L’Adunata degli Alpini di Biella e l’idiozia della guerra
Biella, la piccola città del Piemonte che conta poco più di quaranta mila
abitanti (40.000) e il Biellese, il territorio che circonda la città, che invece
ne ha poco meno di centosettanta mila (170.000) è pronta per accogliere
quattrocento mila (400.000) alpini che il 9/10/11 maggio si riverseranno nella
città e in tutto il territorio circostante. La cittadina laniera piemontese è
infatti la sede dell’Adunata Nazionale degli Alpini.
Un’occasione di rilancio per un territorio provato da anni di crisi del settore
tessile, così la stanno vivendo la maggioranza degli abitanti. Ma è solo
un’occasione di incontro goliardico tra vecchi commilitoni?
Si sa che quando si passa da fase storica a fase storica cambiano le narrazioni.
E il cambiamento in atto negli assetti politici e ideologici nazionali e
internazionali stia trasformando l’adunata degli Alpini a Biella definendo nuove
verità sulle quali fondare i nuovi miti.
Esemplare la frase del Presidente della Regione Piemonte Cirio che, meno di un
mese fa e proprio a Biella durante la presentazione della Adunata degli Alpini,
ha sostenuto che l’invasione della Russia durante la seconda guerra mondiale fu
un sacrificio per la nostra libertà. Tralasciando di dire, nella affermazione,
che in realtà fu un invasione di un altro stato sovrano, ordinata da Mussolini
per seguire i deliri di onnipotenza di Hitler. Risulta essere evidentemente una
frase, poi smentita, per sostenere una leggenda, quella degli Italiani brava
gente, funzionale alla reintroduzione della necessità e ineliminabilità della
guerra nella storia dell’uomo.
D’altra parte neanche una settimana prima nel Buongiorno de La Stampa, il
quotidiano più letto in Piemonte, Mattia Feltri ironizzava sullo slogan “fuori
la guerra della storia” sancendone la idiozia.
Su questo sono già intervenuto a Lace il 25 aprile, spiegando che la guerra non
è storicamente la medesima cosa nei secoli e che il progresso
tecnico-scientifico l’ha portata, sempre di più, a compiere stragi di civili
usando la tecnologia e aumentando in efficacia – leggasi numero di morti – fino
a rappresentare la punta più avanzata del dominio delle macchine sul genere
umano.
Altro che slogan idiota, porre la guerra fuori dalla storia è una necessità per
la nostra sopravvivenza.
Tralascio, nella costruzione della leggenda Alpina, l’inno appositamente
composto per l’Adunata di Biella dove si sostiene che portarono il loro vessillo
per giustizia sia in Libia che in Russia, e mi concentro sull’ultimo episodio
avvenuto a Biella. Lunedì comincia a circolare nelle chat una lettera di
genitori che protestano contro gli interventi degli Alpini nelle scuole
biellesi.
“Siamo genitori di persone che frequentano istituti medi, scuole primarie e
scuole dell’infanzia nel territorio biellese.” così inizia la lettera. Mi
concentro su un aspetto, la nuova narrazione necessaria alla accettazione della
guerra come fatto ineliminabile dalla storia umana, il resto potete leggerlo
sulla pagina FB delle Parole Fucsia. “Alcuni Alpini hanno potuto parlare nelle
aule, narrando in mondo soggettivo (e a volte antistorico) alcune vicende della
storia del nostro paese, proponendo canti bellici, illustrazioni di divise fatte
colorare nelle scuole dell’infanzia, mitizzando gesta e azioni, contribuendo a
rafforzare il clima sovranista e nazionalista che pare essere l’unico possibile
nel nostro Paese. “
Questo è il nocciolo della questione.
Cari Alpini, vi state prestando a questa operazione che tramuta la storia in
leggenda funzionale alla retorica del nuovo impegno bellico.
Questa è, ovviamente, la mia opinione, ma corroborata dai fatti. Fatti che
mancano totalmente nei racconti sulla Russia e sulla Libia e che, mancando,
fanno di questi racconti delle narrazioni leggendarie e non delle ricostruzioni
storiche.
Anni fa a un mio amico – tra l’altro alpino – che ammirava un manifesto della
Lega Nord che raffigurava l’immagine di un indiano americano, sostenendo che i
nativi in America fossero finiti a vivere nelle riserve perché non si erano
difesi dall’immigrazione, dissi che c’è una certa differenza tra colonialismo e
immigrazione.
Ecco è la stessa che passa tra guerra per la libertà e invasione della Russia
per ordine del Ducee tra portare la giustizia in Libia e commettere crimini
coloniali, sempre per volere di Mussolini.
Insomma a narrare leggende si finisce per costruire disastri e crimini, la
storia dovrebbe insegnarcelo.
Cari alpini, non fatevi trascinare in questo fervore neo patriottico, forse
siete in tempo a fermarvi e rimanere fedeli alla goliardia dei vostri ritrovi–
ma senza molestie, per favore.
Ettore Macchieraldo