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La pace passa da Gaza. Prima parte: il silenzio dell’Europa
Questo articolo è stato scritto tra la Giornata dell’Europa (venerdì 9 maggio) e la Giornata internazionale dell’obiezione di coscienza al sevizio militare (giovedì 15 maggio), tra la 167° e la 168° presenza di pace che dal 24 febbraio 2022 ogni sabato si tiene in piazza Carignano, a Torino, per iniziativa del Coordinamento AGITE.  Esso si compone di due parti. La prima è dedicata al silenzio dell’Europa; la seconda all’urgenza di obiettare, di dire No, all’orrore che si sta consumando sotto i nostri occhi indifferenti, distratti, impotenti. Un abominio che va oltre il confine di ogni umanità che supera ogni coscienza e immaginazione. Venerdì 9 maggio 2025, Festa dell’Europa. L’Europa compie 75 anni. La Giornata dell’Europa, che si svolge ogni anno il 9 maggio, celebra la pace e l’unità in Europa. La data segna l’anniversario della “dichiarazione Schuman”, una storica proposta presentata nel 1950 dal ministro degli Esteri francese Robert Schuman che ha gettato le basi della cooperazione europea e della pace internazionale. La ricorrenza è stata oscurata dall’elezione, l’8 maggio, del nuovo Pontefice, l’americano Robert Francis Prevost, Papa Leone XIV, che è stato l’evento dominate nei quotidiani italiani (e, credo, nel mondo). Qua e là piuttosto è affiorato il richiamo alla “grande vittoria alleata” contro la Germania nazista: l’8 maggio 1945, la resa tedesca fu ratificata a Reims e poi firmata a Berlino, ufficializzando la fine del conflitto (di quella alleanza faceva parte l’Unione sovietica di Stalin, da cui è germinata la Russia di Putin che in quella data vede il suo atto di fondazione). Le ragioni dell’Europa sono state inalberate da “Il Foglio Quotidiano” che, offrendo ai suoi lettori due inserti: uno su “Il Leone americano”, l’altro su “Facciamola grande questa Europa”, invita in prima pagina a “Scegliere l’Europa” e racconta “l’Europa come è e l’Europa come la vorremmo”: un’Europa che riprende in mano “le chiavi della libertà” e si propone “il fine di difendere, in giro per il mondo, l’aggredito dall’aggressore”[1]. Questa è l’Europa dei “foglianti” che si batte per i valori dell’Occidente. Antitetica è l’Europa delle amiche e degli amici della nonviolenza che con pensieri, azioni, speranze di pace lavorano alla prevenzione dei conflitti e che ogni giorno s’impegnano “fino alla liberazione dalla guerra”[2]. La guerra non è un dato permanente della realtà e della storia e si può spezzare la perversa reazione a catena – aggressione – difesa – aggressione – che alimenta e perpetua all’infinito la spirale della violenza. L’idea che la forza sia necessaria per la pace è un alibi per rinunciare alla prevenzione e per pensare ancora alla guerra. L’Europa delle amiche e degli amici della nonviolenza si richiama più ad Antigone che a Creonte: “Non compagna dell’odio, ma compagna dell’amore io nacqui”. Accanto alle leggi scritte sa ascoltare le leggi non scritte che “vanno scoperte ogni volta da ogni nuova generazione con uno sforzo della ragione e della fantasia” (Virginia Woolf)[3]. Se dovessi esprimere lo stato d’animo, con cui ho vissuto la settantacinquesima giornata dell’Europa, ricorrerei allo straordinario “Taglio alto” che Mauro Biani ha pubblicato il 9 maggio ne “il venerdì di Repubblica”. Sotto la scritta: “E’ la giornata dell’Europa”, una giovane donna, braccia conserte, guarda una bandiera dell’Europa che sventola al vento un po’ ammaccata ed esclama: “Sarebbe ora”. Si. Sarebbe ora che l’Europa esercitasse il proprio ruolo sulla scena globale come un Terzo autonomo e autorevole, cessando di essere un Terzo suddito e schiacciato tra le parti. Sarebbe ora che l’Europa levasse chiara e forte la sua voce contro la disumanizzazione delle nuove guerre[4]. Si tratta di una vocazione inscritta nel codice genetico dell’Unione Europea: “che viene espressa esplicitamente nella frase iniziale della Dichiarazione Schumann: “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. Il contributo che un’Europa organizzata può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento delle relazioni pacifiche”. Ma è una vocazione che pare dimenticata[5]. Come dimostra il silenzio assordante dell’Europa su Gaza, la più grande catastrofe umanitaria, politica, sociale dalla nascita dell’Unione europea in poi[6]. Il silenzio sulla strage dei 15.000 bambini palestinesi morti per fame sotto le bombe dell’esercito israeliano è una colpa di omissione che “dissolve la coscienza dell’Occidente”[7]. Pietro Polito   [1] C. Cerasa, Sant’Agostino e la dottrina della bandiera bianca. La sfida di Leone XIV: difendere la pace senza cedere alla cultura della resa, “Il Foglio quotidiano”, venerdì 9 maggio 2025, p. 1. Apre il supplemento “Il Leone americano”.   [2] E. Peyretti, Fino alla liberazione dalla guerra. Pensieri, azioni, speranze di pace, prefazione di P. Polito, Edizioni MILLE, Torino 2024. L’autore è il fondatore di “Il Foglio. Mensile di alcuni cristiani torinesi”. Torino. [3] V. Woolf, Le tre ghinee. Feltrinelli, Milano 2024, pp. 230 e 240, nn. 39 e 42. [4] M. Delli Santi, Il ruolo dell’Europa nella “disumanizzazione” delle nuove guerre, “Domani”, venerdì 9 maggio 2025, p. 16. [5] E. Moavero Milanesi, Ue, la lezione dimenticata, “Corriere della Sera”, lunedì 12 maggio 2025, p. 30.  [6] In concomitanza della Giornata dell’Europa è stata promossa una mobilitazione per chiedere che le istituzioni dell’Unione Europea rompano il silenzio sulla guerra nella Striscia: “Senza il mondo Gaza muore”, recita il testo dell’appello L’ultimo giorno di Gaza – L’Europa contro il genocidio. “Ed è altrettanto vero che senza Gaza siamo noi a morire. Noi, italiani, europei, umani”. I promotori sono Paola Caridi, Claudia Durastanti, Micaela Frulli, Giuseppe Mazza, Tomaso Montanari, Francesco Pallante ed Evelina Santangelo. [7] S. Labate, Gaza la dissolto la coscienza dell’Occidente, “Domani”, lunedì 12 maggio 2025, pp. 1 e 10; F. Magrì, Gaza, bambini alla fame, Venerdì 9 maggio 2025; A. M. Brogi, “Gaza è alla fame”. Ancora senza data il ritorno degli aiuti, “Avvenire”, sabato 10 maggio 2025, p. 13; A. Ahmed, E. Amer, L’infanzia di Gaza uccisa con la fame, “il manifesto”, sabato 10 maggio 2025, p. 11; C. Soffici, Lo strazio dei bimbi lasciati morire di fame, martedì 13 maggio 2025, p. 31; M. R. Tolomello, L’orrore dei bimbi morti di sete. Alla ricerca di un modo migliore, “La Stampa”, lunedì 12 maggio 2025, p. 27; N. Del Gatto, Torture e bombe, 80 morti a Gaza, strage di Bambini, “La Stampa”, giovedì 15 maggio 2025, p. 10; E. Riva, Silenzio di bomba. Massacro a Gaza, più di cento morti in un solo giorno, “il manifesto”, venerdì 16 maggio 2025, p. 2. Coordinamento AGiTe
Questa Europa non siamo noi
Il 9 maggio è la Giornata dell’Europa: si celebra infatti il 75º anniversario della dichiarazione presentata il 9 maggio 1950 dall’allora Ministro degli Esteri francese Robert Schuman. Nel documento si proponeva la creazione di una Comunità europea del carbone e dell’acciaio, i cui membri avrebbero messo in comune la produzione di questi materiali. La CECA è stata la prima di una serie di istituzioni europee sovranazionali. Il testo esordiva con queste parole: “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi….Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche.” Pace mondiale, sforzi creativi, contributo al mantenimento di relazioni pacifiche sono queste le prime parole e propositi per quella che doveva essere un’Europa determinata a non entrare mai più in guerra e a ricercare pace e prosperità per la propria comunità. Per commemorare questo evento si svolgeranno celebrazioni in Italia un po’ ovunque; Milano non è da meno, decidendo di associare questa ricorrenza all’edizione 2025 della Milano Civil Week. Il titolo della manifestazione è “L’Europa siamo noi”. Il terzo settore e i volonterosi cittadini milanesi, ossia la parte migliore della nostra comunità, sono stati chiamati con la loro operosità e centinaia di laboratori, conferenze, attività sul campo ad essere, loro malgrado, testimonial nel promuovere “i valori di democrazia, inclusione e solidarietà che fondano l’Unione Europea” così come recita il manifesto della Civil Week. Ma qualcuno non sembra essere d’accordo, non tanto sui principi e i valori, quanto sull’associazione che i promotori della manifestazione (Comune di Milano con il Sindaco Sala e il Corriere della Sera) hanno operato. Un gruppo di attivisti si è chiesto: “Ma di quali principi e valori stiamo parlando?” L’Europa nella quale viviamo è quella idealizzata dai media e da queste “celebrazioni”, o siamo in una dimensione distopica dove parole di verità racchiudono una realtà di menzogna? La risposta non lascia alcun dubbio. Il volantino che verrà distribuito in Piazza Mercanti, dove si terranno gli incontri istituzionali, è chiaro ed invita a un risveglio dall’incantesimo delle belle parole, dal vuoto di senso di queste rispetto alla realtà dei fatti. Recita il volantino “Associare il concetto dell’Europa (per ciò che l’Europa sta esprimendo e non per quello che dovrebbe essere) alla manifestazione della Milano Civil Week è una chiara operazione di propaganda… L’Europa siamo noi non è che l’ultimo goffo tentativo, rispetto ad altre recenti e patinate manifestazioni, di associare “(o meglio strumentalizzare) il buono, il bello, il giusto, in questo caso l’operosità, con il meno buono spirito guerrafondaio del Rearm Europe, che sottrae risorse fondamentali ai veri bisogni dei cittadini…” Gli attivisti del CLN Resistenza di Milano non ci stanno e dicono: “QUESTA EUROPA NON SIAMO NOI” – Non siamo l’Europa che chiama al riarmo per una prossima guerra – Non siamo l’Europa che censura e reprime ogni pensiero ed espressione non allineata – Non siamo l’Europa che gira le spalle con un silenzio mortale al genocidio che si sta compiendo a Gaza Loretta Cremasco