#stopthegenocideingaza🇵🇸 Oggi, domenica 2 novembre, ore 17.30 - #Castelbuono
(#Palermo) #freepalestine🇵🇸
𝐁𝐨𝐢𝐜𝐨𝐭𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐞 𝐫𝐚𝐜𝐜𝐨𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐥 #𝐠𝐞𝐧𝐨𝐜𝐢𝐝𝐢𝐨
Quando le immagini e i fatti sono vittime loro stessi della censura e del
genocidio, resta la voce di chi non smette di raccontare. Una conversazione con
Al Hassan Selmi, Marcella Brancaforte, Collettivo Zona Aut, Mario Cicero e
Michele Spallino, moderata dal giornalista e scrittore Antonio Mazzeo.
Tag - freepalestine
#stopthegenocideingaza🇵🇸 #Palermo, venerdì 31 ottobre, ore 17.30 - G#enocidio
e complicità. Approfondimento su quello che sta accadendo a #Gaza e in tutto il
territorio palestinese occupato, sul genocidio, sulle complicità delle aziende e
sui traffici di armi. #freepalestine🇵🇸
#stopthegenocideingaza🇵🇸 Oggi a #Belpasso (#Catania), ore 18. avrò il piacere
di dialogare con l'amico giornalista e saggista Luciano Mirone su "#Palestina,
pace vera o apparente? Il ruolo della Società Civile". Vi aspettiamo...
#freepalestine🇵🇸
#stopthegenocideingaza🇵🇸 #Roma (Università Sapienza), giovedì 23 ottobre -
Stop Accordi con #Israele! #università #freepalestine
Scioperare la guerra. Fermare il genocidio. Blocchiamo tutto.
Sciopero per la Palestina. Vedersi allo specchio
Il 22 settembre è successo qualcosa di straordinario con lo sciopero indetto per
la Palestina e in sostegno della Globa Sumud Fottilla. Fuori dalle retoriche e
facendo saltare dei tappi sociali che da anni sono presenti in Italia.
La Palestina rappresenta lo specchio in cui abbiamo visto riflettersi pregi e
difetti della nostra stessa società.
Il privilegio di essere nati in Italia, in Europa, nell’Occidente si dispiegato
ed è apparso nelle strade,
solo dopo che la Flottilla ha preso il largo, dando luogo a un’imponente
mobilitazione in tutto lo stivale.
E nello stesso momento, finalmente, abbiamo abbandonato il senso di colpa nei
confronti di una storia di genocidio proveniente proprio da una scelta
coloniale, operata all’indomani della seconda guerra mondiale, di cui il nostro
paese è stato artefice.
Siamo scesi in strada consapevoli muoverci contro un genocidio e contro la
simbologia guerrafondaia che Israele rappresenta, con l’appoggio silenzioso di
buona parte dei paesi occidentali.
La Palestina insegna a resistere, insegna dignità e, soprattutto, insegna che o
ci liberiamo anche noi o difficilmente la liberazione, anche in Palestina, sarà
possibile.
Liberarsi vuol dire non solo mettere a critica l’attuale governo fascista di
Giorgia Maeloni, ma vuol dire desiderare e praticare la messa in discussione
dell’intero sistema in cui viviamo.
E questo avendo l’ambizione che accada in tutta Europa almeno; negli altri paesi
è già un decennio
che procedono e resistono; noi abbiamo del tempo da recuperare.
Domani, 3 ottobre 2025, un nuovo sciopero generale prenderà vita in tutta
Italia; una giornata convocata
da sindacati che hanno messo in evidenza la stretta connessione che esiste tra
la produzione e il lavoro,
da una parte, e le scelte politiche e gli indirizzi produttivi, dall’altra. Lo
scontro ha ormai compiuto un salto decisivo, andando dritto al cuore del
problema e riaffermando,
con ancora maggiore forza, il diritto di sciopero e la dimensione dello sciopero
sociale.
Domani sarà ancora uno sciopero generalizzato, con un’astensione diffusa dal
lavoro e con il blocco dei flussi produttivi nelle città.
Dal nostro punto di vista, il primo sollevamento sindacale e sociale di tutta
quella forza produttiva schiacciata da decenni di precarietà, bassi salari e
povertà.
Azione di massa anticapitalista
La scelta di accettare le parole d’ordine lanciate dai portuali di Genova,
prima, e dallo sciopero dei sindacati di base, dopo, ci ha dimostrato la
possibilità di bloccare tutto.
Non per slogan, ma come pratica reale.
Una paralisi di un giorno realizzata grazie alla partecipazione del lavoro
dipendente e di quello precario, da parti di società che hanno accolto una
richiesta implicita di bloccare, rinnovando nei fatti lo strumento stesso dello
sciopero.
Il 22 non è stata convocata una manifestazione o un presidio, ma un’azione, a
cui hanno aderito migliaia di persone. Se con le nostre pratiche abbiamo fermato
stazioni, porti, strade, scuole, posti di lavoro e via dicendo, e quindi abbiamo
bloccato produzione, logistica, infrastrutture: abbiamo inciso sulla produzione
di profitti. La ricchezza che nell’ultimo anno è stata indirizzata
verso la corsa agli armamenti (innanzitutto verso Israele) per un giorno è stata
rallentata e attaccata.
Il 22 ha rappresentato un’azione di massa anticapitalista nel senso e nella
materialità.
Domani replicheremo. Sosteniamo la resistenza del popolo palestinese perché, in
prospettiva, questa marea che monta metta in discussione tutto il sistema!
Prigionieri di Israele
Da ieri notte decine di persone della Flottilla sono prigioniere di Israele.
Colpevoli di voler aprire una breccia nel muro costruito intorno a Gaza e al
popolo Palestinese.
Eppure anche qualcos’altro è successo: hanno dimostrato che arrivare a Gaza è
possibile, miglia dopo miglia, barca dopo barca. Un’azione corale, la definiremo
rugbistica, l’imbarcazione che è intercettata apre il cammino a chi arriva da
dietro.
Ma il centro della questione è che, materialmente, è possibile aprire un
corridoio umanitario con la Palestina. È possibile bloccare l’operazione
genocida di Israele. Politicamente la Flottilla e le piazze di mezzo mondo hanno
detto che sono per la fine del genocidio e hanno dimostrato
come si può fare.
I governi, compreso quello italiano, in questi giorni devono scegliere: o stare
dalla parte della guerra e del genocidio o stare altrove. Inutile piagnucolare:
o sei parte della soluzione o sei parte del problema.
Il re è nudo
Queste giornate hanno messo sotto scacco il governo italiano per la sua
incapacità e complicità. Le pezze che la Meloni ha provato a mettere sono peggio
del buco.
È evidente il nervosismo che serpeggia nelle istituzioni nelle sempre più
spregevoli posizioni che vengono prese rispetto alla Palestina e alla Flottilla,
rispetto agli equipaggi in mare e a terra.
Ma quella complicità tra governi di estrema destra, tra la Meloni e Netanyahu,
tra i nipoti deideportati ad Auschwitz e i nipoti degli aguzzini fascisti, è
stata messa in cortocircuito.
Il perché lo stanno raccontando le piazze di questi giorni: parole, gesti, corpi
che producono lotta contro il genocidio e l’occupazione coloniale di cui, per
esempio, il piano Trump è espressione massima); lotta contro l’economia di
guerra e la politica di riarmo dei governi europei, che si traducono in tagli al
welfare, riduzione dei diritti sociali, aumento della povertà e compressione dei
salari.
Sappiamo bene che la pressione che si sta producendo nella società sta facendo
tremare i polsi al governo che, se ora reagisce con l’interlocuzione di Crosetto
e Tajani, mostrerà a breve la faccia feroce della Meloni stessa.
Noi dal nostro canto, continuiamo a stare qui, al fianco del popolo palestinese,
della sua resistenza e dei suoi prigionieri. E oggi anche a fianco della Fottilla
e dei nostri pezzi di cuore che lì stanno.
E che pompano e battono insieme, equipaggi di mare e di terra, all’unisono.
Un ritmo potente che ci sorregge in questi giorni paurosi e che, speriamo,
arrivi fino a Gaza, che apra un varco e liberi una voce che grida: liberare la
Palestina per liberare anche noi!
#stopthegenocideingaza🇵🇸 Davanti al #GENOCIDIO il silenzio è complicità
Presidio davanti al Comune di #Milazzo - Gli interventi #freepalestine🇵🇸
https://www.youtube.com/watch?v=QCzaRF2NRYo&t=3s
#stopthegenocideingaza🇵🇸 Antonio Mazzeo: Da #Israele all'Italia, quando la
#Scuola va alla #guerra #freepalestine🇵🇸
https://www.youtube.com/watch?v=ZCzbn-FF4tc&t=20s
#STOPtheGENOCIDE Freedom Flotilla, le parole dell'attivista Antonio Mazzeo
#FreePalestine
#Gaza
https://tg24.sky.it/mondo/video/2025/09/04/freedom-flotilla-le-parole-dellattivista-antonio-mazzeo-1033513
#stopthegenocideingaza🇵🇸 Perché un movimento transfemminista parla di
#Palestina?
Perché non esiste liberazione parziale. https://forms.gle/w1igiRYz57aG6ek66
#FreePalestine #Transfemminismo #Intersezionalità #PurpleSquare
#FromTheRiverToTheSea