12 Maggio 2025, precariato universitario in sciopero col CLAP
A partire dalla proposta delle Assemblee Precarie Universitarie, le CLAP, ADL
Cobas e la Confederazione Cobas, hanno proclamato per il prossimo 12 maggio lo
sciopero del personale precario della ricerca delle Università pubbliche.
Giornata di sciopero proclamata anche dalla CGIL FLC, dall’USB, dalla CUB, da
Usi. A Roma, la mattina presidi e comunicazione nei tre Atenei, il pomeriggio,
ore 17, convergenza a Piazza Capranica_
Sarà una nuova, importante, giornata di lotta. Mentre il Governo, con un nuovo
colpo di mano, tenta di imporre la riforma del preruolo. Dopo mesi di
contestazioni, la Ministra Bernini aveva deciso di fare marcia indietro col DdL
1240. Proprio negli scorsi giorni, però, con un emendamento al DL 45, tra
l’altro relativo alla Scuola, la maggioranza è ripartita all’attacco. Obiettivo?
Cancellare, di fatto, il Contratto di Ricerca, rapporto di lavoro di tipo
subordinato, seppur temporaneo, introdotto dalla Legge 79/2022, in sostituzione
del parasubordinato (Co.co.co.) Assegno di Ricerca.
Bene chiarire che restano i tagli, il vero problema. Senza risorse, infatti, il
Contratto di Ricerca stenta a partire e i 37 milioni della Ministra sono una
sonora presa in giro (3 Contratti di Ricerca per Ateneo/Ente). Come sono una
presa in giro, anche fastidiosa, i 50 milioni per il “rientro dei cervelli”
(vincitori di ERC che sono andati all’estero). Al pari dei 400 milioni per il
FIS, rimane invariata la ratio: niente risorse per il reclutamento
(posizioni tenure track o RTT), risorse premiali e competitive per ricercatori
che si trasformano in fundraiser e, di fatto, smettono di studiare.
Lo sciopero del 12 maggio riguarderà il personale precario: i 30 mila con RTD-A
e Assegni di Ricerca in scadenza. Per fermare l’emendamento Occhiuto in Senato,
ma soprattutto per chiedere risorse per il Fondo di Finanziamento Ordinario. In
assenza di nuove risorse, infatti, almeno fino al 2027 il reclutamento rimarrà
congelato e almeno 2/3 dei 30 mila precari finiranno per strada, con pochi
spicci di Dis-coll e una vita incrinata.
Ma si tratta di un primo e fondamentale momento di convergenza (delle OO.SS., ma
anche delle forze politiche di opposizione e della loro iniziativa parlamentare)
che dovrà tradursi, a ottobre, in un grande sciopero dell’intero comparto.
Servono 10 miliardi in più, nei prossimi 5 anni, per stabilizzare il personale
precario e allargare gli organici delle Università pubbliche italiane.
Il colpo di mano che sta tentando la maggioranza, probabilmente in accordo con
parte della CRUI, serve semplicemente a risolvere il problema della didattica:
la scadenza di 7.500 RTD-A per un verso, la compressione del numero dei Docenti
a contratto (che impattano negativamente sulla valutazione degli Atenei) per
l’altro, daranno un colpo durissimo alla proposta didattica degli Atenei. Invece
di reclutare, il Governo pensa bene di introdurre nuove figure precarie,
l’incarico postdoc più nello specifico, per sopperire al problema. La didattica
va pagata e contrattualizzata nel giusto modo: con RTT e Professori strutturati
(Associati e Ordinari).
Mentre Macron e Von der Leyen pensano alla fuga da Trump delle star delle
discipline STEM, e Bernini in modo patetico replica che i suoi 50 milioni
faranno la differenza, le lotte debbono occuparsi di sconfiggere la precarietà
nelle Università italiane. Il riformatore più zelante arruolato dalla Ministra,
Andrea Graziosi, sostiene che solo la giusta incertezza contrattuale può
selezionare i ricercatori migliori. Noi proponiamo di mandare affanculo Andrea
Graziosi e quelli come lui (i tanti che hanno usufruito dell’ope legis –
passaggio alla docenza senza concorso – agli inizi della controrivoluzione
italiana, gli anni Ottanta, e che adesso si dedicano con solerzia a uccidere una
generazione) nelle piazze di tutta Italia, il prossimo 12 maggio.
Sarà liberatorio, sarà solo l’inizio!
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CLAP-CAMERA DEL LAVORO AUTONOMO E PRECARIO
Redazione Italia