Porticciolo di Ognina, responsabilità istituzionali nella privatizzazione del mare
Se ne è parlato poco, eppure è un atto che merita attenzione e che ci dice molte
cose sulla nostra città e sulle nostre istituzioni. Ci riferiamo alla sentenza
con cui il Tar di Catania ha rigettato il ricorso presentato dal Circolo
Canottieri Jonica contro l’ampliamento della concessione rilasciata
dall’Assessorato Territorio e Ambiente a La Tortuga nel Porticciolo di Ognina.
La sentenza è recente, porta la data del 17 aprile e rappresenta una sconfitta
non solo per la Canottieri Ionica e per Legambiente, intervenuta in giudizio ad
adiuvandum, ma per tutti i cittadini che si sono mobilitati in difesa di un’area
che la città frequenta assiduamente e sente propria. E alla quale dovrebbe
rinunciare per favorire gli interessi di un privato.
Di cosa comporti questo ampliamento abbiamo già parlato, prevede non solo la
concessione di ulteriori 1650 mq di specchio acqueo e la posa di un pontile
galleggiante, ma anche la recinzione dell’area e il taglio (di un metro e venti)
del molo di ponente, il vecchio molo storico del porticciolo.
Per chiederne il ritiro sono scesi in piazza cittadini, associazioni, partiti di
opposizione e sembrava fosse sceso in campo anche il sindaco Trantino per
“garantire il preminente interesse pubblico” e non interrompere il percorso
iniziato con il concorso di progettazione per riqualificare e valorizzare il
Borgo Marinaro, “con probabile demolizione del cavalcavia”.
Come sappiamo, infatti, per riqualificare il Borgo di Ognina sono stati
stanziati 15 milioni di fondi comunitari e il sindaco ha messo la faccia su
questo intervento, anche se adesso la sta perdendo con la sua ambiguità sul
destino del Porticciolo.
Quando, infatti, ha chiesto alla Regione di ritirare il provvedimento, il
sindaco non poteva non sapere che il Comune non si era presentato alla
conferenza dei servizi decisoria del 31 maggio 2023 e che questa assenza aveva
fatto scattare una sorta di silenzio-assenzo nei confronti della concessione.
La notizia di questa mancata partecipazione alla conferenza dei servizi
decisoria si conosceva già, tanto che il consigliere Bonaccorsi del M5S aveva
presentato in proposito una interrogazione urgente in Consiglio comunale, senza
ottenere nessuna spiegazione che giustificasse l’assenza.
Il modo in cui si è arrivati alla concessione dell’ampliamento da parte della
Regione e il ruolo che ha avuto l’assenza del Comune alla Conferenza dei servizi
del 31 maggio, viene ben descritto e spiegato all’interno della sentenza di cui
ci stiamo occupando.
Partiamo dal settembre 2022, data in cui si svolge una prima Conferenza dei
servzi alla quale il Comune è presente ed esprime un parere favorevole alla
concessione. Favorevole ma condizionato, sia pure in modo blando. Chiede
soltanto che il gazebo previsto dal progetto sia “su ruote, asportabile e
facilmente amovibile, non ancorato al suolo definitivamente”. Nulla di
essenziale se non, forse, il tentativo di legittimare la realizzazione del
gazebo in un’area in cui il piano regolatore esclude l’aumento della consistenza
edilizia, anche con costruzioni a carattere precario
La concessione viene approvata, ma l’Assessorato, per non precisati vizi
formali, la annulla in autotutela, facendo così decadere il parere di tutti gli
enti presenti alla Conferenza dei servizi, Comune compreso. Un annullamento che,
scrivono i giudici del Tar, costituisce una cesura netta, come se quel parere
non ci fosse mai stato.
Visto che La Tortuga non demorde, si riparte con una nuova Conferenza dei
servizi, anch’essa decisoria e in modalità sincrona, tenuta il 31 maggio 2023,
quella alla quale – come dicevamo in apertura – il Comune non partecipa. Una
assenza non giustificata. Secondo quanto stabilito dalla normativa, il Comune
avrebbe dovuto comunicare la propria assenza “almeno tre giorni prima della data
fissata”, motivandola e “indicando le proprie determinazioni”. Si limita,
invece, nella stessa data della conferenza, a chiedere un rinvio per poter
espletare adempimenti relativi alle elezioni amministrative appena concluse.
Troppo tardi. L’assenza del Comune, non preannunciata, viene considerata – da
regolamento – come un assenso senza condizioni.
Se il sindaco ne è al corrente, e non può non esserlo, perché nel mese di
novembre 2024 chiede ufficialmente alla Regione l’annullamento del provvedimento
di concessione? Forse solo per ‘apparire’ solidale con le posizioni prese dalla
cittadinanza e non perderne il consenso?
Ma c’è di più. L’Assessorato, dopo la Conferenza dei servizi da cui il Comune è
stato assente, offre al Comune stesso un’altra chance. Gli chiede se sia
interessato a quell’area. Il Comune poteva offrirsi di prenderla in concessione,
probabilmente per una cifra irrisoria, ma non lo fa. Risponde in modo ambiguo e
non solo perde l’occasione di mantenere il Porticciolo in mani pubbliche, ma
crea una situazione poco chiara che induce l’Assessorato a sostenere di non
avere avuto risposta.
In verità il Comune ha risposto, sia pure in modo ambiguo, ma quando viene
diffusa la notizia (l’abbiamo data anche noi) di questa mancata risposta, il
sindaco non ne approfitta per impugnare il provvedimento di concessione per
vizio di forma. Tace, e rivela, in sostanza, di non avere una reale intenzione
di farsi carico della gestione del Porticciolo restituendolo alla città. Le sue
responsabilità sono, quindi, innegabili.
Ma ci sono responsabilità manifeste anche da parte di altre istituzioni che non
hanno svolto con coscienza il loro ruolo
Nell’esprimere i prorio giudizio favorevole a La Tortuga, la corte sottolinea
come nessuna delle amministrazioni presenti alla Conferenza dei servizi
decisoria avesse espresso un parere decisamente negativo sull’ampliamento della
concessione.
Non lo aveva fatto neanche la Capitaneria di Porto, l’unica che – nel 2022, nel
corso della prima Conferenza dei servizi – avesse evidenziato la drastica
riduzione degli spazi di ormeggio pubblico libero che la nuova concessione
avrebbe determinato, oltre a segnalare alcune criticità connesse alla sicurezza
della navigazione.
Nella nuova Conferenza, del maggio 2023, la posizione della Capitaneria si è
fatta più morbida, le “osservazioni” del parere precedente sono diventate
“suggerimenti”, una sorta di invito a riservare un’adeguata percentuale di
spazio agli aventi diritto all’ormeggio. Un invito così generico che i giudici
finiranno per considerare “congruo” il numero di 6 posti barca riservati ai
pescatori, un numero in verità del tutto inadeguato se paragonato alle 65
piccole imbarcazioni da diporto che attualmente in quel porticciolo fruiscono di
libero ormeggio, tra cui anche quelle dei soci del Circolo Canottieri.
Ancora più grave ci appare la posizione assunta dalla Soprintendenza che, dopo
aver ribadito il valore non solo paesaggistico del Porticciolo, ha poi espresso
parere positivo all’ampliamento della concessione senza neanche fare cenno al
taglio di una porzione del molo di ponente. Un intervento invasivo e drastico,
dal quale non si potrà tornare indietro e che – come notano i ricorrenti – non
permetterà che si attui “l’integrale ripristino dello stato dei luoghi alla
scadenza della concessione” (sentenza, pag 5).
Su questo la Soprintendenza tace, limitandosi a porre soltanto delle condizioni
che evitino il “disagio visivo del contesto in esame”. Chiede che, a lavori
ultimati, si pervenga “ad un armonico inserimento delle opere previste in
progetto”, e che si rispettino alcune prescrizioni relative alla dimensioni
delle navi, ai colori e al materiale utilizzati, che “devono ottemperare a
criteri di minimizzazione visiva” per non disturbare il paesaggio. Prescrizioni
non attuabili (chi misurerà l’altezza delle imbarcazioni o controllerà il loro
colore?) e assolutamente irrilevanti che non fanno altro che spostare
l’attenzione su aspetti secondari, senza intervenire su quelli essenziali.
Le responsabilità, quindi, sono plurime, ma la questione potrebbe non essere
definitivamente chiusa. Il Circolo Canottieri ha fatto sapere che ricorrerà in
appello, Legambiente deve decidere. Ma la città ha già avuto elementi
sufficienti per valutare l’affidabilità delle proprie istituzioni.
Nel frattempo, noi cittadini, profani di competenze giuridiche non possiamo non
osservare alcune macroscopiche contraddizioni. Mentre era in corso l’iter per
l’approvazione della nuova concessione di ampliamento, è – infatti – accaduto un
altro fatto clamoroso.
In data 31 gennaio 2024, si è concluso un contenzioso durato 16 anni, aperto da
quattro residenti che hanno avuto il coraggio e la determinazione di sfidare
Comune, Genio Civile, Soprintendenza, Assessorato, Capitaneria, Demanio,
presentando un ricorso contro la concessione originaria rilasciata a La Tortuga
nel 2007. Si è concluso con una sentenza del Tar di Catania che ha annullato
tutti i titoli edilizi rilasciati dal Comune alla società La Tortuga perché
illegittimi, aprendo la strada alla demolizione di tutte le edificazioni
realizzate da La Tortuga nel Porticciolo.
Durante questi 16 anni, il ricorso si è arricchito di “motivi aggiuntivi” via
via che, all’originaria concessione edilizia, si aggiungevano altri
provvedimenti emessi da differenti uffici. Tra sequestri, revoche e nuove
autorizzazioni, la vicenda ha avuto un iter complesso e persino un risvolto
penale con una condanna, confermata in appello, per alcuni membri della famiglia
Testa, proprietari de La Tortuga, e per un funzionario comunale compiacente che
aveva firmato un’autorizzazione illegittima. L’intervenuta prescrizione e la
morte che ha portato via quasi tutti i protagonisti, hanno chiuso la vicenda dal
punto di vista penale. La sentenza del Tar che annulla tutti i titoli
edilizi rilasciati dal Comune a La Tortuga perché illegittimi, chiude l’aspetto
amministrativo.
Noi cittadini digiuni di competenze giuridiche non possiamo – tuttavia – non
chiederci come si possano conciliare il riconoscimento che le costruzioni
realizzate dalla Tortuga siano illegittime (e da demolire) e l’ampliamento della
concessione appena concesso.
Va bene che si tratta di due procedimenti diversi, va bene che l’ampliamento
riguarda soprattutto lo specchio acqueo, ma c’è comunque qualcosa che non
quadra.
Come ha fatto l’Assessorato a concedere l’ampliamento sapendo che era in
discussione una scabrosa questione di illegittimità delle opere a terra? Questa
ed altre domande simili incombono sulla coerenza di molte di queste decisioni.
Siamo davanti ad un paradosso. Constatiamo, tuttavia, che si apre un nuovo
spazio per l’intervento del Comune, che dovrebbe demolire tutte le costruzioni
realizzate da La Toruga nel Porticciolo. Sarebbe un’occasione per ritrovare un
poco di credibilità. Non sappiamo se lo farà e confessiamo di dubitarne. Ma ce
lo auguriamo, per il bene della città.
Redazione Sicilia