REPORT SALONE DEL LIBRO 2025Pienamente riuscita la partecipazione del CESP- Rete delle scuole ristrette al
Salone Internazionale del Libro di Torino, con Adotta uno scrittore (in carcere)
e il seminario Cultura & Carcere. Biblioteche innovative: un modello che si
diffonde. Prime esperienze a confronto
Anche quest’anno, il CESP-Rete delle scuole ristrette, ha partecipato al Salone
del Libro di Torino con tre appuntamenti, due nella mattinata del 19 maggio,
interni al progetto Adotta uno scrittore, che da 23 anni fa incontrare studenti
e studentesse delle scuole primarie e secondarie, delle strutture detentive,
delle università e degli ospedali, con le migliori autrici e i migliori autori
contemporanei, il terzo nel pomeriggio dello stessa giornata con un seminario
sull’esperienza delle Biblioteche innovative in carcere.
I primi due appuntamenti hanno visto gli scrittori presentare le esperienze
avute in più istituti penitenziari (la Casa di reclusione di Saluzzo, la Casa di
reclusione di Alessandria, la Casa circondariale di Ivrea, la Casa circondariale
di Torino, l’Istituto Penale Minorile Ferrante Aporti, la Casa Circondariale di
Grosseto, la Casa circondariale di Secondigliano -sezione femminile, l’Istituto
Penale Minorile di Potenza, la Casa Circondariale di Castrovillari (ma la Rete
ha anche realizzato, nell’anno, un proprio Adotta, coinvolgendo la Casa di
reclusione e la Casa Circondariale di Rebibbia, la Casa circondariale di
Genova-Marassi, la Casa Circondariale di Pavia, la Casa di reclusione
Ucciardone, la Casa circondariale di Montorio- Verona, la Casa circondariale di
Venezia-Casa di pena femminile Giudecca). Il CESP, nel suo intervento, ha
sottolineato la necessità dell’ampliamento delle attività di istruzione e dei
percorsi culturali in tutti gli istituti penitenziari e dell’importanza del
progetto Adotta uno scrittore (in carcere), proprio a partire dall’episodio
della rivolta avvenuta qualche mese fa nell’Istituto minorile Ferrante Aporti,
rimarcando la forte valenza simbolica del rogo appiccato dai giovani adulti
utilizzando i libri della biblioteca. Tale necessità, si è fatto presente
nell’intervento, è testimoniata dagli stessi dati del Ministero della Giustizia
relativi ai titoli di studio dell’intera popolazione detenuta che tratteggiano
un quadro di fortissima e generalizzata povertà educativa tra i detenuti (con il
4% di analfabeti o privi di titoli di studio, il 15% con la sola licenza di
scuola primaria, il 57%, circa, con la sola licenza media, il 17% con il diploma
di scuola superiore e solo il 2% di laureati). Per poter rendere più
significativo e strutturato l’intervento del progetto, il CESP e la Rete hanno
sottolineato l’importanza di legare l’incontro degli scrittori in carcere allo
spazio delle biblioteche degli istituti penitenziari, facendo svolgere lì gli
incontri, per diffondere un modello relazionale che, come dimostra il progetto
Biblioteche innovative in carcere, attiva processi trasformativi e sta ottenendo
risultati positivi negli istituti penitenziari in cui si è riuscito a
realizzarlo.
Proprio da questo punto ha preso l’avvio il terzo appuntamento della giornata,
con il seminario “Cultura & Carcere. Biblioteche innovative: un modello che si
diffonde. Prime esperienze a confronto”, per il quale il Salone ha messo a
disposizione del CESP e della Rete, la Sala Book Lab del Lingotto Fiere, dove,
alla presenza di circa 100 partecipanti (la metà dei quali iscrittisi
direttamente tramite il Salone), si sono alternati docenti, dirigenti,
bibliotecari, esperti, funzionari giuridico pedagogici, impegnati
nell’attuazione del progetto Biblioteche in carcere.
In apertura del seminario, la presidente del CESP, Anna Grazia Stammati, ha
richiamato l’attenzione sulla difficilissima situazione in cui versano le
carceri, come dimostrano tragicamente i 100 suicidi del 2024 e i 30 suicidi dei
primi mesi del 2025 (divenuti 31 proprio nella mattinata del 19 maggio, con il
suicidio dell’ultimo detenuto proprio presso la Casa circondariale
Lorusso-Cotugno di Torino) e ha letto il saluto della Dottoressa Sonia Specchia
(Direttore dell’Ufficio II del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione
penitenziaria per la programmazione finanziaria e il controllo di gestione, già
Segretario Generale della Cassa delle Ammende) che, pur non avendo potuto
presenziare, per impegni dovuti anche alla recentissima nomina del nuovo Capo
Dipartimento, avvocato Stefano De Michele, ha voluto inviare un saluto ai
partecipanti, nel quale ha sottolineato come “Il reinserimento sociale delle
persone in esecuzione penale è procedimento complesso che richiede una risposta
multidimensionale e non è possibile senza un cambiamento culturale intra ed
extramurale. Così, partendo da un progetto illuminato ed innovativo posto in
essere all’interno del carcere di Rebibbia, in partenariato con il CESP, la rete
delle scuole ristrette e l’Università degli Studi Roma Tre, è stato posto un
seme che ha prodotto diversi frutti, non solo all’interno della struttura
ospitante, consentendo a numerosi detenuti di acquisire una professionalità, ma
anche nel contesto detentivo nel suo complesso, con riverbero a livello
nazionale attraverso l’emanazione di un Programma di interventi avente la
cultura e la rete delle biblioteche penitenziarie e del territorio, al centro
degli interventi trattamentali. Perché il trattamento penitenziario non può
prescindere dallo sviluppo culturale.”
Subito dopo ha preso la parola, per il primo intervento, Alfio Gresta, ex
studente “ristretto” della CR di Maiano-Spoleto, e attore della
Compagnia#SIneNOmine, appena ridivenuto libero, il quale ha raccontato la sua
storia e l’importanza della scuola in carcere , perché, entrato con la sola
licenza media, è riuscito a prendere il diploma di scuola superiore e ad
iscriversi all’Università e un percorso teatrale che gli ha permesso di
riacquistare una nuova e più complessa identità.
Si è poi data voce, nella sezione “Prime esperienze a confronto”, agli
interventi dei docenti, funzionari giuridico -pedagogici e volontari che hanno
confermato la rilevanza del percorso Biblioteche innovative in carcere, in
quanto attivatore di stimoli e di propositi, spazio attraverso il quale si può
accedere alle informazioni, si possono acquisire competenze informative, anche
in direzione del superamento di quel divario di conoscenze per l’utilizzo di
sistemi informativi e informatici, che sempre più generano, tra i detenuti che
ne sono privi, esclusione sociale e ulteriore povertà educativa. Naturalmente
sono state evidenziate anche le differenze tra gli istituti nei quali si è
realizzato o si sta realizzando il progetto, soprattutto in relazione
all’accesso alle piattaforme online delle Biblioteche dei territori in cui sono
ubicati gli istituti penitenziari, il che permette, o meno la possibilità di
avere cataloghi librari informatizzati e consultabili (interventi di Valentina
Busso, Chiara Sacchelli, Eleonora D’Amico, Alessandra Gaviano, Giuseppina Boi,
Marcella Gori, Erica Meucci). Nella seconda sezione, Il punto di vista degli
esperti, hanno preso la parola gli esperti, che hanno proposto ai presenti una
collaborazione con l’Associazione Italiana Biblioteche, al fine di definire
insieme gli ambiti di intervento per un prossimo convegno nazionale organizzato
per ottobre dall’AIB in Sardegna, proprio sulle Biblioteche in carcere. Anche
qui è stata sottolineata l’importanza della scuola in carcere che insieme alla
cultura, è stato detto, ha una valenza “salvifica” nei confronti dei detenuti,
nel senso laico del termine, perché offre loro una prospettiva di cambiamento e
reinserimento e in tale direzione la Rete svolge un ruolo importante,
permettendo ai docenti di condividere le proprie esperienze, sostenendone, così,
il delicato e importante lavoro. Negli interventi è stato evidenziato anche
come, a cinquant’anni dall’approvazione dell’Ordinamento Penitenziario, il
dibattito sulla “rieducazione”dei detenuti sia ancora allo stesso punto, mentre
l’unica soluzione proposta è semplicemente la costruzione di nuove carceri,
puntando sulla presunta e aumentata pericolosità sociale, mentre occorrerebbe
dare pari dignità ai detenuti, attraverso la cultura, offrendo loro un modello
di intervento, come quello che emerge dal progetto Biblioteche in carcere che ha
alla sua base, proprio il diritto di accesso e partecipazione dei detenuti alla
vita culturale della comunità. E’ stato poi sottolineato come l’attività del
CESP e della Rete si sia caratterizzata in questi anni per la tenacia e la
perseveranza della sua azione, presentando un modello positivo di esecuzione
penale, per ottenere il quale molto è stato fatto, ma molto resta da fare
(interventi di Luisa Marquardt, Enzo Borio, Alessandra Tugnoli, Damiano
Francesco Pujia, Bruno Mellano).
Nella terza sezione Il punto di vista della Rete. Appunti dal Pianeta carcere,
sono state evidenziate le difficoltà che si incontrano nel rendere stabili i
percorsi di istruzione in carcere, sottoposti continuamente a tagli, per la
mancanza di una seria programmazione sugli organici da parte degli organi
istituzionali dei territori, in quanto, al di là di quanto si professa, non si
comprende, disconoscendolo, il valore dell’istruzione in carcere . I docenti
hanno poi dato voce a quanto viene fatto sui singoli territori, all’importanza
della Rete, anche come confronto sugli improvvisi trasferimenti dei detenuti che
, letteralmente, spariscono da un giorno all’altro, senza tenere in alcun conto
il percorso scolastico, mettendo a rischio esami e scrutini. Sono state
riportate anche le difficoltà di operare nei contesti carcerari, perché,
nonostante la costante presenza dei docenti e gli indubbi successi maturati dai
percorsi scolastici, si stanno verificando chiusure (in particolare nei
confronti dei detenuti dell’Alta Sicurezza) che rimandano indietro il sistema
penitenziario di decenni, provocando malessere, disagio e rabbia nella
popolazione detenuta. Ci si è soffermati, anche sul valore dell’intervento dei
volontari e, in particolare, dei risultati che il gruppo ICS sta ottenendo
attraverso il progetto degli sportelli Multi servizi, e sul superamento della
“cultura del silenzio” in direzione di una solidarietà sociale e di
partecipazione, anche nella difficoltà di mettere insieme detenuti tanto diversi
tra loro e dal livello culturale variegato, ma, proprio per questo,
dell’importanza che rivestono progetti che amalgamano, integrano e fanno
superare paure e resistenze (interventi di Stefano Bonomi, Giorgio Flamini,
Giovanni Mercurio, Maria Falcone, Francesca Spalla, Patrizia Lazzari).
Al termine del seminario, i partecipanti hanno espresso soddisfazione per la
giornata di confronto e si sono dati appuntamento a luglio al Festival dei Due
Mondi di Spoleto, per continuare il confronto sui percorsi culturali messi in
campo dalla Rete, fare il punto su quanto fatto nell’anno scolastico corrente e
lanciare le linee di intervento per il prossimo anno scolastico.
Anna Grazia Stammati (Presidente CESP)
OPUSCOLO SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRODownload