Sull’attenti e competenti! Arriva l’Unione delle competenze
La Commissione europea ha appena pubblicato un nuovo documento destinato anche
al mondo della formazione: l’Unione delle competenze. Eravamo rimasti al “patto
per un’Europa del lavoro, nel sodalizio perverso fra l’educazione, l’istruzione
e il mercato del lavoro”, testimoniato dalla crescente sovrapposizione tra
competenze trasversali da assimilare a scuola e qualifiche professionali da
utilizzare nel mondo del lavoro – una fra tutte la competenza chiave
dell’imprenditorialità, possibilmente fin dai banchi della scuola primaria – un
patto che proprio attraverso il dispositivo delle competenze imponeva il nuovo
modello di governamentalità neoliberale: diritti precari solo nella miseria del
lavoro precario. Oggi nasce il nuovo patto per un’Europa della guerra che,
ancora una volta, si fonda sulla formazione dei giovani, attraverso il “piano
inclinato di politiche educative che hanno trasformato progressivamente la
cultura scolastica in cultura d’impresa”. Civile o militare, poco importa:
business is business. Competenti e sull’attenti, incalza dunque l’Unione
europea: dal welfare al workfare e oggi al warfare, a scuola il passo si
configura brevissimo.
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Nei giorni scorsi, mentre ci baloccavamo con il video semiserio di Haidja Labib
– commissaria Ue per la cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la
risposta alle crisi – in cui ci si propone un kit di sopravvivenza per resistere
72 ore con opportuno necessaire ad ogni tipo di emergenza, dalla presidente
Ursula von der Leyen arrivava il documento serissimo “Preparedness Union
Strategy: reinforcing Europe’s resilience in a changing world”, che prevede una
serie di misure, strategie e piani tesi a “rafforzare la preparazione e la
prontezza civile e militare dell’Europa per affrontare le crescenti sfide alla
sicurezza odierne, in materia di salute, migrazione, sicurezza tecnologica,
clima, difesa o economia”[1] e che chiama in causa il mondo della formazione.
Una pianificazione globale che, accanto al riarmo europeo da 800 miliardi di
euro, impone tutta una serie di azioni unitarie e comuni di immediato utilizzo
per fronteggiare una crisi, in primis militare: protezione e preparazione delle
persone, con un approccio che coinvolge l’intera società, compreso il mondo
accademico; rafforzamento della partnership con la Nato per contribuire agli
impegni condivisi per proteggere la sicurezza globale; aumento della
cooperazione pubblico-privato e civile-militare nel settore della sicurezza e
della difesa. Questa strategia di preparazione agli eventi verrà realizzata
attraverso 30 azioni pianificate collegate agli obiettivi indicati, allineandosi
ad altre iniziative dell’Ue già esistenti in tema di sicurezza. Tra queste,
oltre al Libro Bianco sulla difesa europea e la strategia dell’Ue per
l’adattamento ai cambiamenti climatici, troviamo l’Unione delle competenze,
proposta dalla Commissione europea per incrementare la prosperità, la
competitività, la resilienza economica e la sicurezza dell’Ue, come indicato nel
rapporto Draghi[2] e nella relazione “Safer together” di Sauli Niinisto[3] (già
presidente della repubblica finlandese) sulla preparazione militare e civile
dell’Unione europea.
Alla nuova ossessione securitaria e bellicista dei decisori europei, debitamente
amplificata dal pensiero unico mainstream che avviluppa in Italia informazione e
opinione pubblica in una folle glorificazione del militarismo, del patriottismo,
della guerra, “sola igiene del mondo”[4], si accompagna dunque la vecchia
ossessione delle competenze chiave standardizzate, omologate, adattabili,
misurabili ma gestite – in questa nuova fase storica di preparazione, prontezza
o riarmo che dir si voglia – attraverso la creazione di una governance europea
poiché, scrive la Commissione in grassetto, “sebbene gli sforzi degli Stati
membri in materia di istruzione e competenze siano aumentati, le sfide sono
troppo grandi e urgenti per essere affrontate dai soli Stati membri”[5].
Occorre dunque una struttura solida, centralizzata e unitaria, capace di
sviluppare capitale umano e competitività, essenziali “per promuovere la
preparazione e la sicurezza nell’attuale situazione geopolitica”[6]: un
Consiglio europeo di alto livello per le competenze, che informerà le decisioni
in materia di investimenti e di riforme a livello nazionale e della Ue, fermo
restando la “responsabilità collettiva e l’impegno che Stati membri, parti
sociali, comunità imprenditoriale, università e scuole”[7] sono espressamente
chiamati ad assumersi.
Tra le principali direzioni di sviluppo indicate nel documento, accanto alle ben
note ‘innovazione’, ‘digitalizzazione’ e ‘decarbonizzazione’ spicca la nuova
parola d’ordine ‘preparazione’ che, oltre a prevedere un aumento della
consapevolezza dei rischi e delle minacce nella popolazione e a sviluppare linee
guida per raggiungere un’autosufficienza della popolazione di almeno 72 ore”
(sic), include “la ‘preparazione’ nei programmi di istruzione scolastica e
nell’aggiornamento del personale educativo”[8] con appositi curricoli formativi,
come espressamente indicato nel set delle 30 azioni chiave da implementare a
livello europeo.
In una scuola in cui già da tempo i dettami performativi e competitivi dell’Ue
hanno imposto la visione funzionalista e economicista delle competenze
trasversali, della valutazione standardizzata, dell’orientamento al lavoro, del
tutoring e del customer care[9], da oggi si impongono le nuove competenze di
resilienza, di preparazione, di pronta risposta alle crisi e ai conflitti,
considerate come “condizione abilitante” per gli sventurati abitanti di questa
nuova Europa guerrafondaia in cui “l’Unione delle competenze propone un nuovo
approccio, che combina le politiche dell’istruzione, della formazione e
dell’occupazione, unite intorno a una visione comune della competitività”[10].
Civile o militare[11], poco importa: business is business.
Eravamo rimasti al “patto per un’Europa del lavoro, nel sodalizio perverso fra
l’educazione, l’istruzione e il mercato del lavoro”[12], testimoniato dalla
crescente sovrapposizione tra competenze trasversali da assimilare a scuola e
qualifiche professionali da utilizzare nel mondo del lavoro – una fra tutte la
competenza chiave dell’imprenditorialità, possibilmente trasmissibile fin dalla
scuola primaria[13] – un patto che proprio attraverso il dispositivo delle
competenze imponeva il nuovo modello di governamentalità neoliberale: diritti
precari solo nella miseria del lavoro precario.
Oggi nasce il nuovo patto per un’Europa della guerra che, ancora una volta, si
fonda sulla formazione dei giovani, attraverso il “piano inclinato di politiche
educative che hanno trasformato progressivamente la cultura scolastica in
cultura d’impresa”[14] e che si fonda su un’ulteriore torsione educativa della
scuola, dove non solo una volontà politica nazionale e sovranazionale impone da
tempo che le conoscenze storiche, artistiche, letterarie e scientifiche vengano
sostituite da competenze pratiche, immediate e operative – tutte orientate al
lavoro oggi nei settori produttivi bellici e securitari, soprattutto in quelli
strategici “come la sicurezza informatica, l’areospazio e la difesa”[15] – ma
dove d’ora in poi si dovranno insegnare, imparare ed esercitare, con i curricoli
formativi in preparazione a Bruxelles, precise competenze di guerra:
preparazione, prontezza, resilienza, sopravvivenza.
Competenti e sull’attenti, incalza dunque l’Unione europea. Dal welfare al
workfare e oggi al warfare, a scuola il passo si configura brevissimo.
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[1] Comunicazione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al
Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, Strategia
dell’Unione per la preparazione. Rafforzare la resilienza dell’Europa in un
mondo in cambiamento, marzo 2025
[2] M. Draghi, The future of European Competitiveness, settembre 2024
[3] S. Niinisto, Safer together: Stengthening Europe’s Civilian and Military
Preparedness and Readiness.
[4] F. T. Marinetti, Manifesto del Futurismo, 1909.
[5] Commissione europea, L’Unione delle competenze, marzo 2025, p. 4.
[6] Ibidem, p. 1.
[7] Ibidem, p. 20.
[8] Strategia dell’Unione per la preparazione, marzo 2025, p. 10.
[9] A. Angelucci e G. Aragno, Le mani sulla scuola. La crisi della libertà di
insegnare e di imparare, Castelvecchi, Roma 2020.
[10] Commissione europea, L’Unione delle competenze, marzo 2025, p. 20.
[11] Sotto questo profilo, si segnala l’importantissimo lavoro dell’Osservatorio
contro la militarizzazione delle scuole.
[12] R. Puleo, Invalsi fra Big Data e Data Despota, laletteraturaenoi.it, 31
marzo 2025.
[13] R. Latempa, Piccoli imprenditori crescono: i modelli MIUR per le scuole
elementari e medie, ROARS, 12 aprile 2018.
[14] R. Latempa e D. Borrelli, Leggere “La nuova scuola capitalistica oggi”, Le
parole e le cose, 10 marzo 2025.
[15] Commissione europea, L’Unione delle competenze, marzo 2025, p. 15.