazioni invernali, sono documentati nel “Rapporto sull’Artico 2024” dell’Amministrazione Nazionale Oceanica e Atmosferica degli Stati Uniti. Il rapporto rileva un crescente consenso scientifico sul fatto che lo scioglimento delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide, tra gli altri fattori, potrebbe rallentare importanti correnti oceaniche a entrambi i poli, con conseguenze potenzialmente disastrose per un’Europa settentrionale molto più fredda e un maggiore innalzamento del livello del mare lungo la costa orientale degli Stati Uniti. Purtroppo, il piano dell’amministrazione Trump di smantellare i programmi di ricerca atmosferica della nazione potrebbe riportare le previsioni degli Stati Uniti al medioevo, avvertono gli scienziati specializzati in uragani, meteorologia e oceanografia. > “Non possiamo negoziare con il punto di fusione del ghiaccio, è una delle > conclusioni fondamentali del rapporto dell’International Cryosphere Climate > Initiative, che include scienziati del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti > Climatici (IPCC) e della rete Global Cryosphere Watch dell’Organizzazione > Meteorologica Mondiale – OMM (World Meteorological Organization – WMO).” Questi nuovi risultati corroborano i recenti rapporti dell’OMM sullo Stato del Clima Globale e sullo Stato delle Risorse Idriche Globali che hanno anch’essi evidenziato l’allarmante scioglimento che sta colpendo la criosfera. Un ghiacciaio è principalmente un grande accumulo di ghiaccio e neve che ha origine sulla terraferma e scorre lentamente per effetto del suo stesso peso. I ghiacciai sono presenti in tutti i continenti. Esistono in molte regioni montuose e intorno ai bordi delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide. Nel mondo ci sono più di 200.000 ghiacciai che coprono un’area di circa 700.000 km2 (RGI, 2023). I ghiacciai sono considerati importanti torri d’acqua, in quanto immagazzinano circa 158.000 km3 di acqua dolce (Farinotti et al., 2019). I ghiacciai sono una fonte di vita e forniscono acqua dolce a persone, animali e piante. L’Okjökull (pronuncia islandese: [ˈɔkˌjœːkʏtl̥], “ghiacciaio di Ok”) era un ghiacciaio nell’Islanda occidentale sulla cima del vulcano a scudo Ok.[2] Ok si trova a nord-est di Reykjavík. Il ghiacciaio è stato dichiarato morto nel 2014 dal glaciologo Oddur Sigurðsson a causa della sua perdita di spessore. La lapide è stata installata il 18 agosto 2019,[5] con un’iscrizione in islandese e inglese da Andri Snær Magnason, intitolata “Una lettera al futuro“. La versione inglese recita:   Ok è il primo ghiacciaio islandese a perdere il suo status di ghiacciaio. Nei prossimi 200 anni si prevede che tutti i nostri ghiacciai seguiranno lo stesso destino. Questo monumento è il riconoscimento del fatto che sappiamo cosa sta accadendo e cosa deve essere fatto. Solo voi sapete se lo abbiamo fatto.   L’impatto I ghiacciai e le calotte glaciali sono fondamentali per il sostentamento degli ecosistemi e dei mezzi di sussistenza umani. Forniscono un essenziale deflusso di acqua derivata dallo scioglimento dei ghiacciai durante le stagioni secche, fornendo supporto per l’acqua potabile, l’agricoltura, l’industria e la produzione di energia pulita, rendendo queste riserve ghiacciati vitali per le risorse idriche globali. I cambiamenti climatici e della criosfera, tuttavia, stanno sconvolgendo il ciclo dell’acqua, alterando la quantità e i tempi di scioglimento dei ghiacciai, causando un effetto a catena sulla disponibilità delle risorse idriche e contribuendo anche all’innalzamento del livello del mare. Con la continua riduzione dei ghiacciai e la diminuzione del manto nevoso, le comunità avranno meno acqua a disposizione, soprattutto nelle regioni con siccità stagionale. Si prevede una maggiore competizione per le risorse idriche, con regioni come la Cina, l’India e le Ande tra le più vulnerabili. I ghiacciai che hanno superato il loro “picco idrico” -lo stadio in cui il deflusso dell’acqua ottenuta dallo scioglimento dei ghiacciai raggiunge il massimo- forniranno gradualmente un contributo sempre minore alle riserve idriche a valle, intensificando le sfide per la sicurezza idrica. Nell’ultimo secolo, pur rappresentando solo lo 0,5% della superficie terrestre globale, i ghiacciai hanno contribuito all’innalzamento del livello del mare in misura maggiore rispetto alle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide. Tra il 2000 e il 2023, si stima che i ghiacciai abbiano perso una massa media di circa 273 miliardi di tonnellate all’anno, equivalenti a circa 0,75 mm all’anno di innalzamento globale del livello del mare (The GlaMBIE Team, 2025). Il continuo ritiro dei ghiacciai evidenzia il crescente impatto del riscaldamento globale e accresce la comparsa di nuovi rischi, intensificando quelli esistenti. Ad esempio, lo scioglimento dei ghiacciai sta aumentando il rischio di pericoli come le esondazioni dei laghi glaciali, le valanghe di ghiaccio e le colate detritiche glaciali, che rappresentano un pericolo per le comunità locali e a valle. Tuttavia, le valutazioni del rischio spesso non sono possibili a causa dell’assenza di dati (IPCC, 2019). Un’osservazione più approfondita della criosfera è fondamentale per prevedere efficacemente gli impatti dei pericoli ad essa correlati.   Fonti: https://www.igsoc.org/publications/annals-of-glaciology/2025-international-year-of-glaciers-preservation https://public.wmo.int/resources/campaigns/launch-of-website-international-year-of-glaciers-preservation-2025 (1) Criosfera: La criosfera è un termine generico che indica quelle porzioni della superficie terrestre in cui l’acqua è allo stato solido. Comprende il ghiaccio marino, il ghiaccio dei laghi e dei fiumi, la neve, i ghiacciai, le calotte glaciali, le distese di ghiaccio e il terreno ghiacciato (che comprende il permafrost).   Traduzione dall’inglese di Stella Maris Dante. Revisione di Maria Sartori. Rédaction Montréal