9 maggio, ultimo giorno di Gaza. Mobilitazioni in tutta Italia contro il genocidio
Nel momento più buio di Gaza, dopo che Israele ha annunciato ufficialmente i
propri piani di occupazione totale del territorio, nel mezzo di un genocidio
portato avanti a suon di bombardamenti ininterrotti e privazione di cibo, acqua
e qualunque altro mezzo utile per la sopravvivenza della popolazione, la società
civile torna in piazza per chiedere la fine del massacro in Palestina. Nella
giornata di oggi, normalmente dedicata alle celebrazioni per l’unificazione
dell’Europa, è stato organizzato il Gaza Last Day (L’Ultimo Giorno di Gaza), una
giornata di mobilitazioni su tutto il territorio nazionale per rompere il
silenzio assordante della politica e delle istituzioni nazionali ed europee e
chiedere la fine del genocidio.
L’evento è stato organizzato da Paola Caridi, Claudia Durastanti, Micaela
Frulli, Giuseppe Mazza, Tommaso Montanari, Francesco Pallante ed Evelina
Santangelo e ha visto presto l’adesione di numerose realtà a livello
nazionale. «Per rompere il silenzio colpevole useremo la rete, che è il solo
mezzo attraverso cui possiamo vedere Gaza, ascoltare Gaza, piangere Gaza. Perché
possano partecipare tutte e tutti, anche solo per pochi minuti. Anche chi è
prigioniero della sua casa, e della sua condizione: come i palestinesi, i
palestinesi di Gaza lo sono»: con queste parole gli organizzatori e le
organizzatrici hanno scelto di richiamare l’attenzione attraverso un appello
sulle pagine X, Facebook e Instagram dell’evento.
La lettera, sottoscritta da centinaia di persone appartenenti al mondo dello
spettacolo e della cultura in Italia, fa un appello a non smettere di parlare
mai della situazione drammatica che è costretta a vivere la striscia di Gaza:
attraverso l’utilizzo degli
hashtag #gazalastday e #ultimogiornodigaza l’obiettivo è quello di fare rumore e
smuovere la coscienza attraverso gli strumenti che ci stanno permettendo di
vedere, quasi in tempo reale, gli orrori di un genocidio compiuto impunemente
con la complicità di quelle istituzioni che dovrebbero ripudiare la guerra, ma
che continuano a finanziare le azioni ripugnanti messe in atto dal criminale di
guerra Benjamin Netanyahu.
Numerosi sono i collettivi che hanno espresso il proprio sostegno
all’iniziativa, tra questi Arci Nazionale, Collettivo Fabbrica GKN, Purple
Square e il CSD Peppino Impastato (nello stesso giorno in cui ricorre il
quarantasettesimo anniversario dell’omicidio dell’attivista e giornalista di
Cinisi). Al clamore virtuale si aggiungono le manifestazioni annunciate già in
varie città italiane: sit-in, presidi, discussioni, cineforum e molte altre
iniziative sono state organizzate da Roma a Bologna, Pesaro, Forlì, L’Aquila,
Cesena e varie altre città. La lista è in continuo aggiornamento ed è
consultabile sulle pagine social dell’iniziativa. Anche noi de L’Indipendente ci
uniamo al coro di protesta, rilanciando un’iniziativa messa in campo da tempo:
tutte le informazioni sono disponibili sulla nostra pagina dedicata.
Simultaneamente il 10 maggio anche nella capitale spagnola Madrid avranno luogo
delle concentrazioni a sostegno della causa palestinese. Muévete por Palestina –
Fin al comercio de armas y a las relaciones con Israel (Muoviti per la Palestina
– fine al commercio di armi e alle relazioni con Israele), questo è il nome
della manifestazione che si prevede interesserà migliaia di manifestanti
provenienti da varie parti dello stato spagnolo, grazie alla messa a
disposizione di autobus organizzati dalle varie associazioni e collettivi
presenti su tutto il territorio. Davanti alle indagini che hanno svelato le
almeno 134 operazioni di compravendita avvenute dal 7 ottobre 2023 tra Governo
spagnolo ed aziende belliche israeliane, nonostante la promessa del ministero
della difesa spagnolo di aver cessato ogni relazione commerciale con lo Stato di
Israele, anche la società civile spagnola ha scelto di non rimanere in silenzio.
«Con la consapevolezza che noi siamo loro. E che a noi – italiani ed europei –
verrà chiesto conto della loro morte. Perché a compiere la strage è un nostro
alleato, Israele. Per ripudiare l’Europa delle guerre antiche e contemporanee,
per proteggere l’Europa di pace nata da un conflitto mondiale, esiste un solo
modo: proteggere le regole, il diritto, e la giustizia internazionale. E
soprattutto guardarci negli occhi, e guardarci come la sola cosa che siamo.
Umani», scrivono gli organizzatori.
Mentre l’Europa si arrocca con un piano di riarmo finalizzato a proteggersi da
presunte, quanto apparentemente incombenti minacce anti atlantiste, sulle coste
orientali di quel mare che per secoli è stato scambio culturale e strumento di
giogo militare per il nostro continente, la popolazione gazawi è destinata ad un
annientamento annunciato. Il 9 maggio può essere il giorno giusto per fare i
conti con la nostra coscienza ed esprimere il nostro dissenso.
L'Indipendente